mercoledì 31 luglio 2013

Pontinia, indiano investito sulla Migliara 47

http://www.latinapress.it/cronaca-latina-provincia/notizie-cronaca/cronaca-provincia/7807-pontinia-indiano-investito-sulla-migliara-47


Grave investimento sulla Migliara 47 a Pontinia questa mattina all'alba. Ferito un cittadino indiano che era in sella alla sua bicicletta. L'uomo e' stato subito soccorso e trasportato con un codice rosso all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

via lungo Ufente Gricilli terra di rifiuti e dei fuochi

Le foto non possono essere divulgate senza la preventiva autorizzazione del pd di Pontinia nella persona di Antonio Magnarelli, Valterino Battisti ed Emiliano Musocco. 












EMBARGO AL 1 AGOSTO 2013 ore 01.00 AFRICA – PARCO DEL VIRUNGA

EMBARGO AL 1 AGOSTO 2013 ore 01.00

AFRICA – PARCO DEL VIRUNGA
WWF: L’ESPLORAZIONE PETROLIFERA CONTINUA A MINACCIARE IL PATRIMONIO DELL’UMANITA’ AFRICANO PER MILIONI DI DOLLARI
Nuova campagna globale WWF wwf.it/gorilla
Dossier e cartina disponibili su richiesta

Il più antico parco nazionale africano potrebbe valere 1,1 miliardi di dollari all'anno se venisse sfruttato in modo sostenibile, piuttosto che essere dedicato all'estrazione di petrolio potenzialmente dannoso. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato dal WWF.
Il Parco Nazionale di Virunga ha la potenzialità di generare 45.000 posti di lavoro a tempo indeterminato attraverso gli investimenti in energia idroelettrica, l'industria della pesca e dell'ecoturismo, secondo l'analisi condotta da Dalberg Global Advisors Sviluppo, una società di consulenza indipendente.
Il dossier WWF “valore economico del Parco Nazionale Virunga” informa che lo sfruttamento delle concessioni petrolifere, che sono state allocate sull’85%  della  proprietà del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, porterebbero inquinamento, instabilità e disoccupazione.
"Il Virunga rappresenta una risorsa preziosa per la Repubblica Democratica del Congo e contribuisce al patrimonio dell'Africa come parco più antico e più ricco di biodiversità del continente", si legge nel rapporto. "I piani di esplorazione e di sfruttamento delle riserve petrolifere mettono il valore del Virunga a serio rischio".
Nel mese di giugno, il Comitato UNESCO dei Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità ha chiesto l'annullamento di tutti i permessi di esplorazione di petrolio nel Virunga e si è appellato ai titolari delle concessioni come la Total SA e la Soco International PLC affinché non avviino l'esplorazione nei luoghi Patrimonio Mondiale dell'Umanità. La Total si è impegnata a rispettare l’attuale confine del Virunga, lasciando la britannica Soco come unica compagnia petrolifera con piani di esplorazione petrolifera all’interno del parco.
"Le ricche risorse naturali del Virunga devono essere a disposizione del popolo congolese, e non rapinate dalle multinazionali e dai  cercatori di petrolio stranieri", ha detto Isabella Pratesi Direttrice del Programma Conservazione WWF Italia. "Il futuro e il riscatto di questo Paese che è stato teatro di uno dei conflitti più drammatici degli ultimi decenni con più di 4 milioni di morti dipende dallo sviluppo economico sostenibile e duraturo alimentato dalle proprie risorse naturali. Le condizioni di vita di oltre 50.000 persone dipendono dalla conservazione e dall’economia verde creata dal Parco .


L'estrazione di petrolio in quest’area potrebbe avere conseguenze devastanti per le comunità locali che si basano sul Virunga per le risorse generate dal turismo, la pesca, l'acqua potabile e l’utilizzo delle altre risorse naturali ".
Il dossier sarà presentato dal WWF Italia il prossimo 2 agosto al Ministero per gli affari esteri.
Perdite di petrolio, fuoriuscite dal gasdotto e i contestati “gas flaring” (la grande quantità di  gas che viene bruciato durante l’estrazione del  petrolio) potrebbero contaminare l'aria, l’acqua e il suolo della zona con sostanze tossiche, dice il rapporto. Recenti studi sulle altre regioni produttrici di petrolio hanno inoltre verificato che lo sfruttamento questa risorsa causa non solo seri problemi di salute ma è anche spesso la causa dell’aumento delle  guerre e dei conflitti locali.
Gli impatti ambientali causati dall'estrazione di petrolio potrebbero minacciare – secondo quando emerge dal Rapporto –  gli ecosistemi d'acqua dolce del Virunga, le ricche foreste e gli animali più rari come i gorilla di montagna. Il parco infatti oltre a più di 3.000 diverse specie di animali ospita molti degli ultimi 880 gorilla di montagna esistenti, in serio pericolo di estinzione.
"Qui è dove il WWF traccia la linea: oltre non si può andare. Le compagnie petrolifere sono sulla soglia di uno dei luoghi più preziosi e fragili del mondo e noi non ci arrenderemo fin quando il Virunga sarà al sicuro da questo potenziale disastro ambientale" ha dichiarato Isabella Pratesi. "Il Virunga ha campi di neve e campi di lava, ma non avrà campi petroliferi".
Oggi il WWF lancia una campagna volta a proteggere il Parco Nazionale del Virunga dall'estrazione di petrolio (www.wwf.it ) . Il WWF chiede alla compagnia Soco di abbandonare i suoi piani di esplorazione petrolifera nel Virunga e in tutti gli altri siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Da 40 anni il WWF sostiene i progetti di conservazione del WWF internazionale per difendere l’unico Pianeta che abbiamo. Scegliere di sostenere il progetto gorilla significa salvare questa specie a rischio estinzione dalla deforestazione, dall’incremento della caccia a scopo commerciale per alimenti e dal commercio illegale di prodotti derivati e contribuire a salvaguardare il Cuore Verde dell’Africa.


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Sara Bragonzi
ufficio stampa - content & community manager
WWF Italia ONG ONLUS
via Orseolo 12 - 20144 Milano
tel. 02 83133233 - cell 329 8315718

autostrada devastante Roma Latina con i minuti contati il 7 consiglio provinciale anche sul Comani

Sulla Roma Latina (dichiarata inutile e devastante dal centro sinistra, ds, margherita, Moscardelli, ora pd) si chiede a Zingaretti di pronunciarsi entro venerdì

caos rifiuti e crac Latina ambiente tutto in mano al comune

Ieri consiglio comunale un odg per condividere le iniziative del comune nel cda di Latina ambiente, pronta una delibera per riprendere la bollettazione del 2006 - 2009 e rivedere il pef

Parco nazionale del Circeo fiamme alla Baia d'argento - un vasto incendio notturno distrugge circa 4 ettari di bosco

L'espisodo a qualche giorno di distanza dal ritrovamento nella stessa zona di alcuni fumogeni. Fasciocomunisti. Legambiente premia i comuni ricicloni, Lucci fa il bis. A Pontinia si parla del successo della festa patronale la soddisfazione del sindaco Eligio Tombolillo

Sabaudia la battaglia di Fabrizio contro le barriere architettoniche e la sfida al sindaco Lucci

la proposta al sindaco: venga in giro per la città e sulla spiaggia in carrozzella, il giovane disabile si mette a disposizione per dare il suo contributo a risolvere il problema e migliorare la vivibilità a Sabaudia. Anche a San Felice Crceo vogliono la bau beach. Borgo Pasubio finalmente dopo due mesi di blocco del cantiere riprendono i lavori, taglio della strada e interruzione del traffico sulla via Tavolato, emergenza viabilità a Pontinia

contro la follia del biogas sponsorizzato da legambiente i comuni preparano i regolamenti

