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di Sabrina Giannini
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Il catrame veniva miscelato con scorie della lavorazione come il benzolo e naftalene.
Un doppio guadagno per chi oltre a risparmiare sullo smaltimento di quei rifiuti
pericolosi lucrava dalla vendita del catrame tossico, finito sotto i piedi di tutti noi.
E’ l’atto della magistratura di Taranto che ha appena concluso le indagini sul disastro
ambientale causato dall’Ilva, dove per anni si è perseguito l’obiettivo del profitto
anche a discapito della salute, non soltanto dei tarantini.
SERIVIZIO DI LUIGI ABBATE DEL 19/11/2009
LUIGI ABBATE
Ingegner Riva è stata descritta una realtà paradisiaca ma non sembra proprio così
visti i tanti morti di tumore che ci sono a Taranto.
EMILIO RIVA
Vede il dibattito…non posso parlare adesso…vieni, il dibattito sui tumori è la sua
opinione è completamente…
LUIGI ABBATE
Allora sono false le voci di morti di tumore
EMILIO RIVA
Si.
LUIGI ABBATE
Ah ecco ce le siamo inventate.
EMILIO RIVA
Ve le siete inventate
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Emilio Riva, il re dell’acciaio e proprietario dell’Ilva, quattro anni fa non era abituato
alle domande scomode.
LUIGI ABBATE
Filma, filma, filma…Ingegnere mi dia il microfono, dottore mi dia il microfono, filma
tutto filma.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Sottrarre il microfono ad un giornalista è nello stile di Girolamo Archinà, una carriera
cominciata da autista e finita a capo delle relazioni istituzionali dell’Ilva.
Quando nel 2010 la magistratura di Taranto intercetta le telefonate comprende quale
sia il ruolo di facilitatore di Archinà, che gli riconosce anche il nipote del suo titolare:
“lei è il maestro degli insabbiamenti”.
LUIGI ABBATE
Dottor Archinà mi faccia parlare.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Con le buone o con le cattive Archinà è riuscito ad ottenere consenso e complicità da
giornalisti, politici, funzionari pubblici, sindacalisti, perfino prelati...
SABRINA GIANNINI
Perché una volta non vi confessate pure voi?
MARCO GERARDO – PARROCO DI TARANTO
No, no abbia pazienza.
SABRINA GIANNINI
Solo a capire la generosità…padre…la generosità dei Riva se l’avevate percepita
finalizzata a qualcosa.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Archinà allungava offerte in contanti "per opere di carità" al Vescovo Benigno Papa,
provvedeva devotamente al rifacimento della facciata della chiesa nel quartiere
tamburi macchiata dai minerali e dai vapori celestiali dell’Ilva, santificata ai piedi di
Cristo.
IPPAZIO STEFANO - SINDACO DI TARANTO
Nel quartiere Tamburi in un anno ci sono 4 persone con il tumore del polmone, nel
quartiere di Lama che è lontano, ce ne è una quindi è evidente che c’è. Che cosa
dobbiamo dimostrare di più? Che cosa stiamo aspettando di più?
SABRINA GIANNINI
Senta ma sarà per questo che i Riva avevano regalato le fontanelle per il cimitero di
Tamburi, perché servivano più li?
IPPAZIO STEFANO - SINDACO DI TARANTO
No guardi, no, questa è una cosa… a parte gliela spiego subito perché io voglio
ricordarle che sono il primo sindaco che ha fatto pagare le tasse alla famiglia Riva per
la prima volta hanno pagato quello che dovevano pagare per le tasse allo stato e
quindi ai tarantini.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Non confondiamo però l’ici con le tasse sui profitti. Perché qui ci sono in ballo 2
miliardi in parte sequestrati e c’è da capire se erano tasse evase. Ora premesso che
tutte le persone di cui si parla sono non colpevoli fino a prova contraria, cioè fino al
terzo grado di giudizio, l’Ilva non è solo un fatto di Taranto, perché il catrame tossico
è stato venduto invece di essere smaltito e potremmo averlo sotto ai piedi. Mai come
in questo caso si può dire che tutte le strade portano a Taranto. perché su
quell’acciaio si fonda un settore produttivo che va dalle infrastrutture alle pentole. E a
breve i correntisti delle più grandi banche potrebbero, a loro insaputa, dover correre
in soccorso, e non tanto perché manca il lavoro, ma perché i sistemi di produzione
non sono più compatibili con le norme di sicurezza e ambientali. C’è modo e modo di
fare impresa e non si può ed è troppo facile buttarla anche sempre sul ricatto
occupazionale. Eppure i Riva erano degli innovatori. Che cosa è successo? La nostra
Sabrina Giannini con la rete di complicità e lo scambio di favori.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
l’Ilva ha goduto di enormi favori, a volte gratuitamente a volte agevolati dalle
mazzette: secondo gli inquirenti questo video mostra Archinà che consegna 10 mila
euro all’ingegner Lorenzo Liberti, il perito dalla procura che nel 2010 doveva
pronunciarsi sulle emissioni di diossina. L’inchiesta “ambiente svenduto” iniziata 4
anni fa, apre agli inquirenti scenari aberranti sulle capacità dei vertici dell’Ilva di
infiltrarsi e manipolare le istituzioni. L’accusa è associazione per delinquere finalizzata
al “disastro ambientale e avvelenamento di alimenti per Riva padre e i figli Fabio e
Nicola, e per i vertici aziendali”. I governi hanno bloccato sistematicamente l’azione
della magistratura ritardando di fatto il risanamento. Gli aiuti che l’Ilva ha avuto dai
banchieri e dai politici sono di lunga data: consentendo ai Riva di risparmiare e
aumentare il profitto, finito nei paradisi fiscali.
FABIO RIVA
Due tumori in più all’anno… una minchiata.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Fabio Riva, 59 anni, primogenito di Emilio quando il 27 novembre di un anno fa parte
l’ordine di arresto dal tribunale di Taranto lui è già a Londra.
Trovare il suo rifugio non è stato facile, vive in affitto al quarto piano di questo
palazzo nel cuore di Londra, l’appartamento è stato acquistato per 4 milioni di euro
da una società costituita a Panama. Apparentemente non riconducibile ai Riva, che a
Panama e in altri paradisi fiscali hanno aperto loro società.
Raggiunto da mandato di cattura internazionale e irreperibile per due mesi, Fabio
Riva si è costituito lo scorso gennaio a Scotland Yard ottenendo così la libertà vigilata
su pagamento di una cauzione.
I magistrati della corona stanno valutando se accogliere la richiesta di estradizione, di
norma impiegano 2 mesi, ne sono passati 11. Fabio Riva non è un uomo qualunque, è
il vicepresidente del quarto gruppo siderurgico d’Europa, la sua famiglia ha avuto
anche un certo riguardo a portare molti soldi nel paradiso fiscale dell’isola di Jersey,
alle dipendenze dirette di sua Maestà, la regina Elisabetta.
