TUTTI
I
GUAI CHE I TITOLARI DEL DICASTERO NON HANNO RISOLTO
QUALCUNO
INDAGATO, CLINI È STATO ADDIRITTURA ARRESTATO
OGGI
L’attuale
ministro,
il
centrista Galletti, come
primo
atto ha concesso
una
consulenza
da
100 mila euro annui
a
un altro esponente Udc
di
Fabrizio
d’Esposito
C’è
l’ambiente, con
la
minuscola,
martoriato
ogni
santo
giorno da
una
notizia funesta, amianto o
alluvione
o Terra dei fuochi o
Ilva
che sia. E poi c’è l’Ambiente,
con
la maiuscola, che è un
ministero
dove girano tantissimi
soldi.
L’Italia è un Belpaese
solo
di nome, tra scavi in rovina
e
territorio da bonificare. La
tragedia
dell’amianto è immane
da
decenni e nonostante otto
ministri
in quattro lustri e
migliaia
di vittime resta da bonificare
almeno
il 99 per cento
dei
siti mortali. Un dato vergognoso.
NELL’ETERNO
manuale
Cencelli
delle
spartizioni ministeriali,
l’Ambiente
non è nella
primissima
fascia, come anche i
Beni
culturali. Sono poltrone
che
vanno ai “piccoli” in genere,
quando
c’è un governo di
coalizione,
oppure sono utili
per
riequilibrare gli appetiti
delle
varie correnti di partito.
Per
esempio, nel quinquennio
dei
ribaltoni ulivisti, dal 1996,
Edo
Ronchi fu
ministro con
Prodi
e D’Alema. Quando però
toccò
ad Amato gli fu chiesto di
spostarsi
alle Politiche comunitarie
e
lui rispose “no grazie”.
Rimase
fuori e all’Ambiente
andò
l’ineffabile Willer
Bordon.
E
sapete cosa fa oggi Bordon?
L’imprenditore
nel campo
dell’energia
alternativa, precisamente
dalle
alghe e dai microrganismi
della
laguna di Venezia.
Non
è un dettaglio secondario.
Perché
all’Ambiente
il
confine tra impresa e politica
è
labilissimo. È un ministero di
spesa,
un orpello simbolo della
Casta
che perpetua se stessa.
Nonché
un ministero comodo,
che
in fondo, essendo di terza
fascia,
non dà pensieri. Ne sa
qualcosa
il povero Andrea
Orlando
del
Pd, capitato lì
nell’esecutivo
di Enrico Letta.
Matteo
Renzi lo aveva riconfermato
ma
poi il Quirinale mischiò
le
carte, disse di no a Gratteri
guardasigilli
e Orlando
cambiò
casella e sbiancò in volto,
letteralmente.
Vuoi mettere,
tra
le rogne della Giustizia e il
bengodi
dell’Ambiente, sempre
con
la maiuscola? L’ultimo arrivato,
nella
sede sulla Colombo
e
che costa cinque milioni di
euro
all’anno solo per l’affitto, è
un
peone centrista di nome
Gian
Luca Galletti,
di area Udc,
il
minipartito di Casini. Per tradizione,
c’è
un solido legame tra
gli
ex dc e il business milionario
dell’energia.
Ed è per questo che
Galletti
come prima cosa si è
chiamato
come consigliere un
altro
udc di peso, Mauro Libè,
esperto
di “efficienza energetica”,
e
che ha avuto un contratto
di
consulenza da centomila euro
annui.
Le consulenze sono
una
voce importante dell’Am -
biente.
Al ministro centristra è
stato
chiesto di reclutare un bel
po’
di persone rimaste a piedi
nei
precedenti governi. E così
ha
riciclato portaborse di Cesa,
D’Alia
e Casini e persino dato
un
contratto da 30mila euro
all’anno
all’ex portavoce
dell’azzurra
Stefania
Prestigiacomo
,
altro ex ministro
dell’Ambiente
e oggi formalmente
all’opposizione.
A
PROPOSITO della
Prestigiacomo.
Anni
fa, quando esponenti
e
familiari delle vittime
dell’amianto
reclamavano invano
l’attenzione
dello Stato,
con
tanto di audizioni parlamentari,
la
bionda ministra sicula
faceva
un accordo con la
Ducati
Energia per mille bici
elettriche
dal costo di 1.200 euro
ciascuna.
Un’operazione da
un
milione e 200mila euro. A
favore
di chi? Della famiglia
dell’attuale
ministra Federica
Guidi,
titolare dello Sviluppo
economico
e berlusconiana
storica.
Ecco, l’Ambiente è questo.
E
meglio di Corrado
Clini
nessuno
lo sa. Potente direttore
generale,
con casa strepitosa a
piazza
Navona, a Roma, è diventato
ministro
nell’era sobria
del
montismo. Ma la faccia da
Casta
è rimasta e Clini è stato
arrestato
per aver distratto fondi
da
un progetto di riqualificazione
ambientale
all’estero e
averli
dirottati su un conto cifrato
in
Svizzera. Non solo. Come
ha
rivelato Report,
Clini da
funzionario
o ministro ha finanziato
centinaia
e centinaia
di
progetti, coinvolgendo la sua
compagna
e tanti altri amici.
L’Ambiente
è un paradiso, inteso
come
poltrona, non altro.
Una
poltrona su cui è stato seduto
pure
Altero
Matteoli,
ex finiano
dei
governi Berlusconi,
colonnello
di An. Matteoli
combinato
con l’ambiente è un
ossimoro
verde: a lui è andato
finanche
il premio Attila e abbiamo
detto
tutto. Dopo Matteoli,
arrivò
per il centrosinistra
il
verde Alfonso
Pecoraro Scanio.
Altri
guai: finanziamento
illecito
sotto forma di voli e vacanze
gratis.
L’Ambiente, con
la
maiuscola, è malato.
Pag.
7 Il fatto quotidiano 22 novembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento