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mercoledì 1 aprile 2015
PD, INDAGINI SU UN PARTITO AL DI SOTTO DI OGNI SOSPETTO ALTRO CHE QUESTIONE MORALE: NON SOLO ISCHIA, DA NORD A SUD È RECORD DI INQUISITI. MAFIA CAPITALE, CORRUZIONE, DISASTRI AMBIENTALI E SPESE PAZZE
diGiampiero Calapà, Andrea Giambartolomei,
Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco,
Davide Milosa e Ferruccio Sansa
I
l Partito democratico di epoca renziana è
come non mai al centro di vicende giudiziarie
da nord a sud, isole minori comprese
(dopo il caso Ischia). Lo scandalo
più grosso è sicuramente quello di Mafia Capitale,
per cui in Campidoglio risultano indagati
nell’inchiesta “Mondo di mezzo” Mirko Coratti e
Daniele Ozzimo (il primo dimessosi da presidente
dell’Assemblea capitolina a inizio dicembre,
entrambi autosospesi dal partito). Il vicesegretario
nazionale, Lorenzo Guerini, pochi
giorni prima della retata del 2 dicembre, cercò di
convincere, senza riuscirci, Ignazio Marino a
nominare proprio Coratti vicesindaco. Si è autosospeso
anche il consigliere regionale E u ge n i o
Pa t a n è . In Regione Maurizio Venafro, coinvolto
nell’inchiesta, ha lasciato l’incarico di capo di
gabinetto del governatore Nicola Zingaretti. Vicecapo
di gabinetto della giunta Veltroni, in seguito
capo della polizia provinciale, era Luca
O d eva i n e , agli arresti, accusato di corruzione,
sempre nell’inchiesta “Mondo di mezzo”.
Liguria. La centrale a carbone di Vado,
Burlando e gli scontrini salati
Le spese pazze e il disastro ambientale della centrale
a carbone di Vado. Sono le due prime
preoccupazioni del Pd ligure, in una regione che
ultimamente è stata flagellata dagli scandali.
L’indagato più noto è senz’altro il governatore
Claudio Burlando, finito nel registro della Procura
di Savona con l’accusa di concorso in disastro
ambientale doloso. Sono indagati anche
gli assessori alla Sanità Claudio Montaldo, alle
Attività produttive Renzo Guccinelli e Re n a t a
Briano (ex assessore all’Ambiente, oggi eurodeputata).
Al centro dell’inchiesta l’inquinamento
provocato dalla centrale Tirreno Power che secondo
i periti dell’accusa con i suoi fumi avrebbe
causato almeno 400 morti. E sono indagati anche
i sindaci di Vado, Attilio Caviglia e Monica
Giuliano, e di Quiliano, Alberto Ferrando. C’è
poi l’inchiesta sulle spese pazze, che in Liguria ha
toccato quasi metà del Consiglio
regionale: in carcere due
vicepresidenti della giunta di
centrosinistra. Tra gli indagati
del Pd risultano il capogruppo
in Regione, Nino Miceli e il tesoriere
del gruppo Mario Amelotti.
Ma la lista si allarga, se si considerano
anche i partiti che
fanno parte della coalizione
trasversale che ha governato la
Regione negli ultimi anni. Non
fa “tecnicamente” parte del
centrosinistra, ma Alessio Saso
è un sostenitore dichiarato
di Raffaella Paita (candidata Pd a governatore).
Saso è indagato per voto di scambio in un’inchiesta
sulla criminalità organizzata nel Ponente
Ligure.
Campania. Il re di Salerno De Luca
e il caso di Orta d’Ate l l a
L’inchiesta che forse meglio di ogni altra in
Campania avvolge gli interessi della politica e
dell’imprenditoria “rossa” in un giro di (presunte)
tangenti è la vicenda Sea Park: tra gli imputati
per associazione a delinquere finalizzata a reati
contro la Pubblica amministrazione c’è anche
l’ex sindaco e candidato Pd a governatore della
Campania, legge Severino permettendo, Vi n -
cenzo De Luca.