Basta un’ora di volo da Londra per atterrare nel Jersey, la più grande isola del canale
della manica. Ci sono più società offshore che abitanti, molti dei quali impegnanti
nell’attività prevalente dell’isola: la gestione di fondi fiduciari. Abbiamo chiesto invano
un’intervista alla polizia, alla magistratura e ai gestori del trust Ubs dove i Riva
avevano un miliardo e 200 milioni di euro. Fondi non tassabili, perché nel trust la
proprietà risulta di altri, anche se in questo caso i beneficiari erano Emilio Riva e suo
fratello Adriano.
Non avremmo saputo di questo tesoro rimasto parcheggiato quasi 20 anni nel
paradiso fiscale se la guardia di finanza di Milano non avesse scoperto un’irregolarità
nello scudo fiscale richiesto da Emilio Riva nel 2009 per far rimpatriare i soldi pagando
soltanto il 5% di tasse, come prevedeva la norma varata dal governo Berlusconi.
Secondo la procura di Milano lo scudo sarebbe stato fatto attraverso una dichiarazione
falsa sottoscritta dai due fratelli Emilio e Adriano. Indagando, gli uomini della guardia
di finanza si trovano davanti a 8 trust dai nomi esotici istituiti esclusivamente per
celare chi fosse il reale proprietario dei beni tanto che prima di finire nel Jersey erano
schermati da 4 società delle isole Cayman un altro paradiso fiscale.
L’isola di Jersey avrebbe potuto agevolare la ricerca di altri patrimoni evasi,
rintracciarne la provenienza e i beneficiari lasciava sperare bene questo accordo tra il
governo monti e quello del Jersey siglato il 13 marzo del 2012, serviva soltanto la
ratifica dei due stati, uno dei due però non l’ha fatto quello che aveva più interesse:
l’Italia. Monti ha impiegato ben 6 mesi primo di presentarlo per la ratifica alle camere,
che poi si sono sciolte anzitempo e quell’accordo utile a stanare gli evasori e i
riciclatori giace ancora dimenticato nel cassetto. A quel miliardo e 200 milioni,
potrebbero aggiungersene altri 700, per ora congelati dalla magistratura del Jersey
mentre i fratelli Emilio e Adriano Riva oggi sono indagati per truffa aggravata e
trasferimento fraudolento di valori.
DOCUMENTARIO ISTITUZIONALE NASCITA ILVA
Un mondo sonnolento un destino umano che ha sempre avuto un nome solo: povertà.
Ma improvvisa una forza nuova la macchina. Ulivi secolari cadono come burattini di
vetro, le macchine hanno fatto il vuoto le mine compiranno l’opera. Dal suolo sorge
una nuova inattesa vegetazione è il primo elemento di un gigantesco centro
siderurgico che l’Italsider sta costruendo a Taranto e che diverrà il nucleo più potente
e moderno della siderurgia italiana. È il primo passo verso una trasformazione
profonda che giungerà a mutare sostanzialmente il volto e la vita del mezzogiorno, del
mezzogiorno agricolo, del mezzogiorno povero.
SABRINA GIANNINI
60 anni dopo il bucolico progetto meridionalista che ha cambiato Taranto è
incompatibile con il bene primario: la vita. Il primo gregge abbattuto è quello di
Vincenzo Fornaro.
VINCENZO FORNARO - ALLEVATORE
Furono caricati il 10 dicembre e furono abbattuti il giorno dopo. Questo è il cancello
che tutte le mattine si apriva per farli uscire e tutte le sere al tramonto si richiudeva
una volta che erano rientrati. Sono ormai cinque anni che si è completamente
svuotato e da allora è calato il silenzio. Io lo chiamo il silenzio assordante su questa
azienda.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
I 600 animali di Fornaro avevano un livello di diossina tre volte il limite consentito. A
ruota vengono abbattute le greggi di altre 13 aziende. Oggi vige ancora il divieto di
pascolo libero nel raggio di 20 chilometri dall’acciaieria.
Nei pressi dell’ILVA i bambini non possono accedere e giocare nelle aree verdi.
Per generazioni hanno accumulato diossina e sostanze ancor più cancerogene. A
chiedersi quali danni può aver provocato l’accumulo di queste sostanze è soltanto la
magistratura, i risultati della perizia escono nel 2012 e per la prima volta c’è un dato,
le emissioni dell’ILVA sarebbero causa di 30 decessi l’anno nella popolazione.
La tutela dell’industria siderurgica ha la precedenza: perché produce l’acciaio per la
meccanica e le auto, quindi e’ strategica. Così strategica da farla fallire per poi
svenderla ai privati.
MARGHERITA BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI
PAVIA
Quello che è successo in Italia non è successo negli altri paesi d’Europa, cioè il livello
di corruzione, di debito pubblico cresciuto in modo così continuo per tutti gli anni ’80 e
successivi.
SABRINA GIANNINI
Anche grazie alla siderurgia.
MARGHERITA BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI
PAVIA
Anche grazie alla siderurgia pubblica. Dal 78 al 93, 16 anni, sono arrivati alla
siderurgia pubblica 33,9 miliardi di euro a valore 2010 di aiuti intesi come
ripianamento delle perdite e pagamento dei debiti. 2,1 miliardi all’anno per 16 anni.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Praticamente una manovrina economica all’anno per apparecchiare con posate
d’ acciaio inossidabile la mangiatoia del pentapartito.
SABRINA GIANNINI
Però i manager erano manager sostanzialmente scelti dalla politica, che eseguivano gli
ordini della politica.
MARGHERITA BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI
PAVIA
Assolutamente sì. Assolutamente sì. Cioè non era premiata la competenza. La
produttività era la metà. Cioè si produceva per addetto 350 tonnellate all’anno
rispetto ai 600 che si producevano in stabilimenti analoghi in Giappone. Quindi c’erano
il doppio delle persone che servivano.
SABRINA GIANNINI
Alla base di Taranto si può dire che ci sia stata la logica dello scambio di voto?
MARGHERITA BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI
PAVIA
Sì, sì la logica di creare posti di lavoro e quindi raccogliere in cambio dei risultati
elettorali.
SABRINA GIANNINI
Senta perché lo stato a un certo punto nel 1995 vende l’Italsider o meglio vende
l’ILVA…
MARGHERITA BALCONI - DOCENTE ECONOMIA APPLICATA UNIVERSITA’ DI
PAVIA
Perché era diciamo, era un atto dovuto. Era una sorta di privatizzazione obbligatoria,
perché la Comunità Europea consentisse il pagamento di questa ulteriore tranche di
aiuti, l’accordo era che l’Italia, lo Stato avrebbe dovuto privatizzare. Quindi “vi do i
soldi ma basta”, quindi basta nel senso che uscite dal settore siderurgico.
Dal TG1 del 16/03/1995
Il presidente dell’Iri Michele Tedeschi e Fabio Riva amministratore unico della RILP
hanno firmato questa sera a Roma il contratto di cessione dell’ILVA Laminati Piani alla
RILP società costituita dal gruppo Riva per l’acquisizione.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
I Riva fanno l’affare del secolo aggiudicandosi l’acciaieria più grande d’Europa per
1460 miliardi di lire senza fare un grande sforzo, perché a finanziare l’operazione è
CARIPLO poi confluita in Banca Intesa.
Pochi anni prima l’Italsider in questo video istituzionale stimava in 20.000 miliardi il
costo di realizzazione dell’impianto.
