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venerdì 22 novembre 2013
il consiglio provinciale di Latina della rottura Cusani senza numeri Tre partiti vogliono discutere un emendamento a sostegno dell’ex presidente, Forte dice no
Latina Oggi 22 novembre 2013
Il Consiglio della rottura
In Provincia maggioranza spaccata sulla sospensione di Cusani
DI VALERIO SORDILLI
L’ultimo schiaffo ad Armando
Cusani, il primo da quando
non è più presidente della Provincia
di Latina, ha perfino un che di
scaramantico. Eppure la cabala non
d ev ’essere proprio tra le preoccupazioni
dell’ex inquilino di via Costa.
Perché difficilmente, altrimenti, il
nostro avrebbe sorvolato con tanta
leggerezza su quel numero, tredici,
come le firme poste in calce al documento
la cui mancata discussione,
ieri mattina, ha formalmente determinato
la fine politica della sua maggioranza,
oltre che la conclusione
anticipata dei lavori del Consiglio
provinciale. Riunito ieri proprio per
prendere atto della sospensione di
Armando Cusani dalla carica di presidente.
Quella, tanto per essere
chiari, formulata in data 31 ottobre
dal prefetto di Latina Antonio
D’Acunto.
Doveva essere una presa d’atto.
Questo, almeno, si aspettava il presidente
del Consiglio Michele Forte.
Una semplice presa d’atto. Senza
aprire sul caso alcuna discussione.
Senza mettere ai voti alcun documento.
Una formalità, insomma. Eppure
qualcosa deve essersi inceppato
nell’ingranaggio fino a ieri perfetto
della macchina politica di via Costa.
Se, come poi è avvenuto, sono bastate
poche parole, pronunciate in apertura
di seduta dallo stesso Michele
Forte, per scatenare in aula una bagarre
mai vista in nove anni di amministrazione
Cusani.
Tutta colpa, lo abbiamo detto, della
proposta di mozione presentata mercoledì
mattina - un giorno prima del
Consiglio di ieri, dunque ben oltre la
chiusura dei termini per una eventuale
integrazione all’ordine del giorno
- da quei tredici consiglieri di maggioranza
(gli esponenti di Forza Italia,
della Lista Cusani e di Fratelli
d’Italia, Parisella escluso, ndr) che
ieri mattina hanno prima calcato la
mano per imporre la messa agli atti
di quell’atto, nel quale si chiede in
altre parole di sconfessare il provvedimento
adottato da D’Acunto - perché
così va interpretato il passaggio
del documento in cui si invita il
Consiglio a «non dare esecuzione
alla “dichiarazione” del Prefetto della
provincia di Latina in data 31
ottobre» - e, poi, messi alle strette da
un Michele Forte mai così determinato
a fronteggiare i suoi alleati di
una vita, hanno deciso di non ripresentarsi
in aula dopo la sospensione
di quindici minuti approvata a maggioranza.
Ma prima di arrivare a quel
punto, c’è tutta una storia da raccontare.
«Se questo documento fosse stato
presentato prima ne avremmo discusso
- aveva infatti tagliato corto
Forte, in apertura - Ma così non si
può. Non possiamo venire qui, oggi,
e fare finta di nulla. Io non mi metto
a fare una questione di petto con il
prefetto se non c’entro niente con
questa decisione. Si tratta di una
comunicazione e basta, io non voglio
entrare più nel merito delle cose che
non conosco. Noi - ha aggiunto Forte
- dobbiamo decidere di cose successe
qui dentro, non di cose successe
fuori, lontano da qui (il riferimento è
alle ragioni che hanno portato alla
condanna di Cusani che ha comportato
la sospensione per effetto della
legge Severino, ndr)». Toni e termini
quelli del presidente del tutto inediti
per le orecchie degli esponenti di
maggioranza. Che infatti, non hanno
perso tempo per far notare a Forte
questa sua nuova veste politica: quella
di oppositore. E per la prima volta
in nove anni, all’ex senatore è stata
perfino contestata la gestione dei
lavori dell’aula. Per Palumbo (FdI)
«la discussione è falsata e non valida.
Si è parlato prima del terzo punto
(quello relativo al provvedimento di
Cusani, ndr) e poi degli altri. La
procedura è illegittima». Di altro
tenore, ma non meno puntuali nel far
rilevare al centrista la scelta di voltare
le spalle alla sua stessa maggioranza,
gli interventi di Paolo Graziano
(«Non puoi dire di non sapere che
c’era questo emendamento se ne
abbiamo parlato in conferenza capigruppo
» ha tuonato il capogruppo Fi
rivolgendosi proprio a Forte) e Claudio
Cardogna («E’ prerogativa dei
consiglieri proporre una discussione
su una mozione che riguarda un
punto posto all’ordine del giorno»).
In mezzo a simili bordate, gli unici
ad offrire sostegno, sia pure indiretto,
a Michele Forte, sono stati il
capogruppo di Nuova Area Umberto
Macci e, naturalmente, il collega
Udc Paolo Panfili («Io leggo questo
documento solo adesso, e vorrei capire
prima di discutere qualcosa di
così delicato»). Da qui la proposta,
votata a maggioranza da Fi, Lista
Cusani e Fratelli d’Italia di posticipare
di quindici minuti la discussione.
Ma oltre un’ora dopo, in Consiglio,
a fare compagnia a Michele Forte, a
parte l’opposizione, non ci sarebbe
stato nessun altro. Per lunedì è in
programma una conferenza capigruppo
per programmare una nuova
convocazione dell’aula. Sarà quella
l’occasione utile per capire i termini
di una rottura che da ieri mattina,
tuttavia, appare insanabile.
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