mercoledì 17 settembre 2014

Sblocca Italia choc: “Nessun controllo ambiente a rischio”


TRA I CRITICI ANCHE GIULIANO AMATO, GIUDICE DELLA CONSULTA
IL PROGETTO REALIZZA LE PROMESSE DI B. QUANDO ERA PREMIER
IL “PIZZINO”
Il dottor Sottile avrebbe
scritto le sue perplessità
in un biglietto riservato
al capo dello Stato.
Ma nessuno ferma
il turbopremier
ZITTI E MOSCA
Le opere definite urgenti
e indifferibili avranno
una catena
di comando blindata.
Le amministrazioni locali
potranno annuire e basta

L’evoluzione della
specie. In 45 articoli
e 56 pagine,
rese pubbliche
quattro giorni fa sulla Gazzetta
Ufficiale Matteo Renzi si congeda
dal sospetto e sviluppa –
apertis verbis – le fattezze di Silvio
Berlusconi, raccoglie e
mette in pratica i dieci comandamenti
dell’uomo del fare.
Fare strade, autostrade, ferrovie,
tralicci, ponti, inceneritori,
canali di scolo e ogni altro
genere di combinato col calcestruzzo
nel più breve tempo
possibile. Fare, soprattutto
progettare, possibilmente senza
gufi intorno, mani alzate,
vincoli, osservazioni, consigli,
deduzioni.
IL MITO della velocità è spirito
del tempo e diviene finalmente
dopo un parto durato mesi –
pratica legislativa. Il decreto
legge si chiama Sblocca Italia,
ed è una potente proiezione di
ciò che diverrà il nostro Paese.
Persino Giuliano Amato, il
dottor Sottile, la punta massima
dell’eccellenza insieme politica
e tecnocratica, sembra
abbia dato una sbirciatina al
turbopremier e in un biglietto
riservato al capo dello Stato
avrebbe poi vergato le sue prime
considerazioni: ciò che non
è riuscito a fare Berlusconi lo fa
ora Renzi. Napolitano ha letto
il biglietto ma ha firmato
ugualmente. È incostituzionale?
Se la veda il Parlamento.
In effetti la legge, organizzata
nei dettagli da Maurizio Lupi,
ministro delle Infrastrutture e
gran rappresentante di interessi
diffusi, è stata sottoposta
al vaglio di legittimità della
dottoressa Nicoletta Manzione,
ex capo dei vigili urbani di
Firenze oggi a presidio dell’uf -
ficio legislativo di Palazzo Chigi.
Il decreto trasforma le peggiori
promesse in realtà.
INIZIA col prendere di petto
(articolo 1) la costruzione della
linea ferroviaria ad alta capacità
Napoli-Bari e indica
nell’amministrazione delegato
delle Fs il commissario all’ope -
ra. Costui ha poco tempo (due
anni) per fare e avrà – ex lege
poca voglia di discutere. Sottoporrà
il progetto definitivo,
quindi già impacchettato bene,
alle varie amministrazioni dello
Stato e agli uffici chiamati alla
tutela del paesaggio (che pure
è un precetto costituzionale,
articolo nove della Carta). Il
commissario aspetterà (comma
4) che i burocrati annuiscano
presto e bene. Se così non
fosse o – peggio – non si presentasse
al tavolo della concertazione
o – peggio del peggio –
si presentasse ma senza averne
titolo, il commissario tirerà
dritto e aprirà i
cantieri. Non
deve informare
il ministero
che manca il visto ma fa come
se ci fosse.
SE L’ODIOSO burocrate si presentasse
e manifestasse dissenso
e lo motivasse persino, il
commissario si prenderebbe
una pausa di riflessione. Riflettendo
con sè medesimo valuterebbe
se l’obiezione fosse
fondata o incongrua, adeguata
o tignosa, volenterosa del bene
comune (quindi del cemento)
o solo di quello dei pini marittimi.
Dopo aver brevemente
dibattuto (esame interna corporis)
il commissario decide
se andare avanti o fermarsi. Da
solo. Sembra una barzelletta
ma è il risultato del combinato