Un argine al biogas. Regolamento pozzi Comuni mettono argini al biogas http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/07/un-argine-al-biogas-regolamento-pozzi.html Buone notizie da Rignano Flaminio (RM) (30/07/13) Arriva dalle amministrazioni non succubi la risposta a quei sindaci che per connivenza, mazzette, acquiescienza, ignavia, ignoranza vanno sostenendo che "non si può fare nulla", che le biomasse e il biogas sono piaghe bibliche che bisogna subire con rassegnazione, che la legge non consente di fermale ecc. Seguire l'esempio dei comuni laziali Non sono pochi i comuni, specialmente in Lazio ma non solo, che si stanno dotando di regolamenti. Non solo di igiene pubblica. Ecco una notizia interessante Ieri in consiglio comunale di Rignano Flaminio, località di 10 mila abitanti in provincia di Roma ha posto una prima pietra alla edificazione di un muro contro il biogas e le biomasse. E' stato votato alla quasi unanimità (un astenuto) il regolamento che fissa le distanze dai pozzi pubblici e privati dalle centrali: 3000m. La tutela dei pozzi rappresenta un elemento chiave del contenimento dell'aggressione biogassista e biomassista ai territori. L'acqua serve per coltivare le biomasse dedicate ma anche per il funzionamento degli impianti. Oltre al forte consumo di acqua che a volte si traduce in veri e propri "furti di acqua" a danno di onesti agricoltori vicini la necessità di tenere lontane le centrali dai pozzi non è solo legata ai previevi ma al rischio di contaminazione. Lo spargimento dei digestati è infatti causa, specie quando viene effettuato in assenza di colture in atto in grado di assorbire i nitrati mediante le radici, di lisciviazione di nitrati nelle acque sotterranee. A Rignano Flaminio non esiste in nessun posto del territorio comunale che dista più di 3 mila m dai pozzi e già cos' le centrali sarebbero stoppate. A breve, però, per rafforzare il vallo antibiogas sarà approvato a Rignano il regolamento di igiene pubblica che fisserà le distanze dalle abitazioni. Il muro antiaggressione al territorio deve essere costruito decine e da centinaia di comuni per essere solido Quando, come speriamo, saranno centinaia i comuni che si doteranno di queste tutele vogliamo vedere quali e quanti TAR saranno in grado di smontarle. A parte il tempo necessario per farlo (visto che chi è deciso a difendersi non esita a ricorrere a tutti i gradi di giudizio possibili) anche uno sprovveduto si rende contoche una guerriglia giudiziaria generalizzata che coinvolge centinaia di comuni costituirebbe un tal caso politico che costringerebbe alla difensiva il fronte biogassista e biomassista in parlamento costringendogoverno e camere a modificare sostanzialmente le sciagurate previsisioni normative che agevolano le procedure autorizzative. Nota scritta di getto dall'Ass.Urbanistica Federico Lupi che ringraziamo molto per la disponibilità ad informare tempestivamente il popolo No biogas assetato di (buone) notizie Adottate le modifiche alle norme tecniche di attuazione del vigente piano regolatore comunale nella seduta di consiglio comunale odierna.Vista l'immediata eseguibilita' dal momento della pubblicazione all'albo pretorio on-line decorrono i 60 giorni previsti dalla LUN e smi (legge urbanistica nazionale) terminati i quali il consiglio comunale si esprimera' sulle eventuali osservazioni che sara' possibile presentare da chiunque a decorrere dal trentesimo giorno di pubblicazione delle nta adottate. Provo ad entrare nel merito del provvedimento cercando al massimo la semplicita' e la chiarezza di esposizione pur essendo consapevole della difficolta' della materia e della situazione oggettiva; prima di iniziare e' doverosa una premessa che riguarda la deliberazione odierna cioe' che si arriva alla deliberazione a seguito di una delibera di giunta comunale in cui si dava mandato agli uffici di elaborare la variazione alle n.t.a. In discussione e a seguito di una deliberazione di consiglio comunale (mozione) che faceva altrettanto, entrambe con la finalita' di tutelare al massimo la possibilta' di insediamento sul territorio comunale di impianti volti alla valorizzazione del rifiuto mediante processi anche secondari di produzione di energia elettrica con finalita' non di autoconsumo..un'ulteriore premessa riguarda senza dubbio la grande difficolta' di elaborazione di un testo rispettoso delle leggi che sovrordinano la potesta' degli enti comunali e che riducono di molto, se non del tutto, la possibilita' di diniego tout court di tali impianti; per questo la strada tracciata dalla precedente mozione consiliare impegnava gli uffici ad elaborare la variante alle n.t.a. e il regolamento di igiene e salute pubblica..proprio perche' su queste due materie la potesta' comunale e' molto piu' forte che in altre materie come ad esempio l'ambiente la cui materia e' normata dal testo unico 152/2006 e dalle varie leggi e regolamenti regionali che assegnano ai comune compiti ridotti e non attivita' decisionale o pianificatoria in merito.. La variazione alle n.t.a. prevede la sostituzione integrale di 3 articoli (art. 8 intervento preventivo, art. 25 zona agricola e art. 26 zona F serviz pubblici e privati) l'inserimento di un nuovo art. 11 bis - intervento preventivo per insediamenti produttivi - e il comma 7 relativo all'art.29 vincoli che inserisce un nuovo vincolo di carattere urbanistico relativo alle Misure di tutela delle acque destinate al consumo umano: aree di salvaguardia; Art.8 e Art.11 bis Modifiche sostanziali nelle modalita' di esecuzione dell'intervento preventivo (nient'altro che una progettazione preliminare urbanistica e di processo sulla quale si dovra' esprimere il consiglio comunale) che e' esteso per tutti gli impianti produttivi previsti nei commi c1 -c7 cioe': c1) Insediamenti produttivi anche puntuali di beni materiali con produzione di fumi e vapori che vengono messi in atmosfera. c2) Insediamenti produttivi anche puntuali di beni materiali mediante trasformazioni di prodotti di base con produzione di fumi e vapori e uso della risorsa idrica rilevante. c3) Insediamenti produttivi anche puntuali come alla lettera a) e b) con rilascio in corpo idrico superficiale di risorsa idrica trattata. c4) Insediamenti che prevedono la produzione di energia elettrica, anche come processo secondario, anche puntuali mediante trasformazione termica qualsiasi sia il combustibile. c5) Piattaforme anche puntuali di stoccaggio prodotti finiti c6) Piattaforme anche puntuali di stoccaggio semilavorati c7) Piattaforme anche puntuali logistiche di immagazzinaggio,assemblaggio e spedizione Commento: tali modifiche consentono una valutazione approfondita' di compatibilita' urbanistica e di tutella del territorio, prioritariamente dal consiglio comunale che diventa l'organo supremo sulla materia e che quindi sara' al corrente costantemente sulla possibilita' di insediamento di nuovi impianti industriali sul territorio comnale e decidera' in merito ovviamente nel rispetto delle regole comunali e delle leggi sovrordinate provinciali, regionali e statali. Art. 25 zona E agricola L'art. viene integralmente sostituito anche se le modifiche riguardano esclusivamente le premesse che vengono articolate in 4 nuovi punti con la norma transitoria e l'eliminazione della dicitura "imprenditore agricolo a titolo principale" che non esiste piu' sostituita con quella aggiornata dalla legge "imprenditore agricolo", i 4 punti delle premesse che cambiano sono: La zona agricola riguarda tutte le parti del territorio destinate all'attività agricola, zootecnica, silvo-pastorale ed ad altre attività connesse e compatibili con l'agricoltura.In detta zona sono vietate tutte quelle attività incompatibili con la destinazione agricola, quali ad esempio complessi residenziali, insediamenti industriali che non siano di trasformazione di quei prodotti agricoli il cui trattamento in sito innesca potenziali percorsi virtuosi (quali possono essere i prodotti di qualità e eccellenza previsti nei disciplinari DOP,IGT, DOC etc.) commerciali, turistici, esposizione di prodotti non direttamente connessi alle attività agricole,impianti di demolizione auto ecc. E' fatto divieto di manomettere alberi ed impianti arborei, fatta eccezione per quelli classificabili legnose agrarie (piante da frutto commestibili). Sono consentite le opere di urbanizzazione e gli impianti tecnologici costruiti da Amministrazioni pubbliche o concessionarie di erogazione di energia. 2. Gli impianti tecnologici saranno solo ed esclusivamente quelli individuabili come finalizzati all’attività agro-colturale stessa. Sono pertanto tassativamente esclusi gli impianti di produzione e vendita dell'energia, sia pure ricavata in qualsiasi forma da prodotti di risulta del ciclo agricolo. La destinazione di ogni locale destinato all’impianto tecnologico deve essere riportata in apposita pianta allegata ad atto d'obbligo registrato e trascritto. 3. E' ammesso nelle aziende agricole, con il solo impiego di prodotto proveniente dalla stessa azienda ( ciclo chiuso e virtuoso ) la produzione di energia per il proprio diretto autoconsumo, così come regolato da apposito regolamento. 4. Nelle aree agricole sono espressamente vietate le attività di produzione dell'energia, anche come processo secondario, per la vendita per il tramite del trattamento e manipolazione (in qualsiasi forma) dei prodotti di provenienza zootecnica e/o agro colturale e dal ciclo dei rifiuti solidi urbani; Norma transitoria: Le attività attualmente in linea con la normativa attuale e in regola con la normativa previgente saranno consentite nella prosecuzione in situ senza possibilità di ampliamento. L'Ente assicurerà la prosecuzione dell'attività portando altresì ausilio alla delocalizzazione in altro ambito territoriale comunale. Commento: nei 4 punti viene specificato con precisione quello che e' possibile fare e non fare nelle zone agricole dalla lettura si evince che l'amministrazione senza dubbio regolamenta a favore dello sviluppo sostenibile, della decrescita, dell'accorciamento delle filiere incentivando la produzione di prodotti tipici e favorendo lo sviluppo di aziende che operano in tal senso consentendo l'installazione di piccoli impianti di produzione di energia elettrica solo per finalita' di auto consumo ed esclusivamente tramite prodotti di scarto provenienti dall'azienda stessa. La norma transitoria oggetto di discussione in consiglio comunale e secondo me non capita a pieno da tutti, e' una presa d'atto delle modifiche avvenute in data odierna ma siccome le norme non possono avere carattere di retroattivita', si fanno salve tutte le eventuali aziende gia'autorizzate vietandole nel contempo possibilita' di ampliamento e prevedendo una cooperazione con l'ente qualora per i piu' vari motivi e con la finalita' di minimizzare gli impatti sul territorio si rendesse necessaria la valutazione di una delocalizzazione..in merito dico ai cittadini di stare tranquilli che nessuno delocalizzera' nulla alla tenuta comunale semplicemente perche' e' vietato dalla legge e dagli usi civici presenti nella tenuta stessa. Art.26 zona F servizi pubblici e di uso pubblico La modifica in questo caso riguarda sostanzialmente le premesse (piu' altre piccole modifiche nelle sottozone di scarsa portata applicativa e riguardanti solo edifici esistenti in zona f1 in cui sarebbe possibile insediare piccole attivita' commerciali) e non vengono in alcun modo cambiati gli indici di edificabilita' che restano ovviamente inalterati; le stesse si sono rese necessarie per chiarire maggiormente e quindi normare ulteriormente quali attivita' e' possibile insediare e quali sono vietate nella zona F e questo per diversificarle dalle zone D industria e artigianato, nello specifico: 1. Sono destinate alle attrezzature per servizi pubblici o privati. 2. In questa zona si applica il piano preventivo. 3. La zona F é suddivisa in due sottozone. Trattandosi di zone destinate a servizi di interesse generale ( pubblico e privato) quindi di svolgimento delle attività immateriali pur se produttrici di reddito sono espressamente vietati gli insediamenti di tutte quelle attività connesse alla produzione e vendita di beni materiali all'ingrosso e/o dettaglio. Ovvero di trasformazione per avviare alla vendita quanto prodotto sotto forma di energia,materiale riciclato (in qualsiasi forma e aspetto). E' fatto espresso divieto l'allocazione in zona F di attività di stoccaggio di materiali di scarto, rifiuto, rottami e in genere, di ogni azienda classificabile come insalubre. L’art.29 è così integrato: aggiunta del punto 7 vincolo relativo alla tutela della risorsa idrica e dei bacini imbriferi del territorio comunale da cui la risorsa viene captata: aree di salvaguardia; Riporto il testo: 1. 7. Misure di tutela delle acque destinate al consumo umano: aree di salvaguardia; Il Comune di Rignano Flaminio distribuisce alla popolazione acqua potabile captata esclusivamente dalle falde presenti nel proprio territorio mediante una serie di pozzi e sorgenti di rilevante interesse pubblico. Tutti gli impianti produttivi, in grado di generare fattori certi e potenziali di degrado, che emettono scarichi,pur se depurati, che vengono immessi alla fine del ciclo in corpi ricettori superficiali debbono rispettare quanto dettato dal vigente D. Lgs 152/2006 e smi dalla DGR n.5817/99, dal piano di tutela delle acque della Regione Lazio in materia di qualità di quanto immesso. e sono soggetti alle limitazioni di seguito riportate: Il livello di purezza del depurato immesso dovrà essere definito in funzione della portata annua idraulica media del corpo ricettore costantemente monitorato. L'impianto produttivo se del tipo considerato insalubre e che tra l’altro possa prevedere processi di valorizzazione del rifiuto, potenzialmente dannoso per l’ambiente, la salute pubblica e, più in generale a rischio di incidente rilevante, non potrà essere comunque collocato in area con distanza inferiore a 3000 mt dai pozzi di captazione della risorsa idrica potabile fosse pure per uso zootecnico e/o irriguo. Non sono ammesse deroghe al predetto criterio urbanistico di tutela della risorsa idrica. Il presente paragrafo si intende aggiornato e allineato automaticamente ad ogni futura modifica delle tabelle di riferimento di cui al D.Lgs. 152/2006 e/o legislazione equipollente. Commento: l'aggiunta del vincolo urbanistico predetto, consente una maggiore tutela del territorio comunale che,vista la specificita' delle modalita' di captazione della risorsa idrica per la distribuzione alla popolazione che avviene per intero nelle falde sottostanti il territorio, si vede cosi' dotato di un vincolo alquanto restrittivo (3000mt di salvaguardia dai pozzi di rilevante interesse pubblico o altro) per l'insediamento di impianti produttivi insalubri o potenzialmente dannosi per l'ambiente e nello specifico della risorsa idrica da tutelare.. Perdonatemi le imperfezioni ortografiche e di forma le prime perche' scrivo con ipad, le seconde perche' oltre a non essere una grande penna a quest'ora sono stanco e non ho riletto il tutto Ass.re Urbanistica Federico Lupi