VIDEO ISTITUZIONALE ITALSIDER
In totale il centro siderurgico è costato 2000 miliardi di lire, per costruirlo oggi ci
vorrebbero più di 20.000 miliardi.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Ma i conti i Riva li sanno fare. In seguito al boom dell’acciaio l’impianto produce utili al
ritmo di 100 miliardi di lire al mese. In due anni il gruppo Riva si ripaga la più grande
acciaieria d’Europa. E diventa i numero uno dell’acciaio in Italia, quadruplicando il suo
giro d’affari. Perché l’unico vero costo da tagliare era quello del personale, che i Riva
non tardano a fare.
L’allora presidente del consiglio Lamberto Dini avrebbe dovuto pretenderlo, così come
i suoi successori. Invece, dall’inchiesta della magistratura, emergerebbe una politica
intimidita, quando non asservita.
Il 26 luglio dell’anno scorso c’e’ la prima ondata di arresti: ai domiciliari finiscono il
direttore dell’ILVA Luigi Capogrosso, il perito Lorenzo Liberti, Nicola Riva e il
capofamiglia Emilio che li sconta nella sua villa di Malnate, in provincia di Varese. In
carcere finisce Girolamo Archinà, il centralino dell’ILVA collegato al potere politico il
cui telefono era stato intercettato per nove mesi.
GIROLAMO ARCHINÀ (intercettazione)
Cioè abbiamo tolto una peste… e ne abbiamo tre di pesti.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Secondo gli investigatori la peste di cui si parla Archina’ e’ Luigi Romandini.
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
La peste sono io sì. La peste sono io e me ne vanto! Beh diciamo che c’era in ballo
questa famosa autorizzazione di questa discarica “Mater Gratiae” che dovendo
ospitare rifiuti tossici e nocivi in altri termini rifiuti pericolosi - anzi possiamo dire nel
caso specifico i più pericolosi in assoluto in un certo senso - potenzialmente sarebbe
stata una delle discariche più pericolose in Europa. Quindi non è stato possibile
rilasciare questa autorizzazione.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Romandini e il successore non cedono alle pressioni del Presidente Giovanni Florido e
dell’assessore all’Ambiente Michele Conserva e non concedono l’autorizzazione ad
utilizzare la cava per i rifiuti speciali che avrebbe fatto risparmiato milioni di euro.
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
In pratica c’era un interesse continuo, costante, a che questa autorizzazione andasse
in porto perché comportava un importante risparmio di spesa sullo smaltimento dei
rifiuti che sono i più costosi da smaltire.
SABRINA GIANNINI
Senta che cosa le diceva il presidente Florido per convincerla invece a firmare?
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Mi diceva che se non me la sentivo potevo benissimo dimettermi. Oppure che
comunque la mancata autorizzazione poteva comportare dei problemi all’azienda…
SABRINA GIANNINI
Qui le pressioni erano quotidiane?
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Beh si, erano notevoli.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Nel 2009 Romandini viene rimosso dall’incarico e spostato a tutt’altro settore.
Lui per l’ennesima volta denuncia la situazione alla Procura, stavolta però partono le
intercettazioni. Quindi l’inchiesta. Su una cosa Archinà aveva ragione: la peste era
arrivata.
Il presidente Florido e il suo assessore sono finiti agli arresti domiciliari a maggio. Ma
dopo soli quattro mesi, il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha autorizzato l’uso di
quella cava che, per decreto, fa entrare i rifiuti tossici e nocivi in un buco mai
bonificato e a contatto con la falda acquifera. Quel favore che Florido voleva fare
all’ILVA, oggi l’ha fatto il Governo.
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Praticamente le iniziative governative che autorizzano le due discariche dell’ILVA
praticamente l’ILVA viene a risparmiare 300 milioni di euro perché tanto sarebbe
costato in pratica lo smaltimento altrove.
SABRINA GIANNINI
Quel risparmio è in qualche modo - visto in prospettiva - un risparmio per i Riva.
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Si, sicuramente.
SABRINA GIANNINI
Stanno facendo un piacere ai Riva.
LUIGI ROMANDINI– DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Sì, l’azienda dovrebbe rientrare in mano ai Riva.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Florido un passato nella Cisl, è esponente del Partito Democratico. Come il ministro
dell’ambiente Andrea Orlando. L’ex segretario Pierlugi Bersani nel 2006 ha ricevuto
come contributo cinquantamila euro da Federacciai e novantottomila euro da due
società dei Riva. Ma questi ultimi ha preferito non divulgarli nella dichiarazione che la
Camera dei deputati rende pubblica. Perché l’obbligo scattava oltre i 50mila e lui ne
aveva ricevuto esattamente quarantanovemila euro dalle due società. Strategico,
come l’acciaio. Di cui si occuperà subito dopo le elezioni, come Ministro dello Sviluppo
Economico
Nel 2006 l’ILVA ha elargito un contributo di quarantanovemila euro anche all’ex
deputato Vico del Partito Democratico. Anche lui aveva preferito non divulgarlo.
Vico aveva promosso in Parlamento una proposta per depenalizzare l’articolo del
Codice Penale per il quale l’ILVA veniva più spesso condannata.
Dalle intercettazioni emerge lo scambio tra lui e Archinà, sul senatore del Partito
Democratico Roberto Della Seta, che con una mozione si opponeva a un decreto a
favore dell’ ILVA.
LUDOVICO VICO:
Benissimo, ora a questo punto ... lì alla Camera dobbiamo farli uscire il sangue.
GIROLAMO ARCHINÀ:
Ho letto la mozione…
LUDOVICO VICO:
Perchè, e perchè lui deve capire ... no, che non deve rompere le palle, no.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Nonostante queste intercettazioni fossero già pubbliche il partito di Bersani consente a
Vico di ricandidarsi alla Camera. a Della Seta no.
SABRINA GIANNINI
Ma lei non è stato ricandidato poi nel Pd o non si è ricandidato per sua volontà…
AL TELEFONO ROBERTO DELLA SETA – EX SENATORE PD
No, non sono stato ricandidato, non so se tra le ragioni ci sia stata anche la vicenda
dell’Ilva…
SABRINA GIANNINI
Secondo lei?
AL TELEFONO ROBERTO DELLA SETA – EX SENATORE PD
Io penso di si, io ho anche prospettato la possibilità di candidarmi alle primarie, a
Taranto ed era una proposta che nasceva anche da una certa indignazione per il fatto
che il Partito Democratico non abbia detto una parola attraverso i suoi dirigenti
nazionali e locali sul fatto che un deputato o un suo deputato, parlando al telefono
con un signore che non so come chiamarlo lo “spiccia faccende dei Riva” usasse quelle
espressioni minacciose. Non so in Parlamento siamo stati in due in realtà a votare
contro provvedimenti dell’allora Governo Monti sull’Ilva…
SABRINA GIANNINI
Lei ha chiesto poi di far parte della coalizione in qualche modo di centro sinistra.
ANDREA BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Il tema di Taranto aveva determinato diciamo un…
SABRINA GIANNINI
Cioè quindi lei è stato escluso dal… si è in qualche modo…
ANDREA BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Siamo stati esclusi, si certo, ma questo è un tema che ha pesato in maniera molto,
molto forte.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
La famiglia Riva nel 2004 dona anche a Forza Italia complessivamente 330 mila euro.
