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martedì 31 dicembre 2013
provincia di Latina il 2013 un anno di continua e voluta emergenza rifiuti, quando i cittadini rifiuteranno istituzioni incapaci?
Il 2013 si chiude con la solita continua emergenza rifiuti in provincia di Latina degli ultimi 30 anni. Era iniziato quest'anno con il dilemma del decreto Clini per consentire agli amministratori incapaci della provincia di Roma (giunta Zingaretti) e del comune capitolino (giunta Alemanno) di attuare la raccolta differenziata che dovevano scaricare in tutte le province, Latina compresa, la loro incapacità. Oggi siamo alle prese con l'emergenza pontina dei rifiuti in quanto l'impianto della Rida di Aprilia ha esaurito il 24 dicembre i volumi, dei rifiuti indifferenziati (oltre il 70% nell'intera provincia incapace di differenziare) che, secondo la Regione Lazio, vanno conferiti all'impianto di Colfelice, ma anche alla discarica di Roccasecca e all'inceneritore di San Vittore. Abbiamo perso un altro anno tra ricorsi che annullano il piano regionale dei rifiuti, denunce ripetute per mancato rispetto delle normative nello smaltimento dei rifiuti, interventi della comunità europea, del ministero dell'ambiente e della regione Lazio che bocciano senza appello la nostra provincia in fatto di rifiuti. Provincia che ha avuto un ruolo fortemente negativo con l'approvazione e la promozione di impianti cancerogeni, inquinanti e incompatibili con il territorio tra centrali a biogas e biomasse, impianti fotovolatici spesso approvati con errori grossolani. Come spiegano numerose inchieste di diverse procure in Italia le centrali a biogas e a biomasse spesso sono un altro modo di nascondire e smaltire in modo illecito i rifiuti. Il 2013 è stato ancora l'anno delle mancate risposte nessuno ha detto dello scavo nell'amalia “C” nella vasca Essezero all'interno della discarica di Borgo Montello, nessuno ha illustrato le verifiche magnetotermiche dopo le analisi del materiale escavato nella stessa vasca Szero, nessuno ha fatto il resoconto sul costo degli scavi ridotti di gran lunga, nessuno ha illustrato il lavoro dell'esperto della provincia di Latina (quindi pagato dai cittadini) per vigilare sugli scavi alla ricerca dei fusti tossici per un incarico di diverse decine di migliaia di euro. Nessuno ha spiegato il motivo del ritardo di 20 mesi per rendere pubblici i dati delle analisi dell'ArpaLazio (consegnate a marzo 2012), nessuna notizia da parte della Asl sui rischi per la salute pubblica, l'ambiente, le colture irrigate con falde fortemente inquinate. La regione Lazio non si è costituita parte civile per l'inquinamento delle falde a Borgo Montello (è solo stata presenta una volta tanto in processo quale parte offesa), il comune di Latina non si è costituito parte civile contro la società indagata. Il comune di Latina non ha prodotto atti significativi per incrementare la differenziata fallimentare. Restano nell'incognito i pareri e le situazioni sul rinnovo delle AIA (scadute ad aprile 2012) delle 2 società che gestiscono le discariche e anche sulla bonifica delle falde irrimediabilmente inquinate. Si ha l'impressione per il futuro di Borgo Montello stiamo fermi in un cul de sac senza una soluzione. Il 23 agosto la prima intervista al pentito Carmine Schiavone ha riaperto ferite dolorose non solo per chi è morto a causa dell'inquinamento da discarica o tossico o nocive o da “roba atomica” o da chissà cos'altro è stato seppellito. La vera ferita è forse nella democrazia, nel diritto, nelle istituzioni che hanno fallito nei 20 anni che ci separano dalle prime deposizioni di Schiavone a oggi senza alcun intervento serio non solo di prevenzione ma anche di informazione. Come ci hanno spiegato al parlamento europeo a Bruxelles parlandoci di rifiuti l'anomalia italiana è amplificata da quella laziale: nessuna fiducia nei politici, negli amministratori, nei funzionari (da parte della comunità europea) così come anche solo nelle statistiche e nei documenti forniti. Nessuna fiducia che il Lazio possa risolvere la questione rifiuti in tempi brevi con impianti che funzionano. Oltre alle procedure di infrazione per le discariche ci sono quelle per gli impianti di Tmb. E oltre all'emergenza Rida – Saf si aggiunge la riduzione dei vincoli per favorire l'impianto di Tmb dell'Ecoambiente. I cittadini non possono fare il tifo per questo o quell'impianto per quella o l'altra società. Il rispetto dell'ambiente, la tutela della salute non possono essere questione di sigle, di quote sociali partecipate da comuni, province o da finte associazioni ambientaliste. I diritti civili e sociali devono essere garantiti indipendetemente da chi viene candidato ed eletto nel listino del governatore vincente e di quali associazioni (con incarichi, nomine, finanziamenti) siano rappresentate. Dovrebbe essere un diritto costituzionale senza limite. Nella confusione (la stessa di un anno) i cittadini pagano sempre costi esorbitanti dove la differenziata non si fa, per le bonifiche che non si fanno, per il conferimento fuori provincia. Forse sarebbe il caso di fermare ogni discussione in merito ai rifiuti, agli impianti, alle approvazioni in corso, per fare chiarezza.
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