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martedì 26 novembre 2013
Storia del sito e dati sull’inquinamento illustrati dai tecnici di Provincia e Arpa Discarica senza segreti
se il tavolo della trasparenza di ieri si può definire "discarica senza segreti" allora le cose sono due: o ieri abbiamo partecipato ad un altro incontro oppure il titolo non mi sembra pertinente. Oppure abbiamo un concetto molto diverso tra verità e segreti. Quali certezze ci hanno dato: tentativo di bonifica? con quali certezze? è bastata la domanda di una cittadina per far capire che la proposta non ha alcuna base scientifica certa. Salute? sicurezza delle colture? mancava la Asl... e all'Ispra non sono bastati 20 mesi per uno straccio di relazione. La Asl non pervenuta... di segreti purtroppo ce ne sono sempre troppi e nessuna voglia di svelarli
Latina Oggi 26 novembre 2013
Il passato e le mosse future nel tavolo per la trasparenza
DI ANDREA RANALDI
La discarica non avrà
più segreti. Con
questo obiettivo ieri
si è insediato il tavolo per
la trasparenza aperto al
pubblico voluto dall’a ssessore
all’ambiente Fabrizio
Cirilli. Debutto che
ha visto protagonisti tecnici
di Provincia e Arpa,
chiamati a ricostruire la
storia del sito di Borgo
Montello e dell’inquina -
mento che ha prodotto, ma
anche a illustrare il progetto
di bonifica delle falde
acquifere.
Dopo l’introduzione del
Sindaco Giovanni Di Giorgi
e del vice, l’assessore Cirilli,
la dottoressa Nicoletta
Valle, dirigente del settore
ambiente della Provincia, ha
ripercorso tutta la storia della
discarica a partire dai
primissimi conferimenti, se
così può essere definito
l’abbandono dei rifiuti sulla
sponda sinistra del fiume
Astura, quando gli scarti urbani
venivano lasciati sulla
terra nuda, in balia delle
piene del corso d’a cqu a.
Come testimoniano le foto
aree dell’epoca, addirittura i
cumuli di immondizia venivano
bruciati per ridurne il
volume. Poi viene realizzato
il primo invaso, conosciuto
con il nome S0, senza alcuna
protezione per l’ambien -
te circostante: la normativa
non imponeva i vincoli attuali.
Entrano poi in funzione
in serie gli invasi S1, S2
e S3, gestiti dalla Ecomont,
ma il fallimento di quest’ul -
tima ha portato poi all’ab -
bandono del sito, periodo
nel quale si sono verificate
perdite importanti di percolato
che «fuoriusciva dalle
pareti», come ha spiegato la
dottoressa Valle. Solo quando
l’area viene acquistata
dalla società Capitolina e
affittata alla Ecoambiente
arrivano gli interventi di bonifica
con le prime norme di
tutela ambientale: all’i mpermeabilizzazione
delle
pareti segue l’installazione
di impianti per il recupero
del biogas e l’aspirazione
del percolato dalle vasche di
accumulo. Una bonifica viene
autorizzata dalla Regione
nel ‘98 per consentire l’ab -
bancamento di altri rifiuti
recuperando così i volumi
inutilizzati.
Intanto sul versante Indeco
viene aperto l’invaso S4,
successivamente quelli S5,
S6 e S7 di fatto aperto,
qu est ’ultimo, sul vecchio
B2, l’area autorizzata al
conferimento dei rifiuti industriali
nocivi. Tra la fine
degli anni novanta e i primi
del duemila si susseguono
una serie di normative stringenti:
gli enti chiedono il
monitoraggio delle falde
prima di autorizzare l’ab -
bancamento dei rifiuti. Una
rete di sentinelle che nel
2005 rivela il superamento
dei limiti di legge obbligando
al nuovo piano per la
bonifica. Tra il 2008 e il
2009 quindi vengono aperti
i due nuovi invasi che rispondono
alle leggi per la
tutela ambientale.
Ad illustrare la situazione
inquinamento ha pensato
quindi Dino Chiarucci, direttore
sanitario e responsabile
unità rifiuti e bonifiche
della sezione di Latina
dell’Arpa Lazio. «Di fatto il
percolato modifica l’a ggressività
dell’acqua di falda
- ha spiegato Chiarucci -
Con le sostanze inquinanti
diminuisce l’ossigeno, tanto
che l’acqua aggredisce i sali
contenuti nella roccia: avviene
l’ossidazione di ferro,
manganese e arsenico che in
questo modo si sciolgono.
Sono proprio questi tre elementi
che ci permettono di
determinare l’inquinamento
dovuto da percolato. Nel
primo triennio di analisi del
sito a partire dal 2004, quando
viene installata la prima
rete di piezometri attorno
alla discarica, riusciamo a
verificare che sì la falda
sottostante è inquinata, ma
che l’acqua non si muove:
percorre solo tre metri e
mezzo all’anno da est verso
ovest. Il percolato quindi
sarebbe rimasto concentrato
in quella zona». In alcuni
punti vengono trovate anche
quantità elevate di altri elementi
inquinanti: i solventi
cloro propano e cloro benzene,
dovuti al conferimento
di rifiuti industriali.
«Nel secondo triennio di
analisi stiamo studiando i
dati dei piezometri piazzati
nell’area circostante alla discarica
- ha continuato
Chiarucci - Lungo via Monfalcone
e via Colle del Pero
i dati rientrano nella norma,
mentre è tra i terreni sul lato
destro dell’Astura che abbiamo
registrato nuovi sforamenti
di ferro, manganese
e arsenico. Una zona però
non interessata ai movimenti
della falda della discarica,
forse piuttosto all’inquina -
mento del fiume Astura, che
attraversa la zona industriale
tra Aprilia e Cisterna.
Alla fine del secondo triennio,
tra poco, tutti i dati
saranno riformulati in uno
studio complessivo».
A breve sarà autorizzata la
bonifica delle falde che,
contestualmente alla copertura
della S0, prevede l’im -
missione in profondità di
reagenti per solidificare
nuovamente ferro, manganese
e arsenico, ma anche
annientare i solventi.
«L’inquinamento della discarica
è il frutto della sua
storia - ha commentato Cirilli
e di periodi caratterizzati
da carenze normative - Le
notizie assunte possono essere
condivise o criticate,
ma una cosa è certa, con
questo tavolo per la trasparenza
abbiamo voluto far
capire che stiamo giocando
a carte scoperte. La risposta
c’è stata, sia da parte dei
cittadini che degli enti, con
la presenza di Provincia e
Regione » .
La prossima volta al tavolo
dei relatori saranno presenti
i tecnici della Asl, se accetteranno
l’i nv i t o .
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