giovedì 27 novembre 2014

In Italia la domanda di carbone crolla dell’11% per Ilva e Vado Ligure

In Italia atteso un calo a 16 milioni di tonnellate. Il presidente dell’Assocarboni, Clavarino, al Ciab di Parigi: "I dati italiani sono in controtendenza rispetto al resto del mondo”
andreaclavarino.jpgLe incertezze dell’acciaieria Ilva di Taranto e la fermata della centrale elettrica di Vado Ligure per un’inchiesta della magistratura fanno crollare le stime della domanda italiana di carbone. Le importazioni di carbone da vapore per il 2014 sono stimate in calo dell'11% rispetto al 2013 a 16 milioni di tonnellate. Analogamente scendono le importazioni di carbone metallurgico, che si attesteranno a 4 milioni di tonnellate a fine 2014, segnando una diminuzione del 15% rispetto all'anno 2013.
Questi sono alcuni dei dati sull'andamento del settore nel 2014 anticipati a Parigi da Andrea Clavarino, presidente di Assocarboni, nel corso dell'annuale riunione plenaria del Coal industry advisory board (Ciab).
A livello mondiale nel 2014 il commercio via nave di carbone segna una crescita stimata del 3%, attestandosi a 1.158 milioni di tonnellate rispetto ai 1.124 milioni del 2013. A livello globale, sono India e Cina che trainano la domanda di carbone.  Parallelamente, la produzione mondiale di carbone è stimata in crescita a circa 7,2 miliardi di tonnellate (+2% rispetto al 2013). Il carbone si confermerà inoltre quale prima fonte per la produzione di energia elettrica in Europa anche per il 2014.
Parlando dello scenario energetico italiano, Andrea Clavarino - delegato del Governo italiano al consiglio Ciab, organo consultivo carbone dell’Aie (Agenzia Internazionale dell'Energia) - ha evidenziato il rischio energetico per l'Italia di una politica energetica fortemente sbilanciata sul gas.
"Si stanno bloccando degli investimenti in centrali a carbone che avrebbero garantito al Paese indipendenza energetica, bassi costi dell'energia, oltre a dotare il nostro parco centrali delle migliori tecnologie esistenti. Il sistema energetico italiano è vulnerabile, data la dipendenza per circa il 50% dal gas, il 40% del quale è importato dalla Russia, con la conseguenza di esporre il nostro Paese ad un rischio geopolitico particolarmente elevato nell'approvvigionamento. Viene stimato che un ammanco dei flussi di gas dalla Russia nel prossimo inverno potrà essere gestibile solo se non dura per più di 20 giorni e solo se le condizioni climatiche non saranno troppo rigide".
"Meno gas, costoso e con significative implicazioni in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, e più rinnovabili insieme al carbone: questa è la semplice proposta che Assocarboni porta avanti in Italia, anche sulla base dell'esperienza di altri Paesi, come Regno Unito, Germania, Spagna e Turchia, che negli ultimi anni hanno tutti aumentato la quota di carbone nel loro mix energetico”.http://www.e-gazette.it/sezione/energia/italia-domanda-carbone-crolla-11-ilva-vado-ligure

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