giovedì 27 marzo 2014

Latina Centrale biogas alla Chiesuola, il Comune convoca un tavolo di lavoro

LATINA, PROGETTO DA 300 CHILOWATT

L'assessore Tripodi: "Abbiamo posto alcune condizioni per la salvaguardia dei cittadini, ma questi impianti godono di incentivi nazionali ed europei". Quasi certo lo spostamento della struttura

Il Comune di Latina convocherà un tavolo di lavoro con il sindaco e i diversi assessori per affrontare il tema delle centrali a biogas. E' quanto emerge dopo le polemiche alimentate nei giorni scorsi dal Comitato no biogas della Chiesuola che sta tentando di fermare un progetto per la realizzazione di un impianto da trecento chilowatt in via della Cava. Al tavolo parteciperanno gli uffici dell'assessorato all'urbanistica, di quello all'agricoltura, di quello all'ambiente e di quello alle attività produttive. E proprio l'assessore delegato allo sviluppo economico, Angelo tripodi, è intervenuto nelle ultime ore per chiarire alcuni particolari relativi al progetto. "Che per adesso non può essere avviato perché la società non ha ancora ottemperato alle nostre richieste, perché il nostro primo impegno deve essere quello della salvaguardia della salute pubblica. Certo però una volta soddisfatte quelle condizioni il Comune non potrà opporsi, visto che abbiamo chiesto alla società proponente garanzie e pareri da parte di altri enti proprio sulla salubrità dell'iniziativa. Se quelle condizioni verranno soddisfatte non è ipotizzabile imporre lo stop alla realizzazione della centrale elettrica a biogas di via della Cava”. La zona prescelta dalla Energetica Srl si trova in piena campagna ma a poche centinaia di metri dalla scuola elementare, "con potenziale rischio per i bimbi che la frequentano". 
LA POLITICA CON LE MANI LEGATE “Conosco bene quali siano i timori paventati dal comitato – dice Tripodi – ma è anche vero che sia il governo nazionale che quello comunitario incentivano addirittura questo tipo di impianti. In realtà, per legge, la società proponente avrebbe potuto fare una dichiarazione di inizio lavori per poter avviare il cantiere ma noi siamo riusciti comunque a concordare alcune cose, il Comune ha cercato di imporre almeno alcune condizioni, come la piantumazione di alberi ad alto fusto intorno all’impianto e poi le garanzie fidejussorie affinché tra vent’anni, a fine del ciclo di vita della centrale, venga assicurato il ripristino dello stato dei luoghi”. Quanto alla protesta, aggiunge l’assessore, c’è poco da fare. “A Borgo Santa Maria c’è un impianto tre volte più grande, anche lì c’è un comitato che contesta quel tipo di produzione ma noi non possiamo permetterci di andare contro la legge. Abbiamo chiesto i pareri della Asl, dell’Arpa, i certificati sulle emissioni. Insomma tutto quello che la legge prescrive. Se le carte che abbiamo chiesto saranno in regola non potremo sottrarci, rischieremmo anche di dover pagare i danni. Voglio aggiungere però che al momento le condizioni non sono state soddisfatte". 
L'IPOTESI DI SPOSTAMENTO Non è ufficiale, ma un primo risultato pare sia stato già raggiunto: la società proponente sta cercando altri terreni per realizzare l’impianto in un’area più distante dal piccolo centro abitato e in particolare dalla scuola. Ma resta comunque l’interrogativo di fondo. Non è che Latina rischia di diventare un’altra Cremona, dove ci sono più di cento impianti di questo tipo?  “Ma no, su questi siamo tranquilli – conclude Tripodi -. Non ci sono altre richieste e comunque, per il futuro, sappiamo come regolarci. Aspettiamo anche che la magistratura si pronunci su una serie di ricorsi che un po’ in tutta Italia sono stati presentati per capire che margine di manovra abbiamo sulle eventuali nuove iniziative”.