disposto degli undici commi
nei quali si concentra e si
espande la figura di questo superpotente
per far viaggiare in
tempo i treni tra Napoli e Bari.
È una norma per adesso riferita
a due sole opere (quella citata e
la tratta Palermo-Catania-
Mes -
sina), ma nel futuro diverrà il
modello autocratico, la dimensione
del fare a qualunque costo.
Fare o fare silenzio.
Tutte le opere definite grandi,
urgenti e indifferibili, avranno
una catena di comando blindata
e un progetto chiuso.
Le amministrazioni locali
e tutti gli altri uffici chiamati
a decidere potranno
annuire e basta. Ed
infatti il progetto, che
prima doveva essere
presentato nella sua
formulazione “pre -
liminare”, adesso
viene concesso in visione
a chi deve giudicare
sull’impatto
ambientale dell’opera
da costruire nella sua
versione definitiva. Non
ci può essere una obiezione
assoluta (es: no a una
tangenziale che tagli in due
il Vesuvio), è consentita invece
l’obiezione costruttiva.
Un secondo esempio sarà utile:
si localizza un ponte su un terreno
massimamente franoso.
Bisognerà riconsiderare i termini
dell’evidenza e addolcirla,
sminuzzarla, renderla supina
alla ragion di Stato. Cercare
dunque, se proprio non ce n’è
altri, un terreno meno franoso
sul quale costruire il ponte. E
magari incrociare le dita.
NELL’IDEOLOGIA renziana il
mito della velocità è un cardine
assoluto e l’uomo del fare farà a
qualunque costo.
Grandi facilitazioni anche a chi
volesse installare antenne, tralicci
e ogni altra specie di impianti
radioelettrici.
Il penultimo comma dell’arti -
colo 6 rende giustizia a Tim,
Vodafone e a tutte le altre compagnie:
possono poggiarle liberamente
e ovunque, senza
chiedere “autorizzazioni paesaggistiche”
a condizione che
non siano alte più di un metro e
mezzo. Chiese, cattedrali, forse
anche il Colosseo: ripetitori
ovunque e dovunque e per tutte
le tasche. E via libera anche
(comma 7 dell’articolo 7) a tutti
e servizi di collettamento delle
acque, agli impianti di depurazione,
alle varie bonifiche.
L’autorizzazione s’intende
concessa se il burocrate entro i
trenta giorni non dà parere. Il
silenzio-assenso funziona così.
IL TURBOPREMIER non ha
previsto due casi di scuola: se il
burocrate di turno, solo e disperato,
fosse chiamato nello
stesso periodo di tempo a redigere
uno sproposito di pareri
in quel medesimo territorio
come potrebbe onorare la puntualità?
Oppure, secondo caso,
potrebbe colpevolmente distrarsi.
Perché convinto a stare
zitto (magari corrotto?) oppure
restare inerte per la sua inguaribile
fannullonaggine. In
quel caso la sua condotta non
verrà più sanzionata.
Prima del decreto l’autorità appaltante
chiedeva la sostituzione
del funzionario infingardo,
a cui poteva seguire un provvedimento
disciplinare. Da oggi
il silenzio è come la tana libera
tutti: meno si è meglio si
appare.
Uguale uguale l’architettura legislativa
per la costruzione degli
inceneritori. Si possono localizzare
anche dietro piazza
della Signoria. Se l’ufficio non
vede, cuore non duole. L’im -
patto ambientale che significa,
nel caso per esempio di una
fabbrica di pesticidi da autorizzare,
anche impatto sulla salute
di chi vive nelle vicinanze è rubricato
come0 u0n fastidio e tenuto
in conto con l’attenz0ione
che si ha verso un ronzìo di
mosche. Basta scacciarle con
una mano o e il gioco è fatto.
Renzi va veloce e, a quel che

promette, il cemento pure.
il fatto quotidiano 17 settembre 2014 

Nessun commento:

Posta un commento