caos rifiuti Latina ambiente la guerra continua - autostrada Roma Latina - Sabaudia verso uscita da Equitalia

Latina ambiente il comune avanti con il risanamento intanto la guerra continua - Roma Latina ancora nessuna decisione sull'autostrada corridoio tirrenico meridionali cantieri sempre lontano http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130731latina/index.html#/3/Sabaudia il consigliere comunale Gervasi propone l'uscita da Equitalia sud http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130731latina/index.html#/15/

incendio nel parco del Circeo in fiamme un bosco a Baia d'Argento

LATINA - Torna l’incubo degli incendi boschivi a Sabaudia, tormento di ogni estate, con l'aggravante che il più delle volte ad apiccare le fiamme è la mano dell'uomo. Un vasto incendio, probabilmente di origine dolosa, ha devastato ieri un’area boschiva di migliaia di metri quadri in via delle Conchiglie, nella zona della Baia d’argento, nel Parco del Circeo. Sono state intaccate piante di sughero, querce ed eucaliptus. Il rogo ha raggiunto dimensioni tali che per lo spegnimento si è reso necessario l’intervento di ben 3 squadre dei vigili del fuoco di Terracina, del nucleo di protezione civile dell’Anc e del gruppo comunale di protezione civile. Sono servite oltre 4 ore per domare le fiamme. Intervenuta anche una pattuglia del corpo forestale dello Stato che ha effettuato i necessari accertamenti, congiuntamente ai vigili del fuoco di Terracina, per cercare di risalire alla natura dell’incendio. Torna l’incubo degli incendi boschivi a Sabaudia, tormento di ogni estate. E il sospetto del dolo è forte. Il 22 luglio, sempre nella zona della Baia d’argento, a Sabaudia, in pieno Parco nazionale del Circeo, un’intera pineta ha rischiato di andare in fumo. L’attentato , architettato con alcuni fumogeni, è stato sventato grazie all’intervento di alcuni residenti che hanno dato l’allarme. Martedì 30 Luglio 2013 - 19:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/LATINA/incendio_bosco_parco_circeo_sabaudia/notizie/310283.shtml

martedì 30 luglio 2013

Latina caos rifiuti totale Disattesi i pronostici della vigilia, il Cda registra la frattura tra i soci Salta Latina Ambiente

