Amianto: la valle dei sopravvissuti
Scampati al terremoto sono stati decimati dal cancro: in attesa di fondi bloccati da un anno Morire in silenzio di amianto senza avere giustizia. I sopravvissuti al terremoto che ha distrutto il Belice nel 1968, hanno ricevuto in “regalo” (dalle sottoscrizioni raccolte da alcuni quotidiani) baracche con tetti, pareti e vasche per l’acqua completamente in amianto. A Montevago, in provincia di Agrigento, ancora oggi queste infernali scatole prefabbricate sono abitate dai residenti che tengono la conta di chi è stato ucciso dai tumori correlabili all’amianto.
Peccato che nessuna autorità (sanitaria e politica) e la magistratura abbiano voluto stabilire il nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto e le morti per cancro degli ultimi 40 anni perché in Sicilia il registro tumorale è stato istituito soltanto nel 1998. Il Senato un anno fa annunciò lo sblocco dei fondi per le bonifiche. Di questi soldi, però, non c’è traccia.
29 novembre 2014 | 08:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.corriere.it/…/8b0ddce8-773f-11e4-90d4-0eff89180b…
Pontinia (LT) dall'ambiente, alla difesa dei diritti civili e sociali, dalla politica alla tecnica. Si riportano stralciriportandone autori. Nota: qualora si ritenga la pubblicazione (o i commenti) siano lesivi o notizie superate si prega di comunicarlo con mail giorgio.libralato@gmail.com e saranno rimossi. Oppure allo stesso modo si può esercitare il diritto di replica. Qualora si ritenga che una pubblicazione o parte di essa ledano i diritti di copyright o di autore saranno rimossi
domenica 30 novembre 2014
Terra dei Fuochi, in migliaia in corteo a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio”
In mille hanno sfilato a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio“. Volontari delle associazioni sulla Terra dei Fuochi, delegazioni di Comuni, tra cui quella di Casale Monferrato, madri che hanno perso i propri bambini, di cui mostravano le fotografie, a causa di patologie tumorali, e medici con camici bianchi ma anche tanti cittadini che sono tornati in piazza per sollecitare interventi urgenti di bonifica delle aree inquinate dallo sversamento indiscriminato di rifiuti tossici http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/terra-dei-fuochi-in-migliaia-in-corteo-a-casal-di-principe-per-dire-stop-al-biocidio/317619/
http://tv.ilfattoquotidiano.it/…/terra-dei-fuochi-i…/317619/
http://tv.ilfattoquotidiano.it/…/terra-dei-fuochi-i…/317619/
In mille hanno sfilato a Casal di Principe per dire “Stop al biocidio“. Volontari delle associazioni sulla Terra...
TV.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Scandalo discarica di Borgo Montello, la Procura ricorre in Cassazione Rifiuti, il pm rilancia contro le società Indeco e GreenHolding
Dopo
il pronunciamento del Riesame sul peculato
Per
i sei indagati il quadro indiziario era cambiato
RETROSCENA
AL
TELEFONO
GLI
INDAGATI
PARLANO
DI
UN CANALE
«BUONO»
CHE
C’E’
IN
REGIONE
Se
il Tribunale del Riesame
di
Roma poteva aver sparigliato
le
carte decretando
l’annullamento
della prima misura
cautelare
nei confronti degli
indagati
della prima tranche sullo
scandalo
di Montello, il pubblico
ministero
Luigia Spinelli che aveva
richiesto
la prima ordinanza di
custodia
cautelare, non molla la
presa
e ha presentato ricorso in
I
magistrati romani infatti avevano
«rivisitato»
l’inchiesta che lo
scorso
16 ottobre aveva portato
agli
arresti domiciliari i vertici
della
Green Holding, tra cui proprio
Andrea
Grossi e poi erano
stati
arrestati anche Ernesto
D’Aprano,
residente a Latina,
presidente
del Cda della Indeco e
poi
Enzo Cimini, consigliere del
consiglio
di amministrazione della
Green
Holding spa e Stefano
Lazzari,
51 anni consigliere del
Cda
della Indeco, Antonio Romei
e
poi Paolo Titta.
