domenica 5 ottobre 2014

Sardegna, se la trivella vale più degli aironi

Sblocca Italia. Il decreto governativo mette a rischio l’autonomia delle regioni a statuto speciale in materia ambientale. L’articolo 38 potrebbe ribaltare il «no» dei cittadini di Arborea al Progetto Eleonora. L’industria chimica punta ora a distruggere l’area naturalistica di S’Ena Arrubia
Il decreto “Sblocca Ita­lia”, come si sa, isti­tui­sce un regime di “manica larga” sulle valu­ta­zioni d’impatto ambien­tale delle «grandi opere» con­si­de­rate di «inte­resse stra­te­gico», dalla Tav in Val di Susa sino alle nuove auto­strade come la Napoli-Bari. Le rica­dute, in tutte le regioni ita­liane, non riguar­de­ranno, però, sol­tanto infra­strut­ture e tra­sporti. In Sar­de­gna, ad esem­pio, la par­tita per limi­tare i pos­si­bili effetti deva­stanti del decreto voluto dal governo Renzi-Berlusconi e diven­tato legge il 12 set­tem­bre scorso toc­cherà soprat­tutto il set­tore della pro­du­zione di energia.
Per spie­gare come e per­ché comin­ciamo dai feni­cot­teri rosa. I grandi uccelli acqua­tici sostano nei tre­cento ettari dello sta­gno di S’Ena Arru­bia , sulla costa occi­den­tale della Sar­de­gna, a quin­dici chi­lo­me­tri a sud di Ori­stano, durante le migra­zioni dall’Africa verso il sud della Fran­cia. Insieme ai feni­cot­teri, se si è dotati di una buona mac­china foto­gra­fica e di un po’ di pazienza, a S’Ena Arru­bia è pos­si­bile foto­gra­fare altre spe­cie rare di vola­tili come l’Airone rosso, il Mar­tin pesca­tore, il Taba­ruso. Lo sta­gno è un’area è di ecce­zio­nale inte­resse natu­ra­li­stico, è pro­tetta da diverse con­ven­zioni inter­na­zio­nali per la sal­va­guar­dia del patri­mo­nio ambien­tale. Un tempo era molto più vasta: 3.270 ettari.
Poi arri­va­rono le boni­fi­che mus­so­li­niane, che in quest’angolo della Sar­de­gna comin­cia­rono nel 1937. In quello stesso anno fu fon­data la cit­ta­dina di Arbo­rea (oggi si chiama così, ma quando nac­que, il suo nome era Mus­so­li­nia), che sorge poco più a sud di S’Ena Arru­bia e che oggi conta non più di quat­tro­mila abi­tanti. Tutta la zona ha da sem­pre una forte voca­zione agri­cola. Agri­col­tura di qua­lità, sup­por­tata dall’impiego di tec­no­lo­gie avan­zate e da un know how impren­di­to­riale di eccel­lenza. Qui con­ta­dini e aziende di tra­sfor­ma­zione ali­men­tare espor­tano all’estero e la crisi eco­no­mica si sente molto meno che in altre parti della Sar­de­gna, quelle, ad esem­pio, dove quarant’anni fa è stata fatta la scelta dei poli di svi­luppo indu­striale (leggi petrol­chi­mico) e che oggi sono tra le più deva­state e tra le più povere dell’isola.
E però ora tutto rischia di cam­biare. Il Moloch chi­mico ed ener­ge­tico che s’è già divo­rato Sar­roch e Porto Tor­res (due siti indu­striali a con­fronto dei quali per­sino i pro­blemi dell’Ilva di Taranto sfu­mano nell’irrilevanza e dei quali fuori della Sar­de­gna nes­suno parla), ora volge il suo sguardo verso i campi di Arborea.
Nel 2009 la Saras, la società dei fra­telli Gian­marco e Mas­simo Moratti che pos­siede e gesti­sce lo sta­bi­li­mento di Sar­roch, pre­senta alla Regione Sar­de­gna il «Pro­getto Eleo­nora» (lo hanno chia­mato così da Eleo­nora d’Arborea, l’ultimo sovrano di uno stato sardo indi­pen­dente). Il piano dei Moratti pre­vede la tri­vel­la­zione di una vasta area intorno ad Arbo­rea alla ricerca di gia­ci­menti di gas natu­rale, una delle nuove fron­tiere del busi­ness della pro­du­zione di ener­gia. Il ritor­nello che viene suo­nato dai press agent dei Moratti è quello di sem­pre: la crea­zione di nuovi posti di lavoro, l’ingresso trion­fale di un’area rurale den­tro il grande flusso pro­gres­sivo della moder­nità. Sta­volta, però, diver­sa­mente da quanto, in tan­tis­simi casi, in Sar­de­gna è acca­duto in pas­sato, le donne e gli uomini di Arbo­rea dicono «no». Nasce un movi­mento con­tro il «Pro­getto Eleo­nora» che coin­volge l’intero paese e che rie­sce a sta­bi­lire rap­porti e alleanze anche fuori del ter­ri­to­rio della ex Mussolinia.
