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mercoledì 30 ottobre 2013
Sulcis lo scandalo delle miniere chiuse e mai bonificate: è costata finora trecento finiti nella voragine Igea, altrettanti nella Ifras.
il fatto quotidiano 30 ottobre 2013
SARDEGNA Le due società regionali, Igea e Ifras,
hanno drenato finora centinaia di milioni senza
produrre nulla. Se non clientelismo e malaffare
diRoberto Morini
Iglesias
LA DENUNCIA
Gianfranco Pinna coordina
la Consulta delle associazioni
del parco geominerario
Racconta dei soldi che arrivano
copiosi: come i 300 milioni
incassati e spesi da Igea
IL REGNO UDC
L’uomo forte del partito
di Casini, che controlla
le nomine nelle due aziende
contestate, è Giorgio Oppi.
Assieme all’ex pdl Mauro Pili
ha voluto la nascita di Ifras
La prima è
una società in house della Regione, in
quota Udc. La seconda è un’associa -
zione temporanea di imprese (Ati), tra
due privati, il sardo Massimo Pireddu e
il pugliese Enrico Intini, coinvolto a
Bari nell’inchiesta sulle escort di Gianpaolo
Tarantini e recentemente condannato
a Napoli nell’inchiesta sugli
appalti per la sicurezza. Nelle loro mani
la Regione, senza nessuna gara né
capitolati d’appalto, ha messo con l’ul -
tima legge finanziaria altri 112 milioni
per i prossimi quattro anni. Tutto per
bonifiche delle aree minerarie di tutta
la Sardegna, in gran parte concentrate
nelle zone dell’Iglesiente e del Sulcis.
Bonifiche mai fatte. Uno sperpero di
denaro pubblico che rappresenta una
piccola parte del malaffare che coinvolge
i piani alti della politica sarda,
certe zone dei sindacati, una parte consistente
degli operai: quelli che gli altri,
rimasti fuori dal giro, chiamano “il cerchio
magico”.
Quel “cerchio magico”
che gestisce tutto
Questa non è la storia del Sulcis. Non è
la storia degli operai Alcoa di nuovo in
piazza a Roma lunedì scorso per tentare
inutilmente di strappare un rinvio
dei licenziamenti. Né è la storia di Carbosulcis,
dove si spera ancora di estrarre
carbone o di usare le miniere per imprigionarvi
l’anidride carbonica. Qui
no. A Iglesias e dintorni con Igea, Ifras,
Parco Geominerario, parliamo di miniere
di zinco e piombo, esaurite o abbandonate
perché non più produttive.
Nessuno le vuole resuscitare. Da lì nasce
Igea, nel 1998, incorporando tutte
le società minerarie dell’isola, a partire
dall’Ente minerario sardo, con la missione
di bonificare e aprire tutto quel
mondo allo sviluppo turistico, culturale,
ambientale. Come hanno fatto altrove.
In Francia o in Germania. Ci sono
miniere chiuse anche a Lula e all’Argentiera,
zone interne del Nuorese
e mare del Sassarese. Ma il nocciolo è
qui, nella valle che da Iglesias porta al
mare, innervata sui due lati da archeologia
industriale e tanti detriti, quelli
grigi meno inquinanti, quelli rossi a rischio.
E poi avanti, nelle valli sul mare,
fino alle spiagge da cui si imbarcava,
con i barchini di Carloforte senza chiglia,
il minerale estratto. Nomi noti per
chi ama la bellezza di questi posti: Funtanamare,
Nebida, Masua, Buggerru,
Ingurtosu, su fino ad Arbus. E giù fino
a Fluminimaggiore.
Masua è il cuore di tutto. Per la bellezza
dell’ex miniera al centro di una valle di
duecento ettari che scivola verso il mare
attraverso due spiagge. E perché lì
sono arrivati a fine agosto decine di carabinieri
inviati dalla Procura di Cagliari
per sequestrare tutto ciò che può
essere utile a far luce su questo scandalo.
Operazione Geo&Geo. Quattro
indagati, una ex mensa affidata al Cral
degli ex minatori di Nebida, presiedu-
to proprio da uno degli indagati, Marco
Tuveri, autista del presidente e sindacalista
Uil, che non funzionava da
dopolavoro: dentro c’era un deposito
di taniche di gasolio che, secondo gli
inquirenti, venivano regalate ai dipendenti
amici per rafforzare quel “cer -
chio magico”. Oppure vendute per arrotondare
lo stipendio. I carabinieri
hanno trovato 52 lattine da 35 litri.
Una scorta, dice l’azienda. Un mercato
nero, dicono numerosi testimoni, tra i
quali i quattro autori delle denunce
anonime, documentate anche con foto
e video. E confermate da un numero:
quei 645 litri di gasolio consumati ogni
giorno da un’azienda che appare immobile.
Non bastano a giustificare
questi consumi tutti quei pick-up Toyota
a disposizione di capi e capetti 24
ore su 24, festivi compresi.
I “j u m b o” finiti
a lavorare in Marocco
Così racconta Francesco Carta, segretario
regionale Cgil chimici e minatori.
Così raccontano gli operai non compromessi
nei vari traffici, protetti dall’anonimato:
chi non è connivente è
costretto a un silenzio omertoso. Si
racconta di straordinari fatti fare solo
ad alcuni, mandati il sabato e la domenica
a far biglietti alle miniere aperte al
pubblico. Fino al 27 settembre, quando
sono state chiuse per mancanza di soldi,
come recita l’home page del sito
Igeaspa.it. O di una diaria conquistata
una volta per un lavoro fuori sede e diventata
voce fissa del salario dopo il ritorno
a casa. E di qualche traffico più
grosso. Come quei due jumbo, gigantesche
macchine per scavare miniere,
venduti come ferrovecchio insieme ai
resti arrugginiti della miniera e poi finiti,
dopo un breve passaggio in officina,
a lavorare per aziende sarde in
Marocco. E qualcosa di più piccolo: un
appalto senza gara per un muro realizzato
a Nebida che sembra servisse
non tanto a Igea quanto a Daniela Tidu,
compagna di Marco Tuveri, assunta
al Geoparco e co.co.pro. in Igea. Anche
lei indagata.
E poi c’è quella storia delle elezioni comunali
di Iglesias che mette in comunicazione
la fascia bassa del malaffare
con quella alta, con la politica. Una storia
che ha convinto la Procura ad aggiungere
ai reati di peculato e turbativa
d’asta anche quello di voto di scambio.
Quel gruppo di potere interno avrebbe
contato i voti - alla fine sono stati 343 -
che riusciva a portare a un proprio candidato,
Marco Zanda, dipendente
Igea, nella lista civica Pozzo Sella, di
ispirazione Udc. Tuveri, una potenza
in Igea secondo la Procura, voleva pesare
la propria forza in vista delle regionali.
L’Udc è il cuore politico di tutto. A partire
dal suo uomo forte nell’Iglesiente e
in tutta l’isola: Giorgio Oppi. E l’am -
ministratore unico di Igea, da lui scelto,
il democristiano di lungo corso
Giovanni Battista “Bista” Zurru, sulla
cresta dell’onda senza interruzioni dagli
anni Settanta. Igea è territorio Udc,
come è territorio Pdl il Parco Geominerario,
il consorzio che dovrebbe
orientare prima e gestire poi la bonifica
e la trasformazione delle ex miniere in
zone ad alta vocazione turistica e culturale.
Antonio Granara, assicuratore
cagliaritano, ne è il commissario. Nei
suoi uffici sono stati sequestrati documenti
e computer.
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