http://www.isprambiente.gov.it/files2018/pubblicazioni/report-snpa/Report_Sistema_01_LOW.pdf
Il crescente interesse dell’uomo verso la qualità dell’ambiente
e della vita ha portato a riconoscere gli odori molesti
come inquinanti atmosferici a tutti gli effetti e a
coniare il termine “inquinamento olfattivo” per indicare
il loro impatto negativo sull’ambiente circostante e sulla
popolazione esposta.
L’imprevedibilità del disturbo, la sua presenza continuata
nel tempo, l’impossibilità di difendersi da esso
generano tensione e stati d’ansia, con conseguenti
proteste da parte dei cittadini quando ne sono soggetti.
I possibili effetti avversi sono spesso indicati
come “molestia olfattiva” e sono costituiti normalmente
da disturbi gastrici, mal di testa, disturbi del
sonno, attacchi di asma, dolori articolari, perdita di appetito
ed altri ancora.
Il problema della molestia olfattiva è diventato negli ultimi
annisempre più grave e le segnalazioni della popolazione
dovute a queste situazioni sono sempre più
frequenti, soprattutto nelle ore del tardo pomeriggio,
della sera e del primo mattino, cioè nelle ore caratterizzate
normalmente da situazioni distabilità atmosferica.
Con lo scopo di giungere a definire una metodologia per
quantificare il grado di molestia olfattiva cui è soggetta
la popolazione, stabilire le modalità di monitoraggio
della stessa e fornire eventuale supporto alla Regione
Lazio nell’elaborazione di un regolamento che disciplini
la tematica, ARPA Lazio ha realizzato le seguenti attività:
elaborazione dei dati raccolti in campagne di misura,
analisi sistematica della letteratura pertinente e pianificazione
di monitoraggi per la definizione di una metodologia
operativa.
In particolare,sono stati elaborati i dati raccolti durante
campagne di monitoraggio condotte a seguito di un
esposto in cui i cittadini lamentavano una forte molestia
olfattiva prevalentemente riconducibile alla presenza
nell’aria ambiente di idrogeno solforato (H2S). In tali
campagne è stato impiegato un analizzatore di H2S che
esegue successivi e regolari campionamenti, che rappresentano
il valore medio su 5 secondi della concentrazione
dell’inquinante. Dall’analisi dei grafici risultanti
si è notato come le ore diurne siano state caratterizzate
da picchi relativamente bassi che conducono, una volta
aggregate le misure elementari in medie orarie, a valori
medi orari decisamente trascurabili. Nelle ore notturne
invece i picchisono stati molto più evidenti e tra il valore
medio ed i massimi c’è anche una differenza di oltre tre
ordini di grandezza (notevolmente maggiore del valore
2,3 comunemente indicato nella letteratura attuale
come fattore moltiplicativo per la valutazione del valore
di picco a partire dalla conoscenza del valore medio orario).
Per quanto sopra osservato, considerando che l’atto
respiratorio umano ha una durata di circa 5 secondi, risulta
quanto meno chiara sia la motivazione per cui metodi
di misura o di calcolo, basatisu tempi di mediazione
orari, portino a conclusioni molto più ottimistiche rispetto
al disagio reale provato dalla popolazione, sia la
ragione per cuisia importante la conoscenza della concentrazione
di picco.
Non sempre tuttavia è possibile attribuire il disturbo ad
un unico composto, in quanto l’odore è normalmente il
risultato della presenza collettiva in aria di un insieme
più o meno numeroso disostanze diverse che complessivamente
determinano la molestia ed inoltre, per la
maggior parte di esse, non si hanno a disposizione strumenti
che consentano di eseguire campionamenti rapidi da cui ottenere una concentrazione di picco.
A fronte di queste difficoltà si è pertanto esaminato la
letteratura pertinente [kim, 2010; zhang et al., 2016] e
si è innanzitutto arrivati a concludere che per quanto
sia invalso l’uso di quantificare l’odore in termini di unità
di odore (unità olfattometrica, ouE - UNI EN
13725:2004) e di evidenziarne la presenza in aria mediante
la concentrazione di odore (ouEm-3), in realtà a
quantificare effettivamente la molestia olfattiva è ciò
che viene indicato come intensità di odore (oI).
Sulla base delle indagini olfattometriche condotte riportate
in letteratura [kim e Park, 2008; kabir e kim,
2010; kim e kim, 2014, Wu et al. 2016], è stato stabilito
che l’intensità di odore oI dipende dal logaritmo della
concentrazione di odore X (espresso in ouE)secondo la
legge di Weber-fechner:
OI = k1 log X + k2
con k1 e k2 costanti opportune.