Il Comune isolato dall’intransigenza del privato. Crac dietro l’angolo Latina Oggi 30 luglio 2013 S alta il banco di Latina Ambiente e per la società che gestisce il servizio di igiene ambientale si materializza la prospettiva dello stato di liquidazione. Il Consiglio di amministrazione di ieri era iniziato sotto i migliori auspici, con la presenza dei consiglieri della parte privata e con la nomina di un nuovo Amministratore delegato, nella persona di Luigi Rossi al posto del dimissionario Bruno Landi, e alla nomina per cooptazione del nuovo consigliere mancante, indicato nella figura dell’avvocato Luigi Nicastro, ma una volta attorno al tavolo le posizioni dei tre rappresentanti del socio pubblico e quelle dei tre consiglieri di Unendo sono subito apparse inconciliabili, ferme come blocchi di marmo sulle rispettive convinzioni. Il Comune di Latina, socio di maggioranza della spa, non poteva fare un passo indietro sulle richieste avanzate già nel corso del precedente Cda, ed è tornato a insistere sulla restituzione della bollettazione Tia degli anno 2006-2009, sulla restituzione degli utili di esercizio mai corrisposti al socio pubblico, sulla necessità di procedere ad un accantonamento prudenziale di almeno una parte degli otto milioni di extramontante che Latina Ambiente deve all’amministrazio - ne municipale. Stando a quanto trapela da alcune dichiarazioni rilasciate a denti stretti da alcuni componenti del Cda, l’a t t eg g i a m e n t o della parte privata sarebbe stato di netta chiusura verso qualsiasi proposta del Comune. Un atteggiamento che troverebbe la sua ragion d’essere nella convinzione del socio privato circa l’assoluta non rispondenza dei dati contenuti nel bilancio 2011 approvato il 22 luglio scorso col voto del solo socio di maggioranza. E a sostegno di questa tesi i consiglieri di Unendo hanno annunciato nel corso della riunione di ieri che il socio privato impugnerà la delibera con cui è stato approvato il bilancio di esercizio 2011, perché il provvedimento andava assunto con una maggioranza qualificata e non con un blitz del socio pubblico. Quanto al quadro complessivo della situazione prospettato dal presidente Massimo Giungarelli, che ha cercato di ricomporre la frattura societaria, l’unica «apertura» fatta dai privati è stata quella di proporre la vendita delle quote societarie che Latina Ambiente vanta in seno alla società Ecoambiente, proprietaria della discarica di Borgo Montello, e col ricavato della vendita coprire in parte l’espo - sizione finanziaria della spa rilevata dai tecnici comunali. Una proposta inaccettabile, per qualcuno addirittura indecente. «Non ci sono margini di trattativa- spiega il Presidente del Cda Giungarelli - O meglio, noi non possiamo derogare dalla situazione che i documenti contabili ci hanno prospettato. Stento a comprendere le ragioni dell’irrigidimento della parte privata ma non posso fare a meno di prenderne atto. Sarà l’assemblea dei soci, già convocata entro la fine di agosto, ad assumere le determinazioni che riterrà necessarie, ma potremmo vederci costretti a prendere qualche decisione prima che l’assemblea si riunisca». La notizia delle difficoltà all’interno della spa non è passata inosservata e qualche fornitore che vanta dei crediti potrebbe decidere di proporre istanza di fallimento, così come le banche potrebbero chiudere i flussi in uscita verso Latina Ambiente, e ce ne sarebbe già abbastanza per indurre gli amministratori della spa a portare i libri in Tribunale e «spegnere» una volta per tutte questa avventura della società mista. Se poi ci metterà lo zampino anche il Comune di Formia, che oggi è uno dei migliori clienti di Latina Ambiente che raccoglie i rifiuti anche in quel territorio, le cose si metteranno davvero male. Conseguenze nefaste per l’utenza, ovvero per i cittadini, non dovrebbero essercene anche nel caso di scioglimento di Latina Ambiente: il sindaco ha garantito il mantenimento dei livelli occupazionali, il servizio dovrà essere effettuato comunque, il Pef continuerà ad essere quello di prima, salvo gli aumenti di rito dovuti ai rincari dei carburanti. Certo, se i soci avessero trovato un accordo sulle somme da restituire al Comune, e se quelle somme fossero andate dove dovevano, ovvero nei Pef dei prossimi anni, i cittadini ne avrebbero tratto un beneficio. Ma ormai è chiaro: benché siano nate per offrire ai cittadini un servizio migliore e a costi più contenuti, le società partecipate non manterranno mai la promessa che ne ha giustificato la creazione. Tanto vale liberarcene il prima possibile. La strada imboccata dall’am - ministrazione Di Giorgi sembra essere quella, ma il percorso non è ancora così trasparente come dovrebbe. All’appello manca la voce delle d oggi sono «spariti» almeno 15 milioni di euro dai conti di esercizio della spa, qualcuno dovrà dare delle spiegazioni.

Latina Ci sarà la possibilità di pagare in sei rate bimestrali a partire da ottobre Slitta la rata della Tares

Latina Oggi 30 luglio 2013 Slitta la rata della Tares Il Consiglio approva le dilazioni per la tariffa ambientale C i sono anche importanti novità in materia di rate e scadenze della Tares (la tariffa ambientale unica) tra i diversi provvedimenti adottati ieri mattina dal Consiglio comunale. Nello specifico, l’ammini - strazione comunale, a fronte della normativa in materia che prevede che nel 2013, anno di passaggio da Tia a Tares, è consentito all’ente di fatturare ai cittadini una parte nella prima parte dell’anno come Tia e il resto a conguaglio una volta definita la Tares, ha deciso di evitare di fatturare ai cittadini una prima parte dell’anno come Tia e procedere direttamente alla fatturazione come Tares in tre singole rate: 16 ottobre, 16 novembre e 16 dicembre 2013. In questo modo è stata eliminata una fatturazione in più che avrebbe comportato, oltre a un esborso anticipato da parte dei cittadini, anche un costo inutile per l’amministrazione (circa 45mila euro, ndr) causato dalla emissione e spedizione delle bollette. Per il pagamento delle tre rate della Tares, inoltre, il Consiglio ha deciso che ognuna delle tre rate possa essere pagata dai cittadini in sei rate bimestrali. Sarà sufficiente farne richiesta agli uffici comunali senza per questo dover dimostrare di essere in uno stato di indigenza. Soddisfatto, e non poteva essere altrimenti, il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi. «La ferma e precisa volontà della maggioranza è stata quella di andare incontro alle esigenze delle nostre famiglie in un periodo di crisi così difficile - ha fatto sapere il sindaco - Alla fine anche l’opposizione ha compreso la bontà del nostro sforzo in questa direzione e ha votato a favore del provvedimento approvato oggi in Consiglio comunale». Positiva anche la reazione di Gianni Chiarato, presidente della commissione bilancio del Comune. «Con questo provvedimento - ha spiegato - abbiamo ottenuto tre risultati importanti: evitare costi inutili per l’ente con una bollettazione in più, evitare aggravi di lavoro e perdite di tempo per gli uffici e, soprattutto, dare la possibilità ai cittadini di diluire i pagamenti fino a sei rate bimestrali». PER LA RATEIZZAZIONE SARA’ SUFFICIENTE FARE RICHIESTA AL COMUNE TRIBUTI,, LA SCELTA LE RAGIONI «TRE I RISULTATI OTTENUTI: EVITARE COSTI INUTILI E AGGRAVI DI LAVORO E ALLEGGERIRE ALLE FAMIGLIE» L’EX CAPOGRUPPO UDC È PASSATO IERI NELLA FILA DEL PDL ANZALONE

Kyklos Assemblea del centrodestra alle Ferriere sugli odori nauseabondi Miasmi, troppi silenzi

Romualdi: Terra segue l’esempio del sindaco Chiavetta RO M UA L D I L’EX CANDIDATO SINDACO DELLA DESTRA INTERVIENE SU LE FERRIERE DI MARCO DI LUCIANO D opo il Comune di Nettuno anche quello di Aprilia accende i riflettori sui miasmi della zona Le Ferriere. Se nella città della provincia di Roma è stato direttamente il sindaco Chiavetta a prendere il toro per le corna ad Aprilia sono scese in campo le forze di opposizione. Dopo l’interro - gazione del consigliere Carmen Porcelli si muove anche il centrodestra che nelle scorse ore ha chiamato i resdienti della zona ad un vero e proprio faccia a faccia. . Tra le forze di opposizione si sta cercando di costruire un ponte trasversale da destra a sinistra che possa riuscire a risolvere la questione. . Un tema fortemente sentito dalla cittadinanza oltre a quello della salute è quello relativo al valore di terreni e immobili della zona. . Il centrodestra oltre alla richiesta di un Consiglio comunale chiede ananche che si faccia, a tutela della salute pubblica, uno studio epidemiologico. «Basta silenzi da parte della politica su questa vicenda – denuncia Nello Romualdi – è ora di affrontare la situazione senza ulteriore proroghe». Sul fronte giudiziario invece è di qualche giorno fa il rigetto da parte del Tar Lazio di Latina della richiesta avanzata dal sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta di sospensione cautelare dell’autoriz - zazione concessa dalla Regione Lazio in base ai pareri favorevoli del Comune di Aprilia e della Provincia di Latina oltre che di Arpa e comando dei vigili del fuoco. Autorizzazione che dà il via libera all’ampliamento del sito alle porte di Aprilia e alla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica. Latina Oggi 30 luglio 2013

contro bretella Cisterna Valmontone e corridoio tirrenico meridionale auostrada Roma Latina

