(ANSA) - ROMA, 23 AGO - Un forte impegno nazionale per l'energia nucleare va di pari passo con performance deboli nel taglio delle emissioni di gas serra, mentre i Paesi europei senza nucleare o con l'intenzione di ridurne la presenza sono più celeri ad adottare eolico, solare e idroelettrico per ridurre la CO2 e rispettare i target Ue al 2020. E' quanto sostiene uno studio condotto dall'università del Sussex insieme alla Scuola di Vienna per gli studi internazionali, pubblicato sulla rivista Climate Policy.
Se è difficile dimostrare un nesso di causalità tra sostegno al nucleare e ritardo nell'adozione delle rinnovabili, per gli esperti lo studio getta "dubbi sull'energia nucleare come risposta al cambiamento climatico. Reprimendo metodi migliori per raggiungere gli obiettivi climatici - scrivono gli autori - l'evidenza dimostra che un forte impegno nel nucleare può in realtà essere controproducente".
Gli scienziati hanno diviso i Paesi dell'Unione europea in tre gruppi. Del primo fanno parte nazioni che non hanno impianti nucleari come Danimarca, Irlanda e Norvegia, i quali hanno ridotto le emissioni in media del 6% all'anno dal 2005 e incrementato le fonti rinnovabili di energia del 26%. Nel secondo gruppo rientrano le nazioni che hanno annunciato un allontanamento dal nucleare, tra cui la Germania, l'Olanda e la Svezia. Questi hanno tagliato la CO2 in media dell'11%, e fatto crescere le rinnovabili del 19%.
Nel terzo gruppo si trovano i Paesi che vogliono mantenere o incrementare le centrali nucleari, quali il Regno Unito, la Bulgaria e l'Ungheria. In questi Stati le emissioni sono aumentate in media del 3%, mentre la crescita delle rinnovabili si è fermata al 16%. Il Regno Unito si distingue per aver ridotto la CO2 del 16%, ma le rinnovabili contribuiscono solo per il 5% al mix energetico nazionale. (ANSA).
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Se è difficile dimostrare un nesso di causalità tra sostegno al nucleare e ritardo nell'adozione delle rinnovabili, per gli esperti lo studio getta "dubbi sull'energia nucleare come risposta al cambiamento climatico. Reprimendo metodi migliori per raggiungere gli obiettivi climatici - scrivono gli autori - l'evidenza dimostra che un forte impegno nel nucleare può in realtà essere controproducente".
Gli scienziati hanno diviso i Paesi dell'Unione europea in tre gruppi. Del primo fanno parte nazioni che non hanno impianti nucleari come Danimarca, Irlanda e Norvegia, i quali hanno ridotto le emissioni in media del 6% all'anno dal 2005 e incrementato le fonti rinnovabili di energia del 26%. Nel secondo gruppo rientrano le nazioni che hanno annunciato un allontanamento dal nucleare, tra cui la Germania, l'Olanda e la Svezia. Questi hanno tagliato la CO2 in media dell'11%, e fatto crescere le rinnovabili del 19%.
Nel terzo gruppo si trovano i Paesi che vogliono mantenere o incrementare le centrali nucleari, quali il Regno Unito, la Bulgaria e l'Ungheria. In questi Stati le emissioni sono aumentate in media del 3%, mentre la crescita delle rinnovabili si è fermata al 16%. Il Regno Unito si distingue per aver ridotto la CO2 del 16%, ma le rinnovabili contribuiscono solo per il 5% al mix energetico nazionale. (ANSA).
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