Il Caffè, n.296 del 28 Agosto 2014
L’acqua torna ai cittadini entro il 2018
Accordo in corso tra i Sindaci per portare Acqualatina totalmente in mani pubbliche, limitando ulteriori danni finanziari
Ricomprarsi la gestione del servizio idrico, ad ogni utente dovrebbe costare circa 50 euro
I Sindaci dovranno per forza di cose studiare e controllare, Soprattutto i debiti e i titoli deriva ti del mutuo Depfa
di Roberto Lessio
Sembrava tutto fermo dopo che la Conferenza dei Sindaci dell'ATO 4. il 30 settembre dello scorso anno, aveva approvato una delibera per portare interamente in mano pubblica il capitale di Acqualatina. Invece da alcune settimane sta circolando la bozza di una "lettera di intenti" che una volta sottoscritta dovrebbe far acquisire a tutti i Comuni dello stesso Ambito territoriale ottimale l'intero pacchetto azionario della società (attualmente ne sono fuori Bassiano e Pontinia). In tal senso l'Amministratore Delegato della Spa idrica Raimondo Besson sta incontrando i vari Sindaci per trovare un accordo. Gli enti locali attualmente detengono il 51% di Acqualatina, mentre il restante 49% è posseduto dalla Idrolati-na Srl, che a sua volta è attualmente controllata al 100% dalla multinazionale francese Veolia. Anche la proprietà di ldrolatina da parte di Veolia comunque oggi è solo formale in quanto le sue azioni sono state cedute in pegno alla Depfa Bank per ottenere il famoso prestito da 114,5 milioni di euro.
PRIMA FASE: QUOTE PUBBLICHE AL 60%
Non a caso nella lettera degli intenti si percepisce chiaramente, cosi come il Caffè spiega da anni, che è la banca il vero interlocutore dei Soci Pubblici (cosi definiti nel testo del documento). L’ipotesi di totale acquisizione in mano pubblica di Acqualatina prevede l'operazione in due fasi.
La prima riguarderebbe l'acquisto del 9% del capitale sociale da parte dei Soci Pubblici (non è escluso che possano essere anche altri enti locali, tipo la Regione). Le quote detenute da enti pubblici salirebbero cosi al 60% complessivo. Questa prima fase, al di là dei soliti inglesismi usati, è quello che nel gergo quotidiano definiremmo un “compromesso" tra le parti; cioè una sorta di impegno reciproco a vendere (put) e ad acquistare (cali) il restante pacchetto azionario.
FASE 2: TUTTA PUBBLICA ENTRO IL 30 GIUGNO 2018
Solo in un secondo tempo l'operazione sarà conclusa, comunque entro il 30 giugno 2018. Una data apparentemente lontana, ma che ha una sua spiegazione logica. Li» vedremo tra poco perché prima dobbiamo approfondire gli aspetti finanziari dell'operazione: che poi ne sono la vera causa, perché le privatizzazioni
dei servizi idrici sono ormai da tempo in crisi in tutto il mondo. Nel testo della lettera si fa esplicitamente riferimento al fatto che tutta l'operazione deve essere inquadrata nel "Project financing" che ha permesso l'erogazione del mutuo da parte della Depfa Bank. Si tratta della stessa banca che aveva erogato 240 milioni di euro nell'operazione "gemella" di Acqualatina, la calabrese Sorical, messa da tempo in liquidazione.
GIOCHI DI FINANZA: I SINDACI NON POSSONO PIÙ SCAPPARE
11 finanziamento concesso da Depfa ad Acqualatina è collegato a dei titoli derivati, che sono in sostanza una vera e propria polizza assicurativa a favore dell'Autorità d'Ambito sul buon esito del prestito. Questi prodotti finanziari derivati possono comportare glossi liscili da speculazioni. Sottoscrivendo la lettera di intenti i Sindaci, proprio in funzione di acquistare il restante 40% delle azioni nella seconda fase, a maggior ragione avranno tutto il diritto di vedere cosa c'è dentro a quei derivati Le sorprese probabilmente non mancheranno, ma a quel punto sarà la banca a doversi giustificare. In pratica, si invertiranno le parti: saranno i Soci Pubblici a pretendere che vengano messe tutte le carte in tavola. Questa volta lo dovranno fare anche se non vorranno. Lo hanno già dimostrato le numerose sentenze nelle quali i Comitati per l'acqua pubblica si sono sostituiti con successo ai loro primi cittadini inadempienti; uno per tutti il caso dell'ex Sindaco di Aprilia Calogero Santangelo. finito sotto processo penale per non aver dato seguito a certi impegni. Lo stesso discorso vale per l'indebitamento della società, per eventuali crediti vantati da Idrola-tina-Veolia nei confronti di Acqualatina. Si vedrà cosi, sempre e comunque prima di comprare il restante 40%, quanto vale il "cammello." Quest’ultimo passaggio infatti è contenuto nella bozzi» della lettera di intenti che parla di "attualizzare" la stima di quel 40%, in base ai flussi di cassa che il gestore garantirà nei prossimi anni; si tratta di un altro aspetto dei pericolosi giochi con i derivati. Anche in questo caso comunque è previsto un tetto massimo del 30% rispetto al valore nominale delle azioni.
50 EURO SU OGNI UTENTE
Da nostri calcoli non si dovrebbe andare oltre i 15 milioni di euro (interessi esclusi) per l'acquisto dell'intero pacchetto azionario di Idro-latina. Anche nel caso in cui gli enti locali non avessero i soldi, si tratta di circa 50-60 euro ad utenza. La metà di quello che paga una famiglia annualmente per la sola quota fissa che ora sono costretti a pagare con la bolletta anche se non consumano nulla. Una cifra che probabilmente gli utenti pagherebbero molto volentieri pur di far tornare sotto il vero controllo dei loro rappresentanti il bene primario dellacqua. Cosa che hanno chiesto in sostanza con i referendum del giugno 2011. La grossa sfida, sarà quindi per i politici amministratori locali: essere davvero preparati, integri e capaci di gestire questo bene comune nell’in-teresse collettivo.
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