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sabato 25 luglio 2015
Taranto (Ilva), Savona (Vado Ligure Tirreno Power, Sorgenia, Legambiente): l’i nc h i no dei sindacati alle aziende
Dai rappresentanti dei lavoratori che concordano scioperi
coi manager della Tirreno Power ai circoli pugliesi pagati dai Riva Ma dottore
che cosa
d obb i a m o
fare per
evitare la
ch i u s u ra
del l a
ce n t rale
l i g u re ,
occ upare
l’a ut os t ra d a
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fe r ro v i a?
DIRIGENTE
SINDACALE » FERRUCCIO SANSA
M
a dottore che cosa dobbiamo
fare” per evitare
la chiusura, “o cc up ar e
l’autostrada o buttarci
sulla ferrovia?”. Un dirigente del
sindacato chiede ai manager Tirreno
Power istruzioni su come agire a
Vado. È Massimiliano Salvi, ai vertici
della società, a riferirlo. Incontri
semi-clandestini all’alba con pezzi
grossi dei sindacati, ex segretari Cgil
che chiedono agli enti pubblici
dossier per conto di Tirreno Power.
E chi sollevava la questione inquinamento
finiva per dimettersi.
DALLE CARTEdei pm savonesi emergono
rapporti tra sindacati e responsabili
della centrale accusata di 440
morti. “Ora capiamo perché i sindacati
hanno spesso difeso la centrale”,
attaccano i comitati anti-carbone.
Il passaggio più inquietante: “Ie -
ri all’alba - racconta Salvi - Giuseppe
Zampini (presidente di Confindustria
a Genova) mi ha fatto incontrare
un sindacalista molto importante
che parla un calabrese molto stretto…però
è il referente di Zampini, e
dice… ma dottore che cosa dobbiamo
fare, occupare l’autostrada o
buttarci sulla ferrovia? Gli ho detto:
se decidete di farlo fatelo adesso”. Emerge
il tentativo di creare un asse
impresa-sindacato, di mettersi d’ac -
cordo per uno sciopero. Ecco un dialogo
tra Andrea Mangoni (Sorgenia
e Tirreno Power) e Francesco Claudio
Dini (Cir): “Ci saranno gli scioperi
generali… siamo persone responsabili,
non manderemo il Paese
nel black out”, sostiene Dini. E aggiunge:
“Come giustamente hanno
fatto i sindacati… hanno scritto al
presidente del Consiglio e al ministero
dell’Ambiente… ma in questo
caso invece” dovrebbero scrivere
“al ministero dello Sviluppo Economi
co… bisognerebbe parlare con i
sindacati…”. Quindi: “Se i sindacati
decidono delle fermate e responsabilmente
i dirigenti dell’azienda gli
d ic o n o… guardate queste fermate
non possono pregiudicare il sistema
elettrico… non è responsabilità nostra”.
Già, lo Sviluppo Economico dove
gli indagati avevano contatti con il
vice-ministro Claudio De Vincenti.
Ma proprio Dini si lascia scappare
giudizi poco lusinghieri: “È una
buona persona… poverino… è immerso
in crisi aziendali, che peraltro
mi pare non ne risolva una”. Non sono
gli unici passaggi che chiamano
in causa i sindacati o i loro passati
vertici liguri: Anna Giacobbe, ex Cgil
e ora deputato Pd, si interessava
per conto di Tirreno Power di ottenere
dalla Regione gli studi dell’Isti -
tuto Superiore della Sanità. Quelli
che invalidavano le consulenze dei
pm. Ecco poi il dirigente dem Andrea
Spartaco Di Tullio (figlio di Livio,
vice-sindaco Pd di Savona ed ex
segretario Cgil) che in una discussione
Facebook tra Giovani Democratici
scrive: “È un
casino che scoppia
perché così un
p r o c u ra t o r e
( Fr an ca nt onio
Granero,
ndr) va in
pensione sentendosi
fiero di aver
fatto un ottimo lavoro...
adesso arriva
sto scemo dopo anni”.
E i comitati di Vado ricordano
le prese di posizioni dei sindacati.
Spesso favorevoli all’azien -
da. Nel dicembre scorso Cgil, Cisl e
Uil definirono “molto severe” le
prescrizioni previste per la centrale.
Ma soprattutto dissero: “È difficile
comprenderle viste le ultime comunicazioni
del ministero della Salute
che ribadiscono come non ci siano
differenze tra lo stato di salute degli
abitanti di Vado e il resto della Liguria”.
Già allora era noto lo studio
dei pm che parlava di 440 morti.
Era dura la vita per i pochi sindacalisti
dissenzienti, come Vito Brunetti:
“Ho strappato la tessera Cgil
nel 2011 dopo aver sentito i miei colleghi
che sostenevano il carbone.
Basta con la monetizzazione della
salute, come era successo per l’Acna
di Cengio. Contraddice lo statuto Cgil”,
conclude Brunetti. Stessi travagli
per Vilma Filisetti e altri compagni.
VADO COME TARANTO. Le cronache
hanno ricordato la storia della
masseria “Va c ca re l la ” acqui -
stata con finanziamenti dell’Ilva
dei Riva dalla fondazione Vivere
Solidale gestita da Cgil, Cisl e Uil.
Oppure quelle telefonate tra
Girolamo Archinà, potentissimo
ex capo delle
relazioni esterne Ilva, e
Daniela Fumarola (Cisl)
che gli chiede su chi
puntare per la segreteria
provinciale. E poi chiede
un rinvio di un tavolo in
prefettura come richiesto
da Archinà. Per non dire
del ricorso al Tar presentato
dai sindacati contro il referendum
sull’acciaio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 25 luglio 2015
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