Continua imperterrita e incessante la rivendicazione della prevenzione della salute pubblica sui luoghi di lavoro da parte di Antonio Dal Cin, argomento, purtroppo, sempre attuale e all'ordine del giorno con troppe vittime anche nel 2021. Lavoratori che hanno l'unico torto di servire la comunità nell'impegno nella struttura e nella realtà dove operano all'insegna del bene comune sia esso Pubblico o Privato o Corpo. Che credono e valorizzano la Costituzione Italiana, in particolare l'articolo 4, senza mai tirarsi indietro, con abnegazione per la crescita sociale e civile, oltre che ovviamente mantenere con dignità i propri cari per assicurare anche a loro e alle future generazioni la stessa opportunità. Perchè, se è vero come è vero, che "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto." diventa allo stesso modo un obbligo per chi rappresenta, tutela, difende la Repubblica la stessa applicazione di questo diritto - dovere. Impegno che Antonio Dal Cin ha sempre onorato con convinzione e attaccamento orgoglioso al proprio Corpo. Ma Antonio si aspetta allo stesso modo l'impegno da parte dell'Avvocatura e dei Magistrati di partecipare e di accettare la Costituzione di parte civile della stessa Repubblica in uno dei processi più importanti proprio a difesa dell'articolo 4 di quella che è la nostra meravigliosa Costituzione repubblicana...
di seguito l'intervento di Antonio Dal Cin che pubblico integralmente:
"Lo Stato si costituisce parte civile nel Processo Eternit. Ma sarà realmente così, oppure verrà escluso per mancanza di interesse? Presto lo sapremo. Finora a pagare con il prezzo della vita sono state le vittime, come anche le famiglie, testimoni di un dolore senza fine e in questo Paese quasi mai hanno avuto giustizia. Spesso, nelle sedi di giustizia, si sono anche ritrovate a dover affrontare le varie Amministrazioni dello Stato difese a spada tratta da un'avvocatura che non si ferma neanche davanti a quell'evidenza dei fatti che la morte d'amianto dimostra, ma non ci sono colpevoli. Chi è malato si ritrova ostaggio di una giustizia senza tempo, che incomprensibilmente chiede tempo a chi davanti a se a poco tempo da vivere. A questo punto, consentitemi di portare la mia testimonianza di malato di asbestosi a cui è stato addirittura presentato il conto per aver respirato amianto: "sei malato di amianto, e allora consapevolmente ti faccio trasferire in una caserma con amianto, così respiri altro amianto. Poi ti presento anche il conto per averlo respirato".
vedere anche Antonio Dal Cin perde al TAR in seguito al suo ricorso per il trasferimento e, oltre alla malattia per asbestosi, deve pagare le spese legali (vedere https://pontiniaecologia.blogspot.com/2021/06/antonio-dal-cin-perde-al-tar-in-seguito.html )
"Lo Stato si costituisce parte civile nel Processo Eternit. Ma sarà realmente così, oppure verrà escluso per mancanza di interesse? Presto lo sapremo. Non mi meraviglierei, visto che lo Stato è il primo colpevole, perchè a conoscenza della pericolosità dell'amianto per la salute dell'uomo, ne ha favorito l'uso indiscriminato, tanto che il minerale è stato introdotto in oltre 3.000 prodotti di uso comune, a diretto impatto con la popolazione. E ancora, lo Stato è colpevole, perchè ha volutamente ritardato di recepire le direttive comunitarie, consentendo di massimizzare la produzione di amianto, con lauto profitto per i signori della morte. Inoltre, lo Stato ha dimostrato agli occhi del mondo il fallimento della giustizia italiana, consentendo a chi ha commesso questa strage, di restare impunito e reiterare in altri Paesi del mondo, alcuni in Europa, ciò a cui noi abbiamo già assistito. Non in ultimo, lo Stato è colpevole per il fatto che è consapevole che è in atto una strage di innocenti e l'unico