venerdì 3 ottobre 2014

Pericolo rifiuti radioattivi: porti italiani senza controlli

Circa 25 milioni di euro spesi per proteggere le coste dall’ingresso di materiali contaminati, ma i porti restano in balia di potenziali traffici di scorie radioattive 

di Peter D’Angelo

Nel 1999 abbiamo speso circa 45 miliardi di lire per degli scanner in grado di rilevare la radioattività dei carichi provenienti da altri Stati. Ma da più di dieci anni, nonostante nel 2003 fosse stato investito un altro milione di euro per il collaudo, questi appositi portali installati nei valichi di frontiera portuali sono fuori uso.
Visto che l’Italia è un grande importatore di metalli la questione è di straordinaria rilevanza, anche perché nel passato siamo stati protagonisti di traffici illegali di rifiuti radioattivi. Il rischio di trovarsi in casa un prodotto radioattivo non è campato in aria: solo per fare degli esempi, nel 2011 a Genova, grazie a dei controlli effettuati da un privato, è stato intercettato un container carico di diverse tonnellate di metalli che è risultato contaminato da Cobalto 60. Il carico proveniva dagli Emirati Arabi ed era destinato ad un impianto produttivo dell’alessandrino; prima di arrivare in Liguria era transitato dal Porto di Gioia Tauro con tanto di bolla d’accompagno: nessuno si era accorto della radioattività sprigionata dal container. Sempre il Cobalto 60 è arrivato in diverse città d’Italia, nel 2013, sugli scaffali di alcuni negozi di utensili da cucina: i lotti erano passati senza alcun problema dal porto di Taranto. A Torino invece, nel 2012, una partita di vassoi per la casa è risultata radioattiva. È facile quindi immaginare quante merci in questi anni abbiano potenzialmente bucato le difese di confine, senza alcun problema.
Il Parlamento nel 1996 ha approvato una legge dove si individuano uno per uno i ministeri attuatori e responsabili della vigilanza: il ministero dell’Industria, per l’acquisto e l’installazione dei sistemi di controllo; il ministero delle Finanze, per la disponibilità delle aree di istallazione (le dogane); il ministero dell’Interno, per utilizzo e il controllo, affidato al Cnvv, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Mentre il prefetto Alberto Di Pace, del Dipartimento del Cnvv al Ministero dell’Interno, non ha risposto alla nostra richiesta di intervista, Costantino Saporito, coordinatore nazionale del sindacato Usb, ci ha detto che i Vigili del Fuoco neanche sapevano di essere incaricati al controllo di questi strumenti.
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