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mercoledì 28 agosto 2013
Discarica di Borgo Montello, le scorie tossiche nascoste
I fusti della «nave dei veleni» Zanobia seppelliti nelle viscere dell'invaso di Latina, il più grande del Lazio dopo Malagrotta ROMA- Discarica di Borgo Montello, Latina. Successe tutto cinque o sei anni fa. E l’episodio, adesso che attorno al caso della «nave dei veleni» Zanoobia si tirano le somme, contribuisce ad infittire il mistero. Tanto che «resta inspiegabile il fatto che dei fusti contenenti presumibilmente sostanze tossiche e quindi di una certa robustezza e resistenza, possano autodistruggersi nel momento della loro estrazione, senza peraltro determinare almeno una fuoriuscita di materiale sul terreno». Eppure, ad ascoltare le testimonianze, le cose sarebbero andate proprio così: prima il ritrovamento casuale di quei bidoni nascosti nell’immondizia. E poi quella specie di apparente autodistruzione senza rilascio di scorie e altri resti.
SCORIE SPARITE NEL NULLA - Appunto, «un fatto che resta inspiegabile». E’ questa la conclusione dei parlamentari della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che il 2 marzo hanno approvato il dossier sul Lazio consegnato al presidente del Senato Renato Schifani. A pagina 55 dell’approfondimento firmato dai relatori Candido De Angelis (senatore Fli) e Antonio Rugghia (deputato Pd), c’è il capitolo sugli «illeciti nella provincia di Latina» che raccoglie casi tra i più scottanti. Qui si parla anche del carico tossico custodito nelle stive della Zanoobia, quello che oltre 25 anni fa, attraverso un tortuoso giro per gli oceani di mezzo mondo, partito da Ravenna fece infine ritorno in Italia. Per sparire nel nulla.
IL RUOLO DELLA CAMORRA - O più probabilmente, secondo la testimonianza di un pentito di camorra citata in audizione dal questore di Latina Nicolà D’Angelo, «supersbirro» specializzato nelle indagini sulla criminalità organizzata, per essere in parte seppellito nella discarica di Borgo Montello, nel Lazio la seconda per estensione dopo quella di Malagrotta e una tra le più grandi d’Italia. Nelle viscere dell’invaso, nascosti da tonnellate d’immondizia, sarebbero finiti molti dei 10500 fusti contenenti scorie tossiche trasportati dalla Zanoobia e provenienti dalle più importanti aziende chimiche europee. La camorra avrebbe avuto un ruolo importante nello smaltimento fuorilegge delle sostanze nocive. Tanto che alle operazioni di interramento avrebbe assistito direttamente il collaboratore di giustizia Francesco Fonti e quel che a Borgo Montello sarebbe stato sotterrato oltre un quarto di secolo fa potrebbe essere la «massa metallica» fotografata da un’indagine condotta nel 1996 dall’Enea.
LE PERPLESSITA’ DELLA COMMISSIONE - Ad infittire il mistero è stata una specie di scoperta del tutto casuale avvenuta nel 2005 di cui parla un pubblico ministero della procura di Latina convocato in audizione dalla commissione presieduta da Gaetano Pecorella. Il pm spiega che «nel corso di un controllo - motivato da un’indagine sulla presenza di sostanze inquinanti nella discarica, ndr - la polizia provinciale avrebbe rinvenuto dei fusti. Questo è quanto ci è stato riferito dal colonnello della polizia provinciale che avrebbe dunque effettuato il rinvenimento». Come è emerso durante l’audizione e come è stato fatto rilevare da Pecorella e dai commissari «ha destato più di una perplessità - scrivono i parlamentari nel dossier - il fatto che questi fusti non siano mai stati esaminati e quindi che non ne sia mai stato accertato il contenuto».
AUTODISTRUTTI NEL RECUPERO - In audizione, il sostituto procuratore ha chiarito che «non è stato possibile esaminarli. Ci è stato riferito infatti che, nel tirarli su, non è stato possibile risalire alla loro natura, né alla loro provenienza. Sono stati totalmente distrutti nell’operazione di recupero». A questo punto il senatore De Angelis tira le somme. E scrive che «resta inspiegabile il fatto che dei fusti contenenti presumibilmente sostanze tossiche e quindi di una certa robustezza e resistenza, possano autodistruggersi nel momento della loro estrazione, senza peraltro determinare almeno una fuoriuscita di materiale sul terreno».
LA VERIFICA DEL COMUNE - A chiarire quel che potrebbe essere accaduto sarà il Comune di Latina, sostenuto economicamente dalla Regione, che ha avviato «una progettazione - è l’informazione fornita alla commissione dal presidente della Provincia Armando Cusani - per puntare a eseguire gli scavi e verificare che cosa c’è all’interno della discarica».
Alessandro Fulloni
20 marzo 2011(ultima modifica: 21 marzo 2011)
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