martedì 1 aprile 2014

«Enel, disastro ambientale» nella centrale di Porto Tolle

 Ernesto Milanesi, 31.3.2014 Porto Tolle. Il Tribunale di Rovigo condanna gli ex ad, Franco Tatò e Paolo Scaroni. Per il mega impianto inquinante nel Parco regionale del Delta del Po, la condanna in primo grado è di tre anni con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Assolto l’attuale amministratore Fulvio Conti http://ilmanifesto.it/enel-disastro-ambientale/ come per l’Ilva di Taranto, sull’«impatto ambien­tale» e sul futuro della cen­trale Enel di Porto Tolle più che la poli­tica sem­bra deci­dere la magi­stra­tura. Ieri è arri­vata la sen­tenza che con­danna a tre anni per disa­stro ambien­tale doloso gli ex ammi­ni­stra­tori dele­gati di Enel Franco Tatò e Paolo Sca­roni, per altro nella stessa sen­tenza assolti per il reato di omesse cau­tele. Il Tri­bu­nale di Rovigo ha poi deciso l’interdizione dai pub­blici uffici per cin­que anni. Assolto l’attuale ad di Enel, Ful­vio Conti. E il para­dosso di un mega-impianto inqui­nante all’interno del Parco regio­nale del Delta del Po. Un brac­cio di ferro che dura da lustri: da una parte i posti di lavoro nell’area sto­ri­ca­mente più depressa del Veneto; dall’altra la tutela della salute e degli assetti ambien­tali. La stessa ipo­tesi di ricon­ver­sione a car­bone della cen­trale di Porto Tolle fini­sce per divi­dere tra­sver­sal­mente gli stessi schie­ra­menti poli­tici. Insomma, in Pole­sine si replica quanto già visto all’epoca del petrol­chi­mico di Porto Mar­ghera e più recen­te­mente con il pro­getto di revam­ping dei cemen­ti­fici all’interno del Parco dei Colli Euganei. Ieri Sca­roni ha subito messo le mani avanti: «Sono com­ple­ta­mente estra­neo alla vicenda e farò imme­dia­ta­mente ricorso Sono stu­pe­fatto da que­sta deci­sione, come dimo­strato dalle difese la cen­trale Enel di Porto Tolle ha sem­pre rispet­tato gli stan­dard in vigore anche all’epoca dei fatti». Tut­ta­via, il pro­cesso di Rovigo farà giu­ri­spru­denza anche nel resto d’Italia. Acco­glie, infatti, la rico­stru­zione del pub­blico mini­stero Manuela Faso­lato che nell’aula ha argo­men­tato in det­ta­glio sul nesso fra le emis­sioni in eccesso pro­dotti dalla cen­trale e gli effetti su Porto Tolle anche in ter­mini di salute. Secondo la stima dell’Istituto supe­riore per la pro­te­zione e la ricerca ambien­tale, il conto eco­no­mico dei danni è impres­sio­nante: 3,6 miliardi di euro. Tant’è che in sen­tenza i due ex ad di Enel sono stati con­dan­nati anche al paga­mento di prov­vi­sio­nali alle parti civili per 430 mila euro. L’inchiesta della magi­stra­tura (con i fal­doni di natura scientifico-medica e la con­ta­bi­lità dell’impatto ambien­tale) ver­teva, in sostanza, sull’omessa instal­la­zione di tec­no­lo­gie e appa­rec­chia­ture. Avreb­bero almeno pre­ve­nuto i danni all’area del Parco, ma soprat­tutto evi­tato il boom di malat­tie respi­ra­to­rie fra i bam­bini com’è stato regi­strato dall’Istituto veneto dei tumori. Tatò doveva rispon­dere per il periodo fra il 1996 e il 2002: il pm aveva sol­le­ci­tato 7 anni e l’interdizione per­pe­tua dai pub­blici uffici. Sca­roni, invece, era impu­tato per il trien­nio suc­ces­sivo, men­tre Conti è l’attuale ad di Enel. Giu­sto il 22 marzo, alla vigi­lia della sen­tenza, il sot­to­se­gre­ta­rio all’economia Pier­paolo Baretta aveva visi­tato la cen­trale di Porto Tolle: «Ho preso l’impegno davanti ad isti­tu­zioni e cit­ta­dini di dare una rispo­sta alle inter­ro­ga­zioni pre­sen­tate dai par­la­men­tari pole­sani. Il governo, entro la metà di aprile, avrà una posi­zione uffi­ciale». Non resta che atten­dere il cro­no­pro­gramma di Renzi… Nel frat­tempo, Ema­nuela Mune­rato (sena­trice della Lega Nord) ancora in autunno aveva sol­le­ci­tato la demo­li­zione delle cal­daie dell’impianto di Porto Tolle: «Con­ver­sione a car­bone o meno, vanno sman­tel­lati quei pezzi della cen­trale: un’operazione che occu­pe­rebbe un cen­ti­naio di lavo­ra­tori almeno per un anno». Ma in attesa del pro­cesso d’appello il futuro di Porto Tolle è incar­di­nato nel pro­getto di ricon­ver­sione: non meno di 2,5 miliardi di inve­sti­mento. A gen­naio, però, la Com­mis­sione Via del mini­stero dell’Ambiente ha boc­ciato il pro­getto: carenze e con­trad­di­zioni impon­gono l’azzeramento dell’iter. Nel prov­ve­di­mento, per altro, si richia­mano espli­ci­ta­mente le osser­va­zioni pre­sen­tate da Green­peace, Legam­biente e Wwf. Scan­di­sce Laura Pup­pato, ex capo­gruppo del Pd in Regione e ora a palazzo Madama: «Il pro­getto di accordo tra la Regione Veneto e il mini­stero dello Svi­luppo eco­no­mico è in con­tra­sto con la pro­spet­tiva di un’economia decar­bo­niz­zata. E’ impen­sa­bile che una strut­tura di quelle dimen­sioni stia in un’area così deli­cata come il Parco del Delta del Po. Come sem­pre – aggiunge Pup­pato – non è solo una que­stione ambien­tale, ma anche eco­no­mica. Secondo alcune stime, inve­stendo i 2,5 miliardi pre­vi­sti dall’Enel per la cen­trale di Porto Tolle su un mix di foto­vol­taico ed eolico, si avreb­bero rica­dute occu­pa­zio­nali almeno tre volte supe­riori. Senza con­tare che le rica­dute sulla salute pub­blica, e sul suo costo sociale, sareb­bero enormi. La strada è quella dell’efficienza ener­ge­tica e delle fonti rin­no­va­bili come indica l’Europa».

Nessun commento:

Posta un commento