La
difesa nel suo ricorso aveva
puntato
l’indice sull’insussisten -
za
dell’ipotesi di reato contestata
nel
provvedimento cautelare e
cioè
quello di peculato per distrazione
e
alla fine i giudici romani
avevano
accolto questa linea su
cui
aveva poggiato le basi gran
parte
del ricorso.
Ma
come erano nate le indagini
sulla
discarica di Borgo Montello?
Dopo
una serie di esposti dei
residenti
di Borgo Montello, gli
investigatori
della Squadra Mobile
coordinati
dal vice questore
aggiunto
Tommaso Niglio, avevano
puntato
sulla discarica e anche
i
filmati della doppia pesatura
dei
camion sembravano fin troppo
eloquenti
sul sistema dei rifiuti. In
realtà
come è emerso dall’inchie -
sta,
gli indagati avevano architettato
una
finta emergenza per ottenere
l’ampliamento
della discarica
e
fare in questo modo altri
affari.
Come è emerso anche in
una
intercettazione telefonica annotata
dalla
Squadra Mobile e che
risale
allo scorso giugno quando
Vincenzo
Cimini, membro del
Cda
della Green Holding, la società
per
azioni che controlla Indeco,
ad
Andrea Grossi, il rampollo
della
famiglia, general manager
della
Green Holding che
«in
Regione c’è un canale proprio
buono,
lì c’è il responsabile
d
el l ’area... dell’as s es s or at o .. .
quello
lì che fa il factotum area
tecnica
dell’assessore e con gli
uffici
preposti...». Già proprio in
Regione
nessuno si è accorto di
quello
che accadeva a Latina, una
svista
clamorosa, con i soldi che
finivano
in Lussemburgo. Adesso
la
Procura torna alla carica.
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28
8
Latina
L’intervento del procuratore capo di Roma sulla criminalità nella provincia «Camorra e ‘ndrangheta, Latina batte la Capitale»
DI
JACOPO PERUZZO
IL
REPORT
I
DATI EMERGONO
DALL’ULTIMO
DOSSIER
DELLA LUISS
SUL
TEMA
DEL
RECICLAGGIO
NEL
TESSUTO
ECONOMICO
LOCALE
«Èsorprendente
come
nella
provincia
di
Latina ci
siano
delle presenze strutturate
e
stabili di camorra
e
‘ndrangheta che ancora
non
si riscontrano a Roma
».
Non si tratta della
solita
«frase fatta», che ormai
da
tempo è diventata
forse
ridondante per tanti
cittadini
del capoluogo
pontino,
ma di una dichiarazione
del
procuratore capo
di
Roma Giuseppe Pignatone
a
seguito del rapporto
«Mafie
Bianche: la
morsa
del riciclaggio sul
tessuto
economico di Roma
»,
un report effettuato
da
ll ’Osservatorio Luiss
sulla
legalità dell’econo -
mia
e dagli studenti della
stessa
università. Dati
tutt’altro
che positivi che
dimostrano
come la provincia
pontina
rappresenti
il
più grande bacino della
malavita
organizzata del
Lazio,
che per inciso occupa
la
seconda posizione
per
i reati di reciclaggio
nella
classifica italiana stilata
dalla
Luiss.
«I
messaggi di legalità sono
messaggi
semplici - ha proseguito
Pignatone
- Eppure non
vengono
facilmente recepiti.
Perché?
La paura di ritorsioni,
nel
caso si dica di no alle
richieste
mafiose, è una scusa
che
ormai ha fatto il suo
tempo:
non è più concepibile
se
pensiamo alle tante categorie
professionali
che, per calcoli
di
convenienza, collaborano
con
la criminalità, e non
parliamo
più soltanto di grandi
e
piccoli imprenditori». Insomma,
si
tratta di convivenza,
a
volte forzata per paura, a
volte
ben accetta per convenienza.
