I lupi sono tornati a vivere nei nostri territori, ma anche ad essere bersaglio di bracconaggio: nel triennio 2013-15 in Italia ne sono stati trovati morti per cause non naturali 115, di cui più del 40% ucciso con armi da fuoco (24,3%), avvelenato (10,5%) o torturato con i lacci (6%). Il restante 45,6% dei decessi è stato per investimento stradale, il 13,2 per motivi incerti e meno dell'1% per aggressione da parte di altri canidi. Lo rendono noto Legambiente e il Parco della Majella che hanno creato i 'Ris dei lupi', squadre di veterinari, biologi e forestali capaci di analizzare i casi di morte e stabilirne con certezza le cause, avere maggiori elementi per accertare i colpevoli e mettere in campo le necessarie azioni di contrasto. In Toscana sono stati 22 i lupi uccisi negli ultimi tre anni (10 per arma da fuoco), 18 in Piemonte soprattutto per incidenti stradali e altrettanti in Abruzzo. Tra le cause più diffuse di mortalità, ma anche difficili da affrontare dal punto di vista delle indagini forensi, c'è quella provocata da arma da fuoco, commenta Simone Angelucci, veterinario del Parco della Majella. "Da pochi giorni - spiega - si è concluso un corso per i 'Ris dei lupi', una formazione specialistica in armi da fuoco e fauna selvatica che ha visto la partecipazione di circa 100 addetti ai lavori, tra agenti del Corpo Forestale dello Stato, veterinari e biologi dei cinque Parchi Nazionali partner del progetto Wolfnet 2.0, finanziato dal Ministero dell'Ambiente e svoltosi anche con la collaborazione del Centro di Referenza per la Medicina Forense Veterinaria di Grosseto".
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