Quando
i militari Usa lasciarono le loro case di Casal di Principe,
spaventati
da quello che c’era nell’acqua (e forse pure
nell’aria),
la Regione Campania decise misure urgenti e straordinarie
per
verificare l’entità del pericolo. Alcune delle società
scelte
- senza gara - per fare le analisi sono finite all’attenzione del
pm
della Dda di Napoli, Antonello Ardituro. Il magistrato scoprì
che
diversi test sulla potabilità dell’acqua non erano stati eseguiti
direttamente
dalla Regione, ma da laboratori privati senza alcuna
convenzione
con la Regione. Una procedura anomala, perché con
una
legge del 2001 venne stabilito che solo la Regione
Campania
può certificare la potabilità dell’acqua. Così,
dall’inchiesta
principale sugli affidamenti diretti
dei
lavori, nacque un’indagine parallela che indaga su
alcuni
laboratori privati: l’Eurolab srl di Battipaglia,
la
Scar srl della zona industriale di San Marco Evangelista,
la
Natura srl di Casoria, il Centro Diagnostico
Roselli
di Sperone, l’Ultrabios di Nocera Inferiore, la
Biopat
di Sant’Angelo a Cupolo, Villa Carolina di
Torre
del Greco, l’Eco Control di Caserta e la Sca srl di
Marigliano.
Come ha spiegato Il
Mattino, il
pentito del
clan
dei Casalesi, Salvatore Venosa, ha chiuso il cerchio
confessando
che diversi “imprenditori legati alla
camorra
hanno lavorato per la Regione nel settore idrico”. In sostanza,
il
sospetto della procura è che le stesse procedure per stabilire
l’inquinamento
delle acque siano state artefatte. E che la
verità
sulle acque campane sia tuttora un mistero.
Chiara
Paolin
il fatto quotidiano 27 marzo 2014
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