osservazione alla valutazione di impatto ambientale ampliamento trattamento rifiuti SEP a Mazzocchio

Osservazioni sull’Istanza di Valutazione Impatto Ambientale, ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs.152/2006, per l’intervento di “Aumento delle quantità dei rifiuti da avviare a recupero presso l’impianto produzione compost di qualità” nel Comune di Pontinia, località Mazzocchio, presentata dalla Ditta S.E.P. S.r.l. con nota del 29.08.2013, acquisita in atti con prot n° 67927 del 30.08.2013. 2013 Osservazioni al VIA istanza VIA della SEP Pontinia.pdf

Aprilia, rifiuti tossici in un terreno agricolo

Un terreno agricolo di circa 4 ettari in via Nettunense ad Aprilia veniva usato da un imprenditore 70enne di Roma come una discarica per speciali e sostanze pericolose. L’uomo era commerciante di prodotti chimici ad uso industriale, in particolare acidi e il terreno costituiva il luogo dove far sparire a buon mercato i rifiuti.
Il 70enne ha gravi precedenti per reati di natura ambientale e fallimentare. I finanzieri hanno sorpreso due operai che lavoravano in nero nella discarica all’interno della quale venivano stoccate centinaia di taniche e fusti contenenti le sostanze pericolose oltre ad una grossa quantità di rifiuti speciali. Nell’area non è stato trovato nessun sistema di protezione e prevenzione che garantisse il rispetto delle norme sulla sicurezza dell’ambiente e dei luoghi di lavoro. I militari, infatti hanno riscontrato infiltrazioni di percolato nel terreno. Oltre alle taniche che contenevano residui di prodotti chimici, la discarica era composta anche da, pneumatici, teloni tubi in plastica, materiali ferrosi recipienti di vetro che contenevano prodotti chimici al elevata tossicità, manufatti in ethernit e una vasca in cemento armato di circa 200 metri quadri, profonda tre metri e mezzo, contenente rifiuti di ogni genere. Rinvenuta anche un rimorchio cisterna utilizzato come contenitore di acido nitrico che fumava da una delle bocchette di carico. Altre sorprese sono arrivate spulciando alcuna documentazione rinvenuta nella cabina di un camion abbandonato relativi ad una società sempre riconducibile all’imprenditore 70enne dichiarata fallita quest’anno.
I finanzieri stanno valutando il danno ambientale ma stanno anche ricostruendo l’attività economica di due aziende individuate nella documentazione ritrovata, collegate all’imprenditore in questione, che hanno sede tra Latina e Roma ma senza una struttura realmente esistente e non hanno mai fatto dichiarazioni fiscali. Tutto quanto rinvenuto, dalla discarica fino alla documentazione contabile, è stato oggetto di sequestro mentre il 70enne è stato denunciato per reati ambientali e di natura tributaria. http://www.latina24ore.it/latina/74261/aprilia-rifiuti-tossici-in-un-terreno-agricolo

Napoli, case popolari fatte di eternit: l’amianto scoperto dagli sciacalli

Sette isolati nella periferia nord. Mille famiglie, cinquanta decessi per cancro in un solo caseggiato, negli ultimi 30 anni. Dopo l'inizio dei traslochi la devastazione dei ladri ha portato alla luce l'asbesto. Ma lì ci vivono ancora quindici famiglie e il Comune non ha i soldi per le bonifiche

Amianto
Un intero rione di case popolari fatte di eternit. Sette isolati gemelli, tra via Giovanni Antonio Campano, via Cupa Spinelli e via Nuova Toscanella, a Piscinola-Marianella, nella periferia nord di Napoli. Mille famiglie, cinquanta decessi per cancro in un solo caseggiato, negli ultimi 30 anni. Quattro quest’anno. E anche tra i bambini sono frequenti i casi di leucemia e di linfoma
La scoperta dell’amianto “grazie” agli sciacalli. La scoperta dell’amianto, nell’isolato 3 di via Campano, è avvenuta dopo i primi traslochi degli inquilini nei nuovi alloggi di edilizia sostitutiva. Ma gli sciacalli penetrano negli appartamenti deserti, aprono le pareti a caccia di rame e piombo e trovano l’asbesto. Non si fermano, sradicano le lastre, le spaccano, incuranti dei rischi, e le lasciano sul pavimento. Poi, si portano via i materiali di valore, comprese le finestre e le porte d’ingresso, i marmi, e i motori degli ascensori (costringendo le famiglie rimaste a salire a piedi); non si sono salvati nemmeno i tombini, al pian terreno, proprio vicino ad una casa abitata dove giocano i bambini. I genitori, per non farli cadere nel pozzo, hanno coperto il buco con dei tavoli capovolti. Unsaccheggio che va avanti ancora oggi. Il resto viene devastato. Alle spalle lasciano solo macerie e detriti.
L’intero condominio sfollato, al momento, è un’immensa discarica da bonificare. Dentro ci vivono ancora quindici famiglie che attendono l’assegnazione, barricate in casa e spaventate dai continui raid di ladri e vandali, in condizioni insostenibili.
Case popolari costruite con i fondi post-terremoto. L’ecomostro è lì dagli anni ’80 e aspetta solo di essere abbattuto. Sette piani di altezza per sette scale, con due o tre appartamenti su ogni livello, che si reggono su uno scheletro interamente di eternit. Case popolari di proprietà comunale, costruite con i fondi del post-terremoto. Per 30 anni centinaia di famiglie hanno vissuto stipate tra quelle quattro mura, ignare di tutto. Ogni parete un sandwich di cartongesso e amianto.
Fino allo scorso dicembre, quando il Comune ha avviato gli sgomberi per trasferire gli inquilini negli alloggi di nuova costruzione e procedere all’abbattimento dello stabile, nel blocco c’erano 126 famiglie, in parte assegnatari, in parte occupanti abusivi delle case pubbliche che hanno aderito all’ultima sanatoria. Poi, sono partiti i traslochi, Palazzo San Giacomo ha consegnato 98 nuovi alloggi e il casermone si è svuotato. È stato allora che è uscito fuori l’amianto.
Il Comune, intanto, non ha i soldi per le bonifiche. E la situazione sembra destinata a proseguire ancora a lungo. Nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, l’Isolato 3 di via Giovanni Antonio Campano, ex legge 219, dovrebbe essere abbattuto e ricostruito. Così come gli altri blocchi gemelli di via Cupa Spinelli, dove ci sono gli Isolati 6 e 7, e via Nuova Toscanella, con gli Isolati 1,2,4 e 5, che sono ancora abitati.
Nel caso dell’Isolato 3, sei anni fa, il municipio ha avviato i lavori di costruzione di tre nuovi caseggiati, collocati nelle adiacenze. I nuovi appartamenti sono stati consegnati dalla ditta costruttrice a dicembre ed assegnati agli inquilini delle scale dalla A alla E. Resta da costruire un’altra palazzina, che dovrebbe ospitare le restanti famiglie delle scale F e G e coloro che, per diversi motivi – perché, ad esempio, con famiglia numerosa e in attesa di una casa più grande -, non hanno accettato il trasloco e sono rimasti nelle ali sgomberate. Un’operazione dal valore complessivo di 10.206.454,67 euro, finanziati con fondi regionali. Ma i lavori si sono improvvisamente fermati: sospesi al 60%. Tra il Comune e la ditta Brancaccio Costruzioni spa, che ha in appalto il cantiere, è sorto un contenzioso. L’ente non paga e i cantieri non vanno avanti. 
“Di notte i muri della casa tremano”. Carlo Annunziata vive dal 1998 con la moglie e i figli nella scala G, una di quelle destinate a restare in piedi ancora per un po’: sei persone in un appartamento di 43 metri quadri. “Di notte – racconta Carlo del comitato degli inquilini – sentiamo rumori nelle pareti e nei pavimenti. I muri della casa tremanoPer impedire le occupazioni abusive e fermare le vandalismi – spiega – il Comune ha istituito un presidio della polizia municipale, con una camionetta e due agenti. Ma la vigilanza non è assicurata nei fine settimana e nei festivi, o in occasione delle partite del Napoli, quando sono chiamati di servizio al San Paolo. Il condominio è abbandonato al più totale degrado, il sistema fognario è guasto, le finestre spaccate, i tubi perdono e siamo invasi dai ratti. Qui, la pulizia la facciamo noi, non vuole venire nessuno”.
I nuovi inquilini vendono la casa come fosse loro proprietà. Anche nelle case nuove non tutto funziona. C’è, poi, un’ultima questione che denunciano i residenti: la vendita degli alloggi comunali da parte di alcuni assegnatari. “Sono gli inquilini che vengono da altri rioni – affermano -. Appena hanno avuto la casa comunale qui, l’hanno rivenduta, come fosse una loro proprietà e non un bene del Comune”.
di Pierluigi Frattasi

