La distensione tra i due Paesi non è solo diplomatica. Stanno portando avanti un progetto comune di salvaguardia di una specie animale che nel Mar dei Caraibi si sta estinguendo a ritmi impressionanti
di ALESSANDRA BORELLACHE CUBA e Stati Uniti coltivino buoni rapporti potrebbe giovare alla ricerca, all'ambiente e agli squali. Almeno quelli bianchi che bazzicano nel golfo del Messico: pochi, visto che negli ultimi 50 anni il loro numero, secondo Nature, è diminuito del 99 per cento. Una specie, la più diffusa al mondo, quasi estinta. Per questo i due Paesi stanno portando avanti un progetto, in sintonia e piena collaborazione, per la sua salvaguardia. Anche gli squali martello non se la passano bene: sono diminuiti nell'Atlantico dell'89% negli ultimi 15 anni. "Tutte le specie di questo grande predatore, in quasi tutti i mari del mondo, sono a rischio di estinzione globale", dicono Julia Baum e Ransom Myers, colleghi della Dalhousie University ad Halifax, in Canada, che hanno studiato il problema. In fondo, Santiago/Hemingway non avrebbe mai potuto catturare il gigantesco marlin se non fosse stato attaccato dagli squali e indebolito dai loro morsi. Nasce una partnership ambientale tra Cuba e Stati Uniti che non si fanno più guerra diplomatica anzi, su una cosa vanno d'accordo: uniranno le forze nel nome della biodiversità.
"Un grande passo avanti per Cuba e per il mare circostante" spiega Jorge Angulo-Valdés, a capo del gruppo di conservazione marina del Centro per le ricerche marine all'Università de L'Avana e docente a termine dell'Università di Gainesville in Florida: "È tempo di unirsi, identificare gli obiettivi comune nella gestione delle risorse e portarli a compimento", ha detto. Il primo segno di distensione anche "scientifica" tra i due Paesi si è avuto nel settembre del 2009", dopo la prima elezione di Obama che aveva subito messo le relazioni con Cuba nell'agenda politica", ha detto Daniel Whittle, che dirige il programma cubano per il Fondo di difesa dell'ambiente (EDF) a New York. "Gli Stati Uniti hanno permesso a quattro ricercatori cubani (tre nel campo marino) di frequentare una serie di convegni negli Usa. E nel novembre dell'anno scorso Valdés era parte di un team che è stato in visita anche al Congresso e al Dipartimento di Stato. Un mese dopo c'è stato l'annuncio della riapertura delle ambasciate".
Cuba ha reso pubblico un piano di azione, elaborato dopo una consultazione con ambientalisti e accademici degli Stati Uniti, per contrastare l'estinzione dello squalo bianco e il "mako pinna lunga", due delle circa cento specie che risiedono nel Mar dei Caraibi e nel Golfo del Messico. Almeno 50 di queste specie visitano periodicamente le acque cubane, cacciati dai pescatori: la carne di squalo va a ruba, pare. Ciò che si conosce di questa specie sull'isola è legato all'industria del pesce. "Cuba è una sorta di epicentro della biodiversità per gli squali", dice Robert Hueter, direttore del Centro di ricerca per gli squali al Mote Marine Laboratory and Aquarium a Sarasota, in Florida. "Ancora la scienza non è in grado di calcolare con precisione con quanti sono, ma ci stiamo arrivando". Il Governo ha già stabilito un'area marina protetta nel 20% delle coste del Paese e sta progettando di estenderla anche dentro i 70mila chilometri quadrati nei quali si può pescare, con una restrizione su alcune specie.
Scienziati cubani e americani dicono che la collaborazione sta aprendo la strada a una cooperazione formale ampia e duratura. Lo scorso aprile il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha inviato un gruppo di ricerca per una ricognizione in barca intorno alle isole cubane insieme a scienziati del posto e il 5 ottobre il segretario di Stato John Kerry ha annunciato, durante una conferenza in Cile sugli oceani, che le due nazioni stanno collaborando nella ricerca, nell'educazione e nella gestione delle aree marine protette. L'unico scoglio al progetto riguarda le risorse economiche: non c'è certezza che il governo cubano possa sostenere le spese. C'è stata una raccolta di fondi per i lavori iniziali, compreso quello di training dei pescatori sull'identificazione e la classificazione degli squali cacciati, ma i ricercatori necessitano di che siano indipendenti da quelle delle industrie commerciali; il Paese possiede solo due pescherecci
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