In
entrambi i casi,
regna
il silenzio, quello
dell’omertà.
La
Capitale è da sempre stata
il
primo parametro di confronto
per
il territorio pontino,
sia
in termini economici che
culturali,
ma spesso anche sociali.
Questa
volta Latina non
teme
il confronto: in termini
di
«Mafie Bianche» il primato
è
della nostra provincia. Sebbene
il
dossier della Libera
Università
degli Studi Sociali
è
nato con l’obiettivo di disegnare
un
quadro dettagliato
della
presenza mafiosa nel
territorio
della Capitale, il
procuratore
capo di Roma
non
ha potuto evitare un commento
sulla
provincia pontina.
Insomma,
su questo tema
siamo
diventati noi il termine
di
paragone.
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
Latina
7
«Da Aprilia ad Adria - il rischio chimico nella aziende rifiuti - formazione professionali di tutti gli attori»
IL
FORUM A PALAZZO CHIGI, IERI LA PRESENTAZIONE IN SENATO
Valutazione
dei rischi,
il
5 dicembre il convegno
Ieri
a in Senato è stato presentato il convegno «Da Aprilia ad Adria -
il rischio chimico
nella
aziende rifiuti - formazione professionali di tutti gli attori» che
si svolgerà venerdì
5
dicembre a Palazzo Chigi. Alla presentazione nella sala «Caduti di
Nassiriya» di
Palazzo
Madama, oltre al presidente interregionale dell’Ordine dei Chimici
Fabrizio
Martinelli,
hanno partecipato il senatore Enrico Buemi, il professor Armando
Zingales,
il
professor Raffaele Riccio,il dottor Tomaso Munari e il vice ministro
degli Interni,
Filippo
Bubbico. Il forum sarà un momento di confronto tra esperti di
settori sulla
valutazione
del rischio chimico nelle aziende di rifiuti e le possibili soluzioni
per la
prevenzione.
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
Aprilia
15
Latina scandalo rifiuti, veleni nelle falde «Sicurezza nelle aziende di rifiuti, più poteri ai chimici» La richiesta del presidente interregionale dell’ordine
La
sicurezza sul lavoro nella
aziende
di rifiuti e centralità dei
chimici
nella valutazione del
rischio,
oggi non completamente riconosciuta
dal
legislatore. Sono questi
temi
affrontati con Fabrizio Martinelli,
presidente
interregionale dell’Ordi -
ne
dei Chimici, che durante la conferenza
stampa
di presentazione del convegno
annuale
(in programma il 5
dicembre
a Roma) ha sottolineato
l’importanza
di una normativa che
assegni
più «poteri» alla categoria. «Il
legislatore
è partito bene e nei vari
testi,
a partire dalla legge 626, ha
differenziato
tutti i rischi. Tuttavia c’è
una
pecca per quanto riguarda il nostro
settore,
ovvero che la valutazione del
rischio
chimico può essere fatta da
chiunque.
Mentre invece parliamo di
un
ambito specifico, difficile da gestire,
dove
chi certifica un progetto ne
deve
assumere la responsabilità e dimostrarne la competenza. Per questo
la
valutazione dovrebbe essere fatta
dai
chimici. Non sempre è così».
Il
titolo del convegno «da Aprilia a
Adrio»
riporta alla memoria quanto
accaduto
a luglio alla Kyklos, quando
due
operai sono morti per cause
ancora
da accertare (l’indagine è in
corso
e il sito è ancora sotto sequestro).
