di Claudio Accogli
Lo Zimbabwe di Robert Mugabe torna sotto i riflettori: non per le draconiane misure anti-gay, per il controverso commercio di diamanti e uranio, o la caccia indiscriminata ai suoi leoni, ma per una nuova strage di elefanti nel parco di Hwange. Sono 62 gli esemplari uccisi con il cianuro solo nell'ultimo mese: "Sospettiamo siano stati i bracconieri", ha detto la portavoce del parco, Caroline Washaya-Moyo. I ranger hanno trovato le carcasse di 22 elefanti, altre 40 erano state trovate poche settimane fa. In quasi tutti i casi, gli animali sono stati avvelenati con il cianuro iniettato nelle arance.
"Non sappiamo ancora a quanti siano state tolte le zanne", che con il loro avorio hanno un altissimo valore economico. Si tratta di un mercato, insieme a quello dei corni di rinoceronti, pellami e legnami protetti che nel complesso il Wwf ha stimato alimenti un giro d'affari a livello mondiale di 23 miliardi di dollari l'anno, ovvero il quarto dopo quello della droga, delle armi e degli esseri umani. E non c'è solo questo: la strage continua degli elefanti mette a rischio l'intera specie.
Le organizzazioni denunciano che "se non si fermeranno i bracconieri" fra dieci anni gran parte degli esemplari africani "scompariranno". Il parco di Hwange, che si estende per quasi 15mila chilometri quadrati e vanta una delle più alte concentrazioni di grandi animali dell'Africa e forse di tutto il mondo, è già stato teatro di un vero e proprio massacro. Nel 2013 furono oltre 200 gli elefanti avvelenati, altri 100 furono uccisi in altre riserve del Paese. Sempre con la stessa modalità, il veleno nelle arance.
Ignoti i responsabili. Lo scorso anno, cinque persone accusate di aver contaminato con il cianuro le pozze d'acqua nella riserva Ngamo Safaris sono state condannate al carcere, con pene tra i 4 e i 14 anni. Ma il pugno duro della giustizia secondo molti non basta. La portavoce di Hwange spera di avere un aiuto concreto dai cani addestrati arrivati dal Sud Africa e soprattutto dai droni, che potrebbero garantire un maggiore controllo sull'immenso territorio del parco. Gli elefanti sono presi di mira non solo in Zimbabwe ma in molti altri Paesi africani: in Mozambico negli ultimi 5 anni i bracconieri hanno ucciso la metà dei 20mila esemplari presenti, mentre in Tanzania tra il 2009 e il 2014 la popolazione è drammaticamente precipitata da 109mila a 43mila esemplari. (ANSA).
Lo Zimbabwe di Robert Mugabe torna sotto i riflettori: non per le draconiane misure anti-gay, per il controverso commercio di diamanti e uranio, o la caccia indiscriminata ai suoi leoni, ma per una nuova strage di elefanti nel parco di Hwange. Sono 62 gli esemplari uccisi con il cianuro solo nell'ultimo mese: "Sospettiamo siano stati i bracconieri", ha detto la portavoce del parco, Caroline Washaya-Moyo. I ranger hanno trovato le carcasse di 22 elefanti, altre 40 erano state trovate poche settimane fa. In quasi tutti i casi, gli animali sono stati avvelenati con il cianuro iniettato nelle arance.
"Non sappiamo ancora a quanti siano state tolte le zanne", che con il loro avorio hanno un altissimo valore economico. Si tratta di un mercato, insieme a quello dei corni di rinoceronti, pellami e legnami protetti che nel complesso il Wwf ha stimato alimenti un giro d'affari a livello mondiale di 23 miliardi di dollari l'anno, ovvero il quarto dopo quello della droga, delle armi e degli esseri umani. E non c'è solo questo: la strage continua degli elefanti mette a rischio l'intera specie.
Le organizzazioni denunciano che "se non si fermeranno i bracconieri" fra dieci anni gran parte degli esemplari africani "scompariranno". Il parco di Hwange, che si estende per quasi 15mila chilometri quadrati e vanta una delle più alte concentrazioni di grandi animali dell'Africa e forse di tutto il mondo, è già stato teatro di un vero e proprio massacro. Nel 2013 furono oltre 200 gli elefanti avvelenati, altri 100 furono uccisi in altre riserve del Paese. Sempre con la stessa modalità, il veleno nelle arance.
Ignoti i responsabili. Lo scorso anno, cinque persone accusate di aver contaminato con il cianuro le pozze d'acqua nella riserva Ngamo Safaris sono state condannate al carcere, con pene tra i 4 e i 14 anni. Ma il pugno duro della giustizia secondo molti non basta. La portavoce di Hwange spera di avere un aiuto concreto dai cani addestrati arrivati dal Sud Africa e soprattutto dai droni, che potrebbero garantire un maggiore controllo sull'immenso territorio del parco. Gli elefanti sono presi di mira non solo in Zimbabwe ma in molti altri Paesi africani: in Mozambico negli ultimi 5 anni i bracconieri hanno ucciso la metà dei 20mila esemplari presenti, mentre in Tanzania tra il 2009 e il 2014 la popolazione è drammaticamente precipitata da 109mila a 43mila esemplari. (ANSA).
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