È la fallita riconversione dell’Ideal Standard in
parco acquatico con l’apporto dei capitali di un
consorzio di imprese emiliane, la Cecam. All’indirizzo
Cecam c’era solo una cassetta postale e il
suo rappresentante si presentava alle riunioni
con le scarpe risuolate. Eppure erano i tramiti di
un giro di miliardi delle vecchie lire per far svendere
i suoli dell’Ideal Standard agli emiliani e far
realizzare il Sea Park in un terreno di proprietà
dell’imprenditore Vincenzo Maria Greco.
C’erano le intercettazioni, furono distrutte perché
De Luca godeva delle guarentigie parlamentari.
I reati ormai sono prescritti, ma De Luca ha
rinunciato alla prescrizione e il 14 aprile farà
dichiarazioni spontanee. Fresca fresca invece è
l’accusa di corruzione aggravata dal metodo camorristico
con cui è finito in carcere il sindaco
sospeso di Orta d’Atella (Caserta) ed ex consigliere
regionale Ds Angelo Brancaccio. La Dda
di Napoli e la polizia hanno trovato le tracce di
330 mila euro versati su un conto svizzero di
Brancaccio da Sergio Orsi, imprenditore dei rifiuti
e riferimento del clan dei Casalesi (il fratello
Michele fu ucciso nel 2006 su ordine di Giuseppe
Setola). Secondo la Dda, quei soldi sono il
corrispettivo dell’ingresso dell’azienda degli Orsi
in un consorzio pubblico-privato coi Comuni
di Orta d’Atella e Gricignano D’Aversa, col quale
accaparrarsi una serie di appalti. I bonifici avvengono
nel 2006: Brancaccio è consigliere regionale,
sostiene Antonio Bassolino, incontra il
politico dei Ds simbolo della lotta anticamorra
Lorenzo Diana. Anni in cui gli Orsi, ritenuti vicini
a Forza Italia, si iscrivono alla Quercia. Non
a Casal di Principe, dove abitano. Ma alla sezione
di Orta d’Atella. La Dda ha inoltre aperto
un fascicolo sulla metanizzazione dei Comuni
dell’agro-aversano. È indagato per concorso
esterno in associazione camorristica Rober to
Casari, per quasi 40 anni presidente della
Gpl-Concordia, colosso delle cooperative rosse
di Modena.
Piemonte. Gettonopoli
e le eterne firme falseChe coppia. Lui, ex consigliere regionale, a processo
per peculato e finanziamento illecito ai
partiti, lei indagata per concorso in truffa aggravata.
Sono Andrea Stara del Pd, già eletto con
la lista “Insieme per Bresso”, e
la deputata Paola Bragantini, ex
presidente della Circoscrizione
5 del Comune di Torino ed ex
segretaria provinciale del partito.
Sono due dei democratici
illustri del Piemonte incappati
nelle maglie della giustizia. Lui
avrebbe ottenuto rimborsi non
dovuti, tra cui quello per un tosaerba.
Non è tutto: venerdì
scorso, durante il processo, la
contabile del gruppo ha detto ai
giudici che Stara ha chiesto anche
di rimborsare una multa
della sua compagna. Lei, invece,
è finita in mezzo a un altro scandalo di rimborsi,
quello delle mini-giunte fantasma: riunioni
fatte solo sulla carta per ottenere i gettoni di
presenza. Insieme a lei ci sono altri nove indagati
per truffa aggravata, tra cui l’attuale presidente
della Circoscrizione Paolo Florio, il suo vice Giuseppe
Agostino e altri tre componenti della mini-giunta.
Florio e Agostino inoltre sono indagati
per le firme false delle liste a sostegno di
Sergio Chiamparino per le ultime Regionali: in
questo caso che sta scuotendo il Pd torinese lui
non è il solo indagato, ci sono il consigliere regionale
Nadia Conticelli, tre ex consiglieri provinciali
(Umberto Perna, Pasquale Valente e Da -
vide Fazzone), più quattro componenti della segreteria
provinciale (Gianni Ardissone, C a ro l a
C a s a g ra n d e , Mara Milanesio e Cristina Rolando).