«Cosa
può essere accaduto
alla
Kyklos? Certamente si è manifestato
-
commenta Martinelli - un
fenomeno
che ha provocato la morte
di
due lavoratori e l’indagine servirà
a
capire perché è successo. C’è stata
una
reazione incontrollata di qualcosa,
così
come si suppone sia successo
ad
Adrio? Quello che posso
dire
è che travasare percolato a una
cisterna
è un’operazione che si fa
più
volte alla settimana, parliamo di
qualcosa
classificato come non pericoloso.
Purtroppo
non ho la risposta
in
tasca, ma l’impegno della Magistratura
è
proprio di cercare di capire
cosa
è successo». Infine il presidente
sottolinea
come i rischi chimici
possano
arrivare
anche da piccole
realtà.
«Mi occupo di sicurezza sul
lavoro
e in tutta sincerità mi trovo a
operare
meglio nelle aziende a incidente
rilevante,
dove c’è maggior
cognizione
del problemi. AbbVie,
Recordati,
Isagro e Kyklos hanno
coscienza
del rischio interno. E sono
sicure,
anche se chiaramente gli
eventi
possono sempre capitare.
Nello
stesso tempo ci sono una marea
di
micro aziende che hanno lo
stesso
livello di rischio ma non ne
hanno
preso coscienza».
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
Aprilia
15
Radioattività in Basilicata, il giallo dei dati di Tecnoparco
di Maria Rita D'Orsogna | 30 novembre 2014 A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva Ue per la concentrazione alfa totale è pari a 0,1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori.
Carmela Fortunato, relazione Arpab, 27 ottobre 2014
Gli scarti petroliferi del Centro Oli Eni di Viggiano arrivano per la maggior parte a Tecnoparco, provincia di Matera. L’Arpab, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente di Basilicata, decide di eseguire delle indagini sui materiali qui lavorati. E così, il giorno 27 ottobre 2014 la dottoressa Carmela Fortunato, per conto dell’Arpab, presenta un’apposita relazione su due campioni da fanghi e rifiuti solidi e due da acque di “deiezione”. Gli impianti di Tecnoparco non hanno la capacità di “bonificare la radioattività”. Le analisi sono state fatte perché “da fonti bibliografiche risulta che i rifiuti (acque di produzione, fanghi e tubini delle condutture) prodotti da attività estrattive (pozzi petroliferi o estrazione gas naturale) possono contenere significative concentrazioni di radionuclidi naturali, come effetto delle estrazioni dal sottosuolo e anche attraverso il veicolamento delle acque dagli strati profondi.”Nei campioni solidi si rivela radioattività superiore alla sensibilità strumentale ma notevolmente inferiore ai “livelli di allontanamento” indicati nelle direttive comunitarie. Nei campioni liquidi, arriva il lupus in fabula: “Per i campioni liquidi della tipologia in esame (acqua di deiezione) non si dispone dei corrispondenti livelli di riferimento. In tali campioni, tuttavia, sono state riscontrate concentrazioni di radioattività, soprattutto di “alfa totale”, solitamente non rilevate nelle matrici analizzate da questo Ufficio (essenzialmente matrici ambientali e acqua potabile). A titolo meramente esemplificativo, per l’acqua potabile il livello di riferimento fissato dalla direttiva UE per la concentrazione alfa totale è pari a 0.1 Bq/L e i valori misurati nei campioni prelevati nel caso in oggetto risultano circa nove volte superiori. Pertanto, in via cautelativa si ritiene opportuno che venga verificato lo stato radiologico ambientale con campionamenti e analisi periodiche delle matrici più rappresentative, quali acque di scarico, acque di falda e acque superficiali, a valle e a monte dell’Impianto.”
E poi ci sono delle tabelle, in cui -piccoli piccoli – compaiono i valori: 0,879 Bq/L e 0,945 Bq/L. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne fissa i limiti a 0,1 Bq/L.
