IERI
SCADEVA IL MANDATO DA COMMISSARIO
SULL’AZIENDA
L’OMBRA DELLA CORDATA ITALIANA
Una
proroga, non meglio precisata e nemmeno chiaramente
indirizzata.
Il governo avrebbe scelto la linea soft
nella
gestione del caso Bondi, commissario straordinario dell'Ilva
di
Taranto il cui mandato scadeva ieri. Secondo le indiscrezioni,
rilanciate
dall’Adnkronos, il suo incarico sarebbe
prolungato
dall’esecutivo in attesa che si chiariscano sia le
prospettive
del piano industriale che l’ingresso di nuovi soci.
La
decisione, però, non aiuta a rasserenare gli animi tra gli
oltre
11 mila dipendenti dello stabilimento circondati da voci
di
mancati stipendi e comunque sottoposti ai contratti di solidarietà
che
attualmente coinvolgono più di 3 mila lavoratori.
Il
vero problema è che Bondi continua a non essere apprezzato
dalla
famiglia Riva cui il governo affida il potere di veto
sul
piano industriale e che sta ormai lavorando con i “signori
dell’acciaio”
italiano per costruire un nuovo assetto societario.
In
un’intervista al Sole
24 Ore di
qualche giorno fa, uno
dei
figli di Emilio, Claudio, ha preso chiaramente le distanze
dai
progetti di Bondi. A pesare negativamente sui rapporti
con
il commissario, che inizialmente furono proprio i Riva a
chiamare
a Taranto, è la sua ipotesi di rilancio dell’Ilva basata
su
una nuova procedura lavorativa, il preridotto (che elimina
le
cokerie e quindi i fumi) e su nuove risorse per 4 miliardi di
euro.
La proroga, quindi, non consente di capire esattamente
cosa
accadrà nel prossimo futuro e, infatti, incontra una dichiarazione
non
entusiasta della Fim-Cisl che, con Marco
Bentivogli,
vorrebbe un maggior sostegno al lavoro del commissario:
“Riteniamo
che il piano industriale presentato dal
commissario
e la sua gestione siano un punto fermo” scrive il
dirigente
Fim. “Non è il caso di abbandonare questo percorso
sulla
base di cordate di cui sono incerti la composizione, le
risorse
a disposizione, il piano industriale”.
LA
CISL non è per
nulla convinta dalla possibile nuova cordata
che
vedrebbe l’impegno dei Marcegaglia, di Arvedi e di altri
industriali
italiani con il progetto di costruire un’alleanza con
ArcelorMittal,
colosso franco-indiano con sede in Lussemburgo.
Il
progetto ha preso forma in un incontro organizzato la
scorsa
settimana presso il ministero dello Sviluppo economico,
alla
presenza di Federica Guidi. Le incognite riguardano
anche
la fisionomia che dovrebbe assumere la nuova Ilva. Il
senatore
Pd, Massimo Mucchetti, competente giornalista finanziario,
ha
avvertito del rischio che i nuovi “capitani” pun -
tino
solo sulle parti più profittevoli scorporando e abbandonando
quelle
più costose.
sa.can.
il fatto quotidiano 5 giugno 2014
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