La protesta organizzata da Confindustria al grido di "Oggi manifestiamo, domani chiudiamo" e la contromanifestazione non autorizzata delle associazioni
di VITTORIO RICAPITO http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/08/01/news/ilva-92879628/?ref=HREC1-27 TARANTO - Stavolta a Taranto in strada sono scesi gli industriali, per protestare e dire "No alla città dei no". Sulla via del corteo organizzato per la prima volta dagli imprenditori, i manifestanti hanno incontrato però i 'Cittadini liberi e pensanti', le associazioni ambientaliste e tutti quelli che dicono invece no all'industrializzazione selvaggia e ad altri veleni sulla città. Una presenza non autorizzata, per la quale diverse decine di persone hanno manifestato anche sotto la prefettura ieri sera a poche dal funerale del piccolo Lorenzo, il bambino simbolo della lotta all'Ilva e all'inquinamento, morto a 5 anni di tumore. http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/08/01/news/ilva-92879628/?ref=HREC1-27
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DOCUMENTI - LA LETTERA DEGLI IMPRENDITORI A RENZI: "SALVIAMO LE AZIENDE"
Per le strade di Taranto sembra di essere tornati all'estate del 2012, quei giorni caldi che sancirono l'ennesima frattura in città, all'indomani del sequestro dell'area a caldo del siderurgico, fra blocchi stradali, occupazioni e scioperi in fabbrica e manifestazioni ambientaliste in piazza. Anche oggi vie del centro paralizzate, elicotteri in cielo e clima di scontri con poliziotti e carabinieri in assetto anti sommossa. Non mancano momenti di tensione, slogan e volano parole forti. Dalla parte degli industriali si sfila con striscioni con le scritte "Una città che non produce è una città che muore" e "Tempa Rossa + lavoro + sviluppo per il porto".
Il contro-corteo, non autorizzato, di cittadini contro l'industrializzazione, risponde con la scritta "Diritto alla vita, Ilva chiusa". Due cittadini inscenano una protesta stendendosi per terra nei pressi del ponte di pietra in Città Vecchia, altri inveiscono contro il corteo all'incrocio col ponte girevole gridando "Ci sfruttano ci inquinano e ci danno polizia, è questa la loro democrazia". Davanti alla prefettura si teme lo scontro fisico, evitato dal cordone di sicurezza messo su da polizia e carabinieri. La contestazione prosegue al grido di "Taranto libera. Assassini. I nostri figli muoiono come i vostri", "Vergogna", "fascisti", "venduti", "bastardi".
Per la prima volta nella storia, Confindustria (con una larga presenza di aziende dell'indotto e dell'appalto Ilva) sfila per le strade della città a braccetto con gli operai per chiedere al governo di salvare Taranto dal tracollo economico. Alla marcia, chiamata "Industria ultima fermata", vengono distribuite magliette con la scritta "No alla città dei no". Gli industriali scendono in piazza "contro i rischi di una desertificazione industriale che si fa sempre più visibile e incombente, a lottare per la salvaguardia delle nostre aziende, a invocare il rilancio degli investimenti e quindi dei progetti che riguardano il territorio di Taranto e della sua provincia".
Non si era mai visto un presidente di Confindustria con tanto di maglietta-slogan salire su un fuoristrada ed incitare la folla dei manifestanti al megafono, gridando "noi crediamo a Taranto e all'ambiente". Dopo che il corteo, partito dal porto mercantile ha attraversato la Città Vecchia, il presidente Vincenzo Cesareo consegna al prefetto Umberto Guidato una lettera di cinque pagine con cui gli industriali invitano il premier Renzi a sbloccare i cantieri utili per la sopravvivenza delle aziende in città: dalla complessa partita delle bonifiche Ilva, alcune rimaste al palo per la lunga vacatio commissariale, a Tempa Rossa, un progetto da 300 milioni di investimenti per la costruzione di un oleodotto di collegamento fra Puglia e Basilicata, all'Arsenale militare, al porto.
"La siderurgia è Taranto", scrive Confindustria a Renzi, "intere filiere del manufatturiero italiano dipendono dallo stabilimento tarantino. Vorremmo che dal governo si tornasse ad affermare a chiare lettere la strategicità di questo stabilimento e quindi la necessità della sua permanenza sul nostro territorio, che non possono essere nuovamente messe in discussione dopo due anni di impegno profuso a tutti i livelli, di provvedimenti speciali, di decreti ad hoc". Le aziende dell'indotto sono allo stremo delle forze dopo mesi di mancati pagamenti da parte del siderurgico e di qui ad un mese saranno costrette a licenziamenti di massa. Per questo nella lettera Confindustria chiede al governo di sbloccare immediatamente i pagamenti dovuti dall'Ilva. Nel testo non mancano frecciatine agli ambientalisti "che fanno muro contro ogni proposta" ed agli enti locali, per primo il Comune di Taranto che si è schierato contro Tempa Rossa.
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