Nel 2006 si ripete e non dimentica le sedi di Taranto e Bari. Inoltre finanzia la corsa
alla Camera dei deputati di Raffaele Fitto, un altro che non vuole rendere pubblico
quel contributo di 35 mila euro ricevuto dai Riva, sicuramente riconoscenti verso il
governatore uscente della Puglia che non aveva istituito il registro tumori e
monitoraggi severi contro l’inquinamento a Taranto.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Chissà: forse Fitto se l’è cavata per il rotto della cuffia, perché quando sono partite le
indagini lui era già parlamentare a Roma. Ma perché non volevano far sapere che
hanno preso quei contributi? In fin dei conti, tutti i grandi imprenditori versano
trasversalmente a tutti. Certo è che i Riva si sono portati a casa l’Ilva a prezzo di
saldo; poi versando un obolo da 98mila euro di qua, un altro da 300mila di là, a conti
fatti, che ritorno hanno avuto? Lo sanno i politici quanto gli hanno fatto risparmiare
chiudendo un occhio su tutto? Perché se non lo sanno, li aiutiamo dopo la pubblicità.
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MILENA GABANELLI IN STUDIO
Stiamo parlando dell’intreccio impresa-politica. La politica, come ovunque nel mondo,
sta dove le conviene di più, vale a dire: dove arrivano più voti. E quando l’Ilva dice “se
tu mi imponi di mettere tutti quei filtri e i depuratori, io mando a casa la gente”, si va
in proroga. E sono gli stessi problemi che ha avuto la Francia, la Germania. Solo che
quando è diventato più conveniente ascoltare la popolazione in rivolta, quegli
adeguamenti li hanno imposti. E in Francia, Germania, Spagna, Belgio è dove dalla
metà degli anni ‘90 hanno comprato acciaierie anche i Riva.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Il gruppo Riva ha acquistato stabilimenti in Germania, Francia, Spagna e in Belgio, a
Charleroi. Qui si è dovuto adeguare.
JACQUES COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
L’ambiente era segnato da 200 anni di industria siderurgica, si vedeva una nebbia blu,
bluastra, bisognava tapparsi il naso passeggiando, perché c’era puzza di marcio nelle
strade, c’era un’atmosfera fumosa. Il primo anno in cui sono stati fatti gli
investimenti, gli abitanti del quartiere alle nostre spalle hanno detto “ah finalmente è
il primo anno che i nostri bambini possono giocare fuori”. Abbiamo avuto sei sindaci
che si sono succeduti a Charleroi, in questa città si sono fatti affari enormi, tutti i
responsabili sono stati indagati, arrestati, ci saranno dei processi importanti.
Comunque, senza le nostre pressioni, non avrebbero fatto niente. I partiti politici sono
stati costretti a inserire la lotta contro l’inquinamento nel loro programma comunale.
SABRINA GIANNINI
Ma se ci sono le leggi,le normative europee, perché serve una pressione?
JACQUES COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Perché non venivano applicate. Ci sono state pressioni enormi da parte dei sindacati,
delle manifestazioni contro il nostro gruppo. Pensi un po’, eravamo considerati
ecologisti retrogradi che avrebbero fatto chiudere la fabbrica.
SABRINA GIANNINI
Quanto tempo è passato da quando avete cominciato a fare diciamo pressione sui
politici fino ai primi interventi di risanamento?
JACQUES COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Due anni.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
In due anni le emissioni inquinanti si sono ridotte del 66%. Da allora la popolazione
viene informata in tempo reale sulla qualità dell’aria attraverso internet e i
telegiornali.
SABRINA GIANNINI
Quali sono gli interventi che la Riva ha dovuto fare a seguito dell’intervento della
politica?
JACQUES COUPEZ – RAPPRENSENTANTE DEI RESIDENTI CHARLEROI
Tutte quelle enormi tubature blu, le vede, sono aspiratori. L’investimento totale è
stato di circa 3 milioni di euro.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Una somma ridicola rispetto a quanto servirebbe oggi nell’impianto di Taranto.
L'adeguamento fu fatto nel 2008, proprio l’anno in cui a Taranto venivano abbattute
le pecore per la diossina. L’anno delle prime proteste…
A scendere in piazza è sempre il 10% dei tarantini ma sono più temuti di quel 90%
che è rimasto a casa anche lo scorso aprile facendo fallire il referendum promosso da
chi avrebbe voluto chiudere l’area più inquinante dello stabilimento.
LUIGI ROMANDINI – DIRIGENTE PROVINCIA DI TARANTO
Mentre il rione Tamburi, che è il rione quello più martoriato storicamente dallo
stabilimento siderurgico, era sempre molto attivo nelle manifestazioni contro lo
stabilimento, qualcuno ha scoperto che poi gran parte delle assunzioni dell’Ilva
venivano utilizzando proprio lo stradario del rione Tamburi, quasi a voler disinnescare
i tentativi di protesta.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
La soluzione di Corrado Clini, allora ministro, sarebbe stata quella di evacuare il
quartiere. Archina’ non era così sottile nella strategia comunicativa orientata a
ridimensionare il problema ambientale più grave del sud.
AVVOCATO EGIDIO ALBANESE
Io quei soldi per i giornalisti li avrei spesi sponsorizzando qualche ... Qualche attività
guarda!
GIROLAMO ARCHINÀ
Tieni conto che quando mi occupavo io... Ed erano solo i giornali che ci rompevano i
coglioni!!! Qualche giornale!!! io spendevo... Non superavo 300 mila l'anno…
EGIDIO ALBANESE
Si, e ‘mo?
GIROLAMO ARCHINÀ
Un milione e mezzo di budget!
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
L’Ilva investe 1,5 e mezzo in pubblicità ma l’obiettivo non è vendere un prodotto.
SPOT ILVA
Grazie alla capacità innovativa di Ilva e al talento dei lavoratori di Taranto, quelle
strade esistono e portano calore a tutti noi. Made in Italy, made in Ilva.
GIROLAMO ARCHINÀ
Cioè io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliarli la lingua! Cioè
pagare la stampa per non parlare!
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Davvero impressionante, secondo gli inquirenti, è il costante ricorso di Archinà a
condotte finalizzate ad asservire i compiacenti organi di informazione.
Emerge una confidenza particolare con l’allora direttore della redazione tarantina del
Nuovo Quotidiano di Puglia e dell’ex direttore di Taranto Sera in quell’estate del 2010
l’Ilva aveva evidentemente la necessità di comprare più spazi pubblicitari del solito.
GASPARE CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
Andava per quanto mi riguarda anche su Telenorba, su Teledue, su Telerama, su
Blustar e tutte le altre televisioni. Per quanto riguarda la stampa andava sulla
Gazzetta del Mezzogiorno, sul Quotidiano, sul Corriere del Giorno, su altri giornali
locali e così via. Quindi non vedo perché io avrei dovuto fare il buon samaritano e dire
“no, non voglio la pubblicità”
SABRINA GIANNINI
No, singolare questa scelta dei tempi cioè comunque proprio quando si cominciava a
parlare di inquinamento. Perché non prima? Forse questo uno si chiede… forse prima
non avevano bisogno di pubblicità…
GASPARE CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
La spiegazione che io mi sono dato è quella che loro evidentemente, boh, volevano
fare vedere una presenza in città.
