mercoledì 28 maggio 2014

INQUINAMENTO Mantova, bonifica bloccata Ricorso contro la maxi-opera

Gli interventi per salvare dal petrolio i laghi dei Gonzaga sono fermi. In questi giorni avrebbero dovuto iniziare i lavori per costruire la mega muraglia progettata dalla s.p.a. del ministero dell'Ambiente, Sogesid. Ma una delle aziende coinvolte ha contestato quel piano: lo considera esagerato e faraonico. Così, tutto è ora bloccato al Tar. Che si esprimerà solo a ottobre http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/05/27/news/mantova-bonifica-bloccata-ricorso-contro-la-maxi-opera-1.167239

era il 2007 quando il progetto della "Grande Muraglia" anti-inquinanti di Mantova arrivava per la prima volta sul tavolo degli assessori locali. Da allora, i veleni covati sotto l'area petrolchimica e industriale sono stati arginati, ma maidebellati. E la "Grande Muraglia" è rimasta solo nelle idee del suo ideatore: la Sogesid , società per azioni del ministero dell'Ambiente che fra i suoi consiglieri annovera ancora Luigi Pelaggi , il commissario vicino all'ex ministro Stefania Prestigiacomo indagato per la mancata bonifica delle discariche di Pioltello Rodano, a Sud di Milano.


L'ultimo (dei diversi) ultimatum promessi per avviare la bonifica secondo i piani della Sogesid scadeva il 13 maggio. Lo aveva imposto il ministero dell'Ambiente, dopo il voto degli amministratori locali che davano l'ok alla costruzione della barriera che dovrebbe respingere il petrolio, evitando il contatto con le acque del lago, rispedirlo indietro e farlo depurare, più di quanto non facciano le attuali pompe che aspirano e trattano idrocarburi lungo tutto il perimetro industriale.

Ma la Ies, una delle società che avrebbe dovuto assumersene il costo (16 milioni previsti solo per un primo stralcio) ha detto no, parlando di un'opera di «inequivocabile inutilità». Il no si è concretizzato in un ricorso al Tribunale amministrativo di Brescia, che il 7 maggio ha deciso di congelare il diktat ministeriale fino alla data in cui i giudici avranno modo di considerare nel merito la causa: il 29 ottobre prossimo.

Altri sei mesi di stop. Per gli amministratori locali, preoccupati dalle conseguenze ambientali e dalle ripercussioni sulla salute dei cittadini, il ministero dovrebbe agire, come ha il diritto di fare, con la forza: ovvero avviare la costruzione di tasca propria e addebitare poi gli scontrini alle aziende refrattarie. Tutto questo, ovviamente, se crede ancora in quel progetto, elaborare il quale è costato, al pubblico, più di un milione di euro.

Mentre avvocati e burocrati chiariscono il da farsi (mercoledì dovrebbe riunirsi una riunione ad hoc) la Ies avrebbe commissionato a proprie spese lo studio di un progetto alternativo. Il petrolio, intanto, continua a dormire tranquillo a pochi metri dai laghi.

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