Campania, carcere per chi brucia i rifiuti: pronto il decreto per Terra dei fuochi

Il governo studia il piano per l'emergenza: norme speciali per due anni. Punito anche chi abbandona un frigorifero
PER APPROFONDIRE: rifiuticarcereterra dei fuochi
di Daniela De Crescenzo
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Pene più gravi per chi abbandona i rifiuti o vi dà fuoco. Il ministero dell’Ambiente ha pronta una legge per mettere un freno ai roghi tossici in Campania. Il testo sarà presentato in uno dei prossimi consigli dei ministri dal responsabile del dicastero, Andrea Orlando, che alla norma lavora da tempo.

Le norme saranno temporanee (due anni) e legate alla «persistenza di situazioni di grave criticità ambientale connesse alla gestione dei rifiuti». Una premessa necessaria per poter introdurre un inasprimento delle pene in una sola regione senza incorrere nello stop della Corte Costituzionale. Chiunque abbandoni, scarichi o depositi immondizia in luoghi non autorizzati, o vi appicchi il fuoco, è punito con la reclusione da due a cinque anni. Ancora più dura la pena se si abbandonano rifiuti pericolosi: si può restare in galera da tre a sei anni. http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/POLITICA/rifiuti-carcere-terra-dei-fuochi/notizie/347900.shtml

comunicato Realacci per desecretare audizione Schiavone commissione parlamentare di inchiesta

“E’ stata finalmente accolta la richiesta da me avanzata con una lettera alla Presidente Boldrini in data 5 settembre, a nome di tutto l’Ufficio di Presidenza della VIII Commissione Ambiente, di desecretare il resoconto dell’audizione del pentito Schiavone alla Commissione bicamerale di inchiesta  sulle ecomafie del 1997. La battaglia dura e senza quartiere contro l’illegalità, le ecomafie e i clan che avvelenano la Campania e tante parti del Paese, va combattuta con la massima trasparenza anche da parte delle istituzioni. Questa decisione, che era stata annunciata dalla Presidente Boldrini, va nella giusta direzione”, così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, plaude alla rimozione del vincolo di segretezza sull’audizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone presso la Commissione Bicamerale di Inchiesta sul ciclo dei rifiuti del 1997 decisa oggi dall’Ufficio di Presidenza della Camera.

Rifiuti, via il segreto sulle dichiarazioni di Schiavone

Le dichiarazioni rese nel ’97 dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone alla Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti da oggi sono pubbliche.
La desecretazione è stata decisa all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza della Camera. Ed è la prima volta che – senza che sia richiesto dalla magistratura – si stabilisce di rendere pubblico un documento che Commissioni di inchiesta in passato avevano classificato come segreto.
Una scelta che dovevamo in primo luogo ai cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale cosciente e premeditata, come ho avuto modo di dire anche recentemente a Pòllica, per la commemorazione dell’assassinio del sindaco Angelo Vassallo: cittadini che oggi hanno tutto il diritto di conoscere quali crimini siano stati commessi ai loro danni per poter esigere la riparazione possibile.
Troppo spesso, nella storia del nostro Paese, il segreto è stato infatti invocato non a tutela non dei diritti di tutti ma a copertura degli interessi di alcuni. La fiducia nelle istituzioni si rinsalda anche facendo luce su zone d’ombra immotivate e perciò inaccettabili all’opinione pubblica.
E’ rilevante, inoltre, che la cancellazione del segreto sia avvenuta nel pieno rispetto delle esigenze della magistratura. Il coordinamento con il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, infatti, è servito a verificare che la desecretazione non crei ostacoli di alcun tipo alle indagini giudiziarie in corso. http://www.lauraboldrini.it/news/societa-e-diritti/rifiuti-via-il-segreto-sulle-dichiarazioni-di-schiavone/

Il caso del comune di Verona del sindaco Tosi: politici che rubano sulle mense dei bimbi

