Oltre 25 anni fa, quando di parlava del progetto dell'invaso del consorzio di bonifica sotto Norma, vicino all'oasi di Ninfa, diversi scienziati avevano lanciato l'allarme. Quell'invaso non avrebbe risolto il problema della siccità, non avrebbe garantito ai coltivatori della pianura pontina di poter irrigare i campi con rgeolarità perché i problemi erano altri e avrebbe peggiorato il sistema climatico mettendo a rischio l'ecosistema dei Giardini di Ninfa. Ovviamente la classe politica dirigente dell'epoca (esattamente come quella attuale) non ha creduto agli scienziati. Infatti puntualmente, purtroppo si è verificato quanto temuto. Oggi assistiamo al solito teatrino. Nessuno vuole ricordare la storia e il rischio è sempre quello di ripetere peggiorandoli, gli errori del passato. Manca la cultura del territorio. La mancanza di cultura e di conoscenza del territorio da spazio all'ignoranza e così nessuna soluzione per Ninfa, nonostante i soliti problemi, nessuna soluzione per la siccità degli agricoltori. Il problema ovviamente nascosto dai candidati alle elezioni, dai programmi elettorali e dall'agenda del consiglio provinciale. Ci avevate creduto?
siccità nessuna soluzione per i giardini di Ninfa dopo oltre tre mesi (era il 1. dicembre 2017) dal tavolo tecnico regionale? http://pontiniaecologia. blogspot.it/2018/02/siccita- nessuna-soluzione-per-i.html http://pontiniaecologia. blogspot.it/2017/12/siccita- nessuna-soluzione-per-i.html
l’annunciato tavolo tecnico per affrontare il problema della siccità nei Giardini di Ninfa. Strano non ne parlino nella campagna elettorale Zingaretti e i suoi candidati che hanno amministrato per 5 anni la regione Lazio. Strano che il problema sia sparito dall'agenda politica della provincia e del comune di Latina. I soliti annunci e nessuna soluzione, anche le idee sono, tanto per cambiare, debolucce. Annunciato anche il passaggio dal tavolo regionale a quello provinciale che non risulta ancora convocato. Tra le “idee” quella di recuperare l’acqua “depurata” dagli impianti di depurazione pubblici per irrigare i campi. Chi è vissuto in provincia di Latina nell’ultimo anno, con un minimo di attenzione, sa che la siccità ha messo in grave difficoltà sia le attività turistiche e ricettive (basta vedere quello che è successo nel Golfo di Gaeta) che l’agricoltura. Eppure la provincia di Latina, nel 2017, ha rilasciato una quarantina di autorizzazioni per la perforazioni di pozzi o di ricerca d’acqua (vedere 3 documenti con la ricerca "pozzi" albo pretorio provincia di Latina 2017 http://pontiniaecologia. blogspot.it/2017/12/3- documenti-con-la-ricerca- pozzi-albo.html) (vedere 34 documenti nel 2017 della provincia di Latina ricerca "pozzo"http:// pontiniaecologia.blogspot.it/ 2017/12/34-documenti-nel-2017- della-provincia.html).
la tutela dimenticata dei giardini di Ninfa, contro la siccità e la centrale a biomasse di Latina Scalo
Pare che sia stato rilasciato dalla provincia di Latina il parere favorevole alla centrale a biomasse di Latina Scalo che metterà a rischio decine di migliaia di abitanti con le sue emissioni cancerogene e anche i vicini Giardini di Ninfa.
Aspettiamo di sapere se le stesse obiezioni poste dalla provincia di Latina contro l'impianto di rifiuti di Terracina siano state applicate anche per questo impianto. (vedere
la giusta tutela ambientale della Provincia da estendere a tutti gli impianti che trattano rifiuti, alle centrali a biomasse, biogas e biometano anche alimentati da rifiuti e da FORSU.
).
La stessa centrale era stata progettata da una società all'epoca partecipata da legambiente. Adesso sembra che ci sia il pentimento del presidente regionale di legambiente contro questi progetti inquinanti. (vedere https://pontiniaecologia. blogspot.it/2017/12/ legambiente-la-sconfessione- degli.html legambiente la sconfessione degli impianti di produzione energetica da Forsu nell'audizione alla Pisana, regione Lazio per la proposta di legge regionale in materia ambientale).