Assemblea pubblica contro il progetto questa sera presso l’Asbuc di Giulianello Un coro contro la bretella I contestatori: riconvertire i fondi sulla sicurezza delle arterie pericolose T avola rotonda contro la bretella autostradale a pedaggio Cisterna-Valmontone. Su iniziativa del circolo La Spinosa per l’Ambiente di Velletri e del Movimento per l’Autonomia di Giulianello, il coordinamento dei Comitati contro la Bretella Autostradale Cisterna Valmontone ha organizzato per questa sera, alle ore 21, presso la sede dell’Asbuc di Giulianello, in via del Bottino 6, un ’assemblea pubblica organizzativa delle strategie di opposizione alla realizzazione dell’opera. Sarà presente, tra gli altri, il portavoce del Comitato No Corridoio Roma-Latina, Gualtiero Alunni. «Sono invitati a partecipare - hanno comunicato gli organizzatori - tutti coloro che sono contrari alla costruzione dell’opera, residenti nei Comuni da essa interessati: Labico, Valmontone, Artena, Lariano, Giulianello – C o ri , Velletri, Cisterna, Campoverde – Aprilia». Parte del più ampio progetto integrato del Corridoio Tirrenico (costo complessivo: 3milioni di euro, il 40% a carico della finanza pubblica), la Bretella Cisterna – Valmontone è un’autostrada a pedaggio, larga 24 metri e lunga circa 40 chilometri, per il collegamento trasversale tra l’area pontina e l’A2 Roma – Napoli, il cui tracciato andrà a toccare anche l’area del Monumento Naturale Lago di Giulianello. Secondo gli organizzatori la questione si ripropone perché dopo il rigetto da parte della Corte dei Conti alla delibera del Cipe, con il «decreto del fare» si sono aperti nuovi scenari, con l’a g g r ava n t e della possibilità di intervento a lotti. Riesumando un progetto vecchio più di 70 anni, non si tiene conto dei cambiamenti avvenuti sul territorio (mercatini locali, Km zero, riduzione del trasporto gommato), riproponendo obsolete soluzioni di mobilità, inutili e a notevole impatto ambientale, paesaggistico e sulle produzioni agricole locali. Al fine di difendere un territorio ricco dal punto di vista agricolo e storico – archeologico, il Coordinamento dei comitati rilancia la proposta di riconvertire i fondi pubblici stanziati sulla messa in sicurezza di pericolose arterie stradali, come la Pontina, con importi di gran lunga inferiori a quelli previsti. «Un’autostrada come la Cisterna – Valmontone, spiegano, costa a raso circa 3mila euro a metro lineare. L’importo deve essere moltiplicato circa 6 volte se la strada è su un viadotto (euro 18.000), fino a 25 volte se si deve realizzare un tunnel (euro 75.000). A tutto ciò si deve sommare il costo sociale derivante dal consumo del territorio ed altri costi finanziari dovuti agli eventuali espropri. Insomma un’opera fondata sull’idea che il cemento e l’asfalto siano la panacea di tutti i mali, cosa vera probabilmente solo per le grandi aziende che si aggiudicheranno l’appalto». Latina Oggi 30 luglio 2013

Analisi di una strage dipendenti ex Goodyear e amianto

Latina Oggi 30 luglio 2013 Il resoconto dei periti: costretti a respirare sostanze cancerogene N egli anni compresi tra il 1964 ed il 1969 e poi tra il 1970 ed il 1982 – secondo i periti – le condizioni ambientali della fabbrica erano state caratterizzate da scarsa igiene e rischi sensibilmente elevati. Poi i rischi erano andati scemando grazie ad alcune migliorie, cambiamenti del ciclo produttivo e grazie all'emergere di una coscienza ambientale. Però le sostanze con cui le parti offese sono venute a contatto è lungo diverse pagine. Sempre nella perizia dei consulenti si legge però che «...dei dati epidemiologici acquisiti non si può tenere conto ai fini della risoluzione delle problematiche della causalità del presente processo» anche se, in un passaggio successivo il Tribunale di primo grado ritiene «che possa dirsi sufficientemente provata una associazione causale tra l’industria della gomma e i tumori del pomone, dello stomaco e della laringe». Superata quindi la questione causalità, il collegio formato dal presidente Vincenzo Roselli, a latere i giudici Scicchitano e Ferraro, confermano rigettando i motivi di appello delle difese degli imputati, tutto ciò che era stato detto in primo grado sulle condizioni di lavoro e dell’intero stabilimento e censurando le ripetute omissioni nelle dotazioni ai lavoratori, i mancati o insufficienti interventi sui sistemi di aspirazione di fumi e vapori, la mancata informazione sulla grave tossicità delle sostanze, la mancata separazione dei reparti, l'imperizia del direttore di fabbrica, l'omessa vigilanza dei dirigenti nazionali. «Siamo soddisfatti della tenuta dell'impianto accusatorio - affermano in una nota congiunta gli avvocati delle parti civili Luigi Di Mambro, Luca Petrucci, Cristina Michetelli, Michela Luison e Mario Battisti - ma ricorreremo contro le parti ‘deludenti’ della sentenza di appello, che potremmo definire ‘sentenza Bondi’, visto che insinua il fattore ‘fumo’, peraltro non provato, come motivo per assolvere alcuni degli imputati. Sorprende anche l'affermazione che sia stato un batterio di cui si ipotizza solo la possibile esistenza (l’Helycobacter Pyloris) ad uccidere tre operai, e non l'infernale ambiente di lavoro in cui lavoravano ogni giorno». Proprio questa presunta contradditorità (vista la conferma delle pessime condizioni di lavoro in azienda confermate anche dalla stessa Corte di Appello) spinge ancora di più le parti civili a non arrendersi e a ricorrere in Cassazione, oltre che a guardare a tutti gli altri processi legati a questo e ancora in fase dibattimentale. «Siamo convinti - concludono gli avvocati delle parti civili - che la Cassazione ribalterà quelle parti sfavorevoli della sentenza, perché gli operai - come hanno concluso i ben 16 famosi ed esperti periti e consulenti ascoltati dal Tribunale di Latina in centinaia di ore di confronto - non sono morti né per le sigarette né per un batterio, ma per le sostanze chimiche altamente tossiche e riconosciute dalla scienza come cause di tumori».

la lista della morte dipendenti Goodyear ed amianto

la lista della morte L ’elenco delle sostanze mortali in uso nello stabilimento Goodyear allegato alla sentenza: Benzoantracene, cancerogeno per vescica, cute e annessi e sistema endocrino; Benzopirene, cancerogeno per polmone, rene, cute, sistema gastroenterico, sistema linfopoietico e apparato muscolo-scheletrico; Dibenzoantracene, cancerogeno per vescica, rene, polmone, fegato, apparato gastroenterico, cute e annessi; Benzofluorantena, aggressivo verso polmone, cute e annessi; Dibenzofluorantene, cancerogeno per polmone, reni, cute e annessi; Indenopirene, cancerogeno per polmone, cute e annessi; Crisene e Antracenenaftene del gruppo tre e quindi non provati come cancerogeni. In aggiunta le perizie hanno accertato l’uso presso il reparto Banbury dei formaldeide del gruppo due a e acetaldeide del gruppo deu b cancerogeni per polmone, esofago, faringe e l’aringe; al reparto mescola cementi oltre agli elementi già citati l’uso di Benzaldeide mutagena che negli animali provoca tumori gastroenterici, il Duebutossioatanolo che negli anni provoca tumori al fegato, all’apparato gastroenterico ed endocrino; al reparto trafile l’uso di Fenolo e Resorcinolo; al reparto costruzioni pneumatici a bande l’uso di EtileneBenzene cancerogeno per rene, polmone e fegato, il Toluene con alcuni dati per tumori per colon e polmone. Altre sostanze riconosciute cancerogene e presenti nello stabilimento erano gli olii di tipo naftenico o paraffinici. Latina oggi 30 luglio 2013

Gli avvocati delle parti civili ricorreranno in Cassazione La prima battaglia contro amianto ed ex Goodyear

orreranno in Cassazione La prima battaglia Sono 160 le morti accertate, dopo l’estate gli altri processi L e motivazioni della sentenza di Appello sul caso Goodyear e sul decesso di quattro operai aggiungono di fatto poco ad una pronuncia che, vista con gli occhi dei parenti degli operai deceduti a causa di mali gravissimi, tumori, neoplasie e quant’al - tro uccide per una seconda volta i loro cari. Ma questo è di fatto solo il primo, parziale troncone dei processi di appello nei confronti degli imputati, ex dirigenti della Goodyear. Questo «stralcio» riguardava soltanto i primi 4 operai deceduti, mentre si terranno in autunno altri processi in Corte di Appello di Roma e in Tribunale di Latina. Sono infatti oltre 160 le morti accertate legate ad un sito che, leggendo le carte, per anni è stato un calderone di sostanze nocive, cancerogene, mortali caratterizzato da incuria e quasi inesistente prevenzione. E’ vero, negli anni ‘60 e ‘70 quella «coscienza ambientale» a cui fa riferimento anche la sentenza non era forse ancora formata, ma non è giustificazione di tutte le omissioni di cui l’ac - cusa voleva che i vertici Goodyear fossero riconosciuti colpevoli.