L'INTERVENTO DI SCALCO "Sulla vicenda nei giorni scorsi era intervenuto anche il consigliere provinciale Renzo Scalco. "Come amministratore - aveva scritto in una nota -  come cittadino non posso che condividere le preoccupazioni dei cittadini della Chiesuola al pari di quella dei cittadini di Maenza, di vedere calpestati i propri diritti fondamentali. Come loro infatti nutro forte scetticismo verso queste centrali, che pure all’insegna di una visione bio, presentano non pochi rischi di inquinamenti di altra e diversa natura gravemente impattanti sull’ambiente e sulla qualità della vita quotidiana delle persone. E’ noto infatti che la realizzazione di impianti nei pressi dei centri abitati determina la presenza ampiamente riscontrata di odori sgradevoli e costanti, cui seguono non di rado problemi connessi all’inquinamento visivo ed acustico, con alti rischi per il posizionamento degli stoccaggi di biomasse di inquinamento anche dell’acqua. Gli impianti a causa del trasporto della massa, mangimi, foraggi e deiezioni, della produzione di biogas e della sua combustione, immettono in un ambiente molto localizzato ed in tempi brevi CO2 in alte concentrazioni.Il biogas è un composto niente affatto pulito, per questo ritengo che le amministrazioni locali competenti, tra le quali la Provincia,  non possano abbandonare il ruolo principe di controllo e verifica della compatibilità di interessi e diritti parimenti irrinunciabili, che meritano di essere tutelati e salvaguardati. Solleciterò la commissione provinciale competente ad approfondire la questione e soprattutto a promuovere degli esami che chiariscano se le mie, come quelle dei residenti della Chiesuola, sono preoccupazioni fondate”.
E LA RISPOSTA DEL COMITATO "Ringraziamo l’esponente politico per la solidarietà dimostrata - scrivono i responsabili del Comitato no biogas della Chiesuola -. Chiediamo però che il suo interessamento si tramuti in fatti concreti e non rimanga solo un’occasione da cavalcare per ottenere un mero riscontro politico. Se è vera e sincera la sua posizione contro il biogas si preoccupi, in veste di amministratore, di individuare le falle e i cavilli burocratici che possano ostacolare questa aberrante avanzata di imprenditori senza scrupoli che, per meri interessi economici, vogliono distruggere le nostre campagne e le nostre colture e cambiare la qualità della vita dei cittadini. Se veramente crede che il biogas sia un oltraggio alla memoria dei padri fondatori interpelli pure i suoi colleghi in Regione Lazio affinché si apra seriamente un dibattito di più ampio respiro. A maggior ragione per cui, essendo il consigliere Scalco di Borgo Sabotino,  potrebbe svegliarsi una mattina, come del resto è capitato a noi, e scoprire che nelle campagne del suo borgo o addirittura dietro casa sua è allo stato avanzato il progetto di costruzione dell’ennesima centrale a biogas-biomasse
sul territorio pontino. I cittadini non credono più alla politica dei proclami ma vogliono constatare  nei fatti i risultati delle azioni intraprese. Attendiamo, in tempi brevi, la convocazione della paventata commissione provinciale competente, sperando che possa dimostrare di aver ancora capacità d’azione essendo l’ente Provincia prossimo alla soppressione e senza neanche un assessore all’ambiente. Il consigliere provinciale Scalco, appena avrà elementi, ci venga ad esporre i risultati del SUO lavoro per frenare l’avanzata di questi mostri ecologici. Non lasceremo ancora una volta che la politica decida per noi, per il nostro futuro, per il futuro dei nostri figli e nipoti, per le nostre terre. Abbiamo in mano le sorti del nostro destino e diciamo NO alla costruzione delle centrali a biogas-biomasse nell’agro pontino perché non possiamo
permettere che nel nome del progresso e dell’utilizzo di qualsiasi e generalizzata forma di fonte rinnovabile (imprecisata, infruttifera e dannosa) venga compromesso il nostro territorio".
 http://www.corrieredilatina.it/news/ambiente/4716/Centrale-biogas-alla-Chiesuola--il.html

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