Del caso dei rifiuti tossici interrati all'ex Fulgorcavi è probabile
se ne parlasse da tempo e che in tanti ne fossero a conoscenza,
considerando la dimensione (4.000 mq secondo gli articoli di giornale
oltre 11 mila secondo alcune "leggende" popolari mai verificate) e
come si scrive nell'articolo "tutti sapevano". Evidentemente con quel
tutti si intendeva, probabilmente, non solo dirigenti ma anche
semplici operai o sindacalisti. Strano che si sia atteso 35 anni
(secondo gli articoli di giornale) per raccontare l'ennesimo
avvelenamento tossico di terreni e falde. Strano anche "l'acqua usata
fino alla fine e poi lo stop". Il riferimento è sicuramente a decine
di stabilimenti in provincia dove avveniva o poteva avvenire la stessa
prassi. D'altronde nella stessa valutazione di impatto ambientale,
nota a tutti gli enti che vi hanno preso parte, dell'ex Mira Lanza si
parla sempre di inquinamento di suolo e sottosuolo da bonificare. Il
tutto potrebbe essere legato all'entrata in vigore della legge Merli
che ha cambiato gestione, controlli, usi e costumi per smaltimento di
rifiuti e anche di liquami. Oppure potrebbe essere collegato alla
gestione della discarica di Borgo Montello e alla prassi da
delinquenti di cui parla un ex direttore nelle audizioni alla
commissione ambiente in pralamento e alla regione Lazio nell'estate
2012. E forse, come affermava l'ex assessore all'ambiente della
provincia di Latina nel settembre 2012, i fusti tossici dovevano
essere ubicati in invasi diversi da quelli dell'Essezero dove si sono
indirizzate le ricerche (il cui esito è stato reso noto solo per
metà). Ci potrebbero essere collegamenti con quanto dichiarato dal
collaboratore di giustizia nelle varie deposizioni di circa 20 anni
fa, poi riprese in varie interviste e tv nell'ultimo anno? Potrebbero
essere collegati con l'inquinamento grave delle falde dentro e fuori
la discarica, con i processi in corso per le falde e con la recente
sentenza del TAR che esclude la Indeco dalla bonifica? Di certo
sarebbe l'ennesima occasione importante per tentare non solo di fare
chiarezza su come abbiamo avvelenato i nostri terreni e il futuro dei
nostri figli ma anche sui necessari interventi di bonifica. Magari
avvertendo chi vive, respira, aspira acqua dal sottosuolo per
alimentarsi, innaffiare le colture o semplicemente per lavarsi
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