ex Goodyear e amianto: Ve l e n i - d e c e s s i , prove non certe

DI GIUSEPPE BIANCHI L a decisione riconosce la non esistenza dei presunti reati imputati, affermava una nota della dirigenza americana della Goodyear a poche ore dal verdetto di appello che, di fatto, ribaltava la sentenza di primo grado emessa dal giudice Cinzia Parasporo del Tribunale di Latina che aveva condannato i vertici della società per l’omici - dio colposo di quattro operai. Eppure oggi, a sei mesi di distanza, a leggere le motivazioni di quel verdetto che, certamente cancella pesanti condanne confermandone alla fine una sola, molte delle accuse le conferma allo stesso tempo. Almeno per quanto riguarda ad esempio le condizioni di lavoro all'interno del sito di Cisterna di Latina. Valutazioni importanti che hanno spinto il collegio ha chiedere, oltre ai canonici 90 giorni, altri 70 giorni per la deposizione delle motivazioni con cui sono stati assolti perché il fatto non sussiste Adalberto Muraglia, Antonio Corsi, Murphy Michael Claude e Jeffrey Smith e con cui invece è stata confermata la condanna ad un anno e mezzo di reclusione per omicidio colposo aggravato l’ex presidente del Cda della Good Year Pierdonato Palusci (per il decesso di un solo operaio). Alla base di questa decisione c'è, di fatto, la mancata certezza della prova del nesso di causalità certa tra le sostanze utilizzate nel sito dai 4 operai deceduti, le malattie gravissime sopraggiunte e il decesso. I casi all'oggetto del processo sono le morti di Franco M., Luigi T., Fausto M. ed Egidio T.. Le accuse erano gravissime e partivano da ipotesi di colpa per negligenza, imprudenza ed imperizia oltre che dall’inosservanza della normativa riguardante la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali per aver, a vario titolo, omesso non solo di informare i dipendenti sui rischi incontro ai quali andavano lavorando a contatto continuo con sostanze cancerogene, ma anche omesso di prevedere e far effettuare controlli ed esami sia preventivi, sia durante il periodo di lavorazione. Ma anche per non aver separato i luoghi in cui venivano usati prodotti pericolosi dagli altri, e per non aver fornito agli operai guanti, mascherine e copricapo a loro tutela. Inizialmente il processo prendeva in esame ben 27 decessi e 3 casi di lesioni gravissime. Alcune di queste però sono state stralciate. L’as - soluzione dei vertici aziendali, sottolineano i legali della difesa e delle parti civili, arriva con formula dubitativa: l’arti - colo 530 secondo comma del codice procedura penale infatti dispone l’assoluzione, certo, ma in presenza di prova incerta o contraddittoria. Come annunciato già a gennaio è scontato il ricorso in Cassazione. Latina Oggi 30 luglio 2013

Fratelli d'Italia vota il piano rifiuti di Zingaretti e Benedetto confermato presidente del parco del Circeo?

Benedetto ve r s o la conferma A ria di riconferma al ruolo di presidente del Parco nazionale del Circeo per Gaetano Benedetto. Ieri è arrivata la firma della nomina da parte del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e ora si attende il parere della Camera dei Deputati e del Senato. Probabilmente quindi la nomina di Benedetto non avverrà prima di settembre. Una novità importante, comunque, la firma da parte del governatore della Regione Lazio. Anche se in realtà la conferma era già nell’aria. La nomina del presidente del Parco nazionale del Circeo significherebbe comunque dare stabilità amministrativa ad un ente che è retto per ora da un commissario straordinario e da un direttore pro tempore, visto che per la nomina ufficiale di quest’ultimo serve obbligatoriamente anche il consiglio d’amministrazio - ne, dimessosi già lo scorso anno. F. D. Latina Oggi 30 luglio 2013

i fasciocomunisti: Legambiente e parco del Circeo premiano Lucci e il comune di Sabaudia per i successi sulla differenziata

Ieri la presentazione del dossier di Legambiente sul «consumo» delle aree costiere italiane Spiagge invase dal cemento Occorre al più presto l’approvazione del piano paesaggistico regionale DI FEDERICO DOMENICHELLI L e coste italiane sono disseminate di cemento e le aree «libere» rappresentano un’eccezione. E proprio per queste sono da tutelare e salvaguardare. Così Legambiente ha presentato ieri il dossier sul consumo delle aree costiere italiane nel corso della tappa di presentazione di Goletta Verde a San Felice, presso l’hotel Maga Circe, evento al quale hanno partecipato Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale Legambiente, Roberto Scacchi, direttore Legambiente Lazio, Marco Omizzolo, coordinatoIERI MATTINA GOLETTA VERDE HA FATTO TAPPA A SAN FELICE re provinciale Legambiente, Serena Carpentieri, responsabile Goletta Verde, Gaetano Benedetto, commissario dell’ente parco nazionale del Circeo, Maurizio Lucci, sindaco del Comune di Sabaudia, Eleonora Brionne, comunicazioni e relazioni esterna «Corepla».. E la scelta di approdare al Circeo non è casuale. Qui il parco, come ribadito dagli ambientalisti, ha consentito di arginare il dilagare del cemento, anche se i danni nel corso degli anni si sono registrati. Ma tutto sommato le cose sarebbero persino potute andare peggio. Come? Ad esempio con la realizzazione del raddoppio del porto. I nuovi approdi o gli ampliamenti - hanno spiegato i rappresentanti di Legambiente durante la presentazione del dossier - vengono spesso proposti per esigenze tutte da provare. Ma i danni, invece, sono già scientificamente provati. E parliamo dell’erosione costiera. Ogni intervento in mare, specie se legato ad opere faraoniche, porta con sé conseguenze di impatto ambientale notevoli. Il raddoppio del porto del Circeo avrebbe dedeterminato, qualora fosse stato realizzato, una violenta erosione delle coste verso sud, sul litorale di Terracina e Sperlonga, senza contare la distruzione delle praterie di posidonia oceanica. La soluzione - ha precisato il commissario del parco nazionale del Circeo Gaetano Benedetto - sarebbe quella di ragionare in termini di portualità lungo le acque interne. E gli esempi positivi non mancano, come ad esempio Badino. Occorre quindi intervenire in termini di prevenzione, con l’approvazione del piano paesaggistico regionale e di quello relativo alla portualità. Insomma: regole chiare per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo sostenibile, salvaguardando le coste ed evitando che si trasformino in lunghe colate di cemento. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Latina Oggi 30 luglio 2013

Multe e sequestri a Pontinia Pesca di frodo, blitz sui canali

uochi e rifiuti. Al lavoro questo fine settimana, i volontari delle guardie ittiche Fipsas dirette da Emiliano Ciotti e coordinate dalla Polizia Provinciale che hanno iniziato il tour de force notturno dalle acque interne e nello specifico dai fiumi Selcella, Linea PioVI, Ufente e per finire nell’area dei Gricilli. Complessivamente sono stati controllati 14 pescatori stranieri tutti di nazionalità straniera e senza licenza per 30 verbali, circa 4 mila euro di multe. Sono stati sequestrati 54 canne da pesca, 38 mulinelli 1 bilancia, 10 cassette da pesca 2 nasse e tre guadini e 10 chili di pesce poi immesso nuovamente nei fiumi. Ai pescatori controllati sono state contestate la pesca senza licenza e la pesca notturna vietata in tutti i tratti delle acque interne, pesca con bigattino vietata in alcuni corsi d’acqua la e pesca sottomisura. Ma non è tutto perché lungo fiumi e canali le guardie Fipsas hanno trovato molto di più. I volontari hanno fatto raccogliere una decine di buste di immondizia, perlopiù bottiglie di birra, avanzi di cibo e plastica. Le guardie Fipsas hanno fatto spegnere ai pescatori due fuochi appiccati per cucinare rispettivamente sugli argini del fiume Selcella e lungo l’Ufente. Incendi piccoli ma molto pericolosi perché appiccati proprio a ridosso di alcuni campi. È stato inoltre segnalato alle autorità competenti un pescatore straniero in possesso di un coltello a serramanico con lama di 11 cm. M.S.G. Latina Oggi 30 luglio 2013

Manca l’acqua dai rubinetti Diffidata Acqualatina Proposta la riapertura della sorgente Forma del Duca

DI GIANNI CIUFO I l Comune di Castelforte ha diffidato Acqualatina, per la crisi idrica che sta colpendo il territorio comunale, proponendo la riapertura immediata del flusso idrico proveniente dalla sorgente Forma del Duca. Ciò per alimentare l'area di Suio ed affrontare i gravi problemi della carenza idrica che sta colpendo in particolare la zona di Suio e il ORMAI È FISSO L’ABBASSAMENTO DELLA PRESSIONE IDRICA centro storico di Castelforte. Il sindaco Patrizia Gaetano, ieri, ha rimarcato che dopo un incontro con i dirigenti di Acqualatina, aveva ricevuto ampie assicurazioni sulla disponibilità idrica, cosa che non sta avvenendo. Della questione si stanno interessando il delegato Angelo Felice Pompeo e il vice-sindaco Alessandro Testa, che in una nota aveva già sollecitato Acqualatina a provvedere alla riattivazione della sorgente di Forma del Duca, con le stesse modalità dell'anno scorso. Non essendo stato adottato il provvedimento, ieri mattina, il sindaco Patrizia Gaetano ha firmato la diffida. La crisi idrica, come è noto, ha scatenato anche una polemica politica, col Pd che ha attaccato la magggioranza e in particolare l'ex sindaco Gianpiero Forte, invitato a partecipare alla protesta che lo schieramento di opposizione intende o rga n i z z a r e . Ieri Gianpiero Forte, attuale presidente del consiglio, ha replicato ricordando che nei suoi dieci anni di sindaco tale problematica è stata evitata grazie al lavoro fatto all'interno degli organismi preposti e senza denunce di sorta. «Penso che - ha detto, riferendosi a Cardillo e Ciorra- il ruolo della politica non sia quello della denuncia, ma sia quello di trovare le giuste soluzioni per il bene della collettività attraverso il dialogo. Allo stesso modo ho lavorato perché fosse realizzato il programma di investimenti sulla rete di distribuzione dell'acqua avendo portato a soluzione molte problematiche poste dai cittadini, così come lo stesso Cardillo ben sa». Una polemica che comunque ha portato ad una presa di posizione decisa da parte dell'Amministrazione. Patrizia Gaetano, in qualità di sindaco ha ribadito di essersi occupata del problema in tempo utile, ma nonostante le rassicurazioni la grande sete è rimasta. «Pertanto -ha detto- ritengo che l'unico modo per risolvere la questione sia la riapertura immediata del flusso idrico dalla sorgente Forma del Duca da non usare come bibita. Al riguardo sto emettendo apposita ordinanza e voglio sperare che adesso Acqualatina provveda al più presto». Latina Oggi 30 luglio 2013