Le elezioni hanno provocato molti problemi pure a Vercelli: per le Provinciali
del 2009 saranno processati
molti politici locali accusati
di falso ideologico in atto
pubblico, tra cui i democratici
Maura Forte, sindaco di Vercelli,
e il consigliere regionale
Giovanni Corganti. Chi in questi
mesi sta affrontando un processo,
infine, è Alessandro Alt
a m u ra , ex assessore al commercio
ed ex segretario provinciale
del Pd, accusato di abuso
d’ufficio nello scandalo “Murazzi”.
Emilia Romagna.
La monorotaia e i sex toys
A Bologna il 9 aprile si aprirà il
dibattimento sull’appalto del
People mover, la monorotaia
che dovrebbe unire stazione e
aeroporto. I lavori non sono
ancora iniziati, ma fra poche
settimane davanti al giudice
andranno anche l’ex sindaco
Pd Flavio Delbono e il suo assessore
Villiam Rossi, accusati
di abuso d’ufficio. Poi ci sono le
“spese pazze” dei consiglieri regionali.
Diciotto sono del Pd. Per molti potrebbe
arrivare presto la richiesta di rinvio a giudizio:
oltre a cene da centinaia di euro, anche scontrini
per wc pubblici e persino per un sex toy. E intanto
Carlo Lusenti, assessore regionale alla sanità
con Vasco Errani, è imputato per falso in
una vicenda legata ai fondi regionali destinati
alle cliniche private. E non c’è solo Bologna. A
Ravenna incombe il processo per truffa per la
senatrice Josefa Idem. La vicenda è quella dei
contributi Inps pagati dal Comune, che due anni
fa la portò alle dimissioni da ministro. Sempre in
Romagna, a Rimini, il sindaco Andrea Gnassi èindagato per il fallimento della società dell’aeroporto
Fellini. Assieme a lui altri otto sono sotto
inchiesta per il reato di associazione a delinquere.
Infine l’inchiesta di Firenze che ha visto
protagonista Ercole Incalza,
vede tra gli indagati anche
l’ex assessore regionale alle Infrastrutture
Alfredo Peri e l’ex
consigliere Miro Fiammenghi.
L’accusa è tentata induzione a
dare o a promettere indebitamente
denaro o altra utilità
nell’ambito della costruzione
dell’Autostrada Cispadana.
Bolzano. Il sindaco tira dritto
L’abuso d’ufficio non basta
All’orizzonte il probabile rinvio
a giudizio con l’accusa non
da poco di abuso d’ufficio. E
nonostante questo a Bolzano il sindaco Luigi
Spagnolli tira dritto e punta alla ricandidatura.
Alle urne si va il 10 maggio. Mentre i suoi legali
hanno chiesto al tribunale una proroga di due
mesi e mezzo per leggere le carte dell’inchiesta. Il
tempo, dunque, non manca anche per superare
un eventuale ballottaggio. Spagnolli tira dritto
con il via libera della segreteria regionale e di
quella nazionale. Sul tavolo della procura l’affare
del raddoppio del centro commerciale Twenty.
Sotto accusa, oltre a Spagnolli, anche un noto
imprenditore trentino. Per lui il reato è quello di
abuso edilizio. Secondo quanto ricostruito dai
pubblici ministeri il sindaco Spagnolli si è attivato
per il via libera al raddoppio del centro
commerciale dopo l’ok già dato dalla Provincia.
Di più: il gruppo dell’imprenditore Giovanni
Podini (indagato) s’interfaccia direttamente conil sindaco senza seguire l’iter tradizionale
dell’ufficio tecnico. Non solo. Secondo la ricostruzione
dell’accusa, sottopone a Spagnolli il
parere legale di un docente universitario. L’impresa,
poi, inizierà i lavori ancora prima del via
libera. E lo farà realizzando i piloni portanti del
centro commerciale in maniera differente dalla
concessione, poiché già rinforzati abusivamente
per l’aumento di cubatura prima del rilascio della
concessione inerente al raddoppio. Fin
dall’inizio dell’inchiesta Spagnolli si è sempre
difeso. “Sono state dette una serie di cose non
vere da parte di tante persone. Sono state fatte
affermazioni pesanti. Non c’è alcun tipo di volontà
di favorire chicchessia”. La procura ha
chiesto il rinvio a giudizio.