SPOT ILVA
Questa tuta dice molte cose della persona che la indossa: si chiama Luca e lavora in
Ilva, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa. Quello che non dice è che Luca è
un ingegnere specializzato; è uno dei migliori tecnici ambientali al mondo. Quello che
non dice è che grazie a Luca l’Ilva e Taranto avranno un futuro più sostenibile. Ilva:
c’è un mondo dentro.
GASPARE CARDAMONE – EDITORE STUDIO 100TV
Questo era fatto più che altro per essere orgogliosi di chi lavorava dentro l’Ilva
secondo me…
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Quello che non dice lo spot è che gli operai sono esposti alle esalazioni tossiche e
questo non accadrebbe se gli impianti fossero a norma. E’ stato fondamentale per
l'atto accusa di disastro ambientale quello che dice invece l’indagine epidemiologica
disposta dalla procura: “gli eccessi riscontrati nel comparto siderurgico, in particolare
per tumore della pleura, della vescica e dello stomaco, hanno una forte giustificazione
eziologica data dalla esposizione ad amianto, a idrocarburi aromatici policiclici e alla
possibile ingestione di polveri minerali… “
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Chi obietta problemi di sicurezza o obietta di diritti, in fabbrica fa una brutta fine viene
emarginato viene mandato nei reparti punitivi…
VINCENZO CURCIO – OPERAIO ILVA
Viene mobbizzato…
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Viene mobbizzato!
VINCENZO CURCIO – OPERAIO ILVA
…utilizziamo i termini giusti.
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Viene mobbizzato. E allora: questo il sindacato lo sa!
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Quando nel 1995 Riva compra l'acciaieria ha uno slancio di generosità verso i
sindacati confederali dei metalmeccanici, sigla con loro un patto perché gestiscano il
dopolavoro, in cambio si impegna a versare una quota che nei soli primi 5 anni è di 5
miliardi di lire. A partire dal 2002 la quota annuale è di 400 mila euro. I soldi sono
destinati alle borse di studio e alle colonie pei bambini dei dipendenti…
VINCENZO CURCIO – OPERAIO ILVA
Anche il fatto delle colonie… Io l’ho scoperto due anni fa. Io lavoro all’interno dello
stabilimento da 11 anni e non ho mai sentito parlare di colonie io pensavo che le
colonie fossero ferme agli anni ’70.
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Ma tutti i lavoratori non sanno che quello è il circolo dopolavoro.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
La masseria è la sede del circolo e anche il centro per la ricreazione e lo sport aperto a
tutti i lavoratori, teoricamente, da qualche tempo infatti non è più cosi.
Per ora è aperta esclusivamente una palestra privata. Per anni anche un'altra ala della
masseria era gestita da un privato che aveva aperto un albergo.
SABRINA GIANNINI
Qui tanti anni fa io ero venuta in un altro albergo
RAGAZZA
E’ quello che si vede lì.
SABRINA GIANNINI
Me lo ricordo, ma non c’è più.
RAGAZZA
Da cinque anni.
SABRINA GIANNINI
Ah sì? Quindi adesso c’è solo una palestra?
RAGAZZA
Solo palestre. Tennis è in ristrutturazione. Solo questo
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
All'agenzia delle entrate il circolo è parso un'attività commerciale più che una
associazione senza scopo di lucro. E così ha aperto un contenzioso.
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Io sono un ex dirigente sindacale della FIOM, però anche quando stavo all’interno non
conoscevo. Sapevo che il sindacato gestiva la masseria vaccarella, ma non sapevo che
si prendessero tutti questi soldi ogni anno.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Singolare infatti che accanto all'associazione ONLUS vaccarella creata ad hoc, i tre
sindacati abbiano voluto gestire i 400 mila euro elargiti tutti gli anni da Ilva
attraverso una fondazione, un ente privato notoriamente opaco, salvo slanci di
trasparenza che in questo caso non si sono visti.
Oggi sul tavolo della procura c'è un fascicolo aperto in seguito a un esposto di cittadini
e dipendenti Ilva che vogliono sapere come sono stati spesi negli ultimi sedici anni
sette milioni di euro.
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Mai trovato una locandina nella bacheca sindacale in cui mi diceva quest’anno
lavoratori il circolo della masseria, l’associazione ONLUS gestita dai sindacati hanno
organizzato un bel veglione di fine anno, ci vediamo tutti là e facciamo sindacato
neanche questo sono stati in grado di fare.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Le decisioni all'interno della fondazione vengono prese dal presidente e i suoi vice,
che sono sempre i segretari provinciali dei sindacati che a turno ricoprono le 3 cariche.
Per esempio, fino al 2012 il presidente era Rosario Rappa della cgil-fiom, l'ha seguito
Talò della UIL e oggi è Mimmo Panarelli della cisl-fim.
A proposito chi era il rappresentante della CISL quando nel lontano 1996 fu firmato
quell'accordo?
Proprio Giovanni Florido, in seguito presidente della provincia e recentemente
arrestato per i presunti favori all'Ilva…
SABRINA GIANNINI
Ma lei non è mai andato dai sindacati a chiedere ma scusate…
VINCENZO CURCIO – OPERAIO ILVA
Si io qualche giorno fa ho rivolto al delegato di reparto un interrogativo: posso sapere
cosa sono questi fumi che avvolgono il mio ambiente di lavoro, tutto il giorno, tutti i
giorni? cosa c’è all’interno di questo fumo? Qualche anno fa mi fu risposto che fosse
vapore acqueo.
CATALDO RANIERI – OPERAIO ILVA
Non c’è un’alternativa di lavoro perché io penso, ripeto, chiunque là dentro non ci
lavorerebbe se ci fosse un’alternativa, con lo stesso stipendio, no con gli stessi diritti,
perché se in una fabbrica viene negato il diritto alla salute è già il primo diritto.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Questo spot della Regione Puglia cerca di promuovere una Taranto diversa, forse
nell’attesa che si sposti l’Ilva o il quartiere Tamburi.
SPOT ILVA
VINCENZO FORNARO – ALLEVATORE
Noi eravamo circa fra stagionali e fissi avevamo circa una ventina di operai che sono
stati licenziati.
SPOT ILVA
PESCATORE 1
Prima si faceva la propaganda alle cozza della Grecia e della Spagna o della Francia e
mettevano “Cozze di Taranto”. Prima si facevano propaganda con le cozze nostre, ora
invece è il contrario, dicono che non sono cozze di Taranto.
ALESSANDRO MARESCOTTI – PRESIDENTE PEACELINK
Per moltissimo tempo dal camino E 312…
SABRINA GIANNINI
Quello più alto?