Il fatto quotidiano 31 ottobre 2013 di Antonello Caporale Riusciamo ad andare in galera o no?”. L’ag - ghiacciante quesito è il fondale perfetto della gara di disumanità che si è tenuta a Verona, dove la sabbia, sì proprio la sabbia, è divenuta elemento qualificante del menu per i bimbi delle scuole pubbliche cittadine. Gli arresti, numerosi e importanti, all’interno dell’agenzia comunale chiamata a provvedere alle mense scolastiche, documentano una tragedia ancora più acuta e definitiva. Nella nostra testa abbiamo memoria di mazzette e di tangenti, gare truccate, limate, file sostituiti, inganni pianificati e perpetrati o anche solo ideati, nella continuità ideale di una devianza costituente, un morbo intraducibile e inestirpabile dell’identità dell’amministrazione pubblica. Il Sud è stato sempre un passo avanti nella gara alla furfanteria, ma in questo caso il Nord (pure leghista) della civile Verona, così tanto propagandata attraverso l’immagine del pragmatico sindaco Tosi, conferma il sospetto che non c’è limite al peggio e non c’è salvezza verso gli abissi. Truccare una gara d’appalto non è la stessa cosa che intossicare la dieta di un bambino, giocare col suo destino e con la sua vita. La questione qui si trasforma da criminale in disumana, nel senso vero e pieno della parola. C’è un dolo superiore dentro il quale un sentimento minimo di rispetto per la vita altrui, specialmente quando è indifesa e libera da ogni prudenza, dovrebbe convincerci a non oltrepassare almeno la soglia della compassione. E fa ancora più male sapere che la vicenda nasce e si sviluppa dentro una delle città più ricche d’Italia, che negli anni scorsi ha chiesto al resto del Paese, attraverso il suo sindaco (a proposito: ora che fa? Si dimette?) rispetto per la legalità, rigore nella gestione dei fondi pubblici e senso comune per il bene comune. Eccoci invece alla sabbia al posto della carne, alla pianificazione della crudeltà. I nove dirigenti comunali arrestati, e il loro comportamento ora agli atti del fascicolo giudiziario, ci conducono ancora una volta a negare che esista un fondo, un limite, un punto d’arresto della devianza pubblica. Esiste purtroppo sempre uno scalino ulteriore, non c’è orrore che tenga.

Vendola indagato pressioni per ammorbidire i controlli, Ilva 53 avvisi, assessori, tecnici e l'eroe dell'agenzia ambiente

Il fatto quotidiano 31 ottobre 2013 VENDOLA INDAGATO: “PRESSIONI PER AMMORBIDIRE I CONTROLLI” ILVA: 53 AVVISI. TRA CUI ASSESSORI TECNICI E L’“E RO E ” D E L L’AGENZIA AMBIENTE TARANTO L’Arpa voleva ridurre la produzione del siderurgico, ma dopo la “minaccia implicita” del governatore avrebbe desistito di Francesco Casula e Antonio Massari Indagato per concussione: per i magistrati di Taranto è Nichi Vendola il regista delle pressioni su Giorgio Assennato, l’uomo alla guida dell’Arpa, il nemico giurato dell’Ilva. Per l’accusa è proprio il governatore pugliese che, su richiesta dei Riva, nel 2010 interviene sul direttore generale dell’Arpa - “Mediante minaccia implicita di una mancata riconferma dell’incarico” - perché cambi atteggiamento verso la fabbrica di Taranto. Assennato nel giugno 2010 – dopo aver analizzato i valori di benzo( a)pirene nell’aria – suggeri - sce “di procedere a una riduzione del ciclo produttivo” dell’Il - va. Si tratta di una decisione durissima. Pochi giorni dopo – è il 22 giugno – durante una riunione, scrive l’accusa, Vendola “esprime disapprovazione, risentimento e insofferenza” ver - so l’Arpa e dichiara: “Così com’è l’Arpa Puglia può pure andare a casa perché hanno rotto”, aggiungendo “che in nessun caso l'attività produttiva dell’Ilva avrebbe dovuto subire ripercussioni”. DUE SETTIMANE dopo indice “un’altra riunione informale”, con i Riva, ma Assennato, “che era stato convocato, invece di essere ricevuto, veniva fatto attendere fuori dalla stanza e ammonito da un dirigente, su incarico di Vendola, a non utilizzare i dati tecnici come ‘bombe carta che poi si trasformano in bombe a mano’”. Per il pool di inquirenti, guidato dal procuratore Franco Sebastio, il pressing di Vendola funziona: Assennato si “responsabilizza” e gli industriali non chiedono più la sua testa. Negli stessi mesi il governo Berlusconi, con il primo e meno conosciuto decreto ad aziendam, risolve l’emergenza benzo(a)pirene. Ma il paradosso è che tra i 53 indagati c’è lo stesso Assennato, accusato di favoreggiamento verso Vendola, perché lo avrebbe coperto, durante gli interrogatori, smentendo di aver subìto pressioni. Per l’accusa Assennato “dichia - rava falsamente di ‘non aver mai avuto nessuna pressione e nessuna intimidazione’ e di ‘non ricordare nulla’ della riunione in cui, sebbene convocato, veniva fatto attendere fuori dalla porta”. “Non ho ricevuto nessuna pressione - dice Assennato al Fatto - La richiesta di riduzione della produzione Ilva fu inoltrata al ministero. Quindi nessuno mi ha mai bloccato”. Indagati per favoreggiamento anche l’as - sessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro (Idv e pm in aspettativa) e l’ex assessore, oggi parlamentare di Sel, Nicola Fratoianni, accusati entrambi di non ricordare, o di negare, episodi delle riunioni del giugno 2010: in questo modo avrebbero aiutato Vendola a “eludere le indagini”. Vendola dovrà difendersi dall’accusa di concussione insieme con Fabio Riva (l’ex vice presidente del Gruppo, sfuggito all’arresto e ora a Londra in attesa di estradizione), Luigi Capogrosso, ex direttore di stabilimento, Girolamo Archinà, ex potentissimo dirigente Ilva e l’avvocato Franco Perli, anello di congiunzione tra l’azienda e i palazzi romani. “Ho il massimo rispetto per i pm: non mi lamento, anche se mi addolora, che sia verificato il mio operato”, commenta Vendola. “So di non aver violato la legge. E so anche di aver provato a capovolgere una storia omertosa, quella della grande industria, senza soggezione verso Riva. Abbiamo imposto la prima legge anti diossina. Spiegherò ai magistrati la mia condotta con la massima serenità”. Negli atti dell’inchiesta “Ambiente svenduto” - condotta dai finanzieri agli ordini del colonnello Salvatore Paiano, del tenente colonnello Giuseppe Micelli e del maggiore Giuseppe Dinoi – si legge che Assennato, dopo le pressioni, “ridimensio - nerà il proprio approccio, fino a quel momento improntato al più assoluto rigore scientifico” nei confronti dell’azienda. MA IL TERREMOTOgiudiziario con epicentro a Bari è stato avvertito anche a Roma. Nel registro degli indagati, accusati di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto, sono stati iscritti il presidente della commissione Aia che nel 2011 autorizzò l’Ilva, Dario Ticali, il segretario e fidatissimo del ministro Stefania Prestigiacomo, Luigi Pelaggi. Per i magistrati avrebbero consentito all’azienda di ottenere un’auto - rizzazione “su misura”. L’in - chiesta “ambiente svenduto” non è del tutto chiusa. La procura ha infatti stralciato la parte relativa alla gestione dei rifiuti nello stabilimento, su cui continuano a indagare i carabinieri del Noe al comando del maggiore Nicola Candido e lo staff guidato dal custode Barbara Valenzano. Perché al di là dei provvedimenti ad aziendam e della chiusura delle indagini, lo stabilimento Ilva di Taranto, a distanza di oltre un anno dal sequestro degli impianti e dalle maxi perizie del gip Patrizia Todisco, continua a inquinare. Per legge.