Dopo qualche giorno, sul sito dell’ARPAB compare un sunto della relazione con opportuni tagli. Mancano paragrafi in cui si ricorda che è inusuale per l’Arpab rilevare concentrazioni di radioattività in zona, e che i valori misurati sono di nove volte superiori a quanto fissato dalle direttive correnti:
“Nei campioni liquidi (acque di deiezione contenute nelle autobotti) analizzati, le concentrazioni dei radionuclidi naturali, in particolare quelli della serie U-238, sono risultate comprese tra 0,1 e 1 Bq/litro. In aggiunta, sono state misurate le concentrazioni “alfa” e “beta” totali, i cui valori sono risultati rispettivamente dell’ordine di 1 Bq/L e di 10 Bq/L. Tuttavia per dette “acque di deiezione” non sono disponibili livelli di riferimento specifici. In via cautelativa, al fine di controllare eventuali contaminazioni dell’ambiente, si ritiene opportuno verificare periodicamente lo stato radiologico delle principali matrici ambientali, quali le acque superficiali e le acque di falda, con campionamenti a valle e a monte dell’impianto. Inoltre si suggerisce di analizzare periodicamente anche le acque di scarico.”
Cosa vuol dire “non sono disponibili livelli di riferimento specifici”? Possibile che l’Arpab non sappia dare un contesto a questi dati? Dire 1 o 10 o 100 Bq/Litro non significa niente se non c’è un punto di riferimento. Secondo l’Arpab, tutti questi becquerel per litro sono tanti? Sono pochi? Sono normali? Cos’è alfa, cos’è beta? Cosa deve capire la persona comune, le cui tasse finanziano l’Arpab e per il quale l’Arpab dovrebbe essere a servizio? E perché l’Arpan ha cancellato quei paragrafi? Mistero.
Il 26 Novembre 2014 arriva il colpo di scena, ed il “tutt’a posto”, questa volta dal Giornale della Protezione Civile. Secondo l’Arpab, i reflui non sono radioattivi e non c’è nessun rischio. Anzi, la radioattività è bassissima, entro i limiti e senza rischi per la salute e l’ambiente. Il tutto è stato decretato da un “nutrito” gruppo di tecnici fra cui rappresentanti dell’azienda petrolifera. E così l’assessore all’Ambiente di Basilicata, Aldo Berlinguer serenamente conclude che queste analisi consentiranno ai “cittadini di essere più tranquilli e alla Basilicata di diventare un modello virtuoso da seguire”.
Forse i lucani sono ora più tranquilli – ma la domanda resta: che ne facciamo dei dati della Fortunato, elaborati come rappresentante Arpab? Come li dobbiamo interpretare? Erano sbagliati? E quali sono quelli giusti? O era radioattività che è decaduta invece che in millenni, dopo due settimane?
Le immagini e i dati relativi alla radioattività vera o presunta di Tecnoparco sono raccolti qui http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/radioattivita-in-basilicata-giallo-dei-dati-tecnoparco/1241664/
Ilva, Renzi: “Non escludo l’intervento pubblico per non perdere l’acciaieria”
Il premier parla anche degli scontri interni al Movimento 5 Stelle: "Abbiamo rottamato il grillismo". Poi torna sulle ultime parole di Berlusconi che, prima di approvare la legge elettorale, vuole votare il nuovo Presidente della Repubblica: "Non esiste. Abbiamo un patto: Italicum entro gennaio" Intervento pubblico sull’Ilva, rottamazione definitiva del “grillismo” e una risposta dura a Berlusconi. Sono i punti fondamentali dell’intervista che Matteo Renzi ha rilasciato aRepubblica per dettare la linea del Governo nei prossimi mesi. E il punto da cui ripartire è proprio il problema lavoro, in un momento di tensione tra Stato e sindacati, soprattutto la Cgil di Susanna Camusso. “Non sono contro il sindacato – precisa il presidente del Consiglio – sono contro chi frena. Si devono affrontare crisi come quelle di Taranto, Terni e quella dell’Irisbus. Si deve dare nuove tutele a chi lavora e non alimentare la polemica ideologica. L’Ilva? possibile intervento dello Stato”.
