AI
CONFINI DELLA VITA
di
Mikhail
Gorbaciov
LA
PRIMA VOLTA che
ho sentito
parlare
del break down del
reattore
nucleare di Chernobyl,
era
la mattina del 26
aprile,
quando il ministero
sovietico
del medium machine
building,
responsabile dei
reattori
nucleari, lo ha segnalato
al
Cremlino. Nonostante
la
gravità dell’incidente fosse
ancora
poco chiara durante
la
nostra riunione di
emergenza
del Politburo, una
commissione
governativa presieduta
da
Boris Yevdokimovich
Shcherbina,
vice presidente del
Consiglio
dei ministri dell’Urss,
è
stata istituita e immediatamente
spedita
a Chernobyl..
I
rapporti iniziali sono stati cauti
nei
toni e solo il giorno successivo,
il
27 aprile, abbiamo saputo
che
un’esplosione aveva
avuto
luogo presso la centrale
nucleare
(...) Entro circa 10 giorni
l’incendio
del reattore e i prin-
cipali
rilasci radioattivi sono
stati
contenuti, ma già allora il
fallout
nucleare si era esteso su
tre
regioni dell’Unione Sovietica:
Ucraina,
Bielorussia e Russia,
sulla
maggior parte dell’Europa,
e
non solo (...) Abbiamo
ricevuto
informazioni più concrete
il
28 aprile e abbiamo iniziato
a
informare l’opinione
pubblica
sovietica della gravità
del
disastro, con particolare attenzione
agli
sforzi per gestire
una
situazione molto pericolosa
e
in peggioramento.
Dobbiamo
continuare a esaminare
seriamente
la salute pubblica
a
lungo termine pubblico
e
le conseguenze ambientali
dell’incidente
per comprendere
meglio
il rapporto tra le radiazioni,
sia
a basso che ad alto
livello,
e la vita umana. Il venticinquesimo
anniversario
dell’incidente
di Chernobyl è
una
pietra miliare storica per
ricordare
a noi stessi questo
dovere
solenne (...) Dobbiamo
tutti
ricordare Chernobyl, non
solo
per il suo impatto negativo
sull’Ucraina,
la Bielorussia, la
Russia
e l’Europa, ma anche
come
un faro di speranza per
un
futuro più sicuro e più sostenibile. il fatto quotidiano 1 dicembre 2014
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