E tutto questo ha un costo enorme per i Paesi. Dalle ciminiere delle centrali a carbone – considerate già la principale causa dell’emissione di anidride carbonica in atmosfera – escono infatti le più svariate sostanze tossiche: metalli pesanti come arsenico e mercurio, polveri sottili e ultrasottili, anidride solforosa e biossido di azoto. Il Can sostiene che in Europa abbiano causato una spesa sanitaria pari a circa 60 miliardi di euro – un numero calcolato sulla base del Vsl (Value of statistical life) e del costo di circa 33 euro per tonnellata di Co2 immessa in aria. In Italia il costo si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro. Le morti premature sarebbero poi secondo la Heal (Health and Environment Alliance) – dati riportati nella mappa virtuale – circa 23 mila. Tanto che i vari Paesi europei in vista anche della Cop21 – conferenza Onu sul clima che si terrà a Parigi il prossimo ottobre – si sono impegnati da tempo per ridurre l’uso nel carbone nella produzione di energia elettrica.
Impegni non sempre rispettati. La Germania, in tutto questo, è il Paese meno virtuoso con i suoi circa 30 miliardi di euro di finanziamenti tra il 1999 al 2011 all’industria carboniera, seguita subito dopo dalla Spagna con i suoi 22 miliardi dal 1992 al 2015 e da Polonia con 16,8 miliardi. Anche la Francia sostiene parecchio il settore attraverso la sua agenzia di credito Coface: tra il 2011 e il 2015, oltre 1,2 miliardi sono andati a progetti che prevedevano l’utilizzo del carbone e, tra il 2010 e il 2015, 144 milioni di euro di fondi europei sono stati destinati alla ricerca per le imprese del carbone. In Turchia il governo fornisce fino a 1,4 miliardi di euro all’anno in sovvenzioni ai combustibili fossili per produttori di carbone.
In Italia, infine, la partecipazione pubblica al business del carbone riguarda 11 centrali su 13 (circa il 30% di Enel è dello Stato e la maggioranza di A2A Energia invece è in mano ai Comuni di Brescia e Milano) con mire espansionistiche all’estero: il governo di Montenegro infatti ha stretto legami con la A2A dando vita alla utility Epcg per affidare a una società ceca del gruppo Skoda la costruzione di un secondo gruppo a carbone da 253 megawatt. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/01/centrali-elettriche-leuropa-torna-al-passato-prevista-la-costruzione-di-centodieci-impianti-alimentati-a-carbone/2086919/
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