Corruzione. Sull’ex esponente del governo Monti, oltre a Ferrara indagano pm di Roma, Lugano e Amsterdam
Un labirinto. Di fatture, commesse e soldi. Conti cifrati — nomi in codice «pesce», «sole» e «schiavo» — che potrebbero essere stati usati per rastrellare fondi neri sottratti ai finanziamenti destinati a far risorgere la zona tra il Tigri e l’Eufrate, dal nome evocativo di «Nuovo Eden». Un circuito finanziario sotterraneo, che partiva dagli uffici del ministero dell’ambiente in via Cristoforo Colombo a Roma, per finire nel quartiere delle banche di Lugano, dopo aver attraversato le piazze finanziarie mediorientali e del nord Europa. Ha il sapore dell’intrigo finanziario internazionale, colpisce per la prima volta uno dei tecnici montiani e promette di arrivare molto lontano l’inchiesta firmata dalla procura di Ferrara, che ha portato agli arresti domiciliari l’ex ministro Corrado Clini. È accusato di peculato ma il suo fascicolo potrebbe allargarsi, come sta avendo con Claudio Scajola.
Sono infatti almeno altre tre le procure che in queste ore stanno passando al vaglio l’attività di Clini: oltre a Ferrara c’è Roma, che sta approfondendo molti progetti ambientali finanziati dal governo italiano in Cina e Montenegro, sotto la la sua direzione. C’è la procura elvetica di Lugano, alla caccia delle prove a sostegno di un’indagine per riciclaggio, che riguarderebbe l’ex ministro e un mediatore finanziario svizzero. E infine la magistratura olandese, l’organo che ha dato il via all’inchiesta.
Un’attenzione altissima, tanto che nelle scorse ore la polizia ha perquisito discretamente gli uffici di alcune finanziarie del Canton Ticino, alla caccia di nuovi indizi.
La storia irachena inizia nel 2003 quando il governo italiano firma il memorandum d’intesa con la Iraq Foundation per il progetto «Immediate Action Plan for Water Resources Management in post war Iraq — The New Eden». Un’azione internazionale di prestigio, che richiedeva il meglio delle competenze ingegneristiche in campo ambientale. Quei soldi stanziati — 54 milioni di euro — facevano poi parte dell’impegno italiano all’interno degli accordi di Kyoto, firmati il 10 dicembre del 1997. E proprio per questi motivi il dossier è finito direttamente sulla scrivania di Corrado Clini, che già da qualche anno era considerato l’astro nascente all’interno del ministero. Nel 2006 la Iraq Foundation cede la gestione del progetto alla Ong con sede ad Amman Nature Iraq. I partner tecnici italiani erano le società Med ingegneria e lo studio Galli ingegneria SGI di Padova, rappresentata da Augusto Calore Pretner, arrestato lunedì insieme all’ex ministro Clini. Tutto, apparentemente, procedeva bene.
La storia irachena inizia nel 2003 quando il governo italiano firma il memorandum d’intesa con la Iraq Foundation per il progetto «Immediate Action Plan for Water Resources Management in post war Iraq — The New Eden». Un’azione internazionale di prestigio, che richiedeva il meglio delle competenze ingegneristiche in campo ambientale. Quei soldi stanziati — 54 milioni di euro — facevano poi parte dell’impegno italiano all’interno degli accordi di Kyoto, firmati il 10 dicembre del 1997. E proprio per questi motivi il dossier è finito direttamente sulla scrivania di Corrado Clini, che già da qualche anno era considerato l’astro nascente all’interno del ministero. Nel 2006 la Iraq Foundation cede la gestione del progetto alla Ong con sede ad Amman Nature Iraq. I partner tecnici italiani erano le società Med ingegneria e lo studio Galli ingegneria SGI di Padova, rappresentata da Augusto Calore Pretner, arrestato lunedì insieme all’ex ministro Clini. Tutto, apparentemente, procedeva bene.
Nel 2012 il rappresentante italiano in Eurojust — l’organismo europeo di cooperazione giudiziaria — segnala un’indagine olandese sulla società GBC, sospettata di essere una «cartiera», ovvero una ditta creata per l’emissione di fatture false. L’indagine era partita da una perquisizione realizzata il 19 marzo del 2012 in un magazzino di Amsterdam, dove, tra i faldoni, la polizia trova diverse fatture emesse a favore della società Med di Ferrara e della fondazione Nature Iraq, attraverso un giro finanziario che terminava in un conto bancario di Lugano. Movimenti ritenuti sospetti dalla polizia olandese, che a quel punto chiede alle autorità italiane di approfondire il ruolo della società ferrarese. Saranno poi i magistrati emiliani a scoprire che «la società GBC non ha svolto attività in Iraq, nell’ambito del progetto New Eden»: quelle transazioni non potevano essere, dunque, giustificate da una normale attività commerciale. Non restava che interrogare il responsabile del progetto in Iraq.
Corrado Clini, da pochi mesi aveva lasciato la poltrona di ministro, tornando al suo ruolo di direttore generale, ufficio da dove aveva seguito fin dal 2006 il programma New Eden. Spiega agli inquirenti di non saper nulla di quello strano giro di fatture. Anzi, cade letteralmente della nuvole: «Prenderò provvedimenti a tutela dello stato italiano», è la sua risposta secca. La vera sorpresa — e in parte la probabile chiave per capire i movimenti sospetti di denaro — è arrivata poco dopo dalla Svizzera. Il 27 marzo scorso la procura di Lugano manda una richiesta di assistenza giudiziaria a Ferrara, per un’indagine di riciclaggio sull’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini.
I magistrati elvetici svelano che i conti correnti dove erano finiti 3,2 milioni di euro partiti proprio dalla società olandese sarebbero riferibili all’ex ministro e a Pretner. Conto cifrato, segreto, con il nome in codice Pesce per Clini e Sole per l’imprenditore. I soldi, spiegano i magistrati nella richiesta di arresto, ripartivano dalla banca di Lugano per finire in una società «riferibile a soggetti intermediari finanziari dediti al trasporto di valuta contante». Ovvero i tradizionali spalloni. E da qui, dai mediatori finanziari svizzeri, potranno arrivare le principali novità nelle indagini.
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