lunedì 24 luglio 2017

Trentino, gridare ‘all’orso all’orso’ non serve. La politica deve dare una risposta

In Trentino è attivo da oltre 20 anni il progetto Life Ursus, che ha determinato l’introduzione dell’orso bruno nei boschi della provincia, in particolare sul gruppo del Brenta. 
In questi giorni è accaduto nuovamente un fatto molto grave: un’aggressione a un uomo che stava passeggiando con il proprio cane nei boschi di Terlago, zona tipicamente nota per la presenza di orsi in quantità elevata. Prima di tutto, a scanso di equivoci, qui la mia solidarietà verso la persona, alla quale auguro di cuore pronta guarigione.
Ma anche dalle cronache meno recenti, è noto che ci sono stati in passato alcuni episodi di “contatto” poco amichevole tra l’uomo e l’animale. Ricordiamo tutti il più famoso, quello dell’orsa Daniza, per la quale tra l’altro personalmente mi esposi firmando un esposto in procura contro la provincia di Trento (all’epoca ero il segretario provinciale dei Verdi). 
A seguire, alcune riflessioni sul tema.
La provincia di Trento ha la grandissima colpa di restare in attesa, da un anno all’altro, per sviluppare un credibile sistema di gestione del fenomento “orso”. Ogni qualvolta succede un episodio di contatto diretto, si urla allo scandalo, si prendono provvedimenti drastici contro animali che fanno proprio gli animali e, udite udite, non si comportano bene come “dovrebbero”. 
Ma, scusate, è arcinoto che alcune zone sono piene di orsi, tutti gli abitanti della zona lo sanno e, nonostante ciò, ci scandalizziamo se capitano incontri ravvicinati come questi? L’uomo non ha ancora capito che la natura fa il suo corso. Se abbiamo gli orsi, dobbiamo imparare a conviverci, sapendo che circolando in determinati periodi dell’anno, cioè quando ci sono le cucciolate, ciò può presentare anche dei pericoli.
Qui non si tratta di dire chi ha torto o ragione, bensì di capire che l’ecosistema prevede la presenza dell’orso, quindi, ci si deve adeguare. Spostandosi sul piano politico, invece, il problema è complesso. Significativo è il fatto che il presidente della giunta provinciale che approvò il progetto Life Ursus fosse dello stesso partito del presidente attuale Ugo Rossi e pure dell’assessore competente Michele Dalla Piccola che firmano la delibera di cattura o abbattimento di un’orsa che si è sentita minacciata dalla presenza di un uomo con il cane.
Significativo, perché evidenzia la superficialità della politica, che si è fatta “bella” all’epoca, introducendo il progetto in pompa magna come simbolo del Trentino ecologico e ambientalista e, ora, invece, vorrebbe eliminare gli orsi “problematici” perché incompatibili con le abitudini consumistiche e prepotenti dell’uomo. Coerenza politica cercasi, invano. Corsi e ricorsi storici, poiché anche con la triste storia di Daniza si percorsero questi tristi sentieri di ignoranza biologica abissale.
Ma, tornando sul progetto, va anche evidenziato il fatto chel’educazione alla convivenza con i grandi predatori va coltivata, diffusa in maniera capillare e condivisa con la popolazione; non bastano quattro cartelli segnaletici posti all’inizio della stradina del bosco, o qualche indicazione assurda del tipo: “Se passeggiate in zone a rischio battete le mani così gli orsi vi sentono e si allontanano”.
Un altro problema è indubbiamente rappresentato dall’incremento demografico della popolazione dell’orso bruno. Pare, a detta della provincia di Trento, che gli orsi siano compresi tra 49 e 66esemplari, ma la percezione della cittadinanza è di un numero notevolmente superiore, tanto che nei paesi delle zone di abitazione del plantigrado i residenti parlano di oltre 130 animali.
Qui, ovviamente, un conto sono i dati scientifici, sui quali sarebbe opportuno basarsi ogni volta, un conto sono i “dati” forniti dalle emozioni della gente. Ma, si sa, molte persone preferiscono cavalcare l’onda della percezione della gente, invece che analizzare i dati oggettivi. Il tutto per sollevare polveroni politici atti a screditare l’attuale maggioranza di governo, che pure ha gravi responsabilità diinefficienza di gestione, come ho già evidenziato.
Usare il mal di pancia della gente per gridare “al lupo, al lupo, anzi all’orso all’orso” è solo un sintomo di altrettanta incapacità di proporre un progetto politico coerente con l’ambiente esistente. Comunque, il problema viene a galla solamente ogni volta che avviene un contatto diretto, ma la volontà di rivedere il progetto iniziale e di approfondire metodologie di corretta comunicazione e informazione, da parte di chi deve gestire la situazione, appare molto superficiale e evidenzia un certo pressapochismo della politica locale tutta (da destra a sinistra, Verdi inclusi che sono letteralmente scomparsi dalla scena e non dicono nulla) pronta ad emettere bandi di cattura e abbattimento contro gli orsi che fanno gli orsi, ma dormiente e in letargo (proprio come gli orsi) durante i periodi di calma, dove sarebbe invece opportuno progettare nuovi sistemi informativi e formativi, per esempio anche nelle scuole.
L’orsa in questione verrà, probabilmente, catturata o, speriamo di no, abbattuta come avvenne con Daniza in cui si evidenziò anche allora l’incapacità di gestione della situazione, ma il problema resterà immutato, perché altri episodi di contatto avverranno sicuramente prima o poi. L’uomo desidera l’ambiente naturale, vuole la salvaguardia delle specie animali, purché possa però fare ciò che vuole a suo piacere. 
Se l’orsa in questione si fosse girata, chiedendo: “Scusa, posso passare pure io da qui o la cosa ti disturba?”, allora nulla sarebbe accaduto. Ma questo non avverrà mai, perché non siamo nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie, ma nella vita reale.
La natura fa il suo corso e l’uomo continua a essere l’animale più pericoloso e più irrispettoso delle regole naturali stesse. Una domanda, ancora, mi soggiunge; l’uomo che passeggiava nei boschi ha dichiarato di avere con sé una bomboletta di spray urticante. A cosa gli serviva?
Sapeva di andare in zone ad alto rischio di incontro con l’orso (è residente nella zona), e allora perché rischiare? Conosco già le obiezioni di alcuni: “Non si può più passeggiare nei boschi?”. Secondo me si può, eccome, ma sapendo che non ne siamo i proprietari, ma stiamo invadendo gli spazi di animali che ci abitano. Quindi rispettiamo davvero la natura, se ci crediamo. Il resto sono solo chiacchiere da falsi ambientalisti.
Auguri ancora di pronta guarigione al signore aggredito, davvero sinceramente.  di  | 24 luglio 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/24/trentino-gridare-allorso-allorso-non-serve-la-politica-deve-dare-una-risposta/3751051/

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