venerdì 22 aprile 2022

Il Fatto di domani. Obiettivo raggiunto? Cosa significa la presa di Mariupol. Armi all'Ucraina, non tutti i Paesi giocano alla guerra

 tratto dalla newsletter de ilfatto quotidiano 

COSA SIGNIFICA LA CADUTA DI MARIUPOL. “Dobbiamo preservare la vita dei nostri soldati. Non serve arrampicarsi in queste catacombe e strisciare sottoterra lungo queste strutture industriali”, ha detto Vladimir Putin intervenendo sulla situazione all’acciaieria Azovstal di Mariupol, una città ormai in mano ai Russi, come sottolinea Mosca. Una frase che di fatto ha fermato il colpo finale alla città martire della costa ucraina. Nell’acciaieria, ormai circondata e da cui “non deve passare una mosca”, restano i militari del battaglione Azov e un numero imprecisato di civili. Tanto che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato che i soldati ucraini possono deporre le armi e lasciare Mariupol attraverso i corridoi umanitari. Vedremo se gli impegni saranno rispettati (non è così per il sindaco della città) e se gli ucraini lasceranno veramente l’ultimo avamposto. Il tutto mentre nella zona del Donbass la battaglia prosegue feroce. Ma sul Fatto di domani vedremo anche cosa significa per il corso della guerra la caduta della città simbolo della resistenza ucraina (Biden sostiene che non ci sono prove della conquista). E lo faremo raccogliendo i pareri di tre generali che hanno combattuto veramente nelle scorse guerre. Sul giornale di domani leggerete anche un reportage dal teatro del conflitto: il racconto del cacciatore di crimini di guerra, non solo da parte russa, che gira nei dintorni di Kiev per documentare le atrocità.

ARMI, USA (E ITALIA) ACCELERANO, MA LA GERMANIA (E NON SOLO) FRENA. Mentre la diplomazia è sempre più immobile, la corsa al riarmo dell’Ucraina procede spedita. O quasi. Joe Biden annuncerà oggi l’ulteriore pacchetto di aiuti militari Usa per 800 milioni di dollari. La Gran Bretagna ha messo sul piatto carri armati, sistemi antiaerei e missili e la Spagna – il premier Pedro Sánchez è in visita a Kiev – ha annunciato l’invio di 200 tonnellate di armamenti. Tanto che anche Zelensky afferma che “gli alleati cominciano a capire cosa ci serve e quando”. E mentre in Italia si discute su un nuovo carico bellico (con armamenti più pesanti) la non tutti i Paesi sono pancia a terra su questo argomento. La Grecia ha già annunciato il “basta armi a Kiev” e sulla stessa linea ci sono anche nazioni come Irlanda, Austria, Ungheria, Malta, Cipro e la Bulgaria. Poi c’è il caso Germania: martedì il cancelliere Scholz ha parlato di una lista di armamenti condivisa tra Kiev e l’industria bellica tedesca e che i materiali sulla lista verranno poi pagati da Berlino. Ma secondo il giornale Bild il governo Scholz avrebbe tolto le armi pesanti dalla lista finale, nonostante la disponibilità dell’industria tedesca a fornirle “nel breve e medio termine”. Si delinea – come racconteremo sul giornale di domani – una spaccatura del fronte proprio su questo tema.

GAS, I SOGNI DI CINGOLANI E LA REALTÀ ITALIANA. Secondo il ministro Cingolani in 18 mesi saremo liberi dal cappio di Mosca sull’anergia, ma proclami facili a parte la realtà è più complicata. Oggi il ministro della Transizione, Luigi Di Maio e l’ad di Eni, Descalzi, sono volati in Congo. Il risultato? Accordo fra l’Italia e il Paese africano prevede “l’accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (GNL) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno”. Sul giornale di domani faremo un punto sulla situazione energia che non è di facile soluzione come si vuole far credere (basti vedere le resistenze tedesche). Ma ci occuperemo anche della situazione economica dell’Ucraina: Kiev ha chiesto aiuto al Fmi per 15 miliardi nei prossimi tre mesi. E non come prestiti ma come “cessioni dei Paesi ai diritti speciali di riserva”. Finora solo il Canada si è pronunciato a favore. E vedremo anche quali paesi e in che misura stanno aiutando economicamente lo Stato sotto attacco.

COVID, NELL’UOVO DI PASQUA LA NUOVA ONDATA? A una decina di giorni dal primo maggio, data in cui dovrebbe decadere l’obbligo delle mascherine al chiuso, nuovi casi, ricoveri, intensive e decessi “presentano una lieve tendenza alla flessione”, sostiene la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio. Tuttavia, “la circolazione del virus è ancora molto elevata, quindi abolire l’obbligo di mascherina al chiuso è una decisione avventata”. Ma la fotografia della Fondazione rispecchia la situazione della settimana scorsa. Già ieri i casi (e i decessi) hanno ricominciato a salire, forse come conseguenza delle vacanze di Pasqua. Sul giornale di domani vedremo cosa sta accadendo e cosa dobbiamo aspettarci. Qui i nuovi casi e i decessi di oggi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Incontro Orban-Salvini. Matteo Salvini e il primo ministro ungherese Viktor Orban si sono incontrati oggi: “È stata l’occasione per fare il punto della situazione internazionale, anche alla luce della crisi in Ucraina e dopo l’incontro tra Orbán e il Santo Padre“, ha scritto la Lega in una nota.

Macron-Le Pen, chi vince. Il dibattito tra i due candidati all’Eliseo, Emmanuel Macron e Marine Le Pen è stato visto da 15,6 milioni di spettatori. faremo un bilancio della sfida.

La Roma di un tempo. La biografia di Bruno Conti e le leggendarie storie di Liedholm con il suo mago Maggi.


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