Magna Grecia, Texas d’Italia:
splendori a rischio petrolio
“BOCCHE DI FUOCO IN MARE”
Gli amministratori delle
località balneari sullo Jonio
temono la distruzione
del loro orizzonte turistico
PANNELLI SOLARI E IL GASDOTTO TAP
N ell’area di Otranto aziende
allettano i sindaci per
impiantare campi fotovoltaici
e arriverà il “tu bo” d all’Asi a
La scheda
n PA RT I TO
dal Ponente
ligure, il
Grand Tour
che
A n to n e l l o
Caporale vi
propone sulle
pagine del
Fatto è un
ra cco n to
dell’Italia che
dà le spalle al
mare: città,
gente, luoghi,
voci: una
p i cco l a
indagine su
come gli
italiani
c u s to d i s co n o
o sfasciano il
Belpaese
n LA TAPPA
NUMERO 10
Parte da
Policoro, sulla
costa Lucana
per scendere
nel Salento e
risalire la
Puglia fino al
Appennino
molisano
» ANTONELLO CAPORALE
inviato a Policoro
olicoro, nel breve tratto di
mare concesso ai lucani, un
affaccio sullo Jonio tra Metaponto
e Taranto, sancisce l’uscita
dall’inferno della statale
106. È la strada italiana con il
più alto rapporto di incidenti,
di vittime, di indagini giudiziarie
e anche di descrizioni
letterarie. Cinge da est la Calabria
e s’intruppa attraverso
le case che dai monti sono scivolate
fino al mare. È una
strada eventuale, con deviazioni
improvvise, stop eccentrici,
perforazioni visive lungo
le cementificazioni costiere
che hanno aggredito un
mare memorabile, un’a cq ua
cristallina, con punte panoramiche
mozzafiato. La strada,
che inizia appena salutata
Reggio Calabria, sbuca nella
piana di Metaponto a cui i
greci vollero un gran bene ma
gli italiani no. Il governo ha
infatti deciso di pompare petrolio
nell’acqua, trivellarla
per raccogliere l’oro nero.
Pompare in mare è divenuta
un’esigenza inderogabile,
un’opera strategica a cui una
legge del renzismo più spinto,
detta “Sblocca Italia”, toglie
alle comunità locali ogni
diritto di censura.
DA QUALCHE SETTIMANA,
come sempre succede al Sud,
non solo le popolazioni ma
anche i rappresentanti istituzionali
si sono accorti che così
non va. I presidenti delle Regioni
che protestano sono tutti
targati Pd, partito che ha ideato
e scritto la legge. E tra le
regioni più colpite dall’inde -
rogabile, urgentissimo, indilazionabile
bisogno petrolifero
c’è la Puglia. Oggi il presidente
è Michele Emiliano, tenace
assertore dell’au to nomia,
ieri era Nichi Vendola. Il
quale negli anni scorsi aveva
optato per l’energia green,
cioè fotovoltaico ed eolico,
concedendo con generosità lo
sfruttamento di quella terra.
Al green (e che green!) di
Vendola ora si aggiunge l’oro
nero di Renzi, il petrolio che si
dice giaccia in quantità sia
nello Jonio che nell’Adriatico
e il grigio di Tony Blair, il gran
tutor del gasdotto azero, l’ex
premier britannico laburista
che oggi fa il lobbista per le
multinazionali del gas, un
grande serpente d’acciaio che
dalla steppa caucasica deve
approdare nella splendida
baia marina di San Foca, nel
Salento.
A Policoro sono dunque in
attesa delle trivelle. In effetti
in Basilicata si trivella ovunque,
con decine di pozzi petroliferi
da attivare a terra e
che già non bastano più. Ora lo
sbarco marino per raccogliere
quel che la gente sente come
una minaccia: “Il mio lido
s’affaccerà sul petrolio. Invece
dell’orizzonte vedremo le
bocche di fuoco dei pennoni
in mare”, dice Antonio. Il petrolio
puzza? Figuratevi l’Ilva
allora. E Taranto si raggiunge
dopo aver costeggiato Scanzano
Jonico che alcuni anni fa
fu indicata come sede per la
custodia di scorie nucleari. Una
vasta e dura protesta popolare
cambiò i progetti dell’al -
lora governo Berlusconi.