Greenpeace Giorno 43: Free The Arctic 30 Cristian D'Alessandro

RUSSIA D’ALESSANDRO: “STO BENE E IMPARO IL RUSSO”. Dopo 43 giorni di carcere, l’attivista di Greenpeace Cristian D’Alessandro ha chiamato a casa. “Sta bene: ha fatto amicizia con il compagno di cella”, spiega il padre. Il deputato Pd Realacci ieri ha esortato Letta a chiedere la liberazione dell’attivista. LaPress e il fatto quotidiano 31 ottobre 2013

http://www.greenpeace.org/italy/it/

Giorno 43: Free The Arctic 30

I nostri #Arctic30 sono in custodia cautelare in Russia per aver protestato pacificamente contro le trivellazioni in Artico. Sono entrati in azione perché sanno che è sbagliato cercare petrolio in quell'area così delicata e importante per il nostro Pianeta. Per le autorità russe prima erano pirati. Ora sono vandali. Un'accusa assurda, per cui rischiano fino a 7 anni di reclusione. Aiutaci a liberarli. 

 Firma il nostro appello 
 Telefona all'ambasciatore russo per liberarli 
 Tutta la storia dal 18 Settembre ad oggi 
 Conosci gli Arctic30

Liquidazione «Trasco», o soluzione SPL Sezze arrivano i super tecnici Pontinia, la exit strategy affidata ad Amici e Mascale

Liquidazione «Trasco», arrivano i super tecnici Pontinia, la exit strategy affidata ad Amici e Mascale INTERVENTO TARDIVO LA SOCIETA’ DOVEVA ESSERE LIQUIDATA IL 30 SETTEMBRE MA TOMBOLILLO PUNTA A CREARE UNA CONSORTILE CON LA SPL DI SEZZE DI DIEGO ROMA Nuova «exit strategy » del sindaco Eligio Tombolillo per venire a capo del caso Trasco, la multiservizi dell’en - te che svolge una miriade di servizi finita nel mirino della legge 122 del 2010 che impone la messa in liquidazione delle partecipate per i Comuni con meno di 30 mila abitanti. Nel vortice di ritardi, il primo cittadino, che sta cercando di portare avanti la fusione della Trasco con la Spl di Sezze per la costituzione di un’Azienda speciale consortile in grado di assorbire i dipendenti della partecipata, ha deciso di far sbrogliare la matassa a due super tecnici. Così in una determina dei giorni scorsi l’ente ha nominato il membro dell’Organo interno di valutazione Giampiero Macale e la dottoressa Carla Amici (sindaco di Roccagorga ma anche nota professionista) come consulenti per venire a capo della situazione. Il Comune attualmente attende risposta dal Prefetto Antonio D’Acunto, a cui aveva inviato una nota il 30 settembre scorso per informarlo dell’avvenuta scadenza dei termini. Intanto però meglio affrettarsi. Alla dottoressa Amici e al dottor Macale viene chiesto sostanzialmente un supporto nel processo di trasformazione della Trasco in Azienda speciale consortile insieme alla Spl di Sezze. In particolare, si legge nella determina si chiede ai professionisti esterni di «predisporre uno studio di fattibilità per valutare l'attuale situazione normativa, lo specifico contesto in cui si trova il Comune di Pontina e la sua posizione rispetto alla società partecipata, la sussistenza delle condizioni sulla base delle quali l'amministrazione possa stabilire se ed attraverso quale ap- proccio procedere con la trasformazione della società partecipata in azienda speciale consortile piuttosto che procedere con la sua messa in liquidazione, predisponendo poi una relazione tecnica con allegato il relativo Piano economico- finanziario da sottoporre all'amministrazione comunale entro 20 giorni dalla data di esecutività della deliberazione». Di chiaro, pare di capire, sulla trasformazione della Trasco, al momento c’è ben poco. A parte naturalmente i timori in più occasioni espresse per il destino dei lavoratori. La scadenza dei termini per la messa in liquidazione della società partecipata infatti secondo la legge dello Stato era indicata nel 30 settembre, già prorogato rispetto alla precedente data del 31 dicembre 2012. La lettera al prefetto D’Acunto è stata protocollata dunque l’ulti - mo giorno utile. Comprensibile, dunque, il ritardo con cui dalla prefettura - ente che si immagina sufficientemente ingolfato di pratiche - arriva la risposta. Così come appare leggermente tardiva la decisione di far studiare la pratica a due consulenti esterni, a termini ormai scaduti. Il Comune impegnerà mille euro di spesa per questa consulenza, liquidati solo a studio di fattibilità avvenuto. E chissà che, tra un ritardo e l’altro non spunti la soluzione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Latina Oggi 30 ottobre 2013

Aprilia turmori e mortalità lo studio - Latina penultimo posto qualità della vita - bomba in mare - Cusani condannato

Aprilia tumori e mortalità parte lo studio http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/131031latina/index.html#/9/
ordigno esplode nel mare di Gaeta - la condanna del presidente della provincia Armando Cusani  http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/131031latina/index.html#/15/
Latina la maggioranza di destra si approva il bilancio comunale della crisi http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/131031latina/index.html#/3/ la classifica di Legambiente che condanna la provincia di Latina al penultimo posto http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/131031latina/index.html#/5/

in provincia di Latina una serie di centrali elettriche insane, malsane e pericolose ma ancora non basta, altre sono in costruzione per avvelenare ancora di più l'ambiente

Latina, Ponza: dopo anni di polemiche risolto il caso della centrale elettrica L'impianto di Giancos, dichiarato malsano, sequestrato e mai chiuso, finalmente sarà superato. Lavori per una soluzione provvisoria, in attesa del via libera per la struttura definitiva  http://www.ilmessaggero.it/LATINA/ponza_centrale_elettrica_latina/notizie/347810.shtml
La centrale di Giancos, a Ponza
LATINA - Arriva finalmente una soluzione per la centrale elettrica di Ponza, da anni al centro di scontri giudiziari e polemiche. Dopo un tira e molla durato oltre trent’anni che ha avvelenato il clima metereologico e sociale dell’isola questa potrebbe essere la volta buona. Già perché dopo il sequestro del vecchio impianto di Giancos (già dichiarato sito insalubre e pericoloso ma mai fermato) la magistratura era nuovamente intervenuta nell’aprile scorso con il sequestro del sito. Ed ecco allora che il sindaco Piero Vigorelli ha attivato le procedure, intanto per la realizzazione di una centrale (provvisoria) che dovrà in tempi brevissimi assicurare, insieme ai gruppi elettrogeni installati a Le Forna, l’energia elettrica nell’isola anche nel periodo di massima richiesta.
Martedì scorso, 29 ottobre, si è conclusa la conferenza dei servizi in Provincia per l’autorizzazione del sito provvisorio e nel giro di tre, quattro settimane dovrebbe arrivare l’ autorizzazione definitiva. Il progetto è stato presentato dalla società Sep e il cronoprogramma prevede l’avvio di due primi gruppi a marzo 2014 e gli altri due entro maggio.
Il sindaco Vigorelli parla di “svolta epocale”, un risultato tanto più importante se si considera "la scomoda eredità delle inadempienze dei precedenti amministratori, cui si sono aggiunti gli errati provvedimenti Commissariali, e si è in primo luogo dovuta applicare per ridare ordine al disordinato groviglio amministrativo ricevuto in successione. Risolta la prioritaria questione della centrale provvisoria per garantire l’illuminazione di Ponza, nelle prossime settimane saranno emessi i provvedimenti per la realizzazione della nuova e definitiva centrale, sulla base delle indicazioni che l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha dato al Comune di Ponza e di una perizia asseverata sul valore dei terreni comunali"
Mercoledì 30 Ottobre 2013 - 20:45
Ultimo aggiornamento: 20:46
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falso e abuso condannato il presidente della provincia di Latina Armando Cusani

GIUDIZIARIA - FALSO E ABUSO, CONDANNATO IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA Il Tribunale di Latina questa mattina ha condannato a un anno e due mesi il presidente della Provincia Armando Cusani per i reati di falso e abuso d'ufficio in relazione al caso del comandante dei vigili urbani di Sperlonga. Tutti i dettagli nell'edizione di Latina Oggi in edicola domani http://www.ilmessaggero.it/LATINA/latina_provincia_condannato_presidente/notizie/347750.shtml Latina, comandante dei vigili rimosso Presidente della Provincia condannato I fatti risalgono a quando Armando Cusani era sindaco di Sperlonga. La sentenza del Tribunale: un anno e due mesi. Stessa sorte per l'attuale primo cittadino LATINA - E' stato condannato a un anno e due mesi, pena sospesa, il Presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani (Pdl) Stessa sentenza per Rocco Scalingi, sindaco di Sperlonga e Gerardo De Vita, entrambi assessori quando lo stesso Cusani era primo cittadino e decise di rimuovere dall'incarico la comandante dei vigili urbani, Paola Ciccarelli. La vicenda risale al 2003, Cusani venne rinviato a giudizio nel 2007 dopo una serie di esposti. Secondo l'accusa la comandante sarebbe stata privata dei poteri inerenti la sua qualifica. Il Tribunale ha anche condannato in solido gli imputati al pagamento di 35.000 euro alla parte offessa come danno patrimoniale. I reati ipotizzati, a vario titolo, erano quelli di abuso d’ufficio, falso e usurpazioni di funzioni pubbliche. Mercoledì 30 Ottobre 2013 - 18:59 Ultimo aggiornamento: 19:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 30 ottobre 2013

proroga del commissario per fronteggiare la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella Provincia di Roma

Testo vigente oggi 30/10/2013 Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Decreto 30 settembre 2013 (Gu 7 ottobre 2013 n. 235) Modifiche ed integrazioni al decreto 27 giugno 2013, n. 000203 recante proroga del commissario per fronteggiare la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella Provincia di Roma, ai sensi dell'articolo 1, comma 358, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Visto il proprio decreto 27 giugno 2013 n. 000203 recante "proroga del commissario per fronteggiare la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella Provincia di Roma, ai sensi dell'articolo 1 comma 358 legge 24 dicembre 2012 n. 228" e le relative premesse da intendersi qui integralmente richiamate; Ritenuta la necessità di integrare i poteri del commissario, nel rispetto dell'articolo 1, comma 359, della legge n. 228 del 2012, al fine di garantire il rispetto dei termini fissati dal citato decreto 27 giugno 2013; Decreta: Articolo 1 1. Il decreto 27 giugno 2013 n. 000203 recante "proroga del commissario per fronteggiare la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella Provincia di Roma, ai sensi dell'articolo 1 comma 358 legge 24 dicembre 2012 n. 228" è così modificato e integrato: a) nell'articolo 2, alla lettera b), sono aggiunte le seguenti parole: "e, ove strettamente necessario, a causa della mancanza di altre alternative, dispone l'utilizzo degli impianti Tmb presenti in ambito regionale, mediante atti negoziali, di espropriazione o mediante requisizione"; b) nell'articolo 2, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente: "b-bis) provvede alla autorizzazione alla realizzazione e gestione delle discariche per lo smaltimento dei rifiuti urbani nonché di impianti per il trattamento di rifiuto urbano indifferenziato e differenziato, nel rispetto della normativa comunitaria, nazionale e tecnica di settore;"; c) nell'articolo 2, dopo la lettera f) è aggiunta la seguente: "f-bis) nel rispetto del procedimento di cui alle lettere c) e d), ove strettamente necessario a causa della mancanza di altre alternative, da valutarsi anche sulla base di un esame comparativo di tempi e costi, acquisisce discariche pubbliche o private idonee dal punto di vista tecnico, mediante compravendita o espropriazione ai sensi della precedente lettera e) ovvero mediante requisizione d'uso, e ne assicura l'esercizio, alternativamente: (i) ai sensi della precedente lettera f); (ii) con provvedimento di requisizione d'uso; (iii) affidando il servizio di smaltimento di rifiuti urbani trattati a soggetti che gestiscono discariche esistenti e idonee dal punto di vista tecnico, anche con procedura negoziata nel rispetto delle leggi vigenti ovvero in deroga ai sensi dell'articolo 4 dell'Opcm 6 settembre 2011 n. 3963, in ogni caso adeguando o rilasciando — se necessario — la relativa autorizzazione;"; d) nella lettera g) sono aggiunte, infine, le seguenti parole: "al fine di assicurare il rispetto del suddetto termine finale, dispone, se necessario, il conferimento dei rifiuti urbani trattati, oltre che nel sito individuato ai sensi della precedente lettera d), in altre discariche pubbliche o private già esistenti e autorizzate per lo smaltimento dei rifiuti urbani trattati, ubicate nel territorio della Regione Lazio, che abbiano volumetria e capacità disponibile in eccesso rispetto al proprio fabbisogno, mediante atti negoziali o mediante requisizione; al fine di assicurare il rispetto del suddetto termine finale, verifica la chiusura della discarica di Malagrotta e adotta i consequenziali provvedimenti urgenti per supportare nell'immediatezza gli enti competenti in via ordinaria per l'adozione degli atti occorrenti per la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta, anche mediante l'immediato avvio del capping della stessa;"; e) nell'articolo 2, nella lettera i) sono aggiunte infine le seguenti parole: "vigila, anche con i poteri dell'articolo 4, comma 3, affinché nelle discariche individuate siano conferiti esclusivamente rifiuti urbani trattati;"; f) nell'articolo 3 le parole "all'articolo 2, comma 1 e comma 3" sono sostituite dalle parole "all'articolo 2"; g) nell'articolo 5, dopo il comma 1 è inserito il seguente: "1-bis. In relazione alle procedure di acquisto, espropriazione, requisizione, gara, procedura negoziata, indette e gestite dal Commissario, la Regione Lazio fornisce, su richiesta del Commissario, il necessario supporto tecnico e anticipa i costi delle procedure, salva rivalsa nei confronti degli altri soggetti eventualmente obbligati.". Articolo 2 1. Il presente decreto entra in vigore il giorno della sua firma e protocollazione. 2. Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 30 settembre 2013