rimedio per porre fine a questa scia di morte e sofferenza è bonificare tutto l'amianto presente nel nostro Paese. Ma i governi che si sono succeduti, non hanno prestato quella doverosa attenzione, necessaria a privilegiare le bonifiche dell'amianto, così da impedire altre esposizioni che si traducono in morte e sofferenza. E' indubbio che questa grave mancanza ha già determinato e determinerà ingenti costi per il Paese, che deve comunque prestare assistenza ai malati abbisognevoli di cure, tanto costose, quanto spesso inefficaci. A questo punto, occorre precisare che in Italia il rischio morbigeno legato all'esposizione all'amianto era già ben conosciuto agli inizi del 1900 e fu riconosciuto nel congresso di medicina del lavoro di Milano del 1906 e successivamente confermato dal tribunale di Torino in una sentenza del 1908, in nome di Vittorio Emanuele III, nella causa n. 1197/1906, Soc. anonima The British Asbestos company Limited contro Pich Avv. Carlo, che richiama «le acquisizioni del Congresso Internazionale di Milano sulle malattie professionali in cui venne riconosciuto che fra le attività più pericolose sulla mortalità dei lavoratori vi sono quelle indicate col nome di polverose e fra queste in prima linea quelle in cui si sollevano polveri minerali e tra le polveri minerali le più pericolose sono quelle provenienti da sostanze silicee come l'amianto perché ledono le vie respiratorie quando non raggiungono sino al polmone». E ancora, presso il policlinico di Torino, dove in 30 cartelle cliniche si rinvengono identiche annotazioni del prof. Scarpa e nelle norme di cui al regio decreto 14 giugno 1909, n. 442, in tema di lavori ritenuti insalubri, al decreto legislativo 6 agosto 1916, n. 1136, al regio decreto n. 1720 del 1936 e alla legge 12 aprile 1943, n. 455, che individua l'asbestosi come malattia professionale. Il Legislatore italiano è consapevole del rischio morbigeno per esposizione all’amianto, ma lo ha dimenticato fino alla condanna della Corte di Giustizia Europea nel 1990, che nel definire la causa 240 dell’89, in data 13/12/1990 condanna la Repubblica Italiana e gli impone di dare esecuzione alla direttiva comunitaria 477/83/CEE, e così di recepirne il dettato normativo, che trova (tardiva) esecuzione solo il D. Lgs. 277/91 e con la Legge 257 del 1992. L’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte di Giustizia Europea con la Sentenza del 15/11/2001, che ha definito la causa 49 del 2000, sempre in materia di inadempimento di direttive comunitarie relative alla sicurezza ed integrità fisica, e per non aver adempiuto alla Direttiva Comunitaria 89/391/CEE, cui pure fa riferimento la direttiva Comunitaria 477/83/CEE. Pertanto, viene rivisto il complesso normativo del D. Lgs. 626/1994, che ha recepito la direttiva dell’89 seppur solo parzialmente. In data 09/04/2008, viene definitivamente approvato il D. Lgs n° 81 del 2008 che dà attuazione alle Direttive Comunitarie 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE, 99/92/CE, 2001/45/CEE, 2003/10/CE, 2003/18/CE e 2004/40/CE in tema di tutela della salute e nella sicurezza nei luoghi di lavoro. I governi che si sono succeduti, si sono dimostrati conniventi con la lobby dell'amianto, tant'è che invece di rispettare le direttive comunitarie, hanno preferito pagare le sanzioni, ritardandone l'attuazione, così da continuare a favorire i signori dell'amianto che proprio in quegli anni hanno incrementato la produzione di materiali conteneti il minerale, incentivandone così l'utilizzo in oltre 3.000 prodotti ad uso comune a diretto impatto con la popolazione, come cartoni, mastici, sigillanti, corde e tessuti, ma anche per la costruzione di tramezzi, tetti, tubi, condutture e serbatoi di acqua potabile, pannelli e lastre per coperture, compound (masse) per la protezione antincendio e l’isolamento termico, intercapedini e stucchi per abitazioni e strutture pubbliche, quali asili, scuole, uffici, ospedali, caserme. Ma l’amianto ha trovato impiego anche nella cantieristica navale, in campo aeronautico, in ambito ferroviario, come nell'industria automobilistica, dove è stato utilizzato nelle vernici, nelle pastiglie dei freni, nelle frizioni e nelle guarnizioni, in virtù della sua elevata resistenza termica e chimica, dimostrato essere un materiale estremamente versatile, a basso costo, con estese e svariate applicazioni industriali, poiché in grado di migliorare la resistenza degli elementi strutturali, di assicurare l’isolamento termico ed acustico e di proteggere contro i rischi di incendio. Questo il motivo per cui Fabbriche, cantieri navali, distillerie, raffinerie, zuccherifici, cartiere, stazioni ferroviarie, tribunali, acquedotti, asili, scuole primarie e secondarie, atenei, abitazioni, ospedali, palestre, caserme, mezzi militari, cinematografi, teatri, etc., sono risultati intrisi di amianto. In Italia c’è talmente tanto amianto che occorrerebbero almeno 100 anni per bonificare il Paese dal micidiale cancerogeno, che nel frattempo continuerebbe a mietere altra morte e sofferenza. Del resto, basta guardarsi intorno per scorgere il famigerato “eternit”, un impasto di amianto-cemento, venduto a prezzo concorrenziale nei decenni antecedenti la messa al bando dell’asbesto, ma ancora oggi presente ovunque, nei centri abitati, nelle campagne, come sui tetti dei capannoni delle zone industriali. Tutto questo è accaduto in nome del progresso e del profitto, ovvero di quel “dio denaro” che offusca le menti di uomini che hanno anteposto e tuttora continuano ad anteporre altrove interessi pubblici e privati alla sacralità della vita. I signori dell’amianto, sebbene a conoscenza che l'unica fibra non pericolosa per la salute dell'uomo è quella che non respiriamo, hanno prodotto ricchezza a basso costo, senza porsi alcuno scrupolo su quelle che sarebbero state le conseguenze per la salute delle persone e le gravi ripercussioni sull’ambiente in cui esse vivono. Dunque si sapeva ed era quindi prevedibile che l’amianto avrebbe determinato un’inarrestabile scia di morte e sofferenza. Era solo una questione di tempo, esclusivamente dovuto alla latenza delle patologie asbesto correlate. La Lobby dell’amianto ha sempre cercato di minimizzare ed anche nascondere le morti da amianto e si è servita di uomini di scienza che hanno elaborato teorie assurde, in netto contrasto con quanto dichiarato dalla scienza ufficiale in tutto il mondo. In un contesto così drammatico, tra morte e sofferenza di onesti lavoratori ma anche di comuni cittadini, la Lobby ha costruito il suo impero economico grazie anche alla connivenza della Repubblica Italiana e nulla è stato fatto per impedire la strage di innocenti che a cavallo di due secoli documenta uno dei più grandi errori commessi dall’uomo. L’essere umano dovrebbe comprendere che quando distrugge un suo simile, in realtà distrugge se stesso. Il rispetto del diritto alla vita, non ha bisogno di trovare fondamento nelle norme giuridiche, essendo il diritto a vivere, primordiale, quindi spettante a ogni essere umano che ha il diritto di vivere in condizioni ecologiche, sociali, psicologiche, tecnologiche, che ne consentano lo sviluppo di tutte le potenzialità, senza mai lederlo. Antonio Dal Cin Vittima del dovere Processo Eternit: anche lo Stato si costituisce parte civile" (vedere https://onanotiziarioamianto.it/processo-eternit-stato-parte-civile/?fbclid=IwAR0X8V0SUoDYAQoVX5YbMEqtrW_p2rW419DsceO4xNC9_M1_8RB2P_6CjnY Antonio Dal Cin Vittima del dovere vedere ancheN PRIMO PIANO
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