ALESSANDRO MARESCOTTI – PRESIDENTE PEACELINK
Quello più alto, fuoriusciva diossina in notevole quantità. Non è stato fatto a partire
dal 2001 un reale controllo su questo inquinante che è un inquinante persistente. Non
solo, dal 2001, lo chiedeva la Commissione Europea, la popolazione doveva essere
informata. Ci sono documenti ufficiali. Non ci ha informato nessuno e quando abbiamo
portato ad analizzare un campione di pecorino in un laboratorio specializzato si è visto
che superava di tre volte i limiti europei per diossine e policlorobifenili. Quel pecorino
non si poteva mangiare. Nel 2007 sul camino E312 si è scoperto che fuoriuscivano
diversi grammi di diossina all’anno e le misurazioni fatte – se non erro – nel 2008,
dati Arpa, davano 172 grammi all’anno di diossina. Se li moltiplichiamo per 45 anni
sono 7,7 chili di diossina spalmati in un lungo periodo di tempo. Qui ancora oggi non
viene fatta nessuna bonifica. Vincenzo non può comprare le altre pecore, le altre
capre che nel giro di una o due settimane si contaminerebbero di nuovo perché non è
stata fatta nessuna bonifica.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Un professore di scuola media fa analizzare il pecorino ed emergono i valori che
portano prima all’abbattimento delle greggi e in seguito all’apertura del filone sanitario
dell’inchiesta della magistratura. Chi era in quel 2010 il perito della procura che
doveva trovare la fonte della diossina. Quel Lorenzo Liberti con una busta tra le mani
allungata da Girolamo Archinà che oltre alla diossina doveva risolvere un altro
problema: il benzoapirene. La sostanza altamente cancerogena che fuoriesce dal
reparto cocheria. In quell’estate del 2010 stava diventando pericolosa anche per le
casse dell’Ilva.
GIROLAMO ARCHINA’
Mo, si sono attaccati che c’è un altro comunicato di alta marea sul benzopirene e non
hanno capito che questi ci fanno chiudere se continuano così.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
L’alternativa era risanare, spendere mezzo miliardo di euro ma i vertici Ilva, scrivono
gli inquirenti hanno sempre gestito la politica ambientale affannandosi e tramando per
tentare di insabbiare le iniziative che loro ritenevano deleterie per lo stabilimento.
Insabbiare i dati sul benzopirene era la missione dell’Ilva nell’estate cruciale nel 2010,
quando il direttore dell’agenzia per l’ambiente pugliese Giorgio Assennato pubblica un
rapporto che denuncia livelli oltre la norma della sostanza cancerogena. Secondo i
magistrati Vendola avrebbe fatto pressioni sul direttore dell’Arpa per ammorbidire
quella relazione e favorire il colosso siderurgico.
SABRINA GIANNINI
L’altro giorno chiedevo ad Assennato se fosse vera la cosa che era emersa dalle
intercettazioni e cioè che in qualche modo lei non era contento del suo stesso direttore
generale.
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Che le ha detto Assennato?
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Vendola non s’è mai permesso di fare nessuna pressione. L’ha detto in tremila salse
diverse.
SABRINA GIANNINI
Quindi quella telefonata…
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Era Archinà che aveva fatto una pressione sulla Regione, e io ho detto a Archinà non
vi permettete nemmeno di pensarci.
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Girolamo sono molto incazzato, ma molto incazzato.
GIROLAMO ARCHINA’
Che cosa è successo!!
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
Non dovevate fare quello che avete fatto, di andare dal Presidente e dire che siete
vittime di persecuzione dell’Arpa e cose del genere. Non avete mai fatto un minimo di
monitoraggio ambientale all’interno dell’azienda!
GIROLAMO ARCHINA’
Professore...la relazione…non ne abbiamo manco parlato!
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENENRALE ARPA
posso dire quello che fate! Sbagliate!
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Io ero più che contento dell’operato di Assennato, tanto che l’ho confermato.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Le versioni dei due non convincono i magistrati, che iscrivono entrambi nel registro
degli indagati basandosi sulle intercettazioni. Archinà in una telefonata afferma che
Vendola avrebbe incaricato persone del suo staff e della sua giunta….
GIROLAMO ARCHINA’
Sono tutte persone che hanno avuto il compito di frantumare Assennato
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Che successivamente alle pressioni si sarebbe “responsabilizzato”. Secondo i
magistrati è indicativa anche la conversazione tra Archinà e Vendola, nella quale
quest’ultimo lo tranquillizza dicendogli che non è che si è scordato, che l’Ilva è una
realtà produttiva a cui non possiamo rinunciare e che poteva chiamare Riva e dirgli
che il Presidente non si è defilato.
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Io ho avuto il difetto di dire sempre quello che penso. Sono stato uno dei pochi che ci
ha messo la faccia a dire che era contrario al referendum che era contrario alla
chiusura della fabbrica, perché ho pensato che la sfida vera fosse l’ambientalizzazione
della fabbrica.
SABRINA GIANNINI
E’ convinto che non avrebbe potuto fare di più?
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Se qualcuno mi dice che cosa…
SABRINA GIANNINI
Glielo dico.
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Quelli che lo dicono – mi faccia finire.
SABRINA GIANNINI
Ma guardi che lo dicono i giudici eh, i giudici scrivono che è di tutta evidenza che la
Regione Puglia invece di imporre misure urgenti e monitorare di continuo le omissioni
dell’Ilva, di concerto con i suoi vertici cercava di ricorre ad escamotage quale
l’attivazione di tavoli tecnici, al fine di guadagnare tempo.
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Quello che è del tutto evidente e credo sarà del tutto smentito nella sede di
apprezzamento probatorio della documentazione. La documentazione dice il contrario.
Abbiamo monitorato tutto il 2009 è risultato che lo sforamento era significativo.
Abbiamo individuato la fonte che era l’Ilva e abbiamo aperto un contenzioso perché
nel frattempo avevamo anche cognizione del rapporto tra inquinamento e patologia.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Chiaro a fine 2009 la Regione certifica che Ilva inquina oltre i limiti di legge.
SABRINA GIANNINI
Quei dati cosi gravi. Quali interventi sugli impianti avete fatto, sulle porcherie
famose… avete indicato e obbligato di fatto il gestore Ilva perché rientrasse nei valori
di legge?
NICHI VENDOLA – PRESIENTE DELLA REGIONE PUGLIA
Ma è intervenuta l’autorità giudiziaria, sono intervenuti i sequestri in quel momento.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
A dire il vero i magistrati sono intervenuti con i sequestri soltanto nel 2012. Mentre
nell’estate del 2010 la popolazione a Taranto è in rivolta e per Riva è venuto il
momento di mettere a posto gli impianti ma, provvidenziale, il 13 agosto del 2010,
mentre tutti sono al mare, Berlusconi con il decreto Prestigiacomo cambia la legge e
stabilisce che quei limiti, i limiti di quel potente cancerogeno che venivano
costantemente superati, possono andare ancora bene per altri 3 anni. Forse gli
restituisce il favore che il patriota Riva gli aveva fatto due anni prima, aderendo alla
cordata Alitalia, che poi ha permesso a Berlusconi di vincere le elezioni? Quel favore i
Riva, quell’investimento che era costato 120 milioni di euro erano noccioline in
confronto a quello che avrebbe dovuto spendere per risanare. Ma risolto questo
problema, in quel torrido agosto Riva se ne trova un altro, per continuare a produrre
gli serve una patente, che viene data solo se esegui tutta una serie di interventi e il
ministero tarda a dargliela. E allora, da quel che emerge dalle intercettazioni, l’Ilva
avrebbe fatto pressioni sull’allora capo dipartimento del ministero dell’Ambiente
Prestigiacomo, Luigi Pelaggi, il punto era: meno adeguamenti io devo fare e più
risparmio.