Proprio sulla questione delle acciaierie di Taranto, il premier rivela che il Governo ha in mente un piano d’intervento statale temporaneo per garantire il posto di lavoro ai dipendenti, rilanciare l’azienda e, poi, rimetterla sul mercato risanata. Una scelta che va contro la sua linea di privatizzazioni, ma “se devo far saltare Taranto, preferisco intervenire direttamente per qualche anno e poi rimetterlo sul mercato”. Una scelta che prevede uno sforzo economico per il Governo che dovrebbe protrarsi per 2 o 3 anni: “Rimettere in sesto l’azienda per due o tre anni, difendere l’occupazione, tutelare l’ambiente e poi rilanciarla sul mercato”. Per risanare l’Ilva, dice, “ci sono tre ipotesi: l’acquisizione da parte di gruppi esteri, da parte di italiani e poi l’intervento pubblico. Non tutto ciò che è pubblico va escluso. Io sono perché l’acciaio sia gestito da privati”, ma non a costo di perdere le acciaierie di Taranto. A livello nazionale, però, i dati relativi alladisoccupazione sono i più alti dal 1977. A questo il premier risponde che il dato deve essere letto come un aumento di fiducia da parte delle persone senza un lavoro. “Col decreto Polettiabbiamo creato 100mila nuovi posti di lavoro, mentre nei sei anni precedenti se ne sono persi 1 milione. Un segnale incoraggiante. I dati sulla disoccupazione dipendono dal fatto che un sacco di gente è tornata a iscriversi alle liste di disoccupazione perché adesso avvertono la speranza di trovare un lavoro”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/ilva-renzi-non-escludo-lintervento-pubblico-per-non-perdere-lacciaieria/1241625/
di F. Q. | 30 novembre 2014
Le vittime dell’ecocidio di Spinetta Marengo: De Laguiche, Cogliati e compagnia bella di Solvay, sapete dove dovete mettervela la vostra “solidale umana pietà”?
Le vittime dell’ecocidio di Spinetta Marengo: De Laguiche, Cogliati e compagnia bella di Solvay, sapete dove dovete mettervela la vostra “solidale umana pietà”? In Corte d'Assise di Alessandria , il difensore dell'amministratore delegato di Solvay dà lezioni morali alle parti civili, si rivolge direttamente alle vittime, lavoratori e cittadini, ammalati ed eredi dei defunti: Umana solidale pietà, ma non posso non esprimere tutto il mio disagio morale nei vostri confronti per le vostre (immorali) richieste di risarcimento, trascinati come siete stati da burattinai (immorali avvocati, immorale PM), qui in quest’aula a mettere in scena (immorali) teatrini del dolore, sceneggiate di vedove e orfani, recital di lacrime e sofferenze, per morti e malattie attribuite a Solvay per inesistenti esposizioni da ipotetiche acque avvelenate, malattie e morti inesistenti e inventate, attribuibili a cause naturali. Continua
Lettera ai Caraibi. All'egregio mica tanto monsieur De Laguiche. Al processo Solvay in Corte di Assise di Alessandria l’avvocato Domenico Pulitanò in una epica arringa di otto ore mi ha degnato, per quantità e intensità di citazioni, quale nemico numero due, dopo il pubblico ministero Riccardo Ghio. In effetti, nella mia altrettanto lunga testimonianza, avevo dimostrato che il suo assistito, lei Bernard de Laguiche, non era imputato solo per la carica di amministratore delegato né per il teorema “non poteva non sapere”, degli arcinoti archivi “segreti” ad esempio, o delle denunce penali per i muri che trasudavano cromo dal suolo ad esempio, bensì per la sua conoscenza diretta e documentata dell’inquinamento dello stabilimento di Spinetta Marengo, in particolare della falda acquifera sottostante: cocktail di 21 veleni tossici e cancerogeni. Infatti, nel dicembre 2002 in occasione della discesa in pompa magna del magnate belga (sempre lei) alla Confindustria di Alessandria, pasticcini e champagne, le avevo inviato tramite fax alla sede di Bollate una lettera di denuncia ambientalepubblicata da tutti i giornali... Continua..
