di
Lorenzo
Vendemiale
In
50 mila per protestare contro le
trivelle
nell’Adriatico. Lanciano,
in
provincia di Chieti, conta solo
35mila
abitanti. Ma ieri in Abruzzo
sono
arrivati da tutta Italia per il corteo
“No
Ombrina”, la piattaforma
petrolifera
autorizzata lo scorso marzo
dal
Ministero dell’Ambiente, che
dovrebbe
sorgere a sei chilometri
dalla
costa abruzzese.
Il
progetto, in realtà, risale al 2005,
anno
del rilascio della concessione
alla
compagnia inglese Medoilgas,
poi
passata l’anno scorso alla connazionale
Rockhopper.
Prevede la
perforazione
di 4-6 pozzi, la costruzione
di
un serbatoio galleggiante e
di
una piattaforma di produzione,
oltre
alla posa dei condotti necessari
al
trasferimento. Ma il piano, giudicato
idoneo
(con alcune prescrizioni
da
rispettare) dalla Commissione
tecnica
ministeriale, non è mai
piaciuto
alla popolazione.
LA
MANIFESTAZIONE di
ieri lo ha
dimostrato.
Almeno 40 mila persone
secondo
i dati ufficiali della Polizia,
fino
a 50 mila per gli organizzatori. Al
grido
di “Mare e costa, è tutta roba
nostra”,
o “Pane e olio senza petrolio”.
Nonostante
il maltempo, con un
violento
temporale che non ha risparmiato
il
corteo lungo oltre due
chilometri,
la marcia pacifica si è snodata
per
tutta la cittadina abruzzese.
Politici,
attivisti o semplici cittadini,
non
solo locali: dai Notriv della Basilicata
ai
comitati ambientalisti contro
lo
stoccaggio gas della Lombardia,
dal
Forum Acque Molise ai centri
sociali
milanesi, marchigiani, trentini,
e
i comitati napoletani per Bagnoli
e
le associazioni dei terremotati aquilani.
Perché
sull’impatto e le conseguenze
della
Piattaforma Ombrina è da sempre
guerra
di cifre. Secondo i manifestanti,
un
“palazzone” da dieci
piani
nel mezzo dell’Adriatico, per
estrarre
greggio di quantità e qualità
“trascurabile”,
in grado di coprire appena
lo
0,2 per cento del fabbisogno
nazionale
annuo di petrolio, e addirittura
lo
0,001 per cento di gas; e per
giunta
con una ricaduta locale (in termini
di
royalties) praticamente nulla.
“A
guadagnare sarebbero solo pochi
petrolieri”.
Mentre per la compagnia
si
tratta di un progetto “privo di particolari
complessità”,
capace di produrre
40
milioni di barili di petrolio,
e
portare oltre 300 milioni di investimenti
sul
territorio.
“SAREBBE
UN DURO colpo,
forse
quello
fatale, per l’economia di questo
territorio,
per non parlare dei rischi
di
disastro ambientale e per la
salute”,
scrivevano gli organizzatori
della
protesta nella lettera aperta che
negli
scorsi giorni ha chiamato a raccolta
tutti
i cittadini, locali e non. E la
risposta
è andata oltre ogni aspettativa.
Nel
mirino dei manifestanti le
multinazionali
del petrolio, ma anche
il
governo e il premier Matteo Renzi,
ritratto
in una gigantografia sorridente
e
col pollice in alto, con la scritta
“Più
trivelle per tutti”. “Questa terra
in
passato ha lottato contro il nazifascismo:
il
Governo deve capire
che
non accetteremo che la nostra
terra
diventi un distretto minerario.
Per
noi questa è una nuova resistenza”,
ha
spiegato il sindaco di Lanciano,
Mario
Pupillo. “Abbiamo lanciato
al
Paese un grandissimo segnale
di
rispetto per l’ambiente”, ha affermato
dal
palco Franco Mastrangelo,
uno
dei promotori del corteo. “La
storia
di Ombrina finisce qui”. il fatto quotidiano 24 maggio 2015
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