di Dario Fo AMilano hanno ricominciato ad ab- battere alberi. Dieci anni fa, nell’era Albertini, hanno mozzato alla base un bo- sco fitto di piante, il famoso bosco di Gioia, nel quartiereIsola, quindialtre piante,al- cune centenarie, in vari rioni della città. Per quale ragione? Semplice, bisognava sgomberare lo spazio per allestire grandi cantieri, pertirar sualcuni grattacielie, in altri casi, per costruire parcheggi. Erava- mo sotto Natale e migliaia di cittadini ma- nifestavano affinché fossero salvati quei pioppi, faggi, platani e olmi che da secoli ornavano le piazze e i viali della città.
UNODEGLI ATTIVISTIera sali- to incima a un enormefaggio e ci si era legato per impedire che gli operaidel Comunelo abbat- tessero. Un rappresentante del consiglio comunale arrivò per convincerealla ragionel’arram - picatore: “Scendi, altrimenti sa- remo costretti a tirarlo giù con te sopra! E poi, di che ti preoccupi, il Comune hagià dichiarato che tutti gli alberi abbattuti verran- no ripiantati”.
“Davvero pensate di poter far ricrescere lo stesso albero centenario mozzato? Smettete di raccontare frottole, non ci ca- schiamo più”. Etu guarda,ancheoggi,gli incaricatidel Comune, dando l’appalto a imprese spe- cializzate,hanno intenzionedi farstrage di una vera e propria foresta di grandi piante, ma stavolta è per il bene della co- munità, infatti il progetto in atto è quello della Quarta Metropolitana, che partirà da Lorenteggio e finirà a Linate. E come si fa a scavare sotto il livello stra- dale se non impianti cantieri? E più è grande il cantiere, più il lavoro è grande e maggiore è il ricavo! Quindi giù gli alberi,
dateci spazio! E poi si sa: quando sotto si scavano gallerie, una pianta che ci sta so- pra, che fa? La terra trema a ogni passag- gio di convoglio sottostante, l’albero dan- za vibrando e poi cade addosso ai citta- dini. Non si può farne a meno. Sacrificare è una legge civile, a difesa del progresso e della sicurezzadegli abitantie degliope- rai. E poi cos’è‘sta mania del verde cit- tadino? È solo decorazione e abbellimen- to ma con la crisi in ballo non si vive di bellezza paesaggistica. La soluzione è creare lavoro e mobilità. Gli amministratori rassicurano ognuno: “Sì, abbatteremo una cosa come 600 alberi ma li ripianteremo tutti. Dove? Non si sa!” E uno spiritoso ha esclamato: “Ma è risa- puto dove verranno ripiantati, in Piazza del Duomo!” Tanto per comincia- re, ad ogni modo, l’al - tro ieri i segatori del Comune hanno ini- ziato la strage dalle parti di Viale Argonne. Tutto un sotto- sopra di montagne di terra. Ruspe in azionealle settedelmattino. Qualcheal- bero abbattuto e subito fatto sparire. Si
teme per gli altri numerosissimi alberi centenari del viale. In corso Plebisciti, un paio di mesi fa, una trentina e più di alberi abbattuti, sdraiati lungo la strada come fucilati. In Piazza Frattini da poco, con un colpo di mano, hanno abbattuto circa 25 alberi secolari. Ne restano tre sparuti.
UNA FOLLA di cittadini si è riversata in- dignata intorno a quel massacro e ha pre- teso da un dirigente incaricato d’essere informata sulle altre piante che il Comune intende abbattere, eccovele: Piazza Boli- var da abbattere 29, da trapiantare, non si sa dove, 7; Lorenteggio da abbattere 109, da trapiantare 28; Via Foppa da abbattere 55, da trapiantare 25; Piazzale Susa da ab- battere 63,da trapiantare11 ecosì dise- guito per altre dieci località diverse. “Quindi fatevi in là!”. Ma ahimé stavolta i cittadini sono davvero decisi a impedire quello scempio e ce l’hanno fatta: con la loro protesta sono riusciti a bloccare il progetto degli ammazza-alberi. Da oggi le ruspee lemotoseghe sisono fermatema attenti, conosciamo la tecnica, fra poco ci sono leelezioni e,appena lapopolazione si distrarrà un attimo, all’alba si sentiran- no di nuovo grinfare le seghe a motore. Ci potete giurare!
il fatto quotidiano 28 maggio 2015
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