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
Io ho stressato Pelaggi e poi ho parlato riservatamente con pelaggi gli ho detto
…guarda…
FABIO RIVA
E’ che lui non se ne occupa Sto Cristo!
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
lui dice non preoccuparti, non preoccuparti.
FABIO RIVA
Ma dagli un’occhiata pirla!
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
Si ma gli ho detto guarda…prima di tutto guarda che i Riva sono incazzati come delle
bisce, poi hanno già scritto a Letta… e già quando gli ho detto Letta basta…
FABIO RIVA
e lui un cazzo! Neanche con quello!
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
No no! Si è preoccupato, si è preoccupato, poi gli ho detto, guarda che se le cose
stanno così… non in cassa integrazione, noi mettiamo in mobilità 5 – 6mila persone..
FABIO RIVA
esatto! È quello che gli ho detto!
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
Io guardi sono andato giù proprio piatto piatto. Gli ho detto guarda che su sta roba
qua non salta Ticali, salta la Prestigiacomo! Cazzo, gli ho detto scusa è da novembre
che io vengo qui in pellegrinaggio da te. E’ una roba allucinante! Cioè…cosa dobbiamo
fare di più ve l’abbiamo scritta noi! Vi tocca soltanto di leggere le carte!
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Secondo l’ex ministro Prestigiacomo che non ci ha concesso l’intervista queste
dichiarazioni sarebbero solo millanterie smentite dai fatti.
FRANCESCO PERLI AVVOCATO ILVA
Poi Pelaggi mi ha detto che la commissione ha accettato… m’ha detto – parole sue –
85-90% delle nostre osservazioni.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Inaugurazione con benedizione dell’abbattitore di diossine è il 2009 Fabio Riva non
sembra dispiaciuto di spendere un po’ di soldi forse perché si inaugura un solo
abbattitore, mentre i camini inquinanti sono 200. Il ministro successivo, Clini,
prorogherà l’obbligo di mettere i filtri a maniche, quelli che costano 90 milioni l’uno.
Proroghe e timidi controlli e l’Ilva è diventata questa.
Emissioni pericolose e fuori controllo, scarico di polveri e rifiuti tossici a contatto con la
falda, la lista è lunga. E’ il contenuto del dossier che i Carabinieri del Noe di Lecce
spediscono agli enti locali e al ministro Stefania Prestigiacomo nel 2011 e nel cassetto
del Ministro quel dossier rimane.
I magistrati terranno conto di quelle prove e il 26 luglio dell’anno scorso su richiesta
del procuratore capo Sebastio, il giudice Patrizia Todisco sequestra i 6 reparti. Con il
sequestro il giudice intende interrompere l’attività criminosa perché, scrive, è in gioco
la tutela di beni fondamentali di rilevanza costituzionale: la salute e la vita umana.
Dal TG2 del 14/08/2012 - STEFANIA PRESTIGIACOMO
Noi incoraggiamo il governo ad assumere ogni iniziativa per scongiurare la chiusura
degli stabilimenti Ilva e consideriamo un atto di talebanismo giudiziario l’intervento
del singolo Gip di Taranto che va contro gli interessi di un territorio come quello di
Taranto.
Da BALLARÒ del 27/11/ 2012 BEATRICE LORENZIN – POPOLO DELLA
LIBERTÀ
Ilva è una situazione paradossale perché dopo aver fatto l’accordo con il governo, la
procura boccia l’accordo con il governo, io non credo che in Germania, in Francia o
negli altri Paesi altamente industrializzati una procura avrebbe potuto bloccare
l’indotto dell’acciaio italiano.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
In Germania e in Francia un impianto come l’Ilva di Taranto sarebbe stato costretto a
investire per ridurre l’inquinamento, in alternativa a chiudere. Soluzione che i Riva
hanno scelto per l’acciaieria di Genova, dieci anni fa. Ma questo forse Beatrice non lo
sa?
Da BALLARÒ del 27/11/ 2012 BEATRICE LORENZIN – POPOLO DELLA
LIBERTÀ
Se io non ho in mano gli atti giudiziari.
ANDREA BONELLI – PRESIDENTE VERDI
Io sono stato accusato dal ministro Clini di procurato allarme e manipolazione di dati
perché avevo tirato fuori un’indagine epidemiologica del ministero della Sanità, che il
governo non tirava fuori, era già pronta da 8 mesi, dal marzo del 2012, a tal punto
che la procura l’aveva acquisita agli atti però non veniva resa pubblica, è stata resa
pubblica solo dopo che è stata data la seconda autorizzazione integrata ambientale.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
A ottobre del 2012 arriva il primo decreto salva Ilva. Monti mette alla porta i custodi
nominati dal tribunale dopo il sequestro e restituisce l’Ilva ai proprietari, il presidente
è Bruno Ferrante. Si autorizza così la produzione in deroga a numerose norme
ambientali. Ferrante aveva già dimostrato di essere poco affidabile sul piano del
risanamento. Infatti, a tempesta giudiziaria iniziata aveva promesso di investire 400
milioni di euro. Non l’ha fatto. La procura a maggio lo indaga perchè non ha attivato
gli interventi per assicurare la protezione dell'ambiente e della salute. Alla fine si
dimette. Pochi giorni dopo il nuovo governo mette l’azienda nelle mani di un
commissario. Enrico il giovane affida il salvataggio dell’acciaieria più grande d’Europa
all’ottantenne Enrico Bondi, già risanatore di Montedison e Parmalat. Nel 2011 Bondi
era stato nominato commissario per la spending review dall’allora primo ministro
Mario Monti, il cui figlio Giovanni era stato assunto come manager alla Parmalat,
incidentalmente all’epoca in cui commissario era proprio Enrico Bondi, che ha una
vocazione per i calcoli, nonostante il curriculum da chimico come amministratore
delegato di una azienda nel Lazio, viene coinvolto e assolto nel disastro ecologico del
fiume Sacco. I sistemi di protezione dei rischi industriali sono un costo, lui lo sa anche
per questa ragione e’ stato chiamato all’Ilva dai signori Riva però come
amministratore delegato nell’aprile di quest’anno, quindi due mesi prima che il
governo Letta lo nominasse commissario. In altre parole: Enrico Bondi è un uomo di
fiducia dei Riva. Neanche il tempo di accorgersi che la poltrona era la stessa ma il
ruolo cambiato, che invia alla Regione una relazione scritta da 4 esperti pagati da
Ilva con la quale contesta il collegamento fra inquinamento del siderurgico e casi di
tumore che invece la Regione aveva evidenziato.
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Noi questo rapporto lo abbiamo mandato all’Ilva e l’Ilva c’ha risposto dicendo non
capite niente, i nostri tecnici dicono che la colpa è tutta del fumo, la famosa storia del
fumo di Bondi no, fu in risposta a questo.
SABRINA GIANNINI
Cioè un vostro rapporto di un anno di lavoro.