Canali dal futuro incerto Un’idea per salvarli la fitodepurazione

Latina Oggi, Martedì 30 Luglio 2013 Potrebbero essere i canali di bonfica la chiave di volta di un nuovo rapporto di collaborazione tra Regione Lazio e Provincia di Latina (che non c’è mai stato, neppure ai tempi della filiera di governo del centrodestra). L’ente di via Costa ha appena approvato all’unanimità del Consiglio un progetto di fitodepurazione dei canali e dei fiumi pontini, le cui acque dall’anno prossimo potrebbero non essere più utilizzabili per l’irrigazione come da normativa comunitaria recepita dalla stessa Regione. Sono troppo inquinati e fanno male più che bene all’agricoltura. Per questo bisogna finanziarne la depurazione. «Mi auguro che la Regione faccia suo il nostro progetto per salvare i canali e l’agricoltura, nonché per attuare una precisa normativa comunitaria e tutelare, in definitiva, il nostro mare dove confluiscono i corsi d’acqua. - dice l’assessore all’a mb ie nt e dell’amministrazione provinciale, Gerardo Stefanelli - Ho accolto con piacere il progetto per la navigabilità del canali ma spero che la Regione presti attenzione anche al nostro progetto di fitodepurazione e lo inserisca tra i programmi da finanziare con fondi comunitari. E’ importantericorda - re che tutti i nostri canali e i nostri fiumi sono stati classificati nel 2007 tra i corsi d’acqua che hanno un tasso di inquinamento tale da non poter essere utilizzati per l’irrigazione a medio termine. E quindi solo se riusciamo a dimostrare a ll ’Unione Europea che stiamo agendo per invertire la tendenza potremmo migliorare la qualità dei canali, salvare il loro habitat ma anche quello di altri siti importantissimi come il Parco del Circeo e il lago di Fogliano. Sono convinto che si possa aprire una stagione nuova di collaborazione tra Provincia e Regione per una buona causa condivisa qual è questa». Il progetto per la navigabilità e quello per la fitodepurazione sono stati illustrati quasi in contemporanea; il primo sabato con una conferenza stampa in città e il secondo venerdì con la discussione e approvazione in aula. A dimostrazione che un futuro diverso per i canali della bonifica è davvero improrogabile.

acqualatina Le connivenze sull’acqua La spa risparmia sul lavoro, ma affida consulenze ad ex dirigenti

Latina Oggi, Martedì 30 Luglio 2013 I contratti con la Servizi Finanziari Innovativi, le assunzioni in extremis, i costi DI GRAZIELLADI MAMBRO In modo marginale era emerso già durante le trattative per aprire la procedura del contratto di solidarietà, ma adesso c’è qualche elemento in più per affermare che Acqualatina spa non ha «tagliato » tutti i costi, bensì quasi solo quelli sul lavoro dei dipendenti, che grazie a questo ammortizzatore sociale vengono in parte pagati con soldi pubblici. E nel frattempo la società per azioni che gestisce il servizio idrico prosegue con le sue scelte finanziarie come qualunque soggetto privato. Come si sa il contratto di solidarietà iniziato il primo luglio scorso riguarda il 50% dei dipendenti per un risparmio totale di circa 200mila euro. L’equivalente della metà di questi soldi se ne va in consulenze affidate alla Servizi Finanziari Innovativi, una delle molte società che collaborano con Acqualatina e che, a guardarle attentamente dalla banca dati della Camera di Commercio, rivelano legami con dirigenti o ex dipendenti e collaboratori della stessa Acqualatina. La consulenza alla «Servizi Finanziari » è stata firmata (legittimamente trattandosi di una spa) senza gara d’appalto. E’ curioso (e interessante) che l’amministratore delegato di Servizi Finanziari è Augusto Felici, già direttore del settore amministrazione e finanza della spa delle acque, fino a dicembre del 2004; in seguito è stato membro supplente e presidente del collegio sindacale (quelli che controllano il bilancio e dovrebbero essere attenti alle spese) di Idrolatina srl, ossia il socio di minoranza di Acqualatina spa. Cioè colui che doveva verificare la congruità delle spese della società che partecipa con un congruo pacchetto di azioni nella spa è lo stesso che si fa pagare dalla spa medesima per servizi finanziari. In ambito del tutto pubblico ci sarebbe un palese conflitto di interessi, ma qui siamo in regime di gestione cosiddetta mista. Felici, inoltre, è stato consigliere della Value Service, altra società che ha beneficiato di appalti, senza gara con Acqualatina. Per restare, invece, alla «Servizi Finanziari Innovativi» questa ha come socio al 25% un certo Francesco Talone. I più non sanno di chi si tratti. E’ stato direttore del personale di Acqualatina fino a marzo del 2006 ed è stato socio (fino a febbraio del 2008) della HSS, la società di consulenza dell’ex amministratore delegato di Acqualatina, Silvano Morandi, la cui moglie è dirigente (sempre in Acqualatina) del Settore affari legali e appalti. La Hss controlla (con il 67%) la Logica srl, il cui amministratore è Silvano Morandi e attraverso questa società ha proposto l’apertura delle famose casette dell’acqua. Ma non è finita perché la figlia di Francesco Talone risulta nell’organico di Acqualatina. E, per la verità, non è l’unico nome noto. Ce ne sono molti altri, tra cui (giusto per fare un esempio) Gilda Falso, figlia del sindaco in carica di Castelforte, Patrizia Gaetano, la stessa che lamenta disservizi gravi di Acqualatina nella sua città (anche in questi giorni) ma poi vota tutti i punti all’ordine del giorno nella conferenza dei sindaci e forse, adesso, è più facile capire perché. La Falso è una dei dipendenti stabilizzati da Acqualatina giusto un mese prima dell’apertura dello stato di crisi al fine di accedere agli ammortizzatori sociali anche per i dipendenti che erano stati appena assunti. E tutto questo è passato inosservato sia alla Regione Lazio che, in parte, al sindacato. Per capire meglio cosa c’è in ballo nei rapporti tra Acqualatina (e Idrolatina) e i suoi ex collaboratori va necessariamente fatto qualche cenno ai numeri: la Servizi Finanziaria Innovativi ha avuto fino ad oggi contratti per 300mila euro, la Value Service per un milione di euro.

via del Tavolato chiusa al traffico per rotatoria Borgo Pasubio - Pontinia

la provincia di Latina, ancora una volta, ci si è messa di impegno per confondere le idee. Tradotto in italiano dal fantozziano burocratese significa che sarà interrotta la via del Tavolato nel tratto finale subito a ridosso di Borgo Pasubio e dell'incrocio con la Migliara 47. Quindi, sempre per confondere, la provincia non spiega che per arrivare a Pontinia (oppure per andare a Latina o anche a Casal Traiano, Borgo San Michele o Borgo Faiti) si possono percorrere, in alternativa, la statale Appia, la via Portosello o la PontinA sr 148.

Chiusa al traffico la S.P. 54 Borgo San Michele Pontinia Appia, al km. 8+830 circa, in corrispondenza dell'intersezione a raso tra la S.P. Borgo San Michele Pontinia Appia e la S.P. Migliara 47

disegno della rotatoria
  La Provincia di Latina, Settore Viabilità,  rende noto che nell'ambito dei Lavori in corso per la realizzazione della rotatoria in corrispondenza dell'intersezione a raso tra la S.P. Borgo San Michele Pontinia Appia e la S.P. Migliara 47, ai fini di un miglioramento dell'attuale sezione idraulica del "Canale Laterale Migliara 47", è prevista la realizzazione di un attraversamento stradale da effettuarsi sulla S.P. 54 Borgo San Michele Pontinia Appia, al km. 8+830 circa, in corrispondenza dell'intersezione a raso con la S.P. 58 Migliara 47 (Braccio Appia) e S.P. 211 Migliara 47 (Borgo Pasubio - Bella Farnia) mediante la posa in opera di scatolari in cemento armato con tratti di immissione e sbocco di raccordo con le sezioni a cielo aperto.

