sabato 4 gennaio 2014

Armi chimiche, al via l'operazione di stoccaggio. Da Cipro al porto siriano per il primo trasbordo

Sono partite da Limassol le navi norvegesi e danesi che devono prendere in consegna i materiali risultanti dallo smantellamento degli arsenali governativi. Il carico passerà in un porto italiano dove verrà trasbordato sulla nave Usa attrezzata per la neutralizzazione in alto mare Navi militari norvegesi e danesi hanno lasciato oggi Cipro per la Siria dove dovranno scortare i primi carichi di armi chimiche siriane destinati ad essere distrutti in mare. Nella complessa operazione - cui parteciperanno operatori di molti diversi Paesi, dalla Russia, alla Cina, agli Usa - ha un ruolo importante l'Italia: sarà infatti un nostro porto il luogo in cui avverrà il trasbordo del pericoloso carico sulla nave americana attrezzata per lo stoccaggio in alto mare. La partenza di questa nave dagli Usa è per ora rinviato mentre è già partita la fase di smantellamento e trasporto dalla Siria.

"La missione norvego-danese incaricata di trasportare gli agenti chimici fino al luogo fissato per la loro distruzione ha lasciato il porto di Limassol (sud di Cipro) questa mattina", ha informato il portavoce militare norvegese, Lars Magne Hovtun. "Le quattro navi hanno preso il largo in direzione di una zona  in acque internazionali per essere pronte ad entrare nel porto di Lattakia non appena arriveranno gli ordini", ha aggiunto. Per scortare le armi chimiche in Italia, questi bastimenti saranno raggiunti in acque siriane da navi cinesi e russe.

In base al piano internazionale per lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano approvato dal consiglio di sicurezza dell'Onu, le armi dal porto siriano di Latakia devono essere trasportate verso uno scalo italiano non ancora precisato e da lì trasferite a bordo della nave statunitense "Cape Ray" che procederà alla loro distruzione per idrolisi in acque internazionali. In teoria le armi chimiche avrebbero dovute essere trasferite fuori dalla Siria entro il 31 dicembre e per il momento non è stata fissata una nuova scadenza.



La nave americana incaricata di distruggere l'arsenale chimico del regime siriano partirà nel giro di due settimane per niziare la sua missione. Lo ha riferito ai media Frank Kendall, del Pentagono. La Cape Ray è ancora in fase di preparazione a Portsmouth (Virginia) e Kendall ha aggiunto che gli Stati Uniti ritengono che dovranno essere distrutte circa 700 tonnellate di armi chimiche. Si calcola che tutta l'operazione dovrebbe durare 90 giorni. La Cape Ray è un'imbarcazione lenta e si presume che impiegherà almeno una settimana per raggiungere l'Italia. Durante il viaggio sarà protetta da navi militari, probabilmente non americane ma della Marina russa.

Il processo di idrolisi che avverrà in alto mare (non è stato rivelato se ne Mediterraneo, che presenta il vantaggio di acque più calme, o in aperto Oceano Atlantico) risulterà in un prodotto residuale liquido. Questo materiale rimarrà a bordo della Cape Ray finché tutte le armi non avranno subito il processo di trasformazione. Dopodiché verrà portato alla sua destinazione finale per lo stoccaggio definitivo. Operazione per il cui contratto hanno concorso 35 aziende specializzate di diversi Paesi e probabilmente sarà la Finlandia ad ospitare il processo finale.

Il capitano della Cape Ray, Rick Jordan, ha ricordato ai cronisti che alla nave serviranno dieci giorni per arrivare nel Mediterraneo e che ancora non gli è stato confermato in quale porto italiano attraccherà. Al momento non si sa il giorno esatto in cui salperà l'imbarcazione.

La sosta in un porto italiano era stata anticipata due settimane fa a Bruxelles dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, la quale aveva detto che la scelta dello scalo sarebbe stata effettuata dall'organizzazione per la distruzione delle armi chimiche (Opac) in base alla capienza del porto e alla sua vicinanza o meno dai centri abitati. Nei giorni scorsi, i media hanno ipotizzato una scelta fra il porto siciliano di Augusta, quelli sardi di Santo Stefano, Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi. http://www.repubblica.it/esteri/2014/01/03/news/armi_chimiche_siriane_in_porto_italiano-75045258/?ref=twhr&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

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