Clicca qui: J'accuse. La testimonianza di Lino Balza al processo.
Clicca qui: Il video della testimonianza.
Clicca qui: la lettera aperta a De Laguiche del 2002.
E' tutta colpa dei giornali. Sta succedendo per l'Eternit e per la Solvay. Quando i colpevoli sentono odore di condanna se la prendono con l'opinione pubblica, i giornali, le vittime che ci sono lamentate troppo. Dopo la condanna se la prenderanno con i giudici. Gli avvocati sono pagati per questo.
Una voce fuori dal coro giornalistico: Medicina democratica sull'alluvione ad Alessandria. Le responsabilità, nomi e cognomi. Nel ventennale delle celebrazioni in corso. Clicca qui l'inchiesta pubblicata sulla nostra Rivista
Alluvioni, fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Mentre si contano morti e danni per le alluvioni, spendete milioni per opere inutili come Tav Terzo Valico e ponte Meier. È vero che assistiamo a fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Tutto ciò dovuto al cambiamento climatico che sta coinvolgendo il nostro Pianeta che è conseguenza di politiche economiche globali inadeguate e scorrette. Questo mese è entrato in vigore il Decreto Legge denominato Sblocca Italia, Continua a leggere...»
Messaggio di pace e salute inviato a 12.195 destinatari da Lino Balza
Via Dante 86 15121 Alessandria Tel. 3470182679 linobalzamedicinade m@gmail.com - medicinademocrat icalinobalza@hotmail.com
Lettera ai Caraibi. All'egregio mica tanto monsieur De Laguiche. Al processo Solvay in Corte di Assise di Alessandria l’avvocato Domenico Pulitanò in una epica arringa di otto ore mi ha degnato, per quantità e intensità di citazioni, quale nemico numero due, dopo il pubblico ministero Riccardo Ghio. In effetti, nella mia altrettanto lunga testimonianza, avevo dimostrato che il suo assistito, lei Bernard de Laguiche, non era imputato solo per la carica di amministratore delegato né per il teorema “non poteva non sapere”, degli arcinoti archivi “segreti” ad esempio, o delle denunce penali per i muri che trasudavano cromo dal suolo ad esempio, bensì per la sua conoscenza diretta e documentata dell’inquinamento dello stabilimento di Spinetta Marengo, in particolare della falda acquifera sottostante: cocktail di 21 veleni tossici e cancerogeni. Infatti, nel dicembre 2002 in occasione della discesa in pompa magna del magnate belga (sempre lei) alla Confindustria di Alessandria, pasticcini e champagne, le avevo inviato tramite fax alla sede di Bollate una lettera di denuncia ambientalepubblicata da tutti i giornali... Continua..
Clicca qui: J'accuse. La testimonianza di Lino Balza al processo.
Clicca qui: Il video della testimonianza.
Clicca qui: la lettera aperta a De Laguiche del 2002.
E' tutta colpa dei giornali. Sta succedendo per l'Eternit e per la Solvay. Quando i colpevoli sentono odore di condanna se la prendono con l'opinione pubblica, i giornali, le vittime che ci sono lamentate troppo. Dopo la condanna se la prenderanno con i giudici. Gli avvocati sono pagati per questo.