Per la posa in opera di tali manufatti sarà necessario effettuare uno scavo di sbancamento della S.P. 54 Borgo San Michele Pontinia Appia, al km. 8+830 circa e pertanto, ai fini del mantenimento delle condizioni di sicurezza degli utenti della strada, verrà interdetta la circolazione nel tratto di strada interessato dai lavori.

 Con Ordinanza n. 11 del 26 luglio 2013 è stata così disposta la chiusura alla circolazione stradale della S.P. 54 Borgo San Michele Pontinia Appia, al km. 8+830 circa, in corrispondenza dell'intersezione a raso con la S.P. 58 Migliara 47 (Braccio Appia) e S.P. 211 Migliara 47 (Borgo Pasubio - Bella Farnia), che avrà inizio dalle ore 06:00 del 31 luglio 2013 e resterà in vigore fino alla conclusione della posa in opera degli scatolari in cemento armato.

L'ordinanza sarà resa nota al pubblico mediante l'apposizione della prescritta segnaletica stradale, anche di preavviso ed itinerario, secondo quanto stabilito dal  D.Lgs. del 30.04.1992 n° 285 e s.m.i. e relativo regolamento di attuazione D.P.R. 16-12-1992 n. 495 e s.m.i.

http://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12046
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no biogas e biomasse LETTERA APERTA del comitato Stop al consumo di territorio di Argenta (FE)

Onorevole Bratti (PD) 
davvero lei non sa perché c'è stato un così vertiginoso sviluppo del biogas in giro per il mondo?
Si direbbe così a giudicare da quanto è stato detto sul tema Energie e Comunità venerdì 19 luglio, alla Piazza delle Idee della testa del PD a Filo d'Argenta presenti l'On. Alessandro Bratti dell'Viii Commissione Ambiente e Lavori Pubblici, l'Assessore Provinciale all'Ambiente, Giorgio Bellini, e l'Assessore Comunale all'Ambiente Sauro Borea.
Una piazza delle idee con poche idee nuove: si continua a recitare il mantra del 20.20.20 ma non si riescono più a nascondere le forti 'problematicità' legate alla cattiva applicazione di iniziative buone, almeno sulla carta: il fotovoltaico installato quasi tutto a terra, le infiltrazioni mafiose accertate nell'eolico, lo scarso risparmio energetico.
C'è poi un interrogativo cruciale al quale nessuno riesce a dare una risposta sensata: come può essere considerata rinnovabile un'energia come quella da biogas che consuma in anticipo l'83 % di quella che produce, e divora enormi quantità d'acqua per far crescere il mais dopo aver trinciato il triticale, con un doppio raccolto che lascerà fra vent'anni le terre esauste. Aggrava inoltre una situazione dell'aria già 'fragile' aggiungendo grandi quantità delle pericolosissime polveri sottili. Per non parlare del digestato, disperso sul terreno in quantità certamente non raccomandabili; quando non succede come a Cimenta Padovana dove sono state trovate percentuali doppie di quelle ammesse di PCB, un killer paragonato alla diossina.
All'obiezione sollevata da chi scrive l'On. Bratti ha sfoderato i classici del repertorio: il biogas doveva servire a smaltire alcuni tipi di rifiuti, sarebbe perfetto per il teleriscaldamento, andrebbe benissimo se immesso in rete. Ma se dei 1.000 impianti realizzati in Italia quasi tutti vanno a mais, nessuno è usato per riscaldamento né immette il metano in rete, una ragione ci sarà. Probabilmente è perché queste opzioni o non sono economicamente convenienti, o non sono praticabili.
Perché allora si continua a fare biogas? L'On. Bratti lo sa ma non può dirlo apertamente: succede perché, dopo lo scoppio della bolla immobiliare, le bio-energie diventate la nuova gallina dalle uova d'oro su cui si è buttata la speculazione finanziaria internazionale, grazie ai generosi incentivi degli Stati. Incentivi che in Italia costano al contribuente una cifra paragonabile all'IMU sulla prima casa, la polveriera su sui siede il governo.
Ha infine concluso, con un artificio retorico al quale si fa sempre più spesso ricorso, dichiarando di preferire il biogas alle centrali tradizionali, a partire dal mefitico carbone. Liberissimo Onorevole, ma la sua scelta, se non argomentata, ha lo stesso fondamento scientifico e la stessa autorevolezza di altre di segno opposto. Non sarebbe meglio stilare una graduatoria delle compatibilità ambientali di tutte le forme di energia, tenuto conto del "ciclo di vita" che includa anche lo smaltimento degli impianti?
Poco di nuovo anche dall'Assessore Bellini: l'Amministrazione Provinciale si barcamena tra "Non possiamo fare nulla" e "Glielo abbiamo fatto vedere noi!". Il problema di oltre 10.000 ettari di terreno fertile destinato all'agricoltura industriale? Sono solo il 10 del totale, che è ammesso da Legambiente, risponde l'Assessore! Una combinazione sospetta: quello che dice l'amministrazione è avvalorato dall'associazione legata al partito di maggioranza in quella stessa amministrazione. E le prospettive di nuove aziende agricole come futuro per i giovani di cui parla il Presidente di Coldiretti? Come compreranno o affitteranno la terra dopo l'impennata dei prezzi dovuta all'accaparramento provocato dal biogas? Per non dire dei ridicoli aiuti destinati alle piccole imprese agricole da parte della nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC per gli amici).
C'è infine il problema dei controlli degli impianti che - si comunica - sono stati fatti insieme all'ARPA, l'Istituto Regionale di controllo, e non hanno rivelato emergenze. Ma sono stati controllate accuratamente anche le fuoriuscite di liquami dai depositi di insilato? E le decine di camion che girano per le nostre strade trasportando mais gonfio di aflAtossine dove vanno? A portare il becchime ai piccioni di S. Marco? Nei posti piccoli le voci corrono, anche se chi sa non parla apertamente perché teme ritorsioni. Purtroppo, Assessore Bellini, per quanto riguarda i controlli c'è anche un peccato originale: per gli impianti al di sotto di 1 MW la legge non prevede l'obbligo della valutazione di impatto ambientale (VIA), anche nei casi in cui si aggira la norma facendo due o tre impianti, nello stesso posto, uno dopo l'altro. Le è mai capitato di protestare per questo in Regione?
Non è detto però che le cose continueranno in questo modo all'infinito: una recentesentenza della Corte Costituzionale (la 3/2013) ha cassato la Legge 3/2012 della Regione Marche proprio nelle parti in cui escludeva questi impianti dalla VIA. Poiché quasi tutti quelli esistenti in Italia hanno adottato la stessa normativa ne risulta che, per la Corte, sono fuori legge.
A seguito di quella sentenza un primo importante risultato è stato ottenuto a Camerata Picena (AN). il TAR Marche ha accolto il ricorso di un comitato aderente a Terre Nostre, contro la locale centrale biogas di proprietà della ditta Sviluppo Agroalimentare (non vi sembra una presa in giro?) Italia 2007 S.r.l. Atri impianti sono sequestrati, chiusi o sottoposti ad indagini, grazie all'intervento di Procure, NOE dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e Polizie Provinciali, a Calatone (Lecce), Trasacco (L'Aquila) , Rapolano (Siena), Crescentino (Vercelli), etc.;di pari passo con il moltiplicarsi dei comitati cittadini che protestano e alla loro progressiva organizzazione in unioni regionali.


Francesco Pertegato e Daniele Alberti (Stop al consumo di territorio - Argenta)


www.stopconsumoterritorioargenta.com (biogashttp://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/07/lettera-aperta-sul-biogas-allon-pd.html

No al segreto di stato ed al ritorno dell’incubo nucleare in Basilicata


http://www.olambientalista.it/no-al-segreto-di-stato-ed-al-ritorno-dellincubo-nucleare-in-basilicata/ La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, chiede chiarimenti al sottosegretario degli interni, Filippo Bubbico, su quanto accade presso il centro Sogin della Trisaia di Rotondella. Infatti, con un grande spiegamento di forze dell’ordine, questa notte, materiale radioattivo di cui se ne chiede di conoscere tipologia e quantità sarebbe stato traslocato da o per il centro Itrec di Rotondella verso o da l’aeroporto militare di Gioia del Colle. La Ola, come più volte denunciato, paventa la possibilità che ciò potrebbe preludere alla trasformazione del centro della Trisaia di Rotondella in deposito provvisorio delle scorie radioattive. Quanto accaduto questa notte palesa l’intenzione di procedervi lasciando all’oscuro le amministrazioni comunali ed i cittadini
Il sottosegretario degli interni, Filippo Bubbico non può non sapere quanto è davvero successo questa notte ed i cittadini, la Regione ed i Comuni non possono subire un segreto militare che lede fondamentali diritti costituzionali e quelli preminenti di tipo democratico. La Ola chiede alle amministrazioni comunali di convocare con urgenza consigli comunali aperti allertando i cittadini e denunciando il tentativo di gestire le scorie nucleari italiane, a distanza di 10 dalla lotta di Scanzano Jonico, escludendo ancora una volta le comunità locali ed imponendo scelte calate dall’alto.
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