I dati della discarica di Penitro dopo le dichiarazioni di Schiavone sui rifiuti tossici: il Comune di Formia diffonde gli esiti degli ultimi esami disponibili

Latina Oggi 30 ottobre 2013 Le verifiche di questi giorni procedono in modo parallelo ma indipendente dall’inchiesta GLI ultimi due giorni sono stati roventi per la discarica di Penitro che, tutto sommato, non ha mai avuto così tanta attenzione come in questo momento. In effetti il sito è oggetto di un’indagine per fatti relativi a 16 anni fa, data di rinvenimento dei fusti. Ma, nel frattempo, si sta verificando il suo status attuale. La ricostruzione della «storia» dei fusti tossici certamente rinvenuti a Penitro nel ‘97 ma di cui non risulta la bonifica si sta intrecciando con le verifiche attuali sullo stato del sito nel quale vengono stoccati inerti dell’edilizia. Due giorni fa, nello stesso giorno in cui c’è stato il sopralluogo del Movimento Cinque Stelle nella discarica di Penitro, il Comune ha diffuso i dati delle analisi aggiornati a ottobre del 2011 e relativi alla qualità chimica e morfologica sia dei terreni che delle acque piovane. Secondo i risultati delle analisi diffusi ieri sempre dal Comune «i sondaggi effettuati in varie parti della discarica a profondità variabili fino a venti metri indicano che relativamente a metalli pesanti, solventi ed altri elementi chimici, i valori sono pari a quelli attesi in un giardino pubblico, ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge». Nello specifico per quanto riguarda le acque sono stati effettuati prelievi a monte e a valle e anche in questo caso è emerso che i valori «rientrano nella norma, fatta eccezione per quello relativo ai solfiti che supera gli standard a causa della conformazione chimica di tipo gessoso che ha l’argilla presente nella discarica». Su quest’ul - timo punto è stato annunciato un approfondimento da parte dell’assessore alla sostenibilità urbana, Claudio Marciano, il quale ha anche fatto cenno al «procedimento iniziato nel 1997» sostenendo che «l’in - tenzione dell’amministrazio - ne è quella di supportare tutte le richieste di chiarimento e le attività di controllo, monitoraggio ». Nel dibattito in corso a latere dell’inchiesta della Procura di Cassino si vanno sovrapponendo non solo due ordini di valutazioni ma anche due «vite» diverse della discarica. Il sito di oggi è affidato in gestione ad un consorzio di imprese private che rispondono direttamente dello stato dei luoghi con la supervisione di enti pubblici a partire dal concessionario per arrivare all’Arpa e alla Provincia. La discarica del 1997 era del Comune ed era un luogo facilmente accessibile a chiunque e a qualsiasi ora come provano proprio i documenti dell’epoca. Per questa ragione è impossibile mettere insieme le condizioni odierne e quelle di sedici anni fa, per quanto nel 1997 potrebbero essere cominciati i problemi di questa discarica con la presenza dei fusti.

alla fine (con molta calma) alla cava di Penitro arriva pure la provincia di Latina...

Cava riaperta a settembre, manca il parere di via Costa Arriva anche la Provincia La prossima settimana sopralluogo dei tecnici SECONDOTEMPO Anche la Provincia di Latina la prossima settimana effettuerà un sopralluogo nella discarica di Penitro con i tecnici del Settore Ambiene e questa volta non c’en trano nulla i fusti tossici, bensì l’ispezione è necessaria per rilasciare il parere di regolarità degli impianti delle acque. Per l’esattez - za, è l’atto che manca a rendere perfettamente legittima l’ordinanza sindacale con cui la discarica di inerti di Penitro è stata riaperta dopo il sequestro operato il 12 dicembre dello scorso anno dal corpo forestale e relativo ad un’area di 12 ettari; il 18 luglio 2013 è arrivata la revoca del sequestro preventivo voluto dal sostituto procuratore Giancristofaro; il 13 settembre scorso il sito è stato riaperto con ordinanza sindacale, provvedimento sindacale atto ad evitare l’emergenza o l’abbandono di inerti in discariche improvvisate e abusive. Ma allo stato attuale manca il parere di regolarità degli impianti delle acque che deve essere rilasciato dal Settore Ambiente della Provincia ai fini dell’esercizio legittimo dell’attività di stoccaggio dei rifiuti. Dunque un ulteriore controllo relativo alle acque del sito di Penitro ci sarà la settimana prossima e in seguito ci dovrebbe essere il parere della Provincia sulla dell’esito delle analisi. Fino a quel momento l’esercizio dell’atti - vità di discarica nella ex cava di Penitro prosegue in via provvisoria e straordinaria. Latina Oggi 30 ottobre 2013

i rifiuti tossici e i misteri nella discarica di Penitro: i residenti si mobilitano, avviata una raccolta di firme

