Una delle particolarità delle terre di bonifica è quella di potere vivere ancora “nella storia”. Parlavamo di bonifica, è vero anche se percorrendo territori come quello del comune di Pontinia è possibile incappare in immobili pre-bonifica, il primo passo cioè verso quello che poi sono divenute le città di fondazione. Una storia bellissima da raccontare in primo luogo per il fatto che la maggior parte di questi immobili hanno ancora una storia da raccontare perchè sono vissuti ed in un certo senso anche vivi, nella memoria delle città e nel quotidiano. Per capire meglio di cosa stiamo parlandoabbiamo fatto un giro nel centro della città di Pontinia e poi nelle campagne con il tecnico Luigi Veca e con il segretario del Partito Democratico Paolo Cima.
Prima tappa, il villaggio dei bonificatori. La vicenda qui è piuttosto ingarbugliata. Sembra infatti che le casette che rientrano nel patrimonio della Regione Lazio siano rientrino nell’elenco di quegli immobili da mettere in vendita. Non solo. Nel Ppe , il Comune di Pontinia avrebbe previsto in quell’area la realizzazione di alcune palazzine.
“Il villaggio dei bonificatori – commenta Paolo Cima – ha un valore storico importantissimo ma c’è un ulteriore fattore da considerare ovvero quello antropologico. Di fatto queste costruzioni furono il primo passo per la realizzazione delle città di fondazione anzi, il primo passo per la bonifica visto che in origine furono realizzati per ospitare gli operai che vennero a dissodare le terre. Furono comunque abitate fino agli anni ’70 circa, il che vuol dire che negli anni hanno ospitato decine e decine di famiglie di Pontinia”.
Una storia affascinante quella del villaggio dei bonificatori che viene approfondita da Luigi Veca. “In origine – spiega il tecnico – le casette erano molte di più, circa 30 ed arrivavano quasi fino a Piazza Roma. Stiamo parlando del 1930. Ospitarono i militari di ritorno dalle battaglie d’Africa e successivamente divennero sede del servizio motorizzato all’agricoltura dell’Opera Nazionale Combattenti. Il che vuol dire che alcune delle casette venivano utilizzate come deposito delle uniche macchine agricole in circolazione nel comprensorio e che erano a disposizione degli agricoltori. All’interno del villaggio dei bonificatori si formarono maestranze importanti come i maestri d’ascia, c’erano addirittura degli artigiani specializzati nella realizzazione dei calessi. Negli anni le casette furono utilizzate anche come abitazioni per gli sfollati e fino agli anni ’70 come alloggi per le famiglie indigenti”.
Insomma una lunga storia che merita di essere tutelata per non contare il fatto che questi immobili vengono ancora utilizzati.
Immobili pre bonifica quindi che hanno una particolarità ovvero quella di essere ancora abitati, vivi, grazie alle famiglie che hanno mantenuto i casali in cui sono impresse le tracce del passato partendo dai primi del 900 lasciate ad esempio da famiglie come quella dei Ferraiuoli. Ad accompagnarci per i poderi è Paolo Cima che conosce bene il territorio e che ci porta alla scoperta di quei piccoli tesori nascosti tra le mura dei casali oppure vicino ai corsi d’acqua come l’idrovora dei Gricilli del 1926 e la Forcellata del 1911 che fu realizzata con un motore a vapore. Un casale non lontano dall’Appia reca invece una lapide del 1901.
“Sarebbe bello – dichiara Cima – riscoprire questa storia pre bonifica attraverso l’aiuto dei privati e perchè no realizzare anche dei percorsi per un turismo alternativo”. Un’idea da non sottovalutare anche per il fatto che questi immobili, di importanza storica hanno una peculiarità e cioè continuano ad essere vissuti o funzionanti conservando quindi le finalità per cui erano stati realizzati. Fanno parte della città e della vita delle persone.
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