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Dall’antigelo ‘naturale’ nel sangue allo ‘stand-by fisiologico, ecco il sonno programmato di orsi polari, chiocciole e merluzzi antartici
Per aiutare le specie più a rischio >>
Il WWF chiude un anno dedicato alla salvaguardia della biodiversità svelando alcuni segreti del mondo animale per sottolineare quanto sia importante tutelare questo patrimonio del pianeta. Il count-down per il Capodanno sta per iniziare ma molti animali non lo festeggiano mai avendo adottato speciali strategie per sopravvivere al freddo, alcune sorprendenti e probabilmente utili anche per la ricerca medica. Nelle regioni dal clima boreale e temperato l’inverno porta freddo, neve, gelo con la conseguente scarsità di cibo, difficoltà di trovare un riparo e lunghe notti: molte specie intraprendono lunghe migrazioni, altre, per sfuggire al pericolo di diventare cibo per altri animali affamati, preferiscono adottare una qualche forma di letargo.
Non accade solo al più noto ghiro, ma anche all’orso polare, al merluzzo antartico, a chiocciole e coccinelle. Nella lista dei ‘dormiglioni’ ci sono anche pipistrelli, api, moscerini, testuggine terrestre, vipera degli orsini e il driomio, simile al ghiro e tuttora minacciato dal bracconaggio per farne ricette locali. Tra gli anfibi nostrani, il tritone alpino, una specie molto rara che sopravvive nei fontanili di alta montagna , o l’ululone dal ventre giallo, tipico delle zone umide. Quest’ultimo produce nel sangue un antigelo naturale, simile al glucosio che ne abbassa la temperatura di congelamento. Il succiacapre di Nuttal: con un eccesso di caldo o di freddo si iberna aspettando condizioni migliori.
Questi animali, grazie a speciali adattamenti, degni della più sofisticata bio-ingegneria, trascorrono i mesi più difficili dell’inverno sospendendo o riprogrammando molte delle funzioni fisiologiche. Molti tra questi sono animali eterotermi, ovvero non sono in grado di mantenere il proprio corpo ad una temperatura costante. Ragione per cui la loro vita è messa a rischio dalle temperature troppo basse. Un riparo protetto (anche sotto terra) e la possibilità di attivare qualche straordinaria soluzione fisiologica, come quella di produrre sostanze (zuccheri o proteine) per abbassare la temperatura di congelamento dei liquidi nei tessuti, permette a molti animali eterotermi di sopravvivere ai rigori dell’inverno impedendo che il loro corpo si congeli. Alcuni pesci e anfibi ricorrono a questi stratagemmi.
A questi animali se ne aggiungono altri comunemente detti a sangue caldo – omeotermi – che hanno trovato nel letargo un vero e proprio vantaggio evolutivo. Al riparo di una tana per loro confortevole trascorrono i mesi più freddi in un lungo sonno con nessuna o poche interruzioni. Il tutto è regolato da sostanziali cambiamenti nel metabolismo: il cuore e il respiro rallentano, la temperatura corporea si abbassa e anche altre funzioni (come la produzione di urina e feci) si riducono drasticamente. In pratica è come se i loro corpi entrassero in una modalità “stand-by” per risvegliarsi nella stagione primaverile. L’importante è avere accumulato, prima di cadere nel letargo, una sufficiente quantità di energia sotto forma di cibo (famose le scorte degli scoiattoli o dei ghiri) o di grasso sotto cutaneo. Si stanno ancora studiando i tanti misteri dei meccanismi che attivano e regolano il letargo, con la speranza un giorno di riuscire ad attraversare gli anni luce che ci separano dalle altre galassie in uno stato di lungo e sereno torpore.
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