La lotta con­tro il piano della Saras si salda con un ampio fronte che, in tutte le parti dell’isola, con­tra­sta un dise­gno com­ples­sivo di tra­sfor­ma­zione della regione in una grande piat­ta­forma di pro­du­zione di ener­gia attra­verso impianti che bru­ciano bio­masse, enormi par­chi foto­vol­taici, scavo di pozzi ter­re­stri e marini alla ricerca di gas e di petro­lio. Bat­ta­glie soste­nute da movi­menti arti­co­lati sul ter­ri­to­rio che sono cre­sciuti in numero e in capa­cità di fare opi­nione e di inci­dere sulle scelte poli­ti­che e isti­tu­zio­nali. Tanto è vero il 18 set­tem­bre scorso la Regione Sar­de­gna ha stop­pato il «Pro­getto Eleo­nora» per­ché in con­tra­sto con il Piano del pae­sag­gio regio­nale e con diversi atti di pia­ni­fi­ca­zione del comune di Arbo­rea. Una vit­to­ria dei movi­menti con­tro i Moratti. Ma non defi­ni­tiva. Per­ché? Per­ché a man­te­nere vive le spe­ranze dei pro­prie­tari della Saras e di tanti altri gruppi indu­striali che in Sar­de­gna hanno pro­get­tato di inve­stire in estra­zione di mate­rie prime e in pro­du­zione di ener­gia c’è la legge “Sblocca Ita­lia”, appro­vata in via defi­ni­tiva il 12 settembre.
L'articolo della legge che potrebbe rein­tro­durre dalla fine­stra ciò che è stato cac­ciato dalla porta e il numero 38, che, in caso di «pro­getti d’interesse nazio­nale pri­ma­rio e stra­te­gico», pre­vede di tra­sfe­rire dalla com­pe­tenza regio­nale a quella nazio­nale la Valu­ta­zione d’impatto ambien­tale sulle «atti­vità di pro­spe­zione, ricerca e col­ti­va­zione di idro­car­buri e di stoc­cag­gio sot­ter­ra­neo di gas natu­rale». Con la con­se­guenza di espro­priare di fatto, su que­sti punti spe­ci­fici, tutte le regioni della pos­si­bi­lità di deci­dere in mate­ria di tutela ambientale.
Nel caso di Arbo­rea, se il governo Renzi-Berlusconi dovesse inse­rire il «Pro­getto Eleo­nora» tra quelli che rien­trano nella fat­ti­spe­cie dell’articolo 38, a deci­dere, in ultima istanza, sarebbe il mini­stero dell’Ambiente e il «no» della Sar­de­gna al piano dei Moratti potrebbe tra­sfor­marsi in un «sì». La giunta regio­nale sarda ha già annun­ciato che resi­sterà allo scippo sol­le­vando un con­flitto di com­pe­tenza isti­tu­zio­nale con lo Stato (il titolo V della Costi­tu­zione con­fe­ri­sce alle regioni a sta­tuto spe­ciale com’è la Sar­de­gna com­pe­tenza pri­ma­ria in mate­ria ambientale).
Tanto più che nella legge “Sblocca Ita­lia” non c’è sol­tanto l’articolo 38; ci sono anche gli arti­coli 33, sulle boni­fi­che delle aree di rile­vante inte­resse nazio­nale, e 35, sulle misure urgenti per il recu­pero di ener­gia dai rifiuti urbani e spe­ciali. Anche in que­sti casi, la legge spo­sta com­pe­tenze dalle regioni allo Stato e alleg­ge­ri­sce le norme di tutela ambien­tale e della salute, con la con­se­guenza di ren­dere più dif­fi­cili le boni­fi­che e più facile costruire impianti inqui­nanti di smal­ti­mento dei rifiuti (inceneritori).
La par­tita è aperta, e non sol­tanto in Sar­de­gna. Nell’isola, con­terà la deter­mi­na­zione dei movi­menti, ma anche ma la volontà, da parte della mag­gio­ranza di cen­tro­si­ni­stra che governa la regione, di for­nire ai comi­tati spon­ta­nei sorti nei ter­ri­tori un coe­rente soste­gno poli­tico e una solida sponda istituzionale. http://ilmanifesto.info/sardegna-se-la-trivella-vale-piu-degli-aironi/

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