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domenica 24 novembre 2013
Anagni nella valle del Sacco la schiuma sul fiume è il segno della peste in piena emergenza ambientale inceneritori e siti inquinati fuori controllo
ANAGNI: “LA SCHIUMA SUL FIUME
È IL SEGNO DELLA NOSTRA PESTE”
LA VALLE DEL SACCO, NEL LAZIO MERIDIONALE, È IN PIENA EMERGENZA AMBIENTALE:
INCENERITORI E SITI INQUINANTI FUORI CONTROLLO, MALATTIE GRAVI IN AUMENTO
IL MEDICO DENUNCIA
281% in più rispetto
alla media nazionale
di tumori all’e n ce fa l o
e 174% di tumori maligni
del sistema linfatico
per i maschi 0-14 anni
Codi
Enrico Fierro
Se il Casertano è la Terra
dei fuochi, noi siamo la
Terra dei veleni”. Cimitero
di Sgurgola, Lazio
meridionale, da qui ci parla
Olga Kozarova, cittadina polacca
da vent’anni in Italia. Questo
è il punto più alto del paese, alle
nostre spalle riposano i morti,
di fronte la valle del Sacco con le
sue fabbriche, gli inceneritori, il
fiume ammorbato con le zone
off-limits dove anche l’erba è
morte, come le piante, come gli
animali che la mangiano, come
l’acqua del fiume e dei pozzi.
“Queste fabbriche una volta
portavano lavoro e un po’ di benessere
nelle nostre famiglie,
oggi ci regalano solo malattie e
disoccupazione”. Un medioevo
moderno, con le sue miserie e la
sua peste.
GLI OCCHI DI OLGA, che per
questa terra non sua si batte da
anni con le mamme, gli ambientalisti,
la gente comune che vuole
sapere e capire, sono rossi di
indignazione. Sono cent’anni
che in questa parte del Lazio
fabbricano veleni. C’è di tutto. A
Colleferro fabbriche belliche
dal 1912, dove si producevano i
gas per le guerre coloniali, e oggi
sistemi missilistici negli anni
passati finiti nel mirino dell’Onu
e dei pacifisti per il sospetto
che venissero utilizzati da Saddam
Hussein come vettori per le
armi chimiche. Negli altri poli
dell’illusione industrialista, fabbriche
di medicinali, cementifici,
industrie per la produzione
di insetticidi. “Tutte scaricavano
le loro acque nel fiume Sacco”,
ci racconta Anna Natalia,
del Coordinamento ambientale
di Anagni.
Sono più di 80, si legge nei dossier
degli ambientalisti, gli sbocchi
industriali nel fiume, “basta
venire di notte sulle rive per sentire
gli odori”. Ferentino, Anagni,
Colleferro, Morolo, qualche
anno fa nelle campagne di
questi paesi dovettero abbattere
6mila capi di bestiame. Avevano
mangiato erba e bevuto acqua
inquinata, il loro latte era
veleno, la loro carne marcia. “La
catena alimentare è in buona
parte compromessa – ci dice il
dottor Massimo Natalia, di
Anagni –, da anni analizziamo
l’aumento di patologie tumorali,
non so più quanti pazienti
giovani ho dovuto curare per un
cancro alla prostata”. I dati ufficiali
sono allarmanti. Secondo
uno studio del 2012 sui tumori
infantili nella Valle del Sacco
diffuso da Legambiente, a Colleferro,
Segni e Gavignano si registra
un aumento del 40% dei
ricoveri per patologie tumorali
nelle fasce di età dai 0 ai 14 anni;
a Paliano, Anagni, Ferentino,
Sgurgola, Murolo e Supino, la
percentuale di “ospedalizzazio -
ne” di bambini della stessa fascia
di età è del 18% in più rispetto
alla media regionale. Dati
da brivido ad Anagni, 281% in
più rispetto alla media di tumori
all’encefalo, e 174% di tumori
maligni del sistema linfatico per
i maschi da 0 a 14 anni.
“E hanno chiuso anche l’ospe -
dale. Aumentano le malattie e il
presidio sanitario più importante
della zona viene cancellato
per risparmiare”, ci racconta il
dottor Natalia. Siamo proprio
all’ingresso del fu ospedale di
Anagni, vista da qui (la patria di
Franco Fiorito, l’ex capogruppo
del Pdl alla Regione, assurto a
icona vivente dello scialo di soldi
pubblici da parte dei partiti),
la vicenda del risparmio è davvero
surreale. L’ospedale ha sale
operatorie nuove di zecca chiuse,
l’acqua dei rubinetti ha il colore
della ruggine, ma qui una
volta c’erano reparti all’avan -
guardia. Intanto 4 milioni di euro
sono stati buttati al vento per
progettare l’aeroporto di Frosinone,
costo preventivato 90 milioni,
un giocattolo che è servito
solo alle campagne elettorali dei
ras locali, finito in inchieste e
scandali.
Mentre il morbo avanza. Uno
studio recente del Dipartimento
epidemiologia del servizio sanitario
della Regione Lazio ha
registrato la presenza nelle acque
di livelli significativi di esaclorocicloesano
(un sottoprodotto
della produzione di insetticidi
usato fino al 2001), un veleno
potentissimo che provoca
danni alla funzionalità renale,
alterazioni al sistema cognitivo
e agli ormoni sessuali delle donne.
“E pensare che anche di
fronte a questi dati il Ministero
dell’Ambiente ha deciso di declassare
da sito di interesse nazionale
a sito di interesse regionale
l’intera Valle del Sacco.
Questo significa meno soldi per
le bonifiche e una perdita di attenzione
nazionale”, protesta
Lorenzo Parlati, presidente di
Lagambiente Lazio.
NON SOLO LE INDUSTRIE, anche
discariche e inceneritori
hanno fatto la loro parte. “Quel -
le ufficiali – sottolinea Alberto
Valleriani, della Rete per la tutela
della Valle del Sacco -, ma
soprattutto quelle clandestine.
Qui negli anni passati si sono interrati
rifiuti tossici e pericolosi
sotto i capannoni delle fabbriche,
le vacche morte nel 2005
erano avvelenate da cianuro, e
non c’è mai un colpevole, le
aziende coinvolte all’epoca furono
assolte da ogni responsabilità.
I processi, quello per l’in -
quinamento della Valle, e l’altro
per l’inceneritore di Colleferro,
vanno a rilento, di rinvio in rinvio,
col rischio reale della prescrizione”.
Prima di lasciare la
Valle ci affacciamo dal ponte
della Sgurgola che passa sul fiume
Sacco, piove e l’acqua è nera.
“Venite di notte o nei giorni di
festa – ci dice un contadino –
l’acqua sparisce e al suo posto
c’è solo schiuma gialla. É la nostra
peste”. Il fatto quotidiano 24 novembre 2013
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