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Esattamente. E’ stato ridicolizzato da Bondi e dai suoi esperti che erano proprio gli
esperti dei Riva, gli stessi.
SABRINA GIANNINI
Cioè gli esperti di Bondi …
GIORGIO ASSENNATO – DIRETTORE GENERALE ARPA
Li ha presi dall’Ilva, in perfetta continuità.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Si scatena una bufera sul neo commissario perché in quel rapporto si attribuisce il
rischio di cancro al polmone al fumo di tabacco e assicura che non farà nessuno
sconto ai Riva. Intanto spetta un prestito di 2 miliardi dalle banche per iniziare gli
interventi, le casse sono vuote ma 2 miliardi basteranno? No, secondo la stima fatta
dai custodi giudiziari del tribunale guidati dall’ingegner Barbara Valenzano: per
risanare l’Ilva servono 8 miliardi.
SABRINA GIANNINI
Possiamo farle una domanda? Non è mai comparsa quindi…
Le volevo chiedere se si poteva sapere come lei ha determinato gli 8 miliardi di euro
che sarebbero poi i soldi risparmiati in parte dall’ Ilva – dai Riva per non aver fatto il
risanamento che potrebbero essere recuperati.
BARBARA VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Senta, allora, io le devo dire, cioè purtroppo che non ho l’autorizzazione a dare questo
tipo di informazioni specifiche, purtroppo diciamo è necessario essere autorizzati
preventivamente.
SABRINA GIANNINI
Però questo forse me lo può dire. 8 miliardi di cosa in particolare, di interventi non
fatti dall’azienda?
BARBARA VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Sì.
SABRINA GIANNINI
Cioè, gli interveti per l’ambiente.
BARBARA VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Cioè gli equivalenti stimati, diciamo, in termini di interventi non realizzati, e quindi
questo.
SABRINA GIANNINI
Cioè diciamo gli interventi per l’ambiente?
BARBARA VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
Che avrebbero consentito di abbattere determinate fonti inquinanti emissive.
SABRINA GIANNINI
Questo stanziamento sono i soldi che Riva ha risparmiato?
BARBARA VALENZANO – CUSTODE GIUDIZIARIO E DIRIGENTE ARPA
In sintesi.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
L'elenco delle irregolarità è racchiuso in un rapporto di 67 pagine per la magistratura
sapere da dove e perché fuoriesce inquinamento rappresenta la pistola fumante. I
custodi elencano l’assenza dei filtri per abbattere i fumi tossici, le emissioni
incontrollate e non convogliate nei camini, i sistemi privi di controllo automatici,
nessun accorgimento per limitare la dispersione di polveri minerali che trasportano
particelle tossiche nei polmoni. Infine stimano gli interventi necessari per garantire
"la cessazione dell'azione criminosa in corso" e delle “emissioni inquinanti"
definendone i costi. totale: 8 miliardi e 100 milioni di euro ossia i soldi mai spesi per
fare gli investimenti che Ilva aveva l'obbligo di fare. E’ sulla base di quella stima che
il 22 maggio scorso il giudice dispone il sequestro del profitto del reato nei confronti
della holding riva fire che controlla ilva spa. Per capire dove sono finiti i guadagni
dell’Ilva ripartiamo dal paradiso fiscale nel canale della Manica, l’isola di Jersey, dove
sono rimasti parcheggiati 1 miliardo e duecento milioni di euro negli otto trust oggi
messi sotto sequestro dalla procura di Milano. A giorni potrebbero finire sotto
sequestro altri 700 milioni. Dopo avere trovato questo denaro, la Guardia di Finanza
ne ha ricostruito la provenienza. Si tratterebbe proprio dei profitti dell’Ilva che già dal
1995 – l’anno dell’acquisizione - fino al 2006 sono stati trasferiti in un paese dove la
tassazione è molto bassa: il Lussemburgo. Questa holding dal nome impronunciabile è
fulcro e banca del gruppo Riva. Apparentemente è una scatola vuota che manovra
però liquidità e ha in pancia miliardi di euro in partecipazioni. Nella sede non ci sono
dipendenti, il fiduciario è presso il trust, gestito da Claude Zimmer.
SABRINA GIANNINI
Cercavo il signor Zimmer?
SIGNORA
Il signor Zimmer non c’è.
SABRINA GIANNINI
Lo trovo nell’altra sede?
SIGNORA
Devo vedere se è lì.
SABRINA GIANNINI
In una delle 2? Grazie.
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO
Quando a fine del 2012 la magistratura di Taranto comincia a cercare presso le
società dei Riva i soldi per risanare l’impianto, in Lussemburgo si muove qualcosa: la
holding si libera della quota del 25% dell’Ilva che possedeva dal 1997 cedendola a
una nuova società costituita ad hoc: la Siderlux. Il risultato è svincolare il mondo Ilva
da tutte le altre società e aziende del gruppo. Avviene nell’ottobre dell’anno scorso
quando il governo Monti con il decreto salva Ilva toglie i poteri di gestione ai custodi
nominati dal magistrato affidandoli a Ferrante. E’ allora che in Lussemburgo avviene
l’atto di cessione di 2 miliardi e 300 milioni di partecipazioni tra le due società che
fruttano milioni di euro in plusvalenze, i dividendi vanno alle società Riva, Acciaio e
Fire, ma non all’Ilva Spa. Se fossero finiti all’Ilva la magistratura avrebbe potuto
sequestrarli per risanare gli impianti e garantire una produzione nel rispetto della
salute e dell’ambiente. Tutto torna, tranne i profitti dell’Ilva.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Stando a quel che emerge i quasi 2 miliardi trovati nel Jersey sarebbero i profitti
dell’Ilva, ma nel Jersey potrebbero anche esserci i soldi che servono per l’intero
risanamento dell’Ilva, noi non lo sappiamo perché quell’accordo che prevede lo
scambio di informazioni fiscali fra Italia e Jersey noi non l’abbiamo ratificato. E adesso
le cose per la nostra più grande acciaieria stanno così: per non alzare il livello di
inquinamento lavora a ritmo ridotto, il commissario Bondi non sta risanando come la
legge invece gli impone. Le casse sono vuote, e sta chiedendo i soldi alle banche. Per
cominciare servirebbero proprio 2 miliardi, che sono anche i soldi in parte sequestrati
sui conti esteri. Ma la strada della giustizia è lunga. E allora come se ne esce visto che
ci sono 12.000 posti di lavoro da salvare e un enorme indotto? E qui il governo
volendo potrebbe tirare fuori le famose palle d’acciaio magari con una norma di
carattere generale, per cui i soldi sequestrati che provengono dai profitti di
un’azienda, possono essere utilizzati subito nell’interesse di quella stessa azienda, per
pagare i debiti, per bonificare o per risanare. In questo caso i soldi sono dei Riva
l’azienda è dei Riva e se decidessero poi di venderla varrà di più e se questo suona
come un esproprio inventatevi un’altra cosa che è quella per esempio di esercitare
una pressione negoziale per spingere i Riva a non opporsi a quel sequestro, in
alternativa va a finire che a pagare sempre sono solo i lavoratori o i contribuenti e
questo alla lunga non è veramente più sostenibile
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