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lunedì 29 luglio 2013
Latina ambiente bilancio variabile della spa sofferente oggi consiglio di amministrazione L’addio di Unendo quasi inevitabile
di Graziella di Mambro In fondo Giuseppe Colucci se lo
era lasciato scappare qualche
mese fa in una conversazione non
ufficiale: «...Mio fratello (Francesco)
vuole lasciare Latina Ambiente, trop-
pi problemi». Frase che non ha trova-
to conferme ufficiali, anzi, forse
smentite. Ma nella pratica è ciò che
sta per succedere, ora o tra qualche
tempo, dentro la più grande società di
gestione dei rifiuti del centro Italia
dopo Ama spa che in passato ha
avuto i suoi problemi finanziari ma
ha chiuso l’ultimo bilancio con più di
due milioni di utile. Invece la Latina
Ambiente ha un buco «variabile» tra
gli 8 e i 15 milioni di euro. Già la
forbice straordinaria tra le due cifre
dice molto su come è stata gestita la
società che si occupa di igiene urbana
a Latina. Il connubio tra il socio
pubblico (Comune) e quello privato
(Unendo, riferibile a Francesco Co-
lucci) si è rotto dopo anni di coperture
reciproche. La spa non riesce più a
giustificare i costi e soprattutto è
consapevole che le bollette non co-
priranno i debiti sin qui accumulati
anche per la incapacità dimostrata
nella organizzazione della banca dati
e della riscossione. Gli errori più
gravi si sono susseguiti negli ultimi
quattro anni, dopo che l’amministra -
zione comunale ha deciso di trasferi-
re alla società la competenza sulla
redazione delle fatture e sulla loro
riscossione. Decine, centinaia di po-
sizioni sono rimaste in piedi, inevase,
finite in un buco nero che oggi costi-
tuisce il grosso del debito, insieme ai
mancati pagamenti dei fornitori e ai
contratti di subappalto risultati evi-
dentemente sproporzionati rispetto
alle esigenze di una città delle dimen-
sioni di Latina. Il piano economico e
finanziario è lievitato ogni anno e
contestualmente l’a mmi ni str az io ne
comunale, che in quanto socio pub-
blico avrebbe dovuto garantire il rie-
quilibrio, ha invece litigato plateal-
mente sulle tariffe. Da contratto que-
ste avrebbero dovuto coprire,
appunto, i costi. Invece la politica ha
preteso che le tariffe per talune cate-
gorie fossero più basse del necessa-
rio. Ciò ha, nei fatti, incrementato
l’elusione e l’evasione delle bollette.
Adesso il Comune di Latina ritiene di
essere titolare di un credito di 8
milioni verso la spa. Unendo, invece,
avrebbe fatto un suo calcolo in base
al quale l’ultimo bilancio di esercizio
si poteva chiudere con un utile, basso
ma comunque in controtendenza.
Dunque un calcolo diverso a secondo
della posizione societaria. E’ chiaro
che un bilancio di questo tipo è
talmente ballerino da non essere cre-
dibile in nessuna delle due versioni.
Ed è il motivo per il quale da due mesi
i soci litigano ed è plausibile ipotiz-
zare la messa in liquidazione della
società. Anche questa ipotesi è stata
formalmente smentita ma non si può
del tutto escludere. Anzi proprio
Unendo sarebbe pronta a portare i
libri in Tribunale. L’unica certezza
sono le date. Due: oggi si tiene la
riunione del consiglio di amministra-
zione che ha già approvato il bilancio
ma con molte riserve. E non è riuscito
a farlo poi avallare dall’assemblea
dei soci. Domani invece si tiene un
consiglio comunale straordinario per
discutere della vicenda Latina Am-
biente, a riprova che ormai anche la maggioranza riconosce che sussiste
un problema legato alla gestione dei
rifiuti in città. Non è escluso che nelle
ultime ore prima della riunione del
cda si possa arrivare ad un accordo di
breve durata che eviti il fallimento
formale della spa. Soprattutto perché
una soluzione del genere comporte-
rebbe l’accertamento di responsabili-
tà penali personali sugli ammanchi.
A questo punto però l’addio del grup-
po di Francesco Colucci al contratto
su Latina appare inevitabile, come
ampiamente annunciato dai fatti e
dalla crisi della società. E di conse-
guenza il Comune di Latina si trove-
rebbe da solo ad affrontare sia la
gestione che i costi del servizio, ma
soprattutto con l’esigenza di rianno-
dare le fila della caotica gestione
delle bollette e del loro incasso. Un
buon 30% di quelle fatture (come da
dati Istat) non sarà mai versato; il
restante 70% entrerà nelle casse
dell’ente con grande ritardo. E tutto
questo costituisce senza dubbio un
debito non previsto nel bilancio. Latina Oggi 29 luglio 2013
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