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martedì 18 febbraio 2014
Maenza centrali a biogas, roghi e arresti: il ricorso al riesame dei 3 indagati che puntano alla scarcerazione
Il ricorso dei tre indagati che puntano alla scarcerazione
L’ora del Riesame
Il legale chiede la traduzione delle intercettazioni
Il nuovo episodio potrebbe rafforzare le tesi difensive
Il 10 febbraio la Compagnia dei
carabinieri di Terracina ausiliata
da 20 uomini delle stazioni di
Priverno, Maenza e Prossedi e da
un’unità cinofila antiesplosivo,
ha eseguito perquisizioni domiciliari
e arrestato Mauro, Giovanni
e Mirko Risi tutti e tre di Maenza,
tutti e tre ritenuti gli autori materiali
degli attentati incendiari in
danno delle prime quattro aziende
maentine: tre aziende bufaline
ed un’autocarrozzeria. La pista
seguita nel corso delle indagini
l’avversione alla realizzazione di
un impianto di biogas e la pretesa
fornitura dei mezzi di trasporto
da parte dei Risi.
MARIPOSA
IL CIRCOLO IPPICO
DI ANGELO PERFILI
OGGETTO
DELL’ULTIMO
ATTENTATO
INCENDIARIO
DI ELISA FIORE
Un’altra mano ha agito dopo i primi
quattro incendi della valle di
Farneto. Ed ora per gli indagati
puntare ad una revisione delle misure di
custodia cautelare, appare obbligatorio,
se non rafforzato dai dubbi che la difesa
tenterà di sollevare in sede di Riesame.
Oggi il difensore di Mauro e Mirko Risi,
l’avvocato Maria Teresa Ciotti, assieme
all’avvocato di Giovanni Risi, Alessandra
Del Duca, depositeranno istanza al Tribunale
del Riesame. Secondo il legale difensore
di Mauro Risi i precedenti a carico di
quest’ultimo, non depongono a favore di
quell’inclinazione descritta nell’ordinan -
za di custodia cautelare, avendo lo stesso
precedenti «solo» per ricettazione e reati
contro il patrimonio. Mentre per ciò che
attiene Mirko Risi, si tratterebbe di reati
“minori”, anche qui, ricettazione e porto
d’arma bianca. Incensurato il terzo indagato,
il figlio di Mauro Risi Giovanni.
In prima battuta il legale si accinge a
chiedere una traduzione dei testi trascritti
dalle intercettazioni ambientali.
Dal maentino all’italiano. E poichè i
gravi indizi di colpevolezza emergerebbero
in gran parte dal contenuto
delle conversazioni intercorse tra i tre,
il legale chiederà di sapere chi siano i
vari soggetti con cui gli indagati interloquiscono.
Ma che nelle trascrizioni
delle intercettazioni vengono definiti
come “sconosciuti”. Allo stesso modo
l’avvocato si accinge a chiedere l’ac -
quisizione del cd video in cui sarebbero
riconoscibili Mirko e Giovanni Risi,
mentre acquistano il carburante, in
un distributore della Sr156, poichè
anche qui, l’identificazione sarebbe
stata affidata agli operatori, chiarendo
se le bottiglie incendiarie utilizzate per
l’acquisto del carburante, sono compatibili
con quelle repertate dagli inquirenti.
L’interrogativo più pesante,
invece, sarà posto sulla fragranza del
reato, «Perchè - spiega l’av vo c at o
Ciotti - queste persone non sono state
arrestate quando stavano per compiere
l’attentato alla carrozzeria Ofeni? Posto
che le loro conversazioni erano
state intercettate prima? E perchè -
chiede ancora l’avvocato - è stata abbandonata
la pista originaria diretta a
comprendere gli interessi che si potevano
celare dietro gli interessi che
gravitano sugli impianti di biogas in
corso di realizzazione?» Per l’avvoca -
to Ciotti i suoi assistiti più volte si
sarebbero definiti per ciò che non erano,
perchè nel corso delle perquisizioni
non è stata trovata traccia di quei 25
kg di tritolo di cui parlano nelle intercettazioni,
così come sono nulli i verbali
di perquisizione domiciliare e personale.
Mentre resta sul piatto della
bilancia una denuncia depositata il 16
gennaio scorso alla stazione dei carabinieri
di Maenza. In quella data erano
già stati compiuti i primi due incendi:
il primo il 9 novembre 2013 nella
proprietà Rocco Carnevali, il secondo
il 7 gennaio 2014 nella proprietà di
Carla Apponi. Secondo le ipotesi investigative
dunque, Mauro Risi la mattina
del 17 gennaio avrebbe appiccato il
fuoco all’azienda di Domenico Rossi,
dopo aver denunciato per abuso edilizio
alle 9 del mattino i suoi confinanti.
E dichiarato espressamente di aver
espresso il suo dissenso contro
quell’opera ai signori Migliori e Perfili,
e prima ancora all’in d ir i zz o
dell’Ufficio Tecnico comunale di
Maenza. Un progetto che avrebbe subito
una variante con cui le distanze
sarebbero state “a b b r ev i a t e ” da 100mt
a 52 metri dalla proprietà di Mauro
Risi.
Latina Editoriale Oggi 18 febbraio 2014
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