lunedì 27 ottobre 2014

“Prepariamo i bimbi al rapporto con i nuovi amici” Il rapporto tra un bambino e un cane può essere meraviglioso.

Il cane
può aiutare il bambino a
crescere bene, gli può insegnare
il rispetto per gli
altri. Possono giocare insieme.
Ma è un rapporto
che non si improvvisa, va
costruito. È fondamentale
che i genitori conoscano le regole base
dell’educazione cinofila. Questo previene
morsi e abbandoni”. Giorgio Campagnoli
è l’istruttore di riferimento del centro
EducaDog di Modena, è docente presso la
scuola di formazione “Il Biancospino” di
Casteggio, nel pavese, e viene spesso chiamato
per aiutare le famiglie che scelgono
di adottare un cane in un rifugio.
Campagnoli, come fare a scegliere il cane
giusto?
Cominciamo col dire che i migliori cani,
i cani da ‘famiglia’, vengono proprio dai
canili. Perché sono cani forti, temprati,
abituati al branco e alle sue regole. Ma
proprio per questo bisogna stare attenti.
A cosa?
A non innamorarsi del ‘primo che capita’.
Alle caratteristiche fisiche, che certo
sono importanti,
vanno affiancate
quelle
comportamen -
tali. Per questo è
determinante
conoscere la
storia del cane
che ci piace: se è
un cucciolo, bisognerebbe
sapere a che età è stato tolto
alla madre – potrebbe non aver socializzato
o non avere l’inibizione del morso,
per esempio –. Se è un cane adulto, tanto
meglio: la sua storia spesso si sta consumando
in canile, quindi lo si conosce
bene. I volontari ci devono aiutare in
questo percorso.
E se è un colpo di fulmine?
È meglio evitare di portarsi a casa un cane
la prima volta che lo si vede. Sarebbe
meglio, se possibile, tornare più volte,
magari riuscire ad osservarlo in ambienti
e in circostanze diverse.
Diciamo che ho fatto tutto questo e, alla
fine, l’ho portato a casa. Come mi devo
comportare?
Per i primi 15/20 giorni lo si deve lasciare
in pace il più possibile. So che sembra
una cattiveria, soprattutto se si hanno
dei bimbi, ma si sta contribuendo a costruire
il rapporto con lui. Il cane si deve
ambientare e abituare a nuovi odori, stimoli,
persone. Da solo deve prendersi i
suoi spazi, iniziare a esplorare la casa.
Per i primi giorni non lavarlo, anche se
ha il cattivo odore tipico dei canili. Ma è
il ‘suo’ odore e lavarlo sarebbe togliergli
una certezza.
E se è un cucciolo e fa i suoi bisogni dentro
casa?
Bisogna avere pazienza e non punirlo.
Piuttosto portatevi un bocconcino
quando uscite con lui e dateglielo quando
fa la pipì, in modo da premiare e rinforzare
il suo comportamento positivo.
Se lo sorprendete a sporcare dentro casa
e lo sgridate o lo punite, gli state solo insegnando
a non sporcare davanti a voi.
Non a farla fuori.
Ha mai assistito adozioni “difficili”?
Tante volte. Mi ricordo di Tristano. Era
stato chiamato così non per allusioni letterarie,
ma perché era un cane molto triste.
Era impaurito, aveva serie difficoltà a
socializzare. Un uomo si è lo stesso innamorato
di lui. Ci abbiamo messo mesi
per farglielo portare a casa, è venuto in
canile tante volte. Oggi quei due sono inseparabili.
La morale? Quella che si sente
ripetere sempre: un cane non è un gioco,
e i cani del canile hanno già sofferto abbastanza.
Se siete davvero convinti, affidatevi
a una buona struttura, fatevi seguire.
Ragionate con la testa, e non solo
d’istinto. Quello che investite nella fase
dell’adozione vi sarà restituito con gli interessi.

Si. D’O. il fatto quotidiano 27 ottobre 2014

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