Lombardia. Il “S i ste m a
S e sto” non finisce mai
Giovanissimo vestì la casacca
di assessore di Rozzano, hinterland
a sud di Milano. Da
quel momento in poi la carriera
politica di Massimo D’Avo l i o
tracimò in successi continui.
Alle spalle la tutela potente di
Filippo Penati che da lì a poco,
è il 2004, incassa la poltrona di
presidente della Provincia.
Nello stesso anno D’Avolio diventa
sindaco di Rozzano,
mandato rinnovato fino al
2013. Dai Ds al Pd. In quell’anno,
D’Avolio, perso per strada il suo nume a
causa di inchiesta giudiziaria (vedi il cosiddetto
Sistema Sesto), fa il grande salto ed entra in Regione.
Consigliere del Pd eletto con oltre 7 mila
preferenze. Poco meno di due anni con un incarico
nella commissione regionale antimafia, e
anche l’ex sindaco inciampa in qualche guaio.
Attualmente, infatti, risulta indagato dalla Procura
di Milano per abuso d’ufficio. I fatti, contestati
risalgono al periodo in cui D’Avolio era
sindaco di Rozzano. Secondo l’accusa, coordinata
dal dipartimento del procuratore aggiunto
Alfredo Robledo, D’Avolio attraverso alcune
delibere, avrebbe autorizzato il pagamento della
partecipata Ama ad alcune società della moglie.
Con l’ex primo cittadino è indagato anche l’attuale capogruppo Pd nel Consiglio comunale di
Segrate, l’ingegnere Vito Ancora. Anche per lui l’accusa è abuso d’ufficio. Infine, risulta coinvolto
un dirigente dell’ufficio tecnico del Comune
di Rozzano per un presunto danno erariale
legato alla compravendita di un’area industriale.
L’inchiesta, ancora in fase embrionale, ha
già gettato nel panico buona parte del Pd milanese
che intravede il rischio di un nuovo sistema
Sesto.
Sicilia. Il sottosegretario Faraone
deve giustificare 3.300 euro
C’è il sottosegretario all’Istruzione Davide Fara
o n e a guidare la pattuglia di deputati regionali
in Sicilia indagati per le spese pazze dell’Assemblea
regionale. Gli viene contestata la cifra di
3300 euro e con lui hanno ricevuto un avviso di
garanzia per peculato dalla Guardia di finanza
altri 18 deputati regionali del Pd: Giovanni Barb
a ga l l o (11.569,44 euro), Mario Bonomo (4.918
euro), Roberto De Benedictis (per 4.653 euro),
Giacomo Di Benedetto (per 27.425 euro), Giuseppe
Digiacomo (per 6.727 euro), Michele Donato
Donegani(10mila euro), Michele Galvagno
(5.681 euro di cui 1.248), Baldassare Guacciardi
(1.365 euro), Giuseppe Laccoto (3.492 euro),
Giuseppe Lupo (39.337 euro), Vincenzo Marinello
(3.900 euro), Bruno Marziano (12.813 euro),
Bernardo Mattarella (6.224 euro), Camillo Oddo
(2.500 euro), Filippo Panarello (16.026 euro),
Giovanni Panepinto (2.600 euro), Antonello Craco
l i c i e Francesco Rinaldi (45.300 euro). Quest’ultimo
è stato rinviato a giudizio quattro mesi
fa insieme al cognato Fracantonio Genovese (deputato
Pd arrestato dopo l’autorizzazione della
Camera) per lo scandalo messinese della formazione
professionale ed entrambi devono rispondere
di associazione per delinquere finalizzata al
peculato: sono accusati di avere costituito una
rete di gestione familiare della Formazione, trasformandola
in un lucroso business. Infine ad
Alcamo il deputato nazionale Nino Papania è accusato
di avere imposto assunzioni alla società
di smaltimento rifiuti Aimeri procurandole “il
benestare degli organi di governo ambientale
sugli appalti e sull’irregolare svolgimento del
servizio”. Contro Papania, accusato in un’altra
inchiesta di voto di scambio, si sono costituiti
parte civile un centinaio di cittadini di Alcamo. il fatto quotidiano 1 aprile 2015
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