La
pesante eredità del Re Grossi
finisce
tutta sotto chiave
Sequestro
da 70 milioni di euro ai figli dell’imprenditore deceduto
LA
MISURA RICHIESTA DAL TRIBUNALE
DI
MILANO PER EVASIONE FISCALE
AUTOSALONE
NELLA
SUA VILLA
DI
INZAGO
C’ERANO
CENTINAIA
DI
AUTO DI LUSSO
E
ANCHE ALCUNE
D’EPOCA
Quando
si dice l’ironia della
sorte.
Nel momento in
cui
gli agenti della Squadra
Mobile
notificavano le sette
ordinanze
di custodia cautelare
emesse
dal Tribunale di Latina
per
lo scandalo dei rifiuti ad Andrea
Grossi
e alle due sorelle,
indagate
per truffa, frode e falso,
il
Tribunale di Milano aveva delegato
la
Guardia di Finanza di
sequestrare
l’intero patrimonio
del
papà Giuseppe Grossi, morto
a
64 anni nell’ottobre del 2011.
Secondo
la Procura di Milano il
«Re
delle bonifiche» è stato un
evasore
fiscale, la misura colpisce
i
successori a titolo universale,
come
ha scritto ieri il Corriere
della
Sera, in questo caso i figli,
ma
a patto che siano passati meno
di
cinque anni dalla scomparsa. Il
patrimonio
di Grossi è imponente:
136
tra immobili e case, 140
terreni,
268 auto d’epoca, (ha
moltissime
Ferrari alciune d’epo -
ca
nella sua villa di Inzago) 160
moto,
5 motoscafi, 3 barche a
vela,
cinque trattori. Secondo la
Procura
di Milano e il pubblico
ministero
Alessandra Dolci la
sproporzione
tra i redditi dei figli
e
i capitali finiti nel ginepraio di
società
della dinasty dei rifiuti,
lascia
ipotizzare che i soldi pro vento dell’evasione fiscale siano
finiti
nelle società che ora hanno i
tre
figli. La misura di prevenzione
adottata
nei confronti degli eredi
di
Giuseppe Grossi ha come
obiettivo
quello di evitare la commissione
di
reati di soggetti ritenuti
socialmente
pericolosi e per
l’applicazione
basta anche un indizio.
Grossi
è accusato di aver
costituito
fondi neri all’estero per
23
milioni di euro e per lui era
iniziato
un processo mai concluso;
la
Procura di Milano ha ottenuto
dalla
sezione misure di prevenzione
del
Tribunale di Milano
il
sequestro del patrimonio di 70
milioni
di euro, strumentale alla
confisca
dei beni.
A
Milano raccontano che la fortuna
di
Grossi sia stata una: la sua
riservatezza
e
il fiuto, oltre alle
amicizie
importanti che hanno
portato
un ex ragioniere della Ilva
di
Taranto ad accumulare un patrimonio
immenso
e a muoversi
con
grande disinvoltura nell’alta
finanza
milanese: prima acquistando
nel
1997 la statunitense
Browning
Ferries Industries che
trasformerà
proprio nella Green
Holding,
specializzata in bonifiche
ambientali,
compresa quella
di
Borgo Montello, poi ricevendo
l’incoronazione
di Re delle bonifiche.
A.B.
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
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La
prima misura il 16 ottobre, spuntano altri reati
Arresti
bis in 40 giorni
Il
16 ottobre scorso la prima misura
cautelare,
il primo round con la contestazione
nei
confronti di sei indagati del
reato
di peculato per la discarica di Borgo
Montello.
Poi i giudici del Tribunale del
Riesame
avevano rimescolato le carte ma le
indagini
della Squadra Mobile non si sono
mai
fermate e in concomitanza con le perquisizioni
di
quaranta giorni fa hanno raccolto
altri
elementi che hanno permesso agli
investigatori
di formulare nuove accuse
contenute
nell’ordinanza di custodia cautelare
emessa
dal gip Giuseppe Cario come
quella
di frode nelle pubbliche forniture e
poi
truffa e falso. Gli indagati che sono agli
arresti
domiciliari, saranno interrogati nei
prossimi
giorni, soltanto un interrogatorio
si
svolgerà nel capoluogo, quello di Ernesto
D’Aprano,
gli altri invece saranno per rogatoria
tra
Milano e Monza.
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
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NELL’ORDINANZA
Le
conversazioni tra gli indagati
Le
direttive
da
impartire
Nel
l’or dina nza
di
custodia
cautelare
viene
preso
ancora una volta
in
esame il ruolo
ricoperto
da Vincenzo
Cimini,
consigliere
della
società specializzata
in
rifiuti pericolosi,
è
il 13 giugno
quando
parla con
D’Aprano
e spiega
imminenti
sviluppi
che
vanno nella direzione
voluta,
osserva
il
magistrato che ha
firmato
il provvedimento
cautelare,
sostenendo
di
aver saputo
da
alcune fonti
d
el l’assessorato alla
Regione
Lazio di una
decisione
favorevole
al
l’ampliamento di
volumetrie
oltre che
d
el l’a ut o ri zz a zi on e
di
un nuovo invaso
chiamato
S9. Non è
un
caso se la Regione
Lazio
si è determinata
all’am
pliame nto
della
discarica per
una
volumetria di
25mila
metri cubi e
l’autorizzazione
di
un
nuovo invaso chiamato
S9.
C’è un altro
passaggio
nel provvedimento
cautelare
quando
Paolo Titta
istruisce
su come impugnare
la
delibera
del
Comune di Latina
dopo
la grave situazione
ambientale
rilevata
nella discarica
durante
il controllo
dell’Arpa
Lazio.
«Comunque
va impugnata
sta
roba eh»,
s
p i e g a Ti t t a a
D’Aprano
che risponde.
«Si
si ma domani
io
vado anche in
Regione
adesso chiamo
perchè...»,
interviene
Titta
che aggiunge.
«Questo
a
parte
la Regione è un
atto
ufficiale perchè
questa
qui del Comune
di
Latina ehhh...si
invita
questa è una
diffida
»
IL
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