Latina Oggi 30 ottobre 2013 Inizia una mobilitazione dal basso sulla vicenda della discarica di Penitro. In primis sono i residenti della frazione di Formia, quelli che vivono vicino al sito, ad essere preoccupati, tanto da sollecitare chiarimenti ed una maggiore trasparenza in merito. E’ proprio di ieri l’altra iniziativa messa in atto dal movimento associativo «Culturalclub Italia» e dal movimento civico «Idea Domani». Nello specifico si tratta di una raccolta firme finalizzata a conoscere i dettagli della vicenda. «Il sindaco - si legge nel testo della petizione avviata in questi giorni - è il primo tutore della salute dei suoi concittadini. Dai verbali di sequestro redatti dalla Polizia Provinciale di Latina, emergono notizie poco rassicuranti per la salute pubblica. Non vogliamo creare allarmismi, ma conoscere il reale contenuto dei fusti ritrovati e cosa nasconde la discarica di Penitro. Il Sindaco Sandro Bartolomeo, il custode giudiziario Marilena Terreri e il responsabile della discarica Cannavale, ci debbono delle spiegazioni per la loro imperizia e silenzio durato quasi venti anni. La popolazione del comprensorio vuole sapere». La raccolta firme partirà domani, giovedì 31 ottobre alle 17 davanti al Sacrato e presso la sala Parrocchiale del Buon Pastore a Penitro ed i promotori fanno sapere che l’iniziativa si protrarrà anche nei giorni a seguire. L’intento appunto è quello di ottenere un’assemblea pubblica alla presenza degli amministratori comunali, nel corso della quale non solo vengano forniti chiarimenti, ma anche documenti sulla tipologia e sulla sorte dei rifiuti pericolosi interrati nel sito e soprattutto atti della bonifica.

Bomasse in svendita ma le aste vanno deserte

Di fronte ai fallimenti delle centrali a biomasse nelle valli bergamesche è evidente che gli amministratori che intendono perseguire questa strada non sono solo irresponsabili ma probabilmente anche qualcosa di peggio.  Mentre si bloccano i lavori per una centrale da 7 milioni di euro a Valbondione (valle Seriana) a Sedrina (Valle Brembana) il comune non riesce a sbolognare a nessuno la fallimentare centrale a cippato. Costata 15 milioni di euro la centrale andrà all'asta a 101 mila euro

fonte: http://news.valbrembanaweb.com/index.php/centrale-a-legna-allasta-terzo-bando-del-comune/#more-24406

Centrale a legna all’asta, terzo bando del Comune

  

(7.10.2013) Sedrina – La centrale a biomassa (cippato di legno) e per il teleriscaldamento di Sedrina non ha ancora trovato il nuovo proprietario. Il Comune ha così indetto il terzo bando. Il primo, deserto, è del giugno scorso, il secondo di agosto (con un’offerta diversa da quella fissata nella gara e, quindi, per ora «accantonata» dal Comune); il terzo, pubblicato alla fine dello scorso mese, scadrà il 6 novembre. In vendita, di fatto, andrà la centrale e tutta la «Servizi comunali Sedrina» (Scs), controllata al 100% dal Comune che, causa le nuove normative, dovrà essere venduta entro fine anno. Costata 15 milioni di euro e realizzata nel 2007 e 2008, la centrale a biomassa con rete di teleriscaldamento (oggi gestita da una società francese), andrà all’asta a 101 mila euro, l’attuale capitale sociale della Scs. Cifra che tiene conto dell’indebitamento e di un contenzioso in essere tra la società stessa e il fallimento della Tail/Mlb, azienda di arredo camper e nautica di Sedrina, fallita tre anni fa; ditta da cui la Scs aveva acquistato parte dei terreni e degli immobili. Una vicenda complessa, iniziata cinque anni fa, quella che ora vede in guerra amministrazione comunale di Sedrina e Tail/Mlb. Nel 2008 la Tail chiese di poter spostare l’attività nell’ex cava di Benago, sempre a Sedrina, in cambio della vendita di capannoni e terreni a inizio paese, ora in parte di proprietà appunto della Scs.
Qui il Comune, che acquistò gli immobili per 4,5 milioni di euro,avrebbe dovuto realizzare un’area attrezzata, per finalità ludico-sportive. Nel frattempo, però, la Tail entrò in crisi e nel 2009 fallì. Ne nacque un contenzioso con la Scs. Il tribunale di Bergamo, lo scorso anno, ha annullato gli atti di compravendita, condannando la Scs alla restituzione di un milione e 106 mila euro (quanto la Tail aveva, alla fine, versato alla Scs per l’acquisto delle nuove aree a Benago) e di capannoni e terreni. Nel frattempo il tribunale fallimentare aveva già ammesso la Scs come creditore della Tail per 1,4 milioni di euro. La questione con la Tail, quindi, resta per ora in stand-by, ma nel frattempo il Comune dovrà disfarsi della Scs, proprietaria della maxi centrale a biomassa avviata tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, della rete di teleriscaldamento del capoluogo (il collegamento con la frazione Botta non è ancora stato finanziato) e degli immobili acquistati dalla Tail. «Se il tribunale darà ragione alla Scs nella causa legale con la Tail – spiega il sindaco di Sedrina Agostino Lenisa –, l’acquirente dovrà versare al Comune anche un milione e 800 mila euro, il valore stabilito da una perizia tenendo conto del valore patrimoniale meno i debiti».
«Nel secondo bando – continua Lenisa – il Comune aveva dato la possibilità agli offerenti di portare proposte diverse da quelle fissate, ma in quel caso il Comune non sarebbe stato obbligato ad accettarla. Così è successo: è arrivata un’unica offerta presentata ma diversa da quella stabilita dal bando. Per ora abbiamo preferito metterla da parte e riprovare con una terza gara. Se non dovesse arrivare nessun’altra proposta allora la prenderemo in considerazione».


Ilva di Taranto, Bonelli (Verdi): “Inchiesta è atto di accusa per l’intera classe politica”

Gli ultimi risvolti delle indagini della procura di Taranto sono un atto di accusa gravissimo nei confronti di un’intera classe politica che negli ultimi anni non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare e che invece ha dovuto la magistratura”. Lo ha dichiarato il presidente nazionale dei VerdiAngelo Bonelli, nel corso di una conferenza stampa a Taranto nella sede del movimento Taranto Respiracommentando la chiusura dell’inchiesta sull’Ilva. “Si tratta di quella stessa classe politica – ha aggiunto – che faceva a gara per dire che i livelli d’inquinamento a Taranto si erano ridotti mentre la Procura indagava. Dalla conclusione delle indagini emerge con assoluta evidenza la responsabilità politica e morale per quello che la politica doveva fare e non a fatto a cominciare dall’indagine epidemiologica”  di Stefano Spinelli

