mercoledì 29 luglio 2015

Mafia, tv e bancarotta: i segreti di Mauro Balini, il 're' del porto di Roma

L'arresto del padrone del maxi-approdo di Ostia, sul litorale romano, chiude anni di indagini e misteri. Tra il "mago Artur", la banda della Magliana e i primi telefilm di Berlusconi. Ora le manette per trenta milioni scomparsi

di Andrea Palladino
Le  mani sul porto di Ostia questa volta si sono scottate. Mauro Balini - l’imprenditore di maggior peso del litorale romano - è finito in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta per distrazione.

Dopo undici anni di sospetti, due inchieste dove il suo nome era appena sussurrato e un fiume di soldi che per la Procura di Roma sono finiti fuori dai conti ufficiali dell’impero cresciuto attorno a yacht, centri commerciali e spiagge d’oro, alla fine la Guardia di finanza della capitale ha chiuso il cerchio. Il re del Porto romano è accusato di aver fatto sparire dalla società Ati srl quasi trenta milioni di euro, con la complicità di avvocati e commercialisti compiacenti. Quattro gli arresti ed una decina gli indagati, in una inchiesta condotta dal pool reati finanziari della Procura di Roma, coordinato dall’aggiunto Nello Rossi.

Il porto di Roma è solo l’ultima tappa di una storia ancora oggi piena di misteri. Mauro Bailini è l’erede di un altro imprenditore di Ostia scomparso nel 1999, suo zio Vittorio, molto noto tra Arcore e Hollywood. Sul litorale romano lo chiamavano Paperon de’ Paperoni: un viaggio in Usa e qualche contatto giusto nel mondo dei cinematografari fecero la fortuna del Balini senior, che da bagnino del Kursaal divenne in pochi anni il re dei diritti tv. Con un cliente d’eccezione, l’allora giovane cavalier Silvio Berlusconi, in piena ascesa verso la sua futura posizione di padrone dell’etere privato italiano.

C’è poi un secondo nome che lega le due storie, oltre a quello di Mauro Balini. E’ Italo Arturo Muci, conosciuto nella Roma che conta come “Mago Artur”, commercialista di uno studio nella prestigiosa via Settembrini, finito tra gli indagati dell’inchiesta odierna, con l’accusa di associazione per delinquere e una richiesta di arresto respinta dal GIP grazie alla recente norma di Matteo Renzi sulla custodia cautelare. La società dei diritti tv di Vittorio Balini - che ha venduto alla fine degli anni ’70 film e serial televisivi importantissimi a Silvio Berlusconi - venne creata da Gianfranco Muci - che con il “mago Artur” condivide il cognome e lo studio nel quartiere romano di Prati.

Lo studio Muci custodisce molti segreti sull'origine dell'impero Fininvest. Lì nel lontano 1978 venne fondata la “Produzioni associate televisive” - in sigla Pat -, il gruppo che ha fornito centinaia di ore di programmi alla nascente Canale 5, quando ancora si chiamava Tele Milano 58. È l’inizio della vicenda dei diritti tv, ovvero l’intreccio di compravendite, contratti estero su estero, soci occulti e holding off shore che ha portato tanti guai giudiziari all’ex premier. Gli atti del processo Mediaset citano spesso la Pat: era da questa società che partivano i contratti milionari per arricchire il network del Biscione. Centinaia di film della Paramount, soap opera del calibro di Dallas, serial prodotti a Hollywood, pacchetti che permetteranno alla nuova tv di sedurre gli italiani e conquistare rapidamente il mercato.

Oggi Mauro Balini è soprattutto il presidente del Porto di Roma: una struttura che muove centinaia di milioni di euro. Tanti soldi, che hanno attirato appetiti senza scrupoli. Il progetto è stato segnato da minacce e avvertimenti di stampo mafioso, che lo stesso Balini aveva denunciato al commissariato di Ostia. Dalla sua segnalazione è nata l'inchiesta più importante sulle infiltrazioni delle cosche sul litorale di Ostia, scaturita in 57 arresti eseguiti nel 2013, durante l’operazione Nuova Alba. Ma già due anni fa nel mirino degli investigatori erano finite pure le frequentazioni di Balini junior.

Il giudice nell’ordinanza che portò all’arresto delle famiglie mafiose del litorale di Roma ricordava come Mauro Balini risultasse “avere contatti con Nicoletti Claudio, soggetto a suo tempo vicino alla cosiddetta Banda della Magliana”. Le intercettazioni fecero poi emergere il suo rapporto con personaggi ben noti alle forze di polizia. Come Cleto Di Maria, un pregiudicato vicino ai fratelli siciliani Triassi, che al porto si occupava di sicurezza. Gli accertamenti della Squadra Mobile evidenziarono poi gli stretti rapporti di Mauro Balini con il generale della guardia di Finanza Emilio Spaziante e con il fiscalista Dario Romagnoli, il principale socio dello studio Tremonti. Insomma, una sfera di relazioni a tutto campo.


Dopo l’operazione Nuova Alba le indagini non si sono fermate. Da una denuncia della banca tedesca finanziatrice del progetto di ampliamento del Porto di Roma è partito nel 2013 lo spunto per una verifica dei conti dell’impero finanziario di Mauro Balini. Dopo il fallimento la Guardia di finanza ha studiato con attenzione i conti, scoprendo un buco decisamente sospetto. Oggi, con gli arresti, sono scattati anche i sequestri preventivi. The end, si leggerebbe in uno dei film che tanto appassionavano il vecchio zio Vittorio.
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