Oltre la metà dei primati - dalle scimmie ai lemuri, dagli scimpanzé ai gibboni - sono a rischio di estinzione a causa delle deforestazioni, della caccia e del commercio illegale. L'allerta arriva dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che nel suo ultimo rapporto svela le 25 specie più minacciate del Pianeta. Madagascar e Vietnam sono i Paesi con il maggior numero di primati che in prossimo futuro potremmo non vedere più. Tra le 25 specie segnalate, dieci sono asiatiche, cinque del Madascar e altrettante africane e sudamericane. Al primo posto c'è il gibbone di Hainan, di cui restano appena 25 esemplari in libertà. Ma non va meglio al lepilemure settentrionale del Madagascar, con 50 esemplari, e al presbite dalla testa dorata, con 60 esemplari. Del colobo rosso del Fiume Tana si contano mille esemplari e il numero è in declino, mentre dei sifaka di Perrier ne rimangono tra i 1.700 e i 2.600. Sono invece meno di 350 gli esemplari maturi di aluatta bruna settentrionale. Ci sono poi tutta una serie di specie di cui non si conosce la popolazione, dal tarsio delle Filippine al vari rosso, dall'entello del Kashmir al galagone di Rondo, di cui si sa solo che ha a disposizione un habitat di appena 100 chilometri quadrati. Scopo della lista, spiega l'esperto dello Iucn Russel Mittermeier, è "evidenziare i primati più a rischio per attirare l'attenzione del pubblico, stimolare i governi nazionali a fare di più e soprattutto trovare risorse per poter mettere in campo le misure di conservazione che sono disperatamente necessarie".
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