In provincia di Latina sono aumentate la colture che assorbono grandi quantitativi d’acqua e anche diminuita la permeabilità del terreno con la cementificazione, le serre. Il consumo del suolo impedisce e diminuisce la ricarica delle falde, aumentando erosione e fenomeni atmosferici pericolosi e dannosi. Anche l’approvazione di impianti industriali grossi consumatori di acqua hanno peggiorato la situazione, specialmente con emissioni cancerogene, inutili e devastanti come le centrali a biomasse e biogas nonostante non ci sia bisogno ne di gas, ne di energia. Il problema del ciclo dell’acqua era stato evidenziato, negli anni ’80, dagli ambientalisti, accusati di catastrofismo, ma i fatti sono stati peggiori diquelli temuti e previsti. Chi ha buona memoria ricorderà che anche il bacino di Norma, vicino Ninfa, per alimentare l’impianto di irrigazione era temuto per i danni che avrebbero provocato all’eco sistema. Danni che si sono puntualmente verificati. La soluzione al problema della siccità a Ninfa e non solo, è un insieme di misure, soprattutto economiche e di programmazione. La siccità e l’abbassamento delle falde era una criticità evidenziata una ventina di anni fa dall’Abr (autorità di bacino regionale del Lazio) ma nemmeno all’Abr amministratori e funzionari hanno dato retta, diventando causa del problema. La proposta di recuperare le acque depurate dagli impianti potrebbe essere positiva se la qualità delle acque fosse idonea. L’Arpa Lazio ha più volte certificato l’inquinamento del fiume Linea che viene ugualmente utilizzato per la pesca (immaginiamo la qualità del pesce poi rivenduto chissà dove e finito su chissà quali tavole da pranzo) e per l’irrigazione di colture ad uso umano (per verdura e frutta) o animale (magari da allevamento poi utilizzata sempre l’alimentazione umana). Poi si scopre che la qualità dei corsi d’acqua e delle falde è molto preoccupante per l’alta e pericolosa percentuale difitofarmaci (sempre di chimica si tratta) nelle falde, magari utilizzate per irrigare colture ad uso umano o animale da allevamento per alimentazione umana. Non abbiamo letto dagli annunci di questo tavolo tecnico nessun controllo o limitazione degli emungimenti oppure dell’imposizione colture e attività produttive con minore richiesta di acqua. Nemmeno delle priorità dell’emungimento, prima dell’uso umano, poi produttivo con limitazione e infine per divertimento (piscine e giochi acquatici). L’abbassamento delle falde poi ha creato fenomeni di cedimenti strutturali, sinkhole e forse di microsismi, che non sembrerebbero trattati, almeno negli annunci, nel tavolo tecnico. L’ultima stranezza di questo tavolo tecnico è che si è parlato dei danni temuti ai giardini di Ninfa ignorando le emissioni prossime sventure dei veleni dell’impianto a biomasse di Latina Scalo con emissioni cancerogene e fumi che andranno a modificare l’ecosistema anche di Ninfa.
Mentre il progetto della centrale a biomasse di Latina Scalo è stato presentato da una società che era partecipata da legambiente, proprio la legambiente campana si è schierata contro la centrale a biomasse di Capaccio distante 6,3 km dai Templi di Paestum, quella di Latina Scalo è addirittura a soli 4,5 dai giardini di Ninfa, senza contare che è a poche centinaia di metri dal popoloso centro abitatodi Latina Scalo e Sermoneta.
La grande mobilitazione di Capaccio Paestum, del Comitato Sorvella Sabatella, per conto del quale sono intervenuto a convegni, dibattiti e conferenze, ha prima convinto l'amministrazione di Capaccio, poi la Regione Campania, con un provvedimento ad hoc della giunta De Luca e quindi il consiglio dei ministri che ieri ne ha decretato la fine del progetto e la bocciatura definitiva. http://pontiniaecologia. blogspot.it/2016/08/anche-la- centrale-biomasse-di-capaccio. html
Come abbiamo dimostrato per Pontinia anche per Capaccio (tre su tre) ci si può e ci si deve opporre ai progetti con emissioni di nano e microparticelle (particolarmente dannose per tutte le specie viventi), cancerogene, diossine, incompatibili con l'ambiente e la salute, con l'economia locale che può esserne particolarmente danneggiata.
Quindi non è affatto vero che le amministrazioni comunali (e anche regionale come ha fatto la Campania di De Luca) non si possono opporre ai progetti indesiderati, incompatibili. Chi dichiara questo dimostra di essere, nella migliore delle ipotesi, incompetente.
Per questo ci aspettiamo dal comune di Latina (e da tutti i comuni della provincia pontina) una dimostrazione di volontà e una competenza contro il proliferare di progetti incompatibili e inutili: secondo GSE e Terna l'Italia ha impianti con la capacità produttiva pari a 3 volte il consumo medio e 2 volte il consumo di punta.
Anche l'ISDE (associazione dei medici per l'ambiente) di Latina interviene contro l'inquinamento cancerogeno delle centrali a biogas e biomasse. No alla centrale di Latina Scalo a pochi km dai giardinidi Ninfa http://pontiniaecologia. blogspot.it/2016/07/lisde- associazione-dei-medici-per. html
Secondo il Presidente del GSE le centrali a biogas e biomasse sono per il 64% irregolari.
distanza centrale a biomasse Capaccio - templi di Paestum km 6,30
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