Una voce fuori dal coro giornalistico: Medicina democratica sull'alluvione ad Alessandria. Le responsabilità, nomi e cognomi. Nel ventennale delle celebrazioni in corso. Clicca qui l'inchiesta pubblicata sulla nostra Rivista
Alluvioni, fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Mentre si contano morti e danni per le alluvioni, spendete milioni per opere inutili come Tav Terzo Valico e ponte Meier. È vero che assistiamo a fenomeni metereologici inconsueti che stanno diventando la norma. Tutto ciò dovuto al cambiamento climatico che sta coinvolgendo il nostro Pianeta che è conseguenza di politiche economiche globali inadeguate e scorrette. Questo mese è entrato in vigore il Decreto Legge denominato Sblocca Italia, Continua a leggere...»
Messaggio di pace e salute inviato a 12.195 destinatari da Lino Balza
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MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE onlus
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entrambi intestati a Medicina Democratica ONLUS
Sezione provinciale: movimentodilottap
arresti e sequestri discarica di Borgo Montello gruppo Indeco e Green Holding Gli inquinatori di prove A fine agosto volevano accendere polizze per i vecchi siti
DETTAGLI
ESCAMOTAGE
GRAVISSIMI
QUANDO
LA REGIONE
STAVA
PER DARE L’AIA
E
NUOVE VOLUMETRIE
DI
GRAZIELLA DI
MAMBRO
La
cricchetta dei rifiuti di
Montello
poteva reiterare
i
reati e inquinare
le
prove, di qui l’esigenza di
procedere
ai nuovi arresti e
questa
volta anche con l’ac -
cusa
di truffa in danno degli
enti
locali e frode in pubbliche
forniture.
Oltre che imporre
ai
Comuni un prezzo
maggiorato
rispetto a quello
effettivo.
La Indeco avrebbe
messo
in piedi una sequenza
di
escamotage gravissimi. E il
tutto
dopo la «pressante attività
finalizzata
a simulare il
raggiungimento
dei limiti di
capienza
al solo fine di ottenere
autorizzazione
all’am -
pliamento
degli invasi», un
ampliamento
«perseguito al
fine
di ottenere nuove risorse
finanziarie
derivanti dai nuovi
invasi
e colmare in tal modo
le
lacune dei milioni di euro
post
mortem non accantonati
e
distratti nel corso degli anni
».
In particolare in una conversazione
intercettata
Andrea
Grossi
fa capire che «la
nuova
realizzazione serve anche
a
sistemare
il
p
o s t
mortem
pregresso».
C’è un passaggio
n
e ll ’ordinanza del giudice
delle
indagini preliminari che
sottolinea
la capacità di Indeco
di
inquinare le prove (dopo
aver
inquinato l’area di Montello).
A
fine agosto Ernesto
D’Aprano
si lascia sfuggire
che
ci si stava attivando al fine
di
«regolarizzare la situazione
»
e in specie per «stipulare
oggi
le fidejussioni non fatte
in
passato», dunque «fidejussioni
ora
per allora». Ecco la
sequenza
di ciò che accade
a
fine agosto: la
Reg
i o n e
La
zio
sta
per
rilasciare l’autorizzazione
per
nuove volumetrie (cosa
che
poi avverrà il 9 settembre);
Indeco
viene a sapere di
questa
autorizzazione e sa pure
che
avrà «90 giorni di
tempo
per presentare le garanzie
finanziarie»
e così
quando
Vittorio Cimini si accorge
di
quel passaggio «realizza
subito
che in tale arco
temporale
può sistemare anche
la
questione della fidejussione
mancante
per il bacino
S4...
circostanza
che
viene
subito
avallata
da
Vincenzo D’Aprano...». A
proposito
degli uomini di Indeco
il
gip parla
chiaramente
di
«spiccato
pericolo
di
reiterazione
criminosa
ed
inquinam
e
n t o
p
r o b a t o r i o ,
ben
attestato
da
tentativi di
disporre
ora
per
allora fidejussioni
o
polizze
assicurative
».
La possib
i
l i t à d i
«protrarre
le conseguenze
del
reato o agevolare
la
commissione di altri» è
anche
il motivo per cui è stato
disposto
il sequestro delle
quote
societarie di Indeco.
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