Il problema che ci si pone quando si deve considerare
una miscela dispecie gassose olfattive è quello di defi-
nire quale sia la concentrazione complessiva di odore
nella miscela (espressa in ouE) e quale la relativa intensità
di odore. Tra i vari metodi proposti,si è scelto il metodo
“Sum of odor Intensity” (SoI) [kim e Park, 2008;
kabir e kim, 2010; kim, 2010; kim e kim, 2014; Wu et al.,
2016]. Questo metodo è basato sull’idea che la percezione
della molestia olfattiva di una miscela disostanze
odorigene derivi dalla combinazione delle molestie olfattive
di ciascun componente la miscela stessa. L’intensità
di odore complessiva della miscela costituita
dagli N componenti gassosi per ciascuno dei quali è nota
la relazione numerica di Nagata [Nagata, 2003] che
mette in relazione la concentrazione Ci (ppm) con l’intensità
di odore oIi risulterà quindi pari a:
N
SOI = log [∑10 OIi
] i=1
Per poter ottenere, poi, una concentrazione di odore
equivalente, si seleziona una delle sostanza presenti,
genericamente indicata con j e per cui è nota la relazione
di Nagata [Nagata, 2003]:
OIj = k1j log Cj + k2j
L’intensità di odore così risultante può quindi essere
confrontata [kabir e kim, 2010] con la scala prescritta
dalla norma statunitense ASTM che si compone di cinque
livelli di intensità di odore (da 0 a 5), o in alternativa
con la scala adottata dalla Norma tedesca VDI 3882 basata
su sei livelli di intensità di odore (da 0 a 6). Entrambe
individuano livelli che vanno da “nessun odore”,
corrispondente allo 0, fino ad “odore intollerabile”, corrispondente
al livello 5 o 6 a seconda della scala scelta.
Una volta stabilito come pesare il contributo delle sostanze
odorigene presenti in miscela, un ulteriore problema
da risolvere è dovuto alla quantificazione di
ciascuna attraverso la misura.
Nella necessità di effettuare campagne di monitoraggio
finalizzate ad ottenere il valore di picco Cp della concentrazione
di una data specie odorigena si è giunti a
concludere che possono essere impiegate due diverse
tipologie di postazioni. La prima tipologia è costituita da
postazioni che contengono un analizzatore in grado di
misurare direttamente il picco di concentrazione (ad
esempio di idrogeno solforato o di ammoniaca), da cui
sia possibile ottenere misure elementari entro il periodo
di campionamento orario dalle quali stimare direttamente
il valore della concentrazione di picco definito
come il corrispondente 98-esimo percentile. La seconda
tipologia è costituita da soli analizzatori in grado
di misurare la concentrazione media degli inquinanti
considerati e perciò il valore della concentrazione di
picco deve essere stimato con metodi indiretti, utilizzando
misure ottenute da una stazione meteorologica
di cui dovrà essere corredata la postazione e che fornisca
l’indicazione sintetica dello stato di turbolenza del Planetary Boundary Layer. Con particolari elaborazioni,
quindi, entrambe le postazioni sono in grado di fornire
le concentrazioni di picco con le quali determinare l’intensità
di odore di picco per l’ora k-esima oIk. Sarà possibile
monitorare sostanze anche con campionatori
passivi, ma il loro contributo nella determinazione dell’intensità
di odore potrà essere soltanto calcolato offline,
quando le analisi dei campionatori passivi
diverranno disponibili.
ARPA Lazio, sulla base delle attività svolte, ha avviato
una serie di azioni di supporto tecnico alla Regione per
la definizione di una proposta di Regolamento per:
• Definire l’Autorità Competente cuispetta il compito di
monitorare, valutare e controllare la situazione di molestia
olfattiva del territorio regionale;
• Definire grandezze fisiche chiare, misurabili e stimabili
con cui quantificare la molestia olfattiva e le emissioni
odorigene provenienti dalle diverse fonti presenti sul
territorio;
• Stabilire dei valori limite per queste grandezze in modo
che il loro rispetto garantisca che la molestia olfattiva
sia entro i limiti della tollerabilità;
• Stabilire una metodologia operativa che l’Autorità
Competente deve mettere in atto per monitorare costantemente
il livello di molestia olfattiva del territorio
regionale;
• Stabilire opportune base-dati in cui archiviare le informazioni
relative allo stato di molestia olfattiva del territorio,
alle fonti di emissioni odorigene, alle
prescrizioni autorizzative relative ai diversi impianti
che possono emettere sostanze odorigene ed ai controlli
relativi;
• Stabilire le modalità con cui autorizzare le emissioni
odorigene dagli impianti e le modalità da adottare nel
caso di risanamento;
• Valutare la possibilità di definire un “sistema predittivo”
dedicato all’allerta precoce della molestia olfattiva.
BIBLIOGRAFIA
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Environment, 44, 3492-3502, Elsevier.
kim k.-H., Park S.-Y., 2008. A comparative analysis of
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kim k.-H., kim Y.-H., 2014. Composition of key offensive
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Environment, 89, 443-452, Elsevier.
Nagata Y., 2003. odor intensity and odor threshold
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25.
Wu C., Liu J., zhao P., Piringer M., Schauberger G., 2016.
Conversion of the chemical concentration of odorous
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zhang Y., zhai z., Li W., Wang Y., Wang G., 2016. Evaluation
index system of odour pollution for kitchen waste
treatment facilities in China. Chemical Engineering
Transactions, 54. AIDIC.
immagine tratta da https://thumbs.dreamstime.com/b/terra-con-la-maschera-antigas-57854556.jpg
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