Non è chiaro se la Magna
Grecia sia divenuta, a sua insaputa,
il Texas italiano. È
certo che –magari con tutte le
buone intenzioni – la frequenza
delle installazioni industriali
energetiche è allarmante.
Prima delle ciminiere
dell’Ilva devio verso Laterza,
terra di vento. E anche il vento
è oro. Tra Laterza e Castellaneta,
distanti l’una dall’a lt ra
15 chilometri, negli anni scorsi
sono giunti, secondo una
stima dei carabinieri, 15 progetti
di installazioni di pale
eoliche. Se avessero accolto le
domande le due cittadine pugliesi
sarebbero state senza
dubbio le reginette verdi
d’Europa.
Una richiesta di circa 560
pale che, se poste alla distanza
minima di 300 metri, avrebbero
realizzato 168 chilometri
ininterrotti e lineari di eliche
al vento. Per fortuna non
è andata così, e il mercato
dell’eolico, nel quale imprese
(molte senza scrupoli) hanno
lucrato centinaia di milioni,
senza gli incentivi statali sta
vivendo una stagione di declino.
Ma i danni che si sono arrecati
all’ambiente, il numero
di pale che sono state conficcate
nella terra sono cospicui.
La Puglia non solo ha vento,
ma anche sole. E tutte le aziende
di fotovoltaico si sono
ammassate nel Salento con
proposte allettanti per l’eco -
nomia agricola esangue. Al
posto degli ulivi tanti pannelli
solari. Il sindaco di Salice Salentino
confidò di aver ricevuto
una proposta allettante:
in cambio del sole, degli ulivi
dei vitigni, due milioni di euro
una tantum e 600 mila l’anno
come royalties.
“PER UN COMUNE come il mio
sarebbe stato il nuovo mondo.
Ma possiamo cambiare la nostra
identità, il nostro paesaggio,
la nostra economia? Saremmo
stati ricchi ma dei senza
casa”. E cosa sarà di Melendugno,
anzi di San Foca, della
mirabile riserva marina salentina,
qualche chilometro
sopra Otranto, quando il
grande gasdotto che parte
dall’Azerbaijan approderà
sulla spiaggia? “Contrastere -
mo il progetto con tutte le forze”,
dichiara il presidente della
Puglia Emiliano. Fatto sta
che non è stata accettata una
deviazione del mastodontico
tubo chiamato Tap verso l’area
industriale di Brindisi, disponibile
ad accogliere l’i nfrastruttura.
Impossibile, irragionevole,
antieconomica.
La Puglia è una striscia lunghissima
e il suo nord si raggiunge
dopo 4 ore d’auto. Nella
Daunia, tra San Marco in
Lamis e Sant’Agata di Puglia,
trascorrono l’inverno le 200
mucche della famiglia Colantuono.
Compongono l’unica
mandria italiana perennemente
al pascolo, allo stato
brado. Le uniche mucche che
si fanno 200 chilometri per allontanarsi
dal caldo estivo. Ai
primi segni dell’afa i Colantuono
organizzano la transumanza
e indicano alla mandria
la strada di Frosolone, in
Molise. “Sono mucche magnifiche,
intelligenti, abituate
al viaggio, alla libertà”. Quattro
giorni di cammino per i
vecchi tratturi fino all’arrivo a
Frosolone, in Molise. Montagne
ventose e asciutte, pascolo
magnifico sulle alture, panorama
mozzafiato verso le
valli che degradano poi
sull’Adriatico. Andar su e giù
per gli appennini, non avere
stalle ma prati, non recinti ma
valli. Carmela Colantuono è
l’unica cow girl conosciuta in
Italia: “Amiamo le nostre
mucche, i cavalli che ci aiutano
nel lavoro. Sappiamo che il
loro latte è ottimo, i nostri formaggi
hanno un sapore unico.
E ci piace continuare così: io,
i miei fratelli, i nostri genitori
misuriamo il tempo con le
transumanze realizzate. È
più complicato organizzare il
lavoro rispetto a chi numera i
capi in una stalla, ma le soddisfazioni
sono imperdibili.
Vedi Principessa? Due anni fa
non sopportava più l’i nc ipiente
autunno molisano e
senza dirci niente ci anticipò.
La ritrovammo ad attenderci
in Puglia...”.
(10 – Continua)
© RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 26 luglio 2015
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