30 ottobre 2013

Rifiuti. Il caso Roma (e Latina) è un caso nazionale

Luca Fortis

Rifiuti. Il caso Roma è un caso nazionale

30-10-2013
Cumuli di spazzatura creano scenari apocalittici. I gabbiani divorano voracemente quello che possono rovistando tra le plastiche, le bottiglie e il cibo ormai putrefatto. L'odore nauseabondo si sparge per chilometri mentre file di camion vomitano sul terreno piccoli pezzi di inferno. Una società marcia si rispecchia nelle fotografie di Emanuele Luca sulle discariche laziali. Le immagini, che sono alla base di un dossier di Radicali Roma e di alcune denunce alle autorità giudiziaria e alla Commissione Europea, dimostrano come ancora oggi siamo lontanissimi dal rispetto, non solo della leggi e standard europee, ma anche di noi stessi e dell'ambiente in cui viviamo.
Cosa provano le fotografie che ha fatto?
Abbiamo una documentazione che dimostra l'esistenza di una situazione gravissima e illegale riguardo lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio, perché mostra come ancora in questi giorni venga sversata in discarica immondizia assolutamente non trattati in violazione della normativa europea e nazionale.La documentazione sarà oggetto di un esposto alla Procura di Roma e a tutte le autorità competenti. Le foto sono state scattate il 7 ottobre scorso nei siti di Borgo Montello (Latina) e dell’Inviolata e presso Guidonia Montecelio (Roma).Nelle immagini appare in modo inequivocabile come vengano ancora conferiti rifiuti indifferenziati, non trattati o trattati in modo non sufficiente, in violazione della direttiva europea del 1999 e della legge italiana, e nonostante il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea per la situazione di Malagrotta. Le foto mostrano come le rassicurazioni delle autorità’ competenti ai cittadini siano infondate. Il conferimento di rifiuti non trattati, com’è noto, provoca percolato, odori nauseabondi, danni ambientali enormi e problemi alla salute.
Faccio l'avvocato del diavolo: tolto il fatto che è ormai assodato che, come dimostrano la magistratura e molte inchieste giornalistiche, lo stato e i privati hanno spesso speculano sui rifiuti, alla fine non pensa che ci sia una certa responsabilità anche di un parte del mondo ecologista che esprime posizioni a volte estremiste? In Europa le discariche non esistono quasi più, i rifiuti vengono riciclati e il resto bruciato in inceneritori di ultima generazione. Dire di no a tutto non finisce per favorire proprio la cultura della discarica?
Non bisogna essere ideologici. Essere ecologisti non è una questione di votare a destra o a sinistra, ma una semplice questione pratica. Se vogliamo vivere a lungo e avere economie che crescano non dobbiamo avvelenare il terreno in cui viviamo. Si tratta di un’idea molto banale in apparenza, ma in Italia ancora del tutto utopistica. La gente protesta contro le discariche, ma alla fine non cambia nulla. Mangiamo tranquillamente i prodotti agricoli coltivati nelle zone contaminate e i politici si riempiono la bocca di termini come ecologia, ma sono i primi a non fare nulla e nessuno chiede davvero conto delle loro azioni. Purtroppo protestare serve a poco se poi non si è propositivi.
Spesso in Italia girano voci che nelle discariche vengano seppelliti anche prodotti tossici.
Ci sono molte voci che denunciano questo rischio. Sono ovviamente da verificare, ma si sente spesso dire che hanno sotterrato del materiale bellico proveniente dalla Bosnia che conterebbe uranio impoverito. Il pentito Schiavone ha poi denunciato che sono stati seppelliti fusti tossici a Borgo Montello, ma finora non ci sono ancora riscontri.
Ci sono movimenti ecologisti propositivi in Italia?
Io sono rimasto colpito dalla libertà di spirito del movimento che si oppone alla discarica di Falcognana. Sono persone che studiano la questione e che non hanno alcuna barriera ideologica.
Dalla Regione Lazio hanno dato spiegazioni che possano giustificare il mancato rispetto delle regole?
Assolutamente no, finora tutto tace.
Che senso ha parlare di ecologia, chilometro zero e altro quando avveleniamo il terreno in cui viviamo?
Nessuno, provocatoriamente è quasi meglio un cibo importato che uno coltivato sotto casa in terreni avvelenati.
Io mi definisco ecologista e amante dell'alimentazione tradizionale, ma non pensa che sia paradossale l'enorme attenzione contro la possibile nocività degli Ogm, quando la scienza per ora ha dimostrato con certezza semplicemente che impoveriscono la biodiversità, e poi tollerare le discariche che danneggiano gravemente la salute secondo tutti gli studi scientifici?
Si tratta di uno dei paradossi che viviamo, mangiamo la cicoria coltivata nei terreni avvelenati, magari chilometro zero, per poi protestare perché non si è certi al cento per cento che altri cibi siano sani.
Una società che avvelena la terra che coltiva, e riempie le acque dei fiumi e dei mari di inquinanti di tutti i generi ha un futuro?
Assolutamente no. L'uomo avrà inventato la filosofia, studiato le scienze, ma oggi dimostra tutta la sua idiozia e colpevolezza. Non c'è nulla di peggio che essere consapevoli da anni delle conseguenze del propri comportamenti e non fare nulla per cambiarli.
Si possono accusare i politici e gli speculatori. Ma alla fine la verità è che basterebbe un consumo responsabile per evitare tutto ciò. Nessuna istituzione potrebbe inquinare se i cittadini bevessero acqua del rubinetto, non comprassero prodotti avvolti nella plastica o che contengano tensioattivi inquinanti.
Parole sante. La consapevolezza può davvero far capitolare i corrotti. Basta smettere di comprare prodotti inquinanti. Un sapone di Aleppo lava meglio di tanti prodotti nocivi per l'ambiente. Paradossalmente, è un sapone di alta profumeria che costa meno di prodotti inquinanti e di bassa qualità. Per la stessa ragione non ha alcun senso acquistare insalate già lavate e impacchettate nella plastica. Se non ci fidiamo di come le istituzioni e la politica gestiscono la raccolta dei rifiuti, niente vieta di evitare di produrre immondizia inutile comprando merce che non abbia involucri inquinanti. Un simile comportamento basterebbe per mandare in banca rotta chi specula sui nostri consumi.
A Napoli dopo anni di crisi della spazzatura, si continua a non riciclare e si mandano i rifiuti in Nord Europa dove il loro stoccaggio è un industria fiorente. Non sarebbe stato meglio riciclare davvero tutto il possibile e costruire termo-valorizzatori con standard nord europei?
Certamente, ma per far ciò ci vuole cultura e consapevolezza. Tutte cose che in Italia mancano. L'ecologia porta ricchezza, ma pretende sperimentazione, mente aperta e lotta ad ogni ideologia. L'esempio tedesco è molto interessante proprio perché non è ideologico.
In parole povere l'ecologia pretende una mente libera da ogni ideologia?
Penso di sì. Solamente gli spiriti liberi possono davvero immaginare e costruire un futuro che non sia succube degli interessi di parte. Ecco perché dedico le foto che ho fatto a Carla che vive accanto a una discarica e sfida i poteri forti da anni con la semplicità di chi sa di aver ragionehttp://notizie.radicali.it/articolo/2013-10-30/editoriale/rifiuti-il-caso-roma-un-caso-nazionale