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giovedì 1 maggio 2014
Rifiuti, Isde Italia: va contro direttive Ue bruciare Css nei cementifici
Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - "L'intenzione, da parte del Governo, di voler riproporre questa cattiva pratica è contraria alle più recenti direttive del Parlamento e della Commissione Europea, che chiedono invece agli Stati membri il completo abbandono del ricorso all'incenerimento nel prossimo decennio, favorendo il recupero spinto di materia". Così IsdeItalia ribadisce la propria netta contrarietà a provvedimenti legislativi che semplifichino le procedure per la combustione di rifiuti (in particolare Css, combustibile solido secondario), nei cementifici del nostro Paese.L'Italia, che è il Paese Europeo con il maggior numero di cementifici, secondo l'Associazione italiana medici per l'ambiente, "diventerebbe lo Stato Europeo con la maggiore capacità di incenerimento, potendo contare su circa 120 impianti (tra inceneritori e cementifici) da utilizzare per la combustione di rifiuti, con tutte le conseguenze sanitarie e ambientali che questo comporterebbe". Bruciare rifiuti nei cementifici "non ridurrebbe in maniera utile le loro elevatissime emissioni inquinanti: la modesta riduzione che si otterrebbemediante sostituzione dei combustibili fossili con rifiuti, sarebbe abbondantemente compensata da incrementi anche minimi della capacità produttiva, con incrementi importanti delle emissioni di microinquinanti persistenti nell'ambiente, bioaccumulabili e tossici per la salute umana,quali metalli pesanti e diossine".
Il cemento prodotto, inoltre, aggiunge l'associazione, "ingloberebbe le ceneri tossiche prodotte dalla combustione dei rifiuti, incrementando il rischio professionale e sanitario legato al suo utilizzo". Secondo Isde Italia, "sarebbe molto più utile, in termini di sostenibilità, se il Governo prendesse in considerazione per i cementifici il divieto di utilizzo di alcuni combustibili altamente inquinanti (ad es. il pet-coke) e l'imposizione di miglioramenti tecnologici e di limiti produttivi ed emissivi in grado di garantire la tutela dell'ambiente e della salute pubblica ai residenti nelle vicinanze di questi impianti, molto spesso inseriti in pieno contesto